Ubaldo Marchioni
(† 1944)
Sacerdote diocesano; il 29 settembre 1944 mentre si recava all’Oratorio degli Angeli Custodi di Cerpiano per celebrare la Messa, sostò presso la Chiesa di Santa Maria Assunta di Casaglia per mettere in salvo le Sacre Specie e dare rifugio a una piccola folla di gente impaurita dall’arrivo dei soldati nazisti. Invitò gli uomini a rifugiarsi nei boschi, trattenendo in Chiesa solo le donne e i bambini, ma le trattative con le truppe naziste per farli rilasciare fallirono e tutti i presenti vennero portati presso il cimitero e lì uccisi. Fu dapprima riportato in Chiesa e poi trucidato anch’egli con colpi d’arma da fuoco in testa
Ubaldo Marchioni nacque il 19 maggio 1918 a Vimignano, frazione del Comune di Grizzana (dal 1985, Grizzana Morandi), sull’Appennino Emiliano a circa 50 km da Bologna. Era figlio di Augusto Marchioni, soprannominato in gergo Conchina, e della sua seconda moglie, Antonietta Smerilli, cui si era unito l’anno precedente dopo essere rimasto vedovo con una figlia di appena 5 anni. Dopo Ubaldo, battezzato nello stesso giorno della nascita, i genitori ebbero un altro figlio, due figli maschi morti appena nati ed una figlia di nome Marta nel 1930.
Attratto fin da piccolo dalla vita parrocchiale e dalla figura del suo parroco, chiese all’età di 10 anni di essere ammesso in seminario. Entrò nel seminario diocesano di Borgo Capanne e fece parte di quella che sarebbe stata la classe degli ordinati nel 1942, fra cui il Beato Giovanni Fornasini, anch’egli fra i cosiddetti “martiri di Monte Sole”. Nello studio non si distinse per risultati particolarmente brillanti. Nel 1935 passò al seminario regionale Benedetto XV di Bologna e verrà ordinato sacerdote nella cattedrale metropolitana di San Pietro il 28 giugno 1942 dall’arcivescovo, Card. Giovanni Battista Nasalli Rocca. Celebrò l’indomani la sua prima Messa, nella chiesa di San Lorenzo di Vimignano.
Fu in quella stessa estate costituito vicario cooperatore dell’arciprete di Monzuno (BO) e contemporaneamente gli venne affidata la cura d’anime della piccola parrocchia di San Nicolò della Gugliara. Si trovava a Monzuno quando il 25 luglio 1943 cadde il fascismo e l’8 settembre successivo fu proclamato l’armistizio. In quel frangente tanto difficile e delicato, il ruolo dei parroci fu importantissimo, soprattutto nel difendere la popolazione dalla prepotenza sia dei nazifascisti, sia spesso dei partigiani.
Nell’Epifania 1944 il Card. Nasalli Rocca diede seguito ad un progetto di ridefinizione dei territori parrocchiali di Monzuno e Caprara, con la costituzione di due realtà parrocchiali: Gardelletta (dove doveva sorgere un nuovo complesso parrocchiale) con San Nicolò e La Quercia, San Martino di Caprara con Santa Maria Assunta di Casaglia. Don Marchioni sarebbe stato assegnato alla prima ma fu lui stesso a ritirarsi, temendo di non riuscire nel progetto di costruire, e preferì uno scambio di ruoli con don Ferdinando Casagrande.
La morte dell’arciprete di San Martino di Caprara accelerò le cose: il 28 marzo 1944 don Marchioni fu nominato Economo spirituale di San Martino, il 30 aprile fece da testimone all’ingresso di don Casagrande alla sede provvisoria di La Quercia, il 17 maggio venne firmata la bolla vescovile di nomina ad arciprete di San Martino, il 23 successivo don Marchioni riceveva l’investitura canonica e il 15 giugno prese possesso formale del beneficio parrocchiale. Volle portare con sé la sua famiglia: il padre Augusto, che aveva lasciato ad un supplente il lavoro di postino a Vimignano per contribuire alla coltivazione del beneficio, la mamma Antonietta e Marta, la sorella appena adolescente.
In quello stesso periodo compreso fra l’Ascensione e la Pentecoste la brigata “Stella Rossa”, sotto il comando di Mario Musolesi detto “Lupo”, si spostò nella zona di Monte Sole. Fu così che i partigiani ebbero contatti, seppur sporadici a detta di alcuni, anche con il sacerdote, per procacciarsi cibo, vestiario ed altri beni di prima necessità.
Nella metà di agosto a Santa Maria Assunta di Casaglia predicò Padre Martino Nicola Capelli, dehoniano, che trascorreva il periodo estivo fra quelle montagne; don Marchioni gli chiese di tornare per il triduo della Natività di Maria Vergine (7-10 settembre). Il 3 settembre, nella “festa grande” di San Martino per la Madonna del Rosario, don Ubaldo celebrò le prime Comunioni.
Nel pomeriggio di domenica 10 settembre ricevette il testamento autografo, che don Giovanni Fornasini aveva scritto il giorno 8 e glielo aveva inviato tramite la cognata: in esso egli era citato come esecutore testamentario del confratello, suo coetaneo. Il 14 e 20 settembre si registrò la presenza di don Ubaldo a Vimignano.
Proprio allora, nella seconda metà di settembre, presero a rincorrersi voci di un grande rastrellamento, che i nazisti avrebbero fatto di lì a poco. Non tutti ci credevano davvero, compresi i partigiani, a maggior ragione che per diversi giorni non si sentirono scoppi di bombe, colpi di cannone, volo di aerei militari sopra Marzabotto.
Ma la mattina del 29 settembre a Marzabotto riapparvero le SS che, tra le altre cose, sbarrarono la strada verso Monte Sole. Gruppi di partigiani, con le truppe tedesche alle calcagna, passarono da Casaglia nel tentativo di guadagnare la cima di Monte Sole e trovarvi rifugio. L’operazione militare delle SS fu quella di stringere tutta la zona in una morsa di ferro e fuoco, così da “ripulire” l’area dietro la Linea Gotica dai partigiani della “Stella Rossa”. Iniziata l’escalation con la rappresaglia, finirono per criminalizzare tutta la popolazione di complicità ai partigiani, scatenandosi così contro i civili. Già nelle primissime ore del giorno la brigata fu colta di sorpresa ed anche il “Lupo” venne ucciso.
Molte testimonianze comprovano il martirio materiale di don Ubaldo Marchioni, che venne ucciso nella Chiesa di Santa Maria Assunta di Casaglia da soldati tedeschi. Il martirio ex partae victimae è dimostrato in quanto egli aveva assunto consapevolmente il rischio della morte scegliendo di restare accanto ai fedeli, pur avendo avuto la possibilità di mettersi in salvo. Riguardo al martirio ex parte persecutorum, don Ubaldo non fu mai direttamente coinvolto con le questioni politiche legate alla Resistenza, pur avendo avuti tra i suoi parrocchiani dei partigiani che frequentavano la Chiesa. I soldati nazisti delle truppe SS erano invece notoriamente anticattolici e il fatto che egli fu staccato dal gruppo e ricondotto in Chiesa per essere ucciso davanti all’altare rivela il disprezzo della religione cristiana. Pur essendo avvenuta nel contesto di una strage più ampia di civili, questa drammatica uccisione si compì con modalità diverse e il suo corpo fu particolarmente martoriato, a dimostrare la prevalenza dell’odium fidei contro il sacerdote.