Rita Dolores Pujalte Sánchez e Francisca del Sagrado Corazón de Jesús Aldea Araujo

(†1936)

Beatificazione:

- 10 maggio 1998

- Papa  Giovanni Paolo II

Ricorrenza:

- 20 luglio

Rita Dolores Pujalte Sánchez (1853-1936) e Francisca del Sagrado Corazón de Jesús Aldea Araujo (1881-1936), vergini e martiri della Congregazione delle Suore della Carità del Sacro Cuore di Gesù, durante la persecuzione scoppiata nel corso della guerra civile, furono arrestate nella chiesa del Collegio dai nemici della Chiesa e poco dopo fucilate in strada

  • Biografia
  • il martirio
  • omelia di beatificazione
Hanno vissuto in modo eroico un'unica perfetta adesione a Cristo ed una stessa ardente carità verso il prossimo (Giovanni Paolo II)

 

Le beate Rita Dolores Pujalte Sanchez e Francisca del Sagrado Corazon de Jesus Aldea Araujo furono due suore uccise durante la Guerra civile spagnola (1936-1939).

In quel periodo la Chiesa pagò un enorme tributo: furono assassinati, infatti, 7mila tra religiosi, religiose e sacerdoti.

Le due appartenevano alle Suore della carità del Sacro Cuore di Gesù, fondate nel 1877 in Spagna dalla venerabile Isabel de Larrañaga. Dopo di lei, Rita Dolores era stata la seconda superiora della Congregazione.

Quando avvenne il martirio, il 20 luglio del 1936, le due si trovavano nel collegio di Santa Susanna a Madrid. Rita, ormai 83enne e cieca, veniva assistita da Francesca, infermiera 55enne.

Fatta irruzione nell'istituto per ragazze povere, i rivoluzionari finsero, su preghiera delle consorelle, di risparmiarle. In realtà le caricarono su un camion, le portarono a Canillejas, un sobborgo della capitale, e le fucilarono. Nel 1940 i corpi furono riesumati e trovati incorrotti.

Sono state beatificate insieme il 10 maggio del 1998. 

 

(Fonte: Avvenire)

Nel luglio 1936 a Madrid la situazione era precipitata e in città si respirava un clima di paura, di imminente pericolo di persecuzione religiosa. La Comunità del Collegio di S. Susanna pur cosciente del pericolo, decise di rimanere per continuare ad avere cura delle orfane ricoverate; il 20 luglio i rivoluzionari assalirono il Collegio e abbattendo le porte, entrarono sparando.

Le suore raccolte in preghiera nella cappella, si preparavano al peggio, la superiora pregò gli assalitori di lasciare libere l’anziana ottantatreenne e quasi cieca madre Rita Dolores e suor Francesca anch’essa malata, pur essendo più giovane.

I rivoluzionari fingendo di aiutare le due religiose, le accompagnarono prima in un appartamento vicino; dopo due ore un gruppo di rivoltosi, tornò nell’appartamento prelevandole e trascinandole giù per le scale, le fecero salire su un furgone, conducendole in un sobborgo di Madrid, nel paesino di Canillejas; si avviarono in una strada solitaria, vicino al cimitero del paese, qui giunti le fecero scendere dal furgone e scaricarono su di esse diversi colpi di fucile; erano le 15,30 del 20 luglio 1936.

La loro età e le malattie di cui soffrivano, non furono sufficienti a fermare la furia assassina dei persecutori, nel 1940 i cadaveri furono esumati per portarli al cimitero della Almudena di Madrid e a detta dei testimoni, i corpi conservavano ancora la flessibilità ed il colore di una persona vivente.

A seguito della fama di santità delle due suore, nel 1954 i loro corpi incorrotti, furono traslati a Villaverde vicino Madrid e collocati nella cappella del loro Istituto. Il processo per la loro beatificazione si aprì nel 1954 e proseguì negli anni, fino al 1997 quando il papa approvò il martirio subito dalle due religiose.

Per Rita Dolores e Francisca Aldea, il martirio fu il premio per la loro vita spesa al servizio degli altri e il soddisfacimento dell’ardente desiderio di versare il loro sangue per Cristo, come avevano espresso più di una volta.

 

(fonte: santiebeati.it)

CAPPELLA PAPALE PER LA BEATIFICAZIONE DI 12 SERVI DI DIO

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 10 maggio 1998

     

1. "Io, Giovanni, vidi... la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio" (Ap 21, 1-2).

La splendida visione della Gerusalemme celeste, che l'odierna Liturgia della Parola ci ripropone, conclude il libro dell'Apocalisse e l'intera serie dei libri sacri che compongono la Bibbia. Con questa grandiosa descrizione della Città di Dio, l'autore dell'Apocalisse indica la definitiva sconfitta del male ed il conseguimento della comunione perfetta tra Dio e gli uomini. Proprio a tale traguardo finale tende fin dall'inizio la storia della salvezza.

Dinanzi alla comunità dei credenti, chiamati ad annunciare il Vangelo ed a testimoniare la propria fedeltà a Cristo pur in mezzo a prove di vario genere, ecco brillare la meta suprema: la celeste Gerusalemme! Siamo tutti avviati verso quel traguardo, dove ci hanno già preceduto i Santi ed i Martiri nel corso dei secoli. Nel nostro pellegrinaggio terreno questi nostri fratelli e sorelle, che sono passati vittoriosi attraverso la "grande tribolazione", ci sono di esempio, di stimolo e di incoraggiamento. La Chiesa, che "prosegue il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio" (S. Agostino, De civitate Dei, XVIII, 51,2), si sente sostenuta ed incoraggiata dall'esempio e dalla comunione della Chiesa celeste.

2. Nella gloriosa schiera dei Santi e dei Beati, che godono della visione di Dio, contempliamo in modo particolare gli illustri fratelli e sorelle nella fede che quest'oggi ho la gioia di elevare agli onori degli altari. Essi sono: Rita Dolores Pujalte Sánchez e Francisca del Sagrado Corazón de Jesús Aldea Araujo; María Gabriela Hinojosa e sei Socie; María Sagrario de San Luis Gonzaga Elvira Moragas Cantarero; Nimatullah Al- Hardini Youssef Kassab; María Maravillas de Jesús Pidal y Chico de Guzmán.

Con esperienze molto diverse ed in contesti assai differenti, essi hanno vissuto in modo eroico un'unica perfetta adesione a Cristo ed una stessa ardente carità verso il prossimo.

3. En béatifiant le Père Nimatullah Kassab Al-Hardini, moine libanais maronite, je voudrais tout d'abord rendre grâce pour mon voyage au pays des cèdres, il y a exactement un an. Aujourd'hui, c'est une nouvelle fête pour les Libanais du monde entier, car un de leurs frères leur est proposé comme modèle de sainteté. Tout au long de sa vie monastique, le nouveau Bienheureux incarne volontiers la parole des disciples du Christ que nous avons entendue dans la lecture du livre des Actes des Apôtres: "Il nous faut passer par bien des épreuves pour entrer dans le Royaume de Dieu".

Cette même lecture nous montre aussi les différents aspects de la mission: la prière, le jeûne et l'annonce de l'Évangile. Par son ascèse rigoureuse, par ses longues oraisons devant le Saint-Sacrement, par son souci de la recherche théologique et par son attention miséricordieuse envers ses frères, le Bienheureux Al-Hardini est un exemple de vie chrétienne et de vie monastique, pour la communauté maronite et pour tous les disciples du Christ en notre temps. Comme je le rappelais dans l'Exhortation apostolique post-synodale Une espérance pour le Liban, en évoquant saint Basile, "c'est une vie morale et une vie ascétique conformes à l'engagement pris qui provoquent à la réconciliation entre les personnes" (n. 53). Désormais, le nouveau Bienheureux est un signe d'espérance pour tous les Libanais, en particulier pour les familles et pour les jeunes. Homme de prière, il appelle ses frères à avoir confiance en Dieu et à s'engager de toutes leurs forces à la suite du Christ, pour construire un avenir meilleur. Puisse la terre libanaise continuer à être une terre de témoins et de saints, et devenir davantage une terre de paix et de fraternité!

4. Hemos escuchado en el Evangelio proclamado en esta celebración: "Os doy un mandamiento nuevo: que os améis unos a otros como yo os he amado" (Jn 13, 34). La Madre Rita Dolores Pujalte y la Madre Francisca Aldea, que hoy suben a la gloria de los altares, siguieron fielmente a Jesús, amando como Él hasta el final y sufriendo la muerte por la fe, en julio de 1936.

Pertenecían a la comunidad del Colegio de Santa Susana, de Madrid, de las Hermanas de la Caridad del Sagrado Corazón, que habían decidido permanecer en su puesto a pesar de la persecución religiosa desatada en aquel tiempo, para no abandonar a las huérfanas que allí atendían. Este acto heroico de amor y de entrega desinteresada por los hermanos costó la vida a la Madre Rita y a la Madre Francisca que, aun siendo enfermas y ancianas, fueron apresadas y abatidas a tiros.

El supremo mandamiento del Señor había arraigado profundamente en ellas durante los años de su consagración religiosa, vividos en fidelidad al carisma de la Congregación. Creciendo en el amor por los necesitados, que no se arredra ante los peligros ni rehuye el derramamiento de la propia sangre si fuera preciso, alcanzaron el martirio. Su ejemplo es una llamada a todos los cristianos a amar como Cristo ama aún en medio de las más grandes dificultades.

5. "La señal por la que conocerán que sois discípulos míos, será que os amáis unos a otros". ¡Qué bien se pueden aplicar estas palabras del Evangelio de hoy a la Hermana Gabriela Hinojosa y sus seis compañeras, mártires Salesas en Madrid, también en 1936! La obediencia y la vida fraterna en comunidad son elementos fundamentales de la vida consagrada. Así lo entendieron ellas, que por obediencia permanecieron en Madrid a pesar de la persecución, para seguir, aunque fuera desde un lugar cercano, la suerte del Monasterio.

Así, sostenidas por el silencio, la oración y el sacrificio, se fueron preparando para el holocausto, generosamente ofrecido a Dios. Al honrarlas como mártires de Cristo, nos iluminan con su ejemplo, interceden por nosotros y nos esperan en la gloria. Que su vida y su muerte sirvan de ejemplo a las Salesas, cuyos Monasterios se extienden por todo el mundo, y les atraigan numerosas vocaciones que sigan el dulce y suave espíritu de San Francisco de Sales y Santa Juana Francisca de Chantal.

6. El libro del Apocalipsis nos ha presentado la visión de Jerusalén, "arreglada como una novia que se adorna para su esposo" (21, 2). Aunque estas palabras se refieren a la Iglesia, las podemos aplicar también a las dos Carmelitas Descalzas que han sido proclamadas Beatas en esta celebración, habiendo alcanzado el mismo ideal por caminos diversos: la Madre Sagrario de San Luis Gonzaga y la Madre Maravillas de Jesús. Ambas, con el adorno de las virtudes cristianas, de sus cualidades humanas y de su entrega al Señor en el Carmelo Teresiano, aparecen hoy, a los ojos del pueblo cristiano, como esposas de Cristo.

La Madre María Sagrario, farmacéutica en su juventud y modelo cristiano para los que ejercen esta noble profesión, abandonó todo para vivir únicamente para Dios en Cristo Jesús (cf. Rm 6,11) en el Monasterio de las Carmelitas Descalzas de Santa Ana y San José de Madrid. Allí maduró su entrega al Señor y aprendió de Él a servir y sacrificarse por los hermanos. Por eso, en los turbulentos acontecimientos de julio de 1936, tuvo la valentía de no delatar a sacerdotes y amigos de la comunidad, afrontando con entereza la muerte por su condición de carmelita y por salvar a otras personas.

7. La Madre Maravillas de Jesús, también ella Carmelita Descalza, es otro ejemplo luminoso de santidad que la Iglesia propone hoy a la veneración de los fieles proclamándola Beata. Esta insigne madrileña buscó a Dios durante toda su vida y se consagró enteramente a Él en la vida recoleta del Carmelo. Fundó un monasterio en el Cerro de los Ángeles, centro geográfico de España, junto al Monumento al Sagrado Corazón, al cual se había consagrado la Nación. Debiendo salir del convento a causa de la guerra civil, puso todo su empeño en asegurar la pervivencia de la Orden, lo que la llevó a realizar numerosas fundaciones, que ella quiso estuvieran presididas por el espíritu de penitencia, de oblación y recogimiento, característico de la reforma teresiana.

Persona muy conocida en su época, supo aprovechar esa circunstancia para llevar muchas almas a Dios. Las ayudas que recibía, las empleó todas en socorrer monasterios, sacerdotes, seminarios y obras religiosas en necesidad. Por ello, son tantos los que le están agradecidos. Fue priora durante casi toda su vida religiosa, siendo como una verdadera Madre para sus hermanas. Vivió animada por una fe heroica, plasmada en la respuesta a una vocación austera, poniendo a Dios como centro de su existencia. Tras haber sufrido no pocas pruebas, murió repitiendo: "Qué felicidad morir carmelita". Su vida y su muerte son un elocuente mensaje de esperanza para el mundo, tan necesitado de valores y, en ocasiones, tan tentado por el hedonismo, el hacer fácil y el vivir sin Dios.

8. "Ti lodino, Signore, tutte le tue opere e ti benedicano i tuoi fedeli" (Sal 144,10). Insieme con Maria, Regina dei Santi, e con tutta la Chiesa, rendiamo grazie a Dio per le grandi opere che Egli ha compiuto in questi nostri fratelli e sorelle, che risplendono come fari di speranza per tutti. Essi costituiscono per l'intera umanità, ormai alle soglie del terzo millennio cristiano, un forte richiamo ai perenni valori dello spirito.

Facendo nostre le parole della Liturgia, lodiamo il Signore per il prezioso dono di questi Beati, che arricchiscono di rinnovato splendore il volto della Chiesa. "Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto prodigi" (Antifona all'Ingresso). Sì, cantiamo a Dio che ha rivelato a tutti i popoli la sua salvezza. E ciascuno di noi risponde nel suo cuore: "Benedirò il tuo nome per sempre, Signore". "Il tuo Regno è regno di tutti i secoli, il tuo dominio si estende ad ogni generazione" (cfr Sal. resp.).

Amen!