Rosalie Rendu

Rosalie Rendu

(1786-1856)

Beatificazione:

- 09 novembre 2003

- Papa  Giovanni Paolo II

Ricorrenza:

- 7 febbraio

Vergine delle Figlie della Carità, che, in una casa situata nel quartiere più povero della città e da lei trasformata in ricovero per i bisognosi, si impegnò con ogni mezzo a visitare i poveri nelle loro abitazioni, riportare la pace durante la guerra civile e spingere molti, soprattutto i giovani e i ricchi, all’esercizio della carità

  • Biografia
  • dopo la morte
  • omelia di beatificazione
“La Figlia della Carità deve essere come un paracarro sul quale tutti quelli che sono stanchi hanno il diritto di deporre il loro fardello”

 

Jeanne Marie Rendu nasce il 9 settembre 1786 a Confort, cantone di Gex, nel Giura. È la prima di quattro bambine. I genitori, piccoli proprietari montanari dalla vita semplice, godono di una certa agiatezza e di una reale stima in tutto il paese; è battezzata lo stesso giorno della nascita nella chiesa parrocchiale di Lancrans. Il suo padrino per procura è Jacques Emery, amico di famiglia e futuro superiore generale dei Sulpiziani a Parigi. 

Jeanne Marie Rendu ha tre anni quando scoppia la Rivoluzione in Francia. Dal 1790 viene imposta con giuramento l'adesione alla Costituzione civile del clero. Numerosi sacerdoti, fedeli alla Chiesa, rifiutano il giuramento. Sono perciò cacciati dalle loro parrocchie. Alcuni sono messi a morte, altri costretti a nascondersi per sottrarsi alle ricerche dei rivoluzionari. 

La casa della famiglia Rendu diviene un rifugio per i sacerdoti refrattari. Il Vescovo di Annecy vi trova asilo sotto il nome di Pietro. Jeanne Marie è incuriosita dal fatto che questo domestico sia trattato meglio degli altri. Una notte, scopre che egli celebra la messa. Si dispiace per non aver saputo prima la verità. 

Qualche tempo dopo, in una discussione con la mamma, ha uno scatto improvviso accompagnato da una frase minacciosa: “Stai attenta, mamma, altrimenti dirò che Pietro non è Pietro”. La signora Rendu per evitare ogni indiscrezione da parte della figlia, la mette al coerente della situazione. 

È in quest'atmosfera di fede solida, continuamente esposta al pericolo di essere denunciata, che Jeanne Marie viene educata. Farà la prima comunione di notte, nella cantina della casa paterna, al lume di candela. Tale clima eccezionale forgia il suo carattere. 

La morte del padre, il 12 maggio 1796, e quella della sorellina di quattro mesi, il 19 luglio dello stesso anno, sconvolgono la famiglia. Jeanne Marie, conscia della responsabilità di figlia maggiore, aiuta la mamma, in modo particolare nella cura delle sorelle più piccole. 

All'indomani del Terrore a poco a poco gli animi si calmano, la vita riprende il suo corso normale. La signora Rendu, preoccupata dell'educazione della figlia maggiore, la manda presso le Suore Orsoline a Gex. Jeanne Marie vi rimane due anni. Durante le sue passeggiate in città, scopre l'ospedale dove le Figlie della Carità curano i malati. Osservandole matura il desiderio di andare ad aiutarle. La madre acconsente che Jeanne Marie, nonostante la sua giovane età, faccia un tirocinio in questo luogo di sofferenza. Lì, la chiamata di Dio che la ragazza sentiva, da diversi anni, si precisa: sì, sarò Figlia della Carità. 

Nel 1802 Armande Jacquinot del villaggio di Lancrans confida all'amica che si prepara a partire per Parigi per entrare nella Compagnia delle Figlie della Carità di San Vincenzo de Paul. Jeanne Marie coglie l'occasione e supplica la mamma di lasciar partire anche lei. Dopo il consiglio del Signor de Varicourt, parroco-decano di Gex, la signora Rendu, felice e tuttavia molto commossa per la vocazione della figlia, acconsente alla sua richiesta. 

Il 25 maggio 1802, Jeanne Marie arriva alla Casa Madre delle Figlie della Carità in rue du Vieux Colombier a Parigi. Sta per compiere sedici anni! La riapertura del Seminario (noviziato, soppresso dai Rivoluzionari), ha avuto luogo nel dicembre del 1800. 

Al loro arrivo, le viaggiatrici sono accolte da altre 50 giovani impegnate nella formazione. 

La sua salute è scossa sia da una tensione spirituale, sia dalla mancanza di esercizio fisico. Su consiglio del medico e del signor Emery, suo padrino, Jeanne Marie viene mandata nella casa delle Figlie della Carità del quartiere Mouffetard per essere al servizio dei poveri. Vi resterà 54 anni! 

La sete di azione, di dedizione, di servizio che arde nel cuore di Jeanne Marie non può trovare un terreno più propizio al suo appagamento, di questo quartiere parigino, che — a quell'epoca — era il più miserabile della capitale in piena espansione: povertà nelle sue diverse forme, miseria psicologica e spirituale, malattie, indigenza, abitazioni insalubri sono le condizioni degli abitanti che fanno sforzi continui per sopravvivere. 

Jeanne Marie, divenuta ormai Suor Rosalia, vi fa “il suo apprendistato” accompagnando le Suore nella visita ai malati e ai poveri. Frattanto, si impegna nella catechesi e insegna a leggere alle bambine accolte gratuitamente a scuola. Nel 1807 Suor Rosalia, accompagnata dalle Suore della sua comunità, con emozione e profonda gioia, s'impegna, con voto, al servizio di Dio nei poveri. Nel 1815 Suor Rosalia diviene Superiora della comunità di rue des Francs Bourgeois, che sarà trasferita, due anni dopo in rue de l'Epée de Bois per ragioni di spazio e di funzionalità. Potranno allora rivelarsi tutte le sue qualità di dedizione, di autorevolezza, di umiltà, di compassione, le sue capacità organizzative. I suoi poveri, come lei li chiama, sono sempre più numerosi in quell'epoca di eventi tumultuosi. Le rovine di un liberalismo economico trionfante accentuano la miseria delle persone emarginate. Ella invia le Suore in tutti i luoghi reconditi della parrocchia Saint Medard per portare viveri, indumenti, medicinali e portare ai poveri una parola di conforto. 

Per venire in aiuto a quanti soffrono, Suor Rosalia apre un dispensario, una farmacia, una scuola, un orfanotrofio, un nido, un centro di assistenza per le giovani operaie, una casa di cura per gli anziani poveri. Presto tutta una rete di opere caritative si costituirà per arginare la povertà. 

Il suo esempio stimola le consorelle, alle quali sovente ripete loro: “La Figlia della Carità deve essere come un paracarro sul quale tutti quelli che sono stanchi hanno il diritto di deporre il loro fardello”. La sua vita è così semplice e povera da lasciar trasparire con naturalezza la presenza di Dio. 

La sua fede, salda come roccia e limpida come sorgente, le rivela Gesù Cristo in ogni circostanza, facendole sperimentare una radicale convinzione di San Vincenzo: “Dieci volte al giorno; andrete a visitare un povero; dieci volte vi troverete Dio... Voi andate in povere case, ma vi trovate Dio”. La sua vita di preghiera è intensa; come afferma una suora, “ella viveva continuamente alla presenza di Dio: anche se aveva una missione difficile da compiere, eravamo sicure di vederla salire in cappella o di trovarla in ginocchio nel suo ufficio”. 

È attenta ad assicurare alle sue compagne il tempo per l'orazione, ma bisogna “Lasciare Dio per Dio” come Vincenzo de Paul aveva insegnato alle sue Figlie. Accompagnando, infatti, una suora per una visita di carità, l'invita dicendo: “Sorella cominciamo la nostra orazione” indica con poche parole semplici e chiare la trama ed entra in un gran raccoglimento. 

Come la monaca nel chiostro, Suor Rosalia cammina col suo Dio: gli parla di quella famiglia caduta in miseria, perché il padre non ha più lavoro, di quel vecchietto che rischia di morire solo nella mansarda: “Mai faccio così bene l'orazione come per strada” dice. “I poveri stessi notavano il suo modo di pregare e di agire”, riferisce una delle sue compagne. “Umile nella sua autorità, riprendeva con delicatezza ed aveva il dono di consolare. I suoi consigli, dettati dalla giustizia e dati con tutto il suo affetto, penetravano negli animi”. 

È molto attenta nel modo di accogliere i poveri. Il suo spirito di fede vede in loro “i nostri signori e padroni”. “I poveri vi insulteranno. Più sono grossolani, più voi dovete essere dignitose”, dice. “Ricordatevi che quei cenci nascondono Nostro Signore”. I superiori le mandano postulanti e giovani suore per la formazione. Affidano alle sue cure per un certo tempo alcune suore un po' difficili o fragili. Ad una delle sue sorelle in difficoltà un giorno suggerisce un consiglio, che rivela il segreto della sua vita: “Se vuole che qualcuno la ami, sia lei ad amare per prima e se non ha nulla da donare, doni se stessa”. Aumentando il numero delle consorelle, l'ufficio di beneficenza diviene una casa di carità con un ambulatorio e una scuola. Ella vi vede la Provvidenza di Dio. 

La sua notorietà raggiunge presto tutti i quartieri della capitale, e le città di provincia. Suor Rosalia sa circondarsi di collaboratori devoti, efficaci e sempre più numerosi. Rapidamente affluiscono le offerte, perché i ricchi non sanno resistere a questa donna così persuasiva. Anche i sovrani che si sono succeduti alla guida del paese, l'hanno avuta sempre presente nelle loro elargizioni. Le Dame della Carità l'aiutano nelle visite a domicilio. Si vedono spesso nel suo parlatorio Vescovi, sacerdoti, l'ambasciatore di Spagna Donoso Cortes, Carlo X, il generale Cavaignac, i più ragguardevoli uomini di stato e di cultura, fino all'imperatore Napoleone III con la sua consorte; studenti di diritto, di medicina, gli allievi del politecnico, delle normali e delle altre importanti scuole: vengono a cercare da suor Rosalia informazioni, raccomandazioni, oppure prima di fare un'opera buona domandano a quale porta devono bussare. Tra di loro il beato Federico Ozanam, confondatore della “Conferenza di San Vincenzo de Paul”, e il venerabile Jean Léon Le Prevost, futuro fondatore dei Religiosi di San Vincenzo de Paul, conoscono bene la strada del suo ufficio e con gli altri loro amici vengono a cercare da Suor Rosalia i consigli per intraprendere i loro progetti. Ella è al centro di un movimento di carità che caratterizzò Parigi e la Francia nella prima metà del secolo XIX. 

L'esperienza di Suor Rosalia è inestimabile per quei giovani: orienta il loro apostolato, guida il loro andare e venire nel sobborgo, dà loro indirizzi di famiglie nel bisogno scegliendoli con cura.  

Si rivolge anche alla Superiora del Bon Sauveur di Caen e le chiede di accogliere numerose persone. È particolarmente attenta ai sacerdoti e alle religiose colpite da turbe psichiche. La sua corrispondenza è breve, ma commovente per la delicatezza, la pazienza e il rispetto verso quei malati. 

Le prove non mancano nel quartiere Mouffetard. Le epidemie di colera si succedono. La mancanza di igiene e la miseria favoriscono la loro virulenza. In modo particolare, nel 1832 e 1846, la dedizione e i rischi corsi da Suor Rosalia e dalle sue Figlie hanno colpito l'immaginazione della gente: È stata vista raccogliere i corpi abbandonati nelle strade. Durante le sommosse del luglio 1830 e febbraio 1848, vengono erette barricate e lotte sanguinose oppongono il potere ad una classe operaia scatenata. Monsignor Affre, Arcivescovo di Parigi, volendo interporsi tra i belligeranti, viene ucciso. Suor Rosalia soffre: sale anche lei sulle barricate per soccorrere i combattenti feriti di qualunque campo siano, senza paura alcuna, rischia la vita negli scontri. Il suo coraggio e il suo spirito di libertà s'impongono all'ammirazione di tutti. 

Quando viene ristabilito l'ordine, ella cerca. di salvare molti di quegli uomini che conosce e che sono vittime di una feroce repressione. Viene molto aiutata dal dottor Ulysse Trélat, sindaco del circondario, un autentico repubblicano, anche lui molto popolare. Nel 1852 Napoleone III decide di consegnare a Suor Rosalia la Croce della Legione d'onore: ella è pronta a rifiutare quest'onore personale ma il superiore dei Preti della Missione e delle Figlie della Carità, Padre Etienne, l'obbliga ad accettare. 

Sebbene di salute cagionevole, Suor Rosalia non ha mai preso un istante di riposo, finendo sempre col superare fatiche e febbri. L'età, un'accentuata debilitazione, il cumulo dei compiti finiscono col vincere la grande resistenza e la forte volontà di Suor Rosalia. Durante gli ultimi due anni di vita, diviene progressivamente cieca. Muore il 7 febbraio 1856, dopo una breve malattia. 

Grande è l'emozione nel quartiere, in tutti gli ambienti sociali a Parigi e in Provincia. Dopo la celebrazione dei funerali nella chiesa di Saint Medard, la sua parrocchia, una folla immensa e commossa segue le sue spoglie fino al cimitero di Montparnasse. Tutta questa gente viene per manifestare la sua ammirazione per l'opera compiuta e il suo affetto per questa Suora straordinaria. 

Numerosi articoli di stampa vengono a testimoniare l'ammirazione, persino la venerazione che Suor Rosalia aveva suscitato. Giornali di ogni tendenza si fanno eco dei sentimenti del popolo. 

L'Univers,principale giornale cattolico dell'epoca, diretto da Louis Veuillot, scrive fin dall'8 febbraio “I nostri lettori comprenderanno l'importanza della disgrazia che ha colpito la classe povera di Parigi: essi aggiungeranno i loro suffragi alle lacrime e alle preghiere dei poveri”. 

Il Constitutionnel,giornale della sinistra anticlericale, non esita ad annunciare la morte di questa Figlia della Carità: “I poveri del 12 circondario hanno subìto una gravissima perdita: Suor Rosalia, superiora della comunità di rue de l'Epée de Bois, è deceduta ieri in seguito ad una lunga malattia. Da moltissimi anni questa rispettabile religiosa era la provvidenza delle classi povere, numerose in questo quartiere”. 

Il giornale ufficiale dell'impero, le Moniteur, loda l'azione caritatevole di questa Suora: “Gli onori funebri sono stati resi a Suor Rosalia con un fulgore insolito. Per cinquantadue anni, la santa donna è stata molto ospitale in un quartiere in cui ci sono un'infinità d'infelici da soccorrere e tutti i poveri, riconoscenti, l'hanno accompagnata in chiesa e al cimitero. Un picchetto d'onore ha partecipato al corteo”. 

I visitatori affluiscono numerosi al cimitero Montparnasse. Vengono a raccogliersi sulla tomba di colei che fu la loro Provvidenza. Ma siccome è difficile trovare il recinto riservato alle Figlie della Carità, il corpo viene trasportato in un luogo molto più accessibile, più vicino all'ingresso del cimitero. Sulla tomba semplicissima, sormontata da una grande Croce, sono incise queste parole: “A Suor Rosalia, i suoi amici riconoscenti, i ricchi e i poveri”. Mani anonime hanno ornato di fiori questa tomba e continuano a farlo: omaggio discreto ma durevole, reso a quest'umile Figlia di San Vincenzo de Paul.

CAPPELLA PAPALE PER LA BEATIFICAZIONE DI CINQUE SERVI DI DIO

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Festa della Dedicazione della Basilica Lateranense
Domenica, 9 novembre 2003

 

1. "Santo è il tempio di Dio, che siete voi" (1 Cor 3,17). Riascoltiamo queste parole dell’apostolo Paolo nell'odierna solenne liturgia della Festa della Dedicazione della Basilica Lateranense, Cattedrale di Roma, Madre di tutte le chiese.

Ogni luogo riservato al culto divino è segno di quel tempio spirituale, che è la Chiesa, composto da pietre vive, cioè dai fedeli, uniti dall'unica fede, dalla partecipazione ai sacramenti e dal vincolo della carità. Pietre preziose di tale tempio spirituale sono particolarmente i Santi.

La santità, frutto dell’opera incessante dello Spirito di Dio, rifulge nei nuovi Beati: Juan Nepomuceno Zegrí y Moreno, presbitero; Valentin Paquay, presbitero; Luigi Maria Monti, religioso; Bonifacia Rodríguez Castro, vergine; Rosalie Rendu, vergine.

2. La visión del Santuario, que el profeta Ezequiel nos presenta en la liturgia del hoy, describe un torrente que mana desde el templo llevando vida, vigor y esperanza: "allí donde penetra este agua lo sanea todo" (Ez 47,9). Esta imagen expresa la infinita bondad de Dios y su designio de salvación, desbordando los muros del recinto sagrado para ser bendición de toda la tierra.

Juan Nepomuceno Zegrí y Moreno, sacerdote íntegro, de profunda piedad eucarística, entendió muy bien como el anuncio del Evangelio ha de convertirse en una realidad dinámica, capaz de transformar la vida del apóstol. Siendo párroco, se propuso "ser la providencia visible de todos aquellos que gimiendo en la orfandad beben el cáliz de la amargura y se alimentan con el pan de la tribulación" (19 de junio de 1859).

Con ese propósito desarrolló su espiritualidad redentora, nacida de la intimidad con Cristo y orientada a la caridad con los más necesitados. En la advocación de la Virgen de las Mercedes, Madre del Redentor, se inspiró para la fundación de las Hermanas Mercedarias de la Caridad, con el fin de hacer siempre presente el amor de Dios donde hubiera "un sólo dolor que curar, una sola desgracia que consolar, una sola esperanza que derramar en los corazones". Hoy, siguiendo las huellas de su Fundador, este Instituto vive consagrado al testimonio y promoción de la caridad redentora.

Traduzione italiana della parte di omelia pronunciata in spagnolo:

[2. La visione del Santuario, che il profeta Ezechiele ci presenta nella liturgia odierna, descrive un torrente che sgorga dal tempio portando vita, vigore e speranza:  "quelle acque, dove giungono, risanano" (Ez 47, 9). Questa immagine esprime l'infinita bontà di Dio e il suo disegno di salvezza, che valicano i muri del recinto sacro per essere la benedizione di tutta la terra.
Juan Nepomuceno Zegrí y Moreno, sacerdote integro, dalla profonda pietà eucaristica, ha compreso molto bene come l'annuncio del Vangelo debba diventare una realtà dinamica capace di trasformare la vita dell'apostolo. Essendo parroco, si è proposto di "essere la provvidenza visibile di tutti coloro che, gemendo nell'essere orfani, bevono il calice dell'amarezza e si nutrono con il pane della tribolazione" (19 giugno 1859).
Con questo proposito, egli ha sviluppato la sua spiritualità redentrice, nata dall'intimità con Cristo e orientata alla carità verso i più bisognosi. All'invocazione alla Vergine della Mercede, Madre del Redentore, si è ispirato per la fondazione delle Suore Mercedarie della Carità, al fine di rendere sempre presente l'amore di Dio laddove vi fosse "un solo dolore da curare, una sola disgrazia da consolare, una sola speranza da infondere nei cuori". Oggi, seguendo le orme del suo Fondatore, questo Istituto continua a dedicarsi alla testimonianza e alla promozione della carità redentrice.]

3. Le Père Valentin Paquay est bien un disciple du Christ et un prêtre selon le cœur de Dieu. Apôtre de la miséricorde, il passait de longues heures au confessionnal avec un don particulier pour remettre les pécheurs sur le droit chemin, rappelant aux hommes la grandeur du pardon divin. En mettant au centre de sa vie de prêtre la célébration du Mystère eucharistique, il invitait les fidèles à s’approcher souvent de la communion au Pain de Vie.

Comme tant de saints, le Père Valentin s’était mis tout jeune sous la protection de Notre-Dame, invoquée dans l’église de son enfance, à Tongres, comme Cause de notre joie. À son exemple, puissiez-vous servir vos frères, pour leur donner la joie de rencontrer le Christ en vérité!

Traduzione italiana della parte di omelia pronunciata in francese:

[3. Padre Valentin Paquay è davvero un discepolo di Cristo e un sacerdote secondo il cuore di Dio. Apostolo della misericordia, trascorreva lunghe ore nel confessionale, con un dono particolare per rimettere i peccatori sulla retta via, ricordando agli uomini la grandezza del perdono divino. Ponendo al centro della sua vita di sacerdote la celebrazione del Mistero eucaristico, invitava i fedeli ad accostarsi spesso alla comunione del Pane di Vita.
Come tanti santi, Padre Valentin si era affidato sin da giovane alla protezione di Nostra Signora, invocata nella chiesa della sua infanzia, a Tongres, come Causa della nostra gioia. Seguendo il suo esempio, possiate voi servire i vostri fratelli per dare loro la gioia di incontrare Cristo nella verità!]

4. "Vidi che sotto la soglia del tempio usciva acqua... Quelle acque, dove giungono, risanano" (Ez 47,1.9). L'immagine dell’acqua, che tutto fa rivivere, ben illumina l’esistenza del beato Luigi Maria Monti, interamente dedito a risanare le piaghe del corpo e dell'anima dei malati e degli orfani. Amava chiamarli i "poverelli di Cristo", e li serviva animato da una fede viva, sostenuta da un'intensa e costante preghiera. Nella sua dedizione evangelica, si ispirò costantemente all'esempio della Vergine Santa e pose la Congregazione da lui fondata sotto il segno di Maria Immacolata.

Quanto attuale è il messaggio di questo nuovo Beato! Per i suoi figli spirituali e per tutti i credenti egli è un esempio di fedeltà alla chiamata di Dio e di annuncio del Vangelo della carità; un modello di solidarietà verso i bisognosi e di tenero affidamento alla Vergine Immacolata.

5. Las palabras de Jesús en el Evangelio proclamado hoy: "No hagáis de la Casa de mi Padre una casa de mercado(Jn 2, 16), interpelan a la sociedad actual, tentada a veces a convertir todo en mercancía y ganancia dejando del lado los valores y la dignidad que no tienen precio. Siendo la persona imagen y morada de Dios, hace falta una purificación que la defienda, sea cual fuere su condición social o su actividad laboral.

A esto se consagró enteramente la beata Bonifacia Rodríguez de Castro, que siendo ella misma trabajadora, percibió los riesgos de esta condición social en su época. En la vida sencilla y oculta de la Sagrada Familia de Nazaret encontró un modelo de espiritualidad del trabajo, que dignifica la persona y hace de toda actividad, por humilde que parezca, un ofrecimiento a Dios y un medio de santificación.

Este es el espíritu que quiso infundir en las mujeres trabajadoras, primero con la Asociación Josefina y después con la fundación de las Siervas de San José, que continúan su obra en el mundo con sencillez, alegría y abnegación.

Traduzione italiana della parte di omelia pronunciata in spagnolo:

[5. Le parole di Gesù nel Vangelo proclamato oggi:  "non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato" (Gv 2, 16), interpellano la società attuale, tentata, talvolta, a convertire ogni cosa in mercanzia e guadagno, lasciando da parte i valori e la dignità, che non hanno prezzo. Essendo la persona immagine e dimora di Dio, occorre una purificazione che la difenda, a prescindere dalla sua condizione sociale o dalla sua attività lavorativa.
A questo si è dedicata interamente la beata Bonifacia Rodríguez de Castro, che, essendo ella stessa lavoratrice, ha compreso i rischi di questa condizione sociale nella sua epoca. Nella vita semplice e riparata della Sacra Famiglia di Nazareth ha trovato un modello di spiritualità del lavoro che nobilita la persona e rende ogni attività, per quanto umile possa sembrare, un'offerta a Dio e un mezzo di santificazione.
Questo è lo spirito che ella ha voluto infondere nelle donne lavoratrici, prima con l'Associazione Giuseppina, e poi con la fondazione delle Serve di San Giuseppe, che continuano la loro opera nel mondo con semplicità, gioia e abnegazione.]

6. À une époque troublée par des conflits sociaux, Rosalie Rendu s’est joyeusement faite la servante des plus pauvres, pour redonner à chacun sa dignité, par des aides matérielles, par l’éducation et l’enseignement du mystère chrétien, poussant Frédéric Ozanam à se mettre au service des pauvres.

Sa charité était inventive. Où puisait-elle la force pour réaliser autant de choses ? C’est dans son intense vie d’oraison et dans sa prière incessante du chapelet, qui ne la quittait pas. Son secret était simple: en vraie fille de Vincent de Paul, comme une autre Sœur de son temps, sainte Catherine Labouré, voir en tout homme le visage du Christ. Rendons grâce pour le témoignage de charité que la famille vincentienne ne cesse de donner au monde !

Traduzione italiana della parte di omelia pronunciata in francese:

[6. In un'epoca sconvolta dai conflitti sociali, Rosalie Rendu si è gioiosamente fatta serva dei più poveri, per restituire a ciascuno la sua dignità, attraverso gli aiuti materiali, l'educazione e l'insegnamento del mistero cristiano, spingendo Frédéric Ozanam a porsi al servizio dei poveri.
La sua carità era inventiva. Da dove attingeva la forza per realizzare tante cose? Dalla sua intensa vita di orazione e dalla preghiera incessante del Rosario, che non l'abbandonava mai. Il suo segreto era semplice:  vedere, da vera figlia di Vincenzo de' Paoli, come un'altra suora del suo tempo, santa Catherine Labouré, in ogni uomo il volto di Cristo. Rendiamo grazie per la testimonianza di carità che la famiglia vincenziana non cessa di donare al mondo!]

7. "Egli parlava del tempio del suo Corpo" (Gv 2,21). Queste parole evocano il mistero della morte e risurrezione di Cristo. A Gesù crocifisso e risorto devono conformarsi tutti i membri della Chiesa.

In questo impegnativo compito ci è di sostegno e guida Maria, Madre di Cristo e Madre nostra. Intercedono per noi i nuovi Beati, che oggi contempliamo nella gloria del cielo. Sia concesso anche a noi di ritrovarci tutti un giorno in Paradiso, per gustare insieme la gioia nella vita senza fine. Amen!