Solanus Casey

Solanus Casey

(1870-1957)

Beatificazione:

- 18 novembre 2017

- Papa  Francesco

Ricorrenza:

- 31 luglio

Religioso, sacerdote professo dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, umile e fedele discepolo di Cristo, si distinse per un instancabile servizio ai poveri. Primo beato dell’ordine dei frati minori cappuccini degli Stati Uniti d’America

  • Biografia
  • omelia di beatificazione
“Tutto viene dal Santo Sacrificio di Gesù nella Messa”

 

Bernard Francis Casey, sesto di sedici figli, nacque a Prescott nel Wisconsin il 25 novembre 1870 da Bernard James Casey e Ellen Elisabeth Murphy, contadini di origine irlandese.

Terminate le scuole inferiori, intraprese varie occupazioni: bracciante agricolo, taglialegna, meccanico, elettricista, guardia carceraria, conducente di tram. Di carattere forte e volitivo, era dotato di un profondo spirito altruistico e di una piacevole dose di buonumore.

Nel 1892, all’età di ventidue anni, entrò nel seminario diocesano di Milwaukee e non essendo in grado di pagare la retta intera, s’impegnò a fare il barbiere fra i suoi compagni. A causa della sua non più giovane età e di una scarsa preparazione di base, incontrò grandi difficoltà negli studi, tanto che dopo cinque anni di seminario i superiori gli consigliarono di abbandonare l’idea del sacerdozio suggerendogli di farsi religioso. Bernardo accettò il loro consiglio in umiltà e fiducia, pregando il Signore di indicargli la sua volontà.

Il frate minore Eustachio Vollmer lo incoraggiò a presentarsi a un convento di frati minori o di cappuccini, indicazione quest’ultima che non trovò Bernardo molto entusiasta. Tra i cappuccini, infatti, si parlava per lo più tedesco, essendo di lingua tedesca i fondatori nel 1857 della provincia di Calvary. E inoltre non lo attraeva il fatto di dover portare la barba per tutta la vita. Tuttavia fece la domanda sia dai frati minori sia dai frati cappuccini. Alla vigilia della solennità dell’Immacolata del 1896, al termine della novena, comprese che il Signore lo chiamava a entrare tra i cappuccini di Detroit. Il 14 gennaio 1897 iniziava così il suo noviziato nel convento di San Bonaventura, dove riceveva il nome di Francesco Solano.

Concluso il noviziato riprese gli studi di teologia nel seminario dei cappuccini di Milwaukee. Le lingue usate per l’insegnamento, il tedesco e il latino, non gli agevolarono di certo l’apprendimento, ma nonostante questa difficoltà i superiori decisero di ordinarlo sacerdote sulle parole del preside degli studi: «Ordineremo fra Francesco Solano e come prete egli sarà per la gente una specie di curato d’Ars». Il 24 luglio 1904 ricevette così l’ordinazione sacerdotale come “prete simplex”, con la clausola di non confessare e non predicare in pubblico. Limitazione da lui accolta con spirito di fede e grande umiltà.

Subito dopo l’ordinazione sacerdotale iniziò la grande avventura di fra Francesco Solano “prete simplex” o, come lui spesso firma le sue lettere, “homo simplex”, al completo servizio dei frati e della gente più povera e bisognosa che si avvicinava al convento in cerca di aiuto. La prima obbedienza lo portò nella fraternità di Yonkers (1904-1918), come sagrestano e assistente delle donne che curavano il decoro della chiesa.

Successivamente fu trasferito a Manhattan, (1918-1924), portinaio e promotore dell’opera serafica delle sante messe per l’aiuto alle missioni dei cappuccini. Questo impegno, che poteva sembrare una semplice registrazione amministrativa, fu trasformato da fra Francesco Solano in promozione alla partecipazione alla messa, all’animazione missionaria e alla necessità di pregare per i defunti. Iscrivendo nel registro il nome del donatore vi annotava anche le sue particolari intenzioni.

La gente semplice aveva compreso che fra Francesco Solano non era un funzionario ma uno che li accoglieva, li ascoltava, portava i dolori di tutti nella sua preghiera al Signore. E i frutti non mancarono. Si trovò occupato tutto il giorno ad ascoltare, consolare, istruire, accompagnare tante persone. Dal 1923, su obbedienza del superiore, tenne un registro dove la gente annotava le grazie ricevute, rimarcando che queste erano frutto della preghiera, della partecipazione alla messa, della celebrazione dei sacramenti. Soleva così ripetere ai molti che avevano ricevuto una grazia che «tutto era possibile per chi aveva fede in Dio, nella sua bontà, nella sua misericordia, nell’intercessione della Madonna, il capolavoro di Dio».

Il 1° agosto 1924 fra Francesco Solano riceveva una nuova obbedienza nel convento di San Bonaventura, a Detroit, con l’incarico di aiuto portinaio. Qui rimase fino al 1945. Con l’andare del tempo il campanello della portineria suonava con maggiore frequenza e sempre perché qualcuno chiedeva di parlare con l’aiuto portinaio. È in questo periodo che fu incaricato di presiedere alla funzione di benedizione degli infermi, benedizione detta di san Mauro, con la reliquia della santa croce. Fra Francesco Solano trascorreva anche dieci ore al giorno in portineria, senza mai concedersi una tregua o una vacanza, esercitando il suo apostolato con la buona parola, la carità, la pazienza, la giovialità e l’obbedienza. Nel momento della grande depressione degli anni Venti del secolo scorso, tempo di miseria e di fame per molti, fra Francesco Solano fu destinato a Detroit.

Il contatto con la dura realtà di chi non ha da mangiare, lo trasformò, meglio sarebbe dire, lo svelò nel suo tratto più forte: ricevere i poveri alla porta del convento con il più grande rispetto nella sacralità della loro persona. Mai chiese da dove provenissero, se fossero cattolici o no, se avessero un reale bisogno: trattò tutti con compassione e sensibilità dando a ciascuno quanto era dato anche agli altri, senza favoritismi, senza parzialità. In lui il povero trovava l’amico e il confidente, senza la paura di mostrarsi nella propria indigenza o disagio, sperimentando di non essere giudicato né compatito, ma di essere compreso, aiutato e sorretto. Fra Francesco Solano, da parte sua, sapeva bene che quanto poteva dare al povero non era che il frutto di altri, era la carità di altri che passava dalle sue mani, ma non per questo lo inorgogliva o lo faceva sentire padrone dell’altro.

Il 21 luglio 1945 ricevette l’obbedienza di lasciare la fraternità di Detroit e di trasferirsi a Brooklyn (1945-1946). Il trasferimento si era reso necessario per salvaguardare la sua salute. Aveva ormai 75 anni e così i superiori pensarono di ridurgli il servizio trasferendolo alla fraternità di Huntington (1946-1956), luogo tranquillo nella campagna dell’Indiana. La sua salute, però, declinava lentamente e dopo ripetuti ricoveri in un ospedale a Detroit, i superiori ritennero bene trasferirlo definitivamente nel convento di San Bonaventura, dove morì il 31 luglio 1957, all’età di 87 anni.

Beatificazione Francis Solanus Casey, OFM Capp (1870-1957)

Omelia [1]

 

Angelo Card. Amato, SDB

1. La beatificazione di Padre Francis Solanus[2] è un evento storico per la Diocesi di Detroit, per l’Ordine dei Francescani Cappuccini e per la Chiesa americana. È, infatti, la seconda beatificazione di un sacerdote nato in America, dopo quella del missionario Stanley Francis Rother, avvenuta il 23 settembre scorso a Oklahoma City. Mentre il Beato Stanley Rother morì martire in Guatemala, ucciso in odio alla fede, il Beato Francis Solanus Casey ha raggiunto la santità, qui, negli Stati Uniti d’America, salendo ogni giorno i gradini che portano all’incontro con Dio mediante l’amore verso i fratelli bisognosi. Gli altri, soprattutto i poveri, erano da lui visti non come peso o ostacolo per il suo cammino di perfezione, ma come via alla luce dello splendore divino.

I testimoni affermano che «amore, fede e fiducia erano i tre punti che egli sempre predicava al popolo».[3]  Fede, speranza e carità erano per lui il sigillo della Trinità nelle nostre anime. La loro pratica costituisce l’antidoto efficace per contrastare l’ateismo, la disperazione e l’odio, che inquinano la società umana. La predicazione di Padre Solanus non era annuncio sterile e disincarnato, perché era accompagnata dalla pratica concreta della fede, della speranza e della carità nella vita di tutti i giorni.

2. Finché c’è una scintilla di fede – egli soleva dire – non ci può essere scoraggiamento e tristezza. Provenendo fa una famiglia irlandese di profonde convinzioni cattoliche, la fede era per lui l’eredità più preziosa per affrontare le difficoltà della vita. Il senso della presenza provvidenziale di Dio era vivo non solo nei momenti formali della preghiera, della liturgia e dello studio, ma anche negli eventi feriali della sua esistenza familiare. Così, quando il giovane Bernardo Casey entrò nei Cappuccini diventando Francis Solanus, egli passò da una comunità di fede a un’altra.

Padre Solanus viveva di fede. La sua figura sembrava circondata da un alone soprannaturale. Pregava sempre, soprattutto davanti al tabernacolo. La preghiera era la sua costante pratica di pietà. Aveva una filiale devozione mariana e recitava con devozione il Rosario. La pratica dei sacramenti gli dava sicurezza e coraggio per il futuro.

La sua fede profonda gli permetteva un’accoglienza fraterna degli altri, indipendentemente dalla loro razza o religione. Rabbini e ministri di almeno sedici congregazioni protestanti lo visitavano spesso per discussioni e consiglio. Un giorno un ministro protestante chiese a Padre Solanus se avrebbe pregato per il suo figlio gravemente ammalato. «Certamente», rispose il Cappuccino: «Solo Dio può guarire il suo figliolo, ma io pregherò per lui».[4] Il Cardinale John Dearden di Detroit notò: «Padre Solanus praticava l’ecumenismo molto prima del Vaticano II».[5]

Il nostro Beato esortava, infatti, i non cattolici a vivere con autenticità la loro fede, anche se per lui il cattolicesimo era l’unica vera religione. Durante il suo apostolato a Yonkers ripeteva spesso un’affermazione paradossale pronunciata da Robert Hugh Benson, figlio dell’arcivescovo anglicano di Canterbury, convertito al cattolicesimo e diventato sacerdote e scrittore di successo: «La Chiesa Cattolica promette molto, ma per mia esperienza ella dà dieci volte di più. Se tu poni sulla bilancia la vita con il più alto successo fuori della Chiesa e la vita con il più alto insuccesso dentro la Chiesa, io sceglierei mille volte la seconda».[6]

3. Padre Solanus viveva e insegnava ad avere grande confidenza in Dio e nella sua provvidenza paterna. La confidenza è l’anima del coraggio per affrontare le situazioni anche le più avverse. Era frequente sulle sue labbra la giaculatoria «Deo gratias!». Anzi egli esortava a ringraziare il Signore prima di ogni richiesta, e questo per impegnarlo di più ad esaudirla. Diceva che la confidenza in Dio genera serenità e gioia e rimuove la preoccupazione e la tristezza. La fiducia in Dio dirada l’oscurità e apre l’orizzonte della speranza nella eterna beatitudine celeste.

4. Padre Solanus esortava alla carità dicendo: «Dio ci ama, cerchiamo anche noi di amare Dio».[7] Il suo apostolato sacerdotale si qualificava come pratica della carità verso il prossimo. Significativa la testimonianza di Fra Booker Ashe, Cappuccino, che aveva conosciuto il Beato negli anni ‘50: «Io sono il primo membro nero dell’Ordine Cappuccino negli Stati Uniti e penso che egli fosse avanti nel tempo per il modo con cui mi trattò. Io non avvertivo niente di razziale nel suo comportamento. Egli vedeva tutte le persone come esseri umani, immagini di Dio. Tutto il resto era secondario. Egli non prestava attenzione alla razza, al colore o al credo religioso».[8]

I suoi beniamini erano i poveri, gli ammalati, gli emarginati e i senzatetto. Rimaneva anche digiuno, per donare loro il proprio pranzo. Passava ore e ore ad accogliere con pazienza, ascoltare e consigliare la gente sempre più numerosa, che si rivolgeva a lui. Praticamente la maggior parte del tempo come portiere, fu dedicata all’ascolto degli altri: dalle nove del mattino fino alle 9 di sera, quasi senza interruzione.[9] Quando lo chiamavano mentre era a pranzo, accorreva subito dicendo: «Il cibo non è così importante come cercare di aiutare gli altri».[10]

C’è un piccolo neo nella sua vita. A giudizio dei confratelli, infatti, Padre Solanus era scadente nella musica. Per questo, dopo un primo insucceso in comunità, con semplicità e umiltà, per non disturbare il prossimo, la domenica sera, si recava in cappella col suo violino e suonava canti religiosi irlandesi davanti al tabernacolo.[11] Il Signore lo ascoltava pazientemente, perché il nostro Beato era carente in musica, ma non in virtù.

5. Durante la grande depressione del 1929, per venire incontro ai molti che pativano la fame, creò, con l’aiuto di benefattori, la cucina per la distribuzione gratuita della minestra ai poveri.

Un giorno non c’era più pane e rimaneva una lunga fila di più di duecento persone in attesa di qualcosa da mangiare. Padre Solanus si avvicinò e cominciò a recitare il Padre nostro. Dopo un poco, si sente bussare alla porta e appare il fornaio con un grosso cesto pieno di pane. Aveva anche portato un camioncino pieno di ogni ben di Dio. Quando la gente vide ciò cominciò a piangere di commozone. Padre Solanus commentò semplicemente: «Vedete, Dio provvede. Nessuno patirà privazioni se mettiamo la nostra fiducia nella Divina Provvidenza».[12]

Per sostenere la sua cucina della carità andava in giro a persuadere agricoltori e compagnie a donare il cibo secondo questa intenzione. Erano, quindi, frequenti le visite alle fattorie per raccogliere i rifornimenti di cibo.

6. Padre Solanus rispondeva così alla parola di Gesù: «Quello che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40). La vita del nostro Beato è una esemplare pagina evangelica, vissuta con intensità umana e cristiana. È una pagina da leggere con edificazione e commozione e da imitare con fervore.

Innalzando il Cappuccino Americano agli onori degli altari, Papa Francesco lo addita a tutta la Chiesa, come discepolo fedele di Cristo, buon pastore. Oggi la Chiesa e la società hanno ancora bisogno dell’esempio e dell’opere di Padre Solanus.

 

Beato Padre Solanus, prega per noi!

 

 

[1] Tenuta il 18 novembre 2017 a Detroit (USA).

[2] Bernard Francis Casey nacque il 25 novembre del 1870 a Prescott, nel Wisconsin (USA), in una famiglia cattolica di ascendenza irlandese. Dopo aver lavorato per qualche anno, entrò nell’Ordine dei Cappuccini a Detroit in Michigan. Ordinato sacerdote nel 1904, espletò il suo apostolato in vari conventi nello stato di New York e nella stessa città, prima di essere trasferito a Detroit come portinaio, nel 1924. Nel 1931 fu nominato delegato della Seraphic Mass Association, ufficio che mantenne fino al 1955. Dopo una breve permanenza a Brooklyn (New York), fu trasferito nella comunità di Huntington (Indiana). Morì il 31 luglio 1957. Il suo corpo riposa in una cappella laterale della Chiesa cappuccina di San Bonaventura a Detroit.

[3] Positio, vol. III p. 5.

[4] Ib. p. 16.

[5] Ib. p. 16.

[6] Ib. p. 17.

[7] Ib. p. 42.

[8] Ib. p. 53.

[9] Ib. p. 59.

[10] Ib. p. 60.

[11] Ib. p. 61.

[12] Ib. p. 80.