Religiosi Marianisti Martiri

Religiosi Marianisti Martiri

(†1936)

Beatificazione:

- 01 ottobre 1995

- Papa  Giovanni Paolo II

Carlos Eraña Guruceta (1884-1936), religioso della Società di Maria e martire, che, in epoca di angherie contro i sacerdoti e i religiosi, fu arrestato dai miliziani e fucilato senza processo;

Fidel Fuidio Rodríguez (1880-1936), religioso della Società di Maria e martire, che, in tempo di persecuzione contro la fede, fucilato passò al Signore;

Jesús Hita Miranda (1900-1936), religioso della Società di Maria, che, durante la persecuzione, furono fucilati dai miliziani in odio alla Chiesa.

  • Biografia
  • i tre martiri
  • omelia di beatificazione
Uomo di Dio, tendi... alla mitezza (1 Tm 6, 11)

 

I martiri della Compagnia di Maria, Carlos Erana, Fidel Fuidío e Jesús Hita, per la loro fede e la loro dedizione alla educazione cristiana dei bambini e dei giovani, seguirono Cristo fino all’immolazione di sé. Come marianisti impararono ad amare intensamente la Vergine e nel corso della loro vita si rifugiarono nella sua speciale protezione.

Andarono con mansuetudine verso il martirio, atto supremo della loro dedizione a Cristo e a Maria e, come altri che li avevano preceduti, morirono perdonando, sicuri così di stare percorrendo i passi dello stesso Cristo.

 

Carlos Eraña Guruceta

Nato il 2 novembre 1884 a Aozaraza-Arechavaleta (Guipùzcoa), terzogenito di sei figli di una famiglia di contadini-pastori fittavoli, profondamente religiosi e animati da sincera carità cristiana, Carlos trascorse una fanciullezza serena, tutta dedita agli svaghi infantili, allo studio, ai piccoli lavori nei campi e al servizio dell'altare. Seguendo l'esempio di alcuni suoi compagni che lo avevano preceduto in tale scelta, Carlos manifestò il desiderio di entrare nel postulato che i Marianisti avevano da poco aperto a Escoriaza, dopo aver acquistato e adattando a tale uso un vecchio edificio balneare dismesso. Entratovi con la chiara intenzione di abbracciare la vita religiosa, si fece subito apprezzare dai suoi educatori per la serenità, la bontà d'animo, il buon senso, il carattere forte, una spiccata tendenza alla riflessione, la trasparenza nei rapporti e la sincera pietà che lo distinguevano.

All'età di 18 anni entrò al noviziato di Vitoria, dove iniziò un cammino di vita interiore che continuerà a percorrere con costante coerenza per tutta la durata della sua esistenza.

Con la professione dei primi voti, il 9 settembre 1903, entrando a far parte a tutti gli effetti di una congregazione posta interamente sotto gli auspici di Maria, si consacrava anima e corpo a Lei. Durante il periodo dello studentato si preparò con puntigliosa serietà al conseguimento del titolo di maestro presso l'Istituto Magistrale di Vitoria, che gli avrebbe consentito di dedicarsi ufficialmente all'insegnamento elementare.

Come religioso, fratel Carlos tenne fede all'ideale che si era proposto fin dal noviziato, e che sinteticamente ribadì nella lettera in cui chiedeva di essere ammesso alla professione dei voti perpetui: “Voglio che il servizio di Dio e di Maria, sua santissima Madre, costituisca l'unico scopo della mia vita. E i mezzi più idonei per realizzare ciò mi sembra di trovarli nella Società di Maria”.

Come educatore, seppe guadagnarsi la stima e l'affetto degli alunni e delle loro famiglie. Un superiore poteva infatti scrivere in un suo rapporto:“E' indubbiamente il religioso della provincia che meglio comprende la piccola anima del bambino delle elementari e il più indicato a dirigere questo tipo di scuola”. E un suo ex alunno ha potuto rendergli la seguente testimonianza: “Noi lo amavamo e lo stimavamo molto... La sua pietà era molto profonda. In collegio rese obbligatoria la recita del rosario il sabato e considerava come trasgressione l'assenza alla messa domenicale. Egli stesso presiedeva il rosario con molta calma... Non ci diede mai il cattivo esempio... Si distingueva per la carità con cui trattava insegnanti e alunni... Era solito visitare le famiglie degli alunni e dei poveri”.

Quando nel luglio del 1936 scoppiò la guerra civile, che avrebbe determinato un inasprimento della persecuzione religiosa, fratel Carlos si trovava al suo posto di lavoro, a Madrid, come direttore delle elementari del collegio del Pilar. Il 24 luglio i miliziani ‘rossi’ requisirono il collegio e la comunità fu costretta a disperdersi. Fratel Carlos fu arrestato due volte e quindi liberato. Sentendosi braccato a Madrid, decise di recarsi a Ciudad Real, capitale della celebre regione della Mancia, con la speranza di trovarvi protezione da parte di ex alunni della Scuola Popular, che aveva diretto per undici anni e dove si conservava ancora vivo il ricordo di lui.

Dopo un viaggio movimentato, che stava per costargli la vita, arrivò a Ciudad Real il 29 luglio, ma vi trovò i due collegi dei Marianisti requisiti e le comunità disperse, mentre in città vigeva un clima di vera e propria rappresaglia nei confronti di sacerdoti e religiosi. Visse così un lungo mese di prova, conservando inalterata una grande serenità interiore. “Sarà quello che Dio vorrà - era solito dire - . Del resto, che cosa possono farmi ancora? Ammazzarmi!”. Il 6 settembre dello stesso anno fu arrestato dai miliziani e internato nella ‘casa del popolo’ in condizione di isolamento. Pur consapevole del mortale pericolo che incombeva su di lui, trascorse dodici giorni tranquillo e completamente abbandonato alla volontà di Dio. Il giorno prima di morire manifestò il desiderio di potersi confessare da un sacerdote, ma non poté essere esaudito.

Nella notte del 18 settembre venne prelevato dal carcere con altri compagni di sventura e fucilato nei pressi di Alarcòs, a pochi chilometri dalla città. Il suo corpo, con quello di tutti gli altri, fu gettato in una fossa comune. È stato beatificato dal papa Giovanni Paolo II° la domenica 1 ottobre del 1995 e la sua memoria liturgica è stata fissata al 18 settembre, data del suo martirio.

 

Fidel Fuidio Rodríguez

Fidel venne alla luce a Yécora, in provincia di Alava, ultimogenito di sette figli, il 24 aprile 1880. Alcuni mesi dopo la sua nascita, la famiglia si trasferì a Vitoria, dove aprì un piccolo esercizio commerciale. Qui Fidel trascorse la sua fanciullezza spensierata, frequentando la parrocchia, dove faceva il chierichetto, e l'Accademia Apollinare, il meglio che la città potesse offrire in fatto di scuola elementare. I suoi genitori, che riponevano in lui, unico maschio dopo la morte del primo, le migliori speranze per il futuro della famiglia, erano intenzionati a fargli continuare gli studi. Ma dove? ma come? Fu allora Fidel stesso a manifestare il desiderio di frequentare la scuola-convitto che i marianisti avevano da poco aperto a Vitoria. Il direttore accettò di buon grado quel ragazzino spontaneo e vivace e, poiché i coniugi Fuidio non potevano sostenere l'intera retta del convitto, lo ammise tra i postulanti, a tariffa ridotta.

Dopo il primo anno di postulato a Vitoria, fu inviato a Pontacq (Francia), dove trascorse tre anni, superando non poche difficoltà di adattamento, senza mai rivedere i suoi. Nel 1896, all'età di sedici anni, fu ammesso al noviziato, e l'8 settembre del 1897 emise i suoi primi voti nella Società di Maria.

Al termine degli anni di studentato, conseguito presso l'Istituto di Vitoria il diploma di baccellierato, iniziò con entusiasmo la sua missione di insegnante, che esercitò come professore di latino e di storia in vari collegi marianisti di Spagna: Jerez de la Frontera, Cadice, Madrid (1910-1933) e Ciudad Real. Educatore nato, sapeva comunicare ai propri alunni l'entusiasmo che egli stesso nutriva per la ricerca e per l'insegnamento.

Come religioso, fratel Fidel era scrupolosamente osservante dei propri doveri, sempre pronto ad aiutare i confratelli, eccellente catechista e, dotato di una bella voce, particolarmente attento e intaressato a preparare con cura le solenni liturgie festive. Amava molto il suo Istituto e nutriva una spiccata devozione alla santa Vergine.

Nel 1933, i Superiori, avendo ritenuto essere rischiosa la sua presenza a Madrid, dove era molto conosciuto, lo inviarono a Ciudad Real (capitale della Mancia) che consideravano città più tranquilla e sicura. Qui continuò la sua attività di insegnante sia nel collegio marianista, sia, cosa più unica che rara per un religioso, in una scuola statale laica. Il 25 luglio del 1936 fu però costretto ad abbandonare il collegio marianista, che era stato requisito dalla ‘Guardia Civil’, e trovò alloggio presso una locanda. Il 17 agosto successivo, durante una delle ormai frequenti perquisizioni degli anarco-sindacalisti armati, sorpreso con il crocifisso al collo, fu condotto nella prigione del Governatorato Civile (Prefettura). Trascorse il tempo della sua detenzione come una preparazione alla morte, senza peraltro perdere il suo abituale buon umore e la gioia di vivere, che dava non poco conforto ai suoi compagni di sventura, mentre si dichiarava pronto a “dare la vita per la fede”. Il 15 ottobre, al termine di un regolare processo, fu dichiarato innocente e rimesso in libertà. Ma, prima di lasciare la prigione, venne letteralmente rapito da un drappello di miliziani facinorosi e rinchiuso nella ‘Casa del popolo’, dalla quale fu prelevato nella notte tra il 16 e il 17 ottobre, trasportato con altri prigionieri al famigerato Carriòn de Calatrava e quivi fucilato. Il suo corpo esanime, insieme a quello delle altre vittime del furore omicida anticristiano, fu gettato nel tristemente celebre pozzo di Carriòn, dove rimase per ben ventiquattro anni, prima di avere sepoltura in una fossa comune nella celebre ‘Valle de los Caidos’. Il suo ritratto compare assieme a quello di altri martiri nel mosaico della cupola della grandiosa basilica sotterranea di tale località.

 

Jesús Hita Miranda

Ultimogenito di quattro figli dei coniugi Manuel Hita e Petra Miranda, Jesùs nacque a Calahorra, nella celebre regione vinicola spagnola della Rioja, il 17 aprile 1900, quando la sorella maggiore aveva già 18 anni, La sua era una famiglia di piccoli proprietari terrieri, molto praticanti e profondamente convinti del proprio cristianesimo. Trascorse una fanciullezza serena, tra gli svaghi tipici dell'età, i primi impegni scolastici e il servizio dell'altare. Dal carattere puntiglioso e ostinato, molto esigente con se stesso e con gli altri, fu tormentato da una forma di balbuzie nervosa, della quale non riuscirà mai a liberarsi completamente.

Terminate le scuole elementari, desiderando diventare sacerdote, entrò nel seminario diocesano, che però abbandonò dopo soli due anni per entrare nel postulato marianista di Escoriaza, mosso dal desiderio di una maggiore perfezione e dal fatto che i Marianisti erano consacrati alla santa Vergine. Qui si mise subito in evidenza per la sua pietà, lo spirito di preghiera e l'amore allo studio, tanto che il direttore del postulato, nel formulare il suo giudizio di presentazione al noviziato, poteva scrivere di lui: “Se non fosse per la balbuzie, sarebbe un modello perfetto di postulante”.

Completati gli studi che lo abilitavano all'insegnamento, dal 1921 fino alla morte esercitò la professione di insegnante nelle diverse scuole marianiste in cui lo inviarono i Superiori: a Suances (Santander), a Escoriaza (Guipùzcoa), a Vitoria, a Ciudad Real, a Jerez de la Frontera e a Madrid. Fu un valido insegnante, sinceramente sollecito per l'educazione dei propri alunni, sempre disposto ad assumersi lavori complementari o di supplenza, tenace nello studio personale. Infatti, senza lasciare l'insegnamento conseguì la Licenza in Scienze storiche presso l'Università di Saragozza.

Religioso profondamente pio, animato da una tenera devozione a Maria SS.ma, osservante minuzioso della Regola e dotato di grande spirito di abnegazione, fratel Jesùs cercò con tutte le sue forze la perfezione del proprio stato: “Essere santo, essere utile, darmi a tutti: ecco le tre aspirazioni che nutro costantemente nell'intimità della mia anima”. In occasione dei voti definitivi, soffrì una profonda crisi, dovuta al fatto che i Superiori non acconsentirono alla sua richiesta di diventare sacerdote marianista, motivandola col fatto della sua balbizie. Ma, incoraggiato dal direttore spirituale e mosso dal suo grande amore per Maria, scelse infine di continuare ad essere marianista come religioso laico insegnante.

Alla fine di giugno del 1936 fu inviato dai Superiori a Ciudad Real per tenere delle ripetizioni agli alunni rimandati in storia. Nel congedarsi dai familiari, che strada facendo si era fermato a salutare, ebbe a dire: “Quanto a me, sia fatta la volontà di Dio. Se saremo martiri, tanto meglio”. A Ciudad Real trovò una situazione già caotica e pericolosa. Pochi giorni dopo il suo arrivo, il collegio dei Marianisti fu requisito, per cui fratel Jesùs, per disposizione del direttore, dovette prendere alloggio presso una pensione, dove già si erano rifugiati altri religiosi. Qui si dedicò alla meditazione, alla preghiera e alla penitenza e, sempre più consapevole del pericolo incombente, si preparò nel migliore dei modi al martirio. Il 25 settembre 1936 fu arrestato dai miliziani, che seguì con evidente tranquillità d'animo, congedandosi dai proprietari della pensione con un sorriso. Quella stessa notte venne fucilato con altri 4 religiosi (due passionisti, un claretiano ed un sacerdote secolare) contro il muro del cimitero di Carriòn de Calatrava, una decina di chilometri fuori della città di Ciudad Real ed il suo corpo venne gettato come quello di tanti altri martiri, nel famigerato pozzo abbandonato di Carriòn e recuperato molto tempo dopo per ricevere degna sepoltura. Assieme ad altri martirti della persecuzione spagnola venne beatificato dal papa Giovanni Paolo II° la domenica 1 ottobre 1995 a Roma e la sua memoria liturgica è stata fissata al giorno 18 settembre, assieme a quella degli altri due martiri marianisti.

BEATIFICAZIONE DI 64 VITTIME DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE,
45 VITTIME DELLA GUERRA CIVILE IN SPAGNA
E UN RELIGIOSO SCOLOPIO ITALIANO

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 1° ottobre 1995

 

1. “Loda il Signore, anima mia” (Sal 146, 1).

L’invito del salmo vien fatto proprio dalla Chiesa nel giorno della Beatificazione dei martiri, che hanno testimoniato col sangue la loro fedeltà a Cristo durante la rivoluzione francese ed al tempo della guerra civile in Spagna.

Il martirio è un particolare dono dello Spirito Santo: un dono per tutta la Chiesa. Esso trova il suo coronamento nell’odierna liturgia di Beatificazione, nella quale rendiamo in modo speciale gloria a Dio: “Te martyrum candidatus laudat exercitus”. Dio, che mediante un atto solenne della Chiesa – la Beatificazione – corona i loro meriti, manifesta allo stesso tempo il dono di grazia a loro fatto, come proclama la liturgia: “Eorum coronando merita, tua dona coronas” (Missale Romanum, Praefatio de Sanctis I).

2. In questi nuovi Beati si manifesta in modo particolare Cristo: la ricchezza del suo mistero pasquale, della croce e della risurrezione. “Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà” (2 Cor 8, 9).

Ecco i nomi dei Beati che la Chiesa eleva oggi alla gloria degli altari, presentandoli alla venerazione dei credenti quale maturo frutto del mistero pasquale del Redentore: Anselmo, Felipe, Pedro Ruiz, Jean Baptiste, Dionisio, Pietro, Carlos, Fidel, Jesús, Suor Angeles, Vicente e l’intera schiera dei compagni e delle compagne di martirio.

3. “Hermano, siervo de Dios: practica la fe”.  Estas palabras del apóstol Pablo tienen su cumplimiento en los nuevos Beatos Anselmo Polanco, Obispo de Teruel, y Felipe Ripoll, su Vicario General.

Anselmo Polanco, religioso agustino, eligió como lema episcopal: “Gustosamente me gastaré y desgastaré por vuestras almas”. Como un presentimiento decía el día de su entrada en la diócesis: “He venido a dar la vida por mis ovejas”. Por eso, junto con Felipe Ripoll, quiso permanecer al lado de su grey en medio de los peligros y sólo por la fuerza fue separado de ella. Los nuevos Beatos, ante la disyuntiva de abandonar las exigencias de la fe o morir por ella, robustecidos por la gracia de Dios, ponen el propio destino en sus manos. Los mártires renuncian a defenderse no porque estimen poco la vida, sino por su amor total a Jesucristo. Los turolenses, palentinos y los religiosos agustinos gozan hoy con toda la Iglesia por esta beatificación.

Ecco le parole del Papa in una nostra traduzione in lingua italiana.

3. “Uomo di Dio, fuggi queste cose; tendi.. alla fede” (1 Tm 6, 11). Queste parole dell’apostolo Paolo hanno il loro compimento nei nuovi Beati Anselmo Polanco, Vescovo di Teruel, e Felipe Ripoll, suo General Vicario.

Anselmo Polanco, religioso agostiniano, scelse come motto vescovile: “Per conto mio mi prodigherò volentieri, anzi consumerò me stesso per le vostre anime” (cf. 2 Cor 12, 15). Il giorno del suo ingresso nella diocesi diceva come un presentimento: “Sono venuto a dare la vita per le mie pecore”. Per questo, insieme a Felipe Ripoll, volle rimanere accanto al suo gregge in mezzo ai pericoli e soltanto con la forza fu separato da esso. I nuovi Beati, di fronte all’alternativa di abbandonare le esigenze della fede o morire per essa, irrobustiti dalla grazia di Dio, mettono il proprio destino nelle sue mani. I martiri rinunciano a difendersi non perché stimino poco la vita, bensì per il loro amore totale verso Gesù Cristo. Gli abitanti di Teruel, quelli di Palencia e i religiosi agostiniani gioiscono oggi con tutta la Chiesa per questa beatificazione.

4. “Hermano, siervo de Dios: Practica... la religión”.  Los nueve miembros de la Hermandad de Sacerdotes Operarios del Corazón de Jesús, que con Pedro Ruiz de los Paños y Ángel a la cabeza, son beatificados hoy, fueron martirizados tras haber trabajado, conforme al propio carisma, en la formación de los futuros sacerdotes en diversos seminarios de España y de México.

Entregados desde una honda espiritualidad sacerdotal al fomento de las vocaciones, como continuadores del celo apostólico del Beato Manuel Domingo y Sol, su vida, coronada con la palma del martirio, nos recuerda la urgencia de este apostolado.

Pedro Ruiz de los Paños enriqueció además a la Iglesia con la fundación de las Discípulas de Jesús, dedicadas al apostolado vocacional. Grande es hoy el gozo de estas Religiosas, junto con el de la Iglesia en Castilla, Cataluña y Comunidad Valenciana, tierras de donde son originarios los nuevos Beatos.

Ecco le parole del Papa in una nostra traduzione in lingua italiana.

4. “Uomo di Dio, tendi... alla pietà” (cf. 1 Tm 6, 11). I nove membri della Confraternita dei Sacerdoti Operai del Cuore di Gesù, che con Pedro Ruiz de los Panos y Angel alla loro testa, vengono beatificati oggi, furono martirizzati dopo aver lavorato, secondo il proprio carisma, alla formazione dei futuri sacerdoti in vari seminari della Spagna e del Messico.

Dediti da una profonda spiritualità sacerdotale al fomento delle vocazioni, come continuatori dello zelo apostolico del Beato Manuel Domingo y Sol, la loro vita, coronata dalla palma del martirio, ci ricorda l’urgenza di questo apostolato.

Pedro Ruiz de los Panos arricchì inoltre la Chiesa con la fondazione delle Discepole di Gesù, che si dedicano all’apostolato vocazionale. Grande è oggi la gioia di queste Religiose, insieme a quella della Chiesa in Castiglia, Catalogna e nella Comunità Valenziana, terre di cui sono originari i nuovi Beati.

5. “Hermano, siervo de Dios: Practica... la paciencia”.  La Orden de las Escuelas Pías contempla hoy en la gloria a catorce de sus miembros: el Padre Pietro Casani, primer compañero de san José de Calasanz y trece mártires de la persecución religiosa de 1936 en España. Pedro Casani, natural de Lucca, se une en 1614 a José de Calasanz para “educar en la piedad y las letras” a la infancia romana. Abierto a la caridad con el prójimo y entregado a la educación de los niños pobres, repetía antes de su muerte: “La paciencia y la oración pueden hacer mucho”. 

Dionisio Pamplona y sus compañeros mártires no son héroes de una guerra humana, sino educadores de la juventud que por su condición de religiosos y maestros afrontaron su trágico destino como auténtico testimonio de fe, dándonos con su martirio la última lección de su vida. ¡Que su ejemplo y su intercesión lleguen a toda la familia calasancia!

Ecco le parole del Papa in una nostra traduzione in lingua italiana.

5. “Uomo di Dio tendi... alla pazienza” (1 Tm 6, 11). L’Ordine delle Scuole Pie contempla oggi nella gloria quattordici suoi membri: il Padre Pietro Casani, primo compagno di San José de Calasanz e i tredici martiri della persecuzione religiosa del 1936 in Spagna.

Pietro Casani, nativo di Lucca, si unisce nel 1614 a José de Calasanz per “istruire nella pietà e nelle lettere” l’infanzia romana. Aperto alla carità verso il prossimo e dedito all’educazione dei bambini poveri, ripeteva prima della sua morte: “La pazienza e la preghiera possono fare molto” (Lettera, 22.9.1646).

Dioniso Pamplona e i suoi compagni martiri non sono eroi di una guerra umana, ma educatori della gioventù che per la propria condizione di religiosi e maestri affrontarono il loro tragico destino come autentica testimonianza di fede, dandoci con il proprio martirio l’ultima lezione della loro vita. Il loro esempio e la loro intercessione raggiungano tutta la famiglia calasanziana!

6. “Hermano, siervo de Dios: Practica... la delicadeza”.  Los mártires de la Compañía de María, Carlos Eraña, Fidel Fuidío y Jesús Hita, por su fe y su dedicación a la educación cristiana de los niños y jóvenes, siguieron a Cristo hasta la inmolación de sí mismos. Como marianistas aprendieron a amar intensamente a la Virgen y a lo largo de su vida se acogieron a su especial protección.

Con mansedumbre fueron hacia el martirio, supremo acto de su entrega a Jesús y a Maria y, como otros que les habían precedido, murieron perdonando, seguros de estar recorriendo también así los pasos del mismo Cristo. !Que las Comunidades eclesiales del País Vasco y de La Rioja, lugares de origen de los nuevos Beatos, y las de Ciudad Real, tierra que regaron con su sangre, permanezcan firmes en la fe que ellos vivieron, enseñaron y rubricaron con su martirio!

Ecco le parole del Papa in una nostra traduzione in lingua italiana.

6. “Uomo di Dio, tendi... alla mitezza” (1 Tm 6, 11). I martiri della Compagnia di Maria, Carlos Erana, Fidel Fuidío e Jesús Hita, per la loro fede e la loro dedizione alla educazione cristiana dei bambini e dei giovani, seguirono Cristo fino all’immolazione di sé. Come marianisti impararono ad amare intensamente la Vergine e nel corso della loro vita si rifugiarono nella sua speciale protezione.

Andarono con mansuetudine verso il martirio, atto supremo della loro dedizione a Cristo e a Maria e, come altri che li avevano preceduti, morirono perdonando, sicuri così di stare percorrendo i passi dello stesso Cristo. Le Comunità ecclesiali del Paese Basco e di La Rioja, luoghi di origine dei nuovi Beati, e quelle di Ciudad Real, terra che irrorarono con il proprio sangue, si mantengano salde nella fede che essi vissero, insegnarono e firmarono con il loro martirio!

7. “Practica el amor”.  Esta exhortación paulina se cumple en el martirio de la Madre Angeles de San José Lloret Martí y dieciséis Hermanas de la Doctrina Cristiana. Al dispersarse las diversas comunidades de la Congregación, la Madre Angeles de San José reunió en un piso a las que no tenían familiares o amigos que las acogieran. Allí, viviendo la caridad fraterna, descubrieron cómo la persecución, la pobreza y el sufrimiento son también caminos que llevan a Dios.

Estas Hermanas, practicando lo que habían transmitido tantas veces en la enseñanza del catecismo, transcurrieron sus últimos meses cosiendo la ropa de aquellos que pondrían fin a sus vidas. Su muerte entonces y su glorificación ahora proclaman la fuerza del Resucitado y la necesidad de dedicarse a la tarea de la evangelización. Con ellas, la Comunidad Valenciana y Cataluña añaden nuevos nombres a su martirologio.

Ecco le parole del Papa in una nostra traduzione in lingua italiana.

7. “Uomo di Dio, tendi... alla carità” (1 Tm 6, 11). Questa esortazione paolina si compie nel martirio della Madre Angeles de San José Lloret Martì e diciassette sorelle della Dottrina Cristiana. Quando si dispersero le varie comunità della Congregazione, la Madre Angeles de San José radunò in un appartamento tutte coloro che non avevano familiari o amici che le ospitassero. Lì, vivendo la carità fraterna, scoprirono come anche la persecuzione, la povertà e la sofferenza siano vie che portano a Dio.

Queste Sorelle, mettendo in pratica quello che avevano tante volte trasmesso nell’insegnamento del catechismo, trascorsero i loro ultimi mesi cucendo le vesti di coloro che avrebbero posto fine alle loro vite. La loro morte allora e la loro glorificazione adesso proclamano la forza del Risorto e la necessità di dedicarsi alla missione dell’evangelizzazione. Con esse, la Comunità Valenziana e la Catalogna aggiungono nuovi nomi al loro martirologio.

8. “Hermano, siervo de Dios: Practica...la justicia”.  Enriquece también el martirologio de Valencia, desde su ciudad natal de Manises el Beato Vicente Vilar David, que coronó con el martirio su existencia vivida con una total dedicación a Dios, al próiimo y a la promoción de la justicia en él mundo laboral, de forma especial en la Escuela de Cerámica y en el Patronato de Acción Social. La oración y su gran devoción a la Eucaristía nutrieron toda su vida, de modo que su trabajo llevaba la impronta de la presencia de Dios.

El estado matrimonial, el ejercicio de la profesión, las actividades que son propias de los seglares son caminos que conducen a la santidad si son vividos con sinceridad y entrega evangélica, como exigencias del bautismo.

Ecco le parole del Papa in una nostra traduzione in lingua italiana.

8. “Uomo di Dio, tendi... alla giustizia” (1 Tm 6, 11). Arricchisce il martirologio di Valenza, dalla sua città natale di Manises anche il Beato Vicente Vilar David, che coronò con il martirio la sua esistenza vissuta dedicandosi totalmente a Dio, al prossimo e alla promozione della giustizia nel mondo del lavoro, specialmente nella Scuola di Ceramica e nel Patronato di Azione Sociale. La preghiera e la grande devozione all’Eucarestia nutrirono tutta la sua vita, tanto che il suo lavoro portava l’impronta della presenza di Dio.

Lo stato matrimoniale, l’esercizio della professione, le attività che sono proprie dei secolari, sono vie che conducono al la santità se sono vissute con sincerità e donazione evangelica, come esigenze del battesimo.

9. Ce matin, chers Frères et Soeurs, notre pensée rejoint soixante–quatre pretres français morts avec des centaines d’autres sur les “pontons de Rochefort”. Comme saint Paul y exhortait Timothée, ils ont “combattu le bon combat de la foi”.  Ils ont meme connu un long calvaire pour être restés fidèles à leur foi et à l’Église. S’ils sont morts, c’est pour avoir jusqu’au bout tenu à affirmer leur communion étroite avec le Pape Pie VI.

Dans une profonde solitude morale, ils ont eu à coeur d’entretenir un esprit de prière. “En proie à la torture”  de la faim et de la soif, ils n’eurent pas un mot de haine à l’égard de leurs bourreaux. Lentement, ils se laissèrent identifier au sacrifice du Christ qu’ils célébraient en vertu de leur ordination. Les voici donc désormais offerts à nos regards comme un signe vivant de la puissance du Christ qui agit dans la faiblesse humaine.

Au fond de leur détresse, ils ont gardé le sens du pardon. L’unité de la foi et l’unité de leur patrie leur sont apparues comme plus importantes que tout. Nous pouvons dès lors avec joie reprendre les paroles de la sainte Ecriture: les âmes de ces justes sont dans la main de Dieu. “Ils ont semblé périr. Leur départ a été tenu pour un malheur, mais eux, ils sont en paix”. 

Ecco le parole del Papa in una nostra traduzione in lingua italiana.

9. Questa mattina, cari Fratelli e Sorelle, il Nostro pensiero va a sessantaquattro preti francesi morti con centinaia di altri sui “pontoni di Rochefort”. Come San Paolo raccomandava a Timoteo, anch’essi hanno combattuto “la buona battaglia della fede” (1 Tm 6, 12). E allo stesso modo hanno conosciuto un lungo calvario per essere rimasti fedeli alla loro fede e alla Chiesa. Se sono morti è per aver voluto fino alla fine confermare la loro stretta comunione con Papa Pio VI. In una profonda solitudine morale hanno voluto ardentemente trattenere uno spirito di preghiera, “tra i tormenti” (Lc 16, 23) della fame e della sete, non ebbero neanche una parola di odio verso i loro carnefici. Lentamente si lasciarono identificare con il sacrificio di Cristo che celebrarono in virtù della loro ordinazione. Eccoli, quindi, ormai offerti ai nostri sguardi come un segno vivente della potenza di Cristo che agisce nella debolezza umana. In fondo alla loro miseria, hanno mantenuto il senso del perdono. L’unità della fede e l’unità della loro patria sono sembrate loro come le cose più importanti. Da allora noi possiamo con gioia riprendere le parole della Sacra Scrittura: le anime di questi giusti sono nella mano di Dio. “Parve che morissero; la loro partenza da noi fu ritenuta una rovina, ma essi sono nella pace” (Sap 3, 2-3).

10. “Ma tu, uomo di Dio, fuggi queste cose; tendi alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni” (1 Tm 6, 11-12).

La professione di fede, proclamata dai nuovi Beati con l’offerta della loro vita, come afferma l’Apostolo, crea particolari legami tra ciascuno dei testimoni (martyres) e Cristo, che è stato il primo Testimone (Martyr) “davanti a Ponzio Pilato” (1 Tm 6, 13).

11. Lo stesso Cristo, l’unico Signore di tutto l’universo, il Re dei re ed il Signore dei signori (cf. Ap 17, 14) – è la gloria dei martiri. Lui, infatti, è “il solo che possiede l’immortalità, che abita una luce inaccessibile” (1 Tm 6, 16).

“A lui onore e potenza per sempre” (1 Tm 6, 16).

A lui, che per noi si è fatto povero per renderci ricchi con la sua povertà, gloria e onore nei nuovi Beati Martiri, che oggi costituiscono una nuova ricchezza di grazia e di santità per tutta la Chiesa.