Szilárd Bogdánffy
(1911-1953)
- 2 ottobre
Vescovo ausiliare di Oradea Mare dei Latini, martire, arrestato durante il periodo comunista, morì di stenti durante la prigionia
Szilárd Ignác Bogdánffy nacque il 21 febbraio 1911 a Feketetó della Provincia di Torontál, all’epoca appartenente all’Ungheria, oggi Romania. Fu battezzato il 6 marzo 1911 nella chiesa parrocchiale di Csóka.
Trascorse la prima infanzia a Torontálkeresztes, poi la famiglia si trasferì a Temesvár dove frequentò il ginnasio-liceo presso i Padri Scolopi, conseguendo la maturità. Avvertita nel frattempo la vocazione al sacerdozio, chiese di essere ammesso nel seminario diocesano di Nagyvárad dei Latini. Successivamente frequentò gli studi teologici a Budapest, quindi fu ordinato sacerdote il 29 giugno 1934 e continuò gli studi superiori fino al dottorato.
Dopo l’ordinazione iniziò una intensa attività pastorale, prima come insegnante a Szatmárnémeti, poi come animatore di diversi istituti ecclesiali in diocesi. Fu anche insegnante di religione e padre spirituale delle alunne delle Suore Orsoline e fondò il Terzo Ordine di S. Angela Merici per le ex-alunne. Gli fu quindi affidata la cura spirituale dell’ospedale civico e quello dell’ospedale delle malattie mentali a Nagyvárad, cui si accompagnò il compito di padre spirituale del seminario diocesano e di insegnante del ginnasio superiore dei Premonstratensi.
Le sue molteplici attività e i loro frutti sono segni visibili della sua straordinaria versatilità e competenza nel lavoro educativo. Durante questo periodo scrisse numerosi articoli in alcune riviste, annunciando anche in questo modo il vangelo tra i giovani. I suoi furono per la maggior parte scritti di catechesi e di spiritualità.
Si andavano, intanto, addensando nubi sempre più oscure sull’orizzonte dell’intera società europea e incominciò a delinearsi un periodo di gravi difficoltà, che culminò nella persecuzione degli ebrei e nella seconda guerra mondiale. Padre Szilárd non si schierò mai su rigide posizioni politiche, ma nelle concrete circostanze storiche cercò sempre la via del dialogo e della pace, manifestando una cura particolare per i poveri e gli oppressi. In questa ottica, insieme con alcuni altri insegnanti, egli nascose alcuni ebrei nel seminario di Nagyvárad, dissimulando la loro identità.
Purtroppo la vita religiosa della diocesi fu fortemente condizionata anche dopo la guerra, a causa della campagna negativa scatenata dal regime comunista contro la Chiesa e le sue istituzioni, molte delle quali furono soppresse. Si assistette anche all’arresto arbitrario di alcuni Vescovi.
In questo clima di crescente difficoltà, il Servo di Dio fu nominato cancelliere della Diocesi e, il 14 febbraio 1949, fu ordinato in segreto Vescovo di Nagyvárad dei Latini. Gli organi statali, intanto, vedevano in tutti i Pastori della Chiesa dei potenziali nemici che si rifiutavano di collaborare con il regime.
Il Vescovo Bogdánffy fu uno di questi: perciò, pochi mesi dopo l’ordinazione, fu preso in custodia della Securitate di Nagyvárad e dopo due anni venne trasferito al carcere di Jilava. Da qui fu destinato alla miniera di piombo di Máramarossziget e infine nel campo di sterminio di Capul Midian presso il Mar Nero. Ma non era ancora giunta l’ultima ora della sua vita: da qui, infatti, il Servo di Dio, condannato ai lavori forzati, fu trasferito nel carcere di Nagyenyed.
Già stremato nel fisico per le torture feroci subite e per il duro lavoro di cavapietre, fu colto da polmonite e venne portato in infermeria, ma non gli diedero le cure necessarie. Morì il 2 ottobre 1953 in carcere, all’età di 42 anni, coronando con il martirio una vita contrassegnata da un comportamento costantemente virtuoso, frutto di una fede robusta e coerente e di una spiritualità profonda e consapevole.
“Chi arrestò il Servo di Dio era spinto non da motivi oggettivi, ma dall’odium fidei. Si voleva costringerlo con ogni mezzo ad abiurare dalla sua fede cattolica. La gente diceva che nel campo di lavori forzati di Capul Midia c’era un’unica porta, quella d’entrata. Era un vero inferno. Cibo scarso, maltrattamenti continui, mancanza di riposo (non si poteva dormire sdraiati, ma solo appoggiati ai bordi del letto), interrogatori sfiancanti (spesso duravano ininterrottamente fino a 82 ore), freddo, sporcizia. Tutto era programmato con l’intento di annientare psicologicamente e fisicamente i detenuti. Ovviamente l’accusa di alto tradimento o di spionaggio rivolta al vescovo Bogdánffy non aveva nessun riscontro concreto. Mesi dopo, fu trasferito nella prigione di Nagyenyed, nella cella n. 120. Ormai il suo fisico era troppo indebolito da anni di sofferenze e torture. Ammalatosi di polmonite, gli furono rifiutate le cure. Morì il 2 ottobre 1953".
“Anche in un simile contesto – sono parole di mons. Amato – padre Szilárd cercò sempre la via della carità e della fratellanza, manifestando una cura particolare per i poveri e gli oppressi”:
“Nel suo apostolato, il Servo di Dio esercitò coraggiosamente il suo ministero. Ad esempio, durante il regime nazista, rischiando la vita, nascose molti cittadini ebrei nella sede della Scuola di Teologia. Inoltre, i testimoni affermano, che, nonostante la situazione disumana del carcere, il vescovo Bogdánffy non fece mai mancare i suoi generosissimi atti di carità verso gli altri detenuti. I martiri continuano ancora oggi a spargere il loro sangue benedetto per testimoniare la buona notizia del Vangelo di Gesù Cristo, che è un annuncio di fratellanza, di carità verso tutti, di pace. Il sacrificio del vescovo Bogdánffy è la testimonianza concreta della vitalità della chiesa cattolica romena, della sua fedeltà all’unità della Chiesa e del suo amore al Santo Padre.”
Mons. Amato ricorda qualcosa di più della vicenda umana del nuovo Beato:
“Szilárd Bogdánffy, nato nel 1911, era un apprezzato professore di teologia e fecondo giornalista. Nel 1939 fu arrestato dalla Gendarmeria rumena ed espulso dalla nazione. Trasferitosi a Budapest e completati gli studi all’Università, nel 1940 ritornò a Nagyvárad dove insegnò teologia e dove fu anche direttore spirituale. Conosciuta la figura e la spiritualità di sant’Angela Merici, fondò il Terz’Ordine che si ispirava alla Santa. Negli anni, si guadagnò la stima del Servo di Dio, Mons. Giovanni Scheffler, Vescovo diocesano di Szatmár e amministratore apostolico di Nagyvárad, il quale lo nominò segretario della cancelleria vescovile e consigliere episcopale di entrambe le diocesi, affidandogli anche l’amministrazione del seminario di Szatmárnémeti, autorizzandolo a trattare a Bucarest gli affari delle diocesi. Il Servo di Dio visse durante gli anni della feroce dittatura comunista, che si accaniva contro la Chiesa cattolica con l’intenzione di annientarla. In questo clima anticlericale, don Szilárd Bogdánffy fu ordinato clandestinamente Vescovo, presso la nunziatura di Bucarest, dall’Arcivescovo Patricius O’Hara. Era il 14 febbraio 1949. Subito dopo, nell’aprile del 1949 fu arrestato con l’accusa di alto tradimento e di spionaggio e trasferito in varie prigioni. Nel 1953 lo troviamo nella prigione di Capul Midia sul Mar Nero, che era un vero e proprio campo di sterminio”.
Nella giornata di oggi – sono parole del cardinale Erdö - “risplende il raggio di sole dal profondo pozzo della storia, e la verità e l’amore a lungo sepolti ci illuminano di nuovo come esempi di forza che crea pace e coraggio per la riconciliazione”.