
Paolo Miki, Pietro Battista Blasquez e 24 Compagni
(† 1597)
- 6 febbraio (5 febbraio in Giappone)
Paolo Miki, fratello scolastico della Compagnia di Gesù e 2 Compagni, Pietro Battista Blásquez, sacerdote Professo dell'Ordine dei Frati Minori e 22 Compagni, martiri, a Nagasaki in Giappone. Con l’aggravarsi della persecuzione contro i cristiani, oltre a Paolo Miki saranno 8 tra sacerdoti e religiosi della Compagnia di Gesù e dell’Ordine dei Frati Minori, missionari europei o nati in Giappone, e 17 laici, arrestati, gravemente ingiuriati e condannati a morte. Tutti insieme, anche i giovani ragazzi, furono messi sulla croce giapponese in quanto cristiani, ma lieti che fosse stato loro concesso di morire allo stesso modo di Cristo
Ha tanti primati, San Paolo Miki: oltre a quello di essere il primo martire cristiano giapponese del Giappone – e non un missionario venuto da fuori – ha anche quello di essere stato il primo religioso originario del Paese del Sol Levante, anche se non poté essere ordinato sacerdote a causa dell’assenza di un vescovo. Siamo nel 1556 quando Paolo nasce a Hyogo, a nord di Osaka, probabilmente da una famiglia convertita da San Francesco Saverio, che intorno al 1550 aveva trascorso due anni nel Paese, portandovi per la prima volta la Compagnia di Gesù. Trent’anni dopo la comunità cristiana locale contava già duecentomila fedeli.
A cinque anni Paolo riceve il battesimo e viene mandato a studiare dai gesuiti, dai quali non si separerà mai. Data la sua lingua e la sua cultura, incontra molta difficoltà nello studio del latino, ma in compenso diventa un esperto di religiosità locale che fa di lui un eccellente predicatore, in grado di sostenere le discussioni con le autorità buddiste. Il clima in quegli anni è di fermento e Paolo torna a casa, ancora più carico dell’amore di Gesù: visita i quattro angoli del suo Paese portando la Parola e suscitando molte conversioni.
All’improvviso però la situazione cambia: sia per il comportamento dei marinai cristiani spagnoli arrivati in Giappone che per i dissidi tra gli ordini missionari giunti fin laggiù. Sicché, nel 1596, il reggente imperiale (kampaku) Toyotomi Hideyoshi avvia una violenta persecuzione anticristiana. Paolo viene arrestato e in carcere trova 6 francescani, i 2 futuri gesuiti che emetteranno i voti poche ore prima di morire e 17 laici convertiti, tra cui 2 ragazzi molto giovani.
Saranno 26, in tutto, i martiri che moriranno crocifissi sulla croce giapponese, uccisi con lance senza essere inchiodati, sulla collina Nishizaka di Nagasaki quel 5 febbraio del 1597. Dalla croce Paolo perdonerà i suoi carnefici e pronuncerà un’ultima, appassionata predica invitando tutti a seguire Cristo per trovare la salvezza. E proprio come Cristo, appena prima di spirare, invocherà Dio Padre nelle mani del quale rimetterà il suo spirito.
Sarà proclamato Santo tre secoli dopo da Papa Pio IX e proprio in quegli anni il suo martirio, raccontato in un libro, ispirerà l’opera missionaria di San Daniele Comboni, futuro apostolo della “Nigrizia”.
I loro nomi sono: Paolo Miki, fratello scolastico della Compagnia di Gesù, Giovanni da Goto Soan, Giacomo Kisai, religiosi della Compagnia di Gesù; Pietro Battista Blázquez, Martino dell’Ascensione Aguirre, Francesco Blanco, sacerdoti dell’Ordine dei Frati Minori; Filippo di Gesù de Las Casas, Gonsalvo García, Francesco di San Michele de la Parilla, religiosi dello stesso Ordine; Leone Karasuma, Pietro Sukejiro, Cosma Takeja, Paolo Ibaraki, Tommaso Dangi, Paolo Suzuki, catechisti; Ludovico Ibaraki, Antonio, Michele Kozaki e Tommaso, suo figlio, Bonaventura, Gabriele, Giovanni Kinuya, Mattia, Francesco de Meako, Gioacchino Sakakibara, Francesco Adaucto, neofiti.