Vasiľ Hopko

Vasiľ Hopko

(1904-1976)

Beatificazione:

- 14 settembre 2003

- Papa  Giovanni Paolo II

Ricorrenza:

- 23 luglio

Vescovo ausiliare greco-cattolico di Prešov e titolare di Midilen, martire, che, sotto un regime ostile alla fede di Cristo e alla Chiesa, fu arrestato per aver svolto il suo ministero a servizio dei fedeli di Rito bizantino; sottoposto a torture, contrasse una lunga e dura malattia che lo accompagnò fino alla morte, ottenendo così la palma della vittoria

  • Biografia
  • omelia di beatificazione
“Che tutti siano uno”

 

Vasiľ Hopko nasce il 21 aprile 1904 a Hrabské, in provincia di Bardejov. Compie gli studi teologici all’Accademia teologica greco-cattolica di Prešov. Riceve l’ordinazione sacerdotale il 3 febbraio 1929 a Prešov. In seguito viene nominato amministratore nella parrocchia di Pakostov. Quindi il vescovo P. P. Gojdič OSBM, nomina Vasiľ Hopko quale primo parroco di una nuova parrocchia a Praga.

Dal 15 settembre 1936 al 31 agosto 1941 adempie l’incarico di direttore spirituale nel seminario maggiore di Prešov. Nell’aprile del 1940 si laurea dottore in sacra teologia. Dall’1 settembre 1941 è segretario del Vescovo. Svolge l’attività di professore di teologia pastorale e teologia morale alla Facoltà di teologia di Prešov fin dal 1943. Infine riceve l‘ordinazione episcopale l’11 maggio 1947. 

In seguito ai tristi avvenimenti del Sobor (Concilio) di Prešov del 28 aprile 1950, il potere dello Stato mette la Chiesa greco-cattolica fuori legge. Il Servo di Dio, il Vescovo Vasiľ Hopko, finisce agli arresti domiciliari; più tardi viene internato nel monastero di Báč presso Šamorín e più tardi ancora nel monastero francescano di Hlohovec. Qui è arrestato il 18 ottobre 1950 e dopo più di un anno di interrogatorio molto crudele viene condannato il 24 ottobre 1951 dalla Corte dello Stato, reparto di Bratislava. La sentenza prevedeva la pena detentiva di 15 anni, la pena pecuniaria di 20.000 corone cecoslovacche, la perdita dei diritti civili di cittadino per 10 anni e la confisca di tutti i beni.

Così aveva inizio una via crucis per il Servo di Dio attraverso prigioni e case di pena comuniste crudeli e disumane a Bratislava, Ilava, Leopoldov, Praga, Mírov e Valdice. Viene scarcerato a causa della salute molto rovinata e per buona condotta il 12 maggio 1964 a Valdice, sotto condizione per 3 anni. Nel corso della detenzione che è durata 13 anni, 6 mesi e 24 giorni sopporta un regime duro caratterizzato da pressione fisica, sofferenza morale, piccole porzioni di cibo, freddo e insufficiente cura sanitaria. Tutti questi fattori divengono causa dell’irrimediabile rovina della sua salute.

Dopo la scarcerazione vive fino all’inizio del 1968 nella casa di cura ad Osek nella Boemia settentrionale dove era agli arresti domiciliari e sotto la guardia costante degli organi della Polizia segreta di Stato. Dopo il permesso di attività dato alla Chiesa greco-cattolica nel giugno del 1968 il Servo di Dio funge pure quale Vescovo ausiliare, però non pienamente riabilitato. Muore in conseguenza della detenzione, come è riportato anche nel verbale della ispezione del defunto, il 23 luglio 1976 a Prešov. Nel corso dell’esumazione, attraverso l’analisi tossicologica, è accertata la eccessiva presenza nelle ossa di veleno: arsenico che secondo le analisi doveva essergli stato somministrato in piccole dosi per lungo tempo. 

Il Servo di Dio ha offerto tutto se stesso per la fedeltà a Cristo ed alla Chiesa cattolica ed ha accettato tutte le detenzioni e sofferenze sia fisiche che psichiche con responsabilità, audacia ed una forte fede. I suoi persecutori erano mossi dall’odio alla fede cattolica. Lui di conseguenza divenne martire per la fede offrendo la sua vita per Cristo e per la Chiesa e morendo ex aerumnis carceris.

Egli ha adempiuto nel suo servizio il suo motto episcopale “che tutti siano uno”. 

SANTA MESSA E BEATIFICAZIONI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Bratislava, Spianata di Petržalka
Domenica, 14 settembre 2003

 

1. O Crux, ave spes unica! Salve, o Croce, nostra unica speranza!

Nella celebrazione di questa liturgia domenicale, cari Fratelli e Sorelle, siamo invitati a guardare alla Croce. Essa è il “luogo privilegiato” in cui si rivela e manifesta a noi l’amore di Dio. Alla Croce hanno guardato con fede incrollabile il Vescovo Vasiľ Hopko e Suor Zdenka Schelingová, che oggi ho avuto la gioia di iscrivere nell’Albo dei Beati.

Sulla Croce si incontrano la miseria dell’uomo e la misericordia di Dio. Adorare questa misericordia sconfinata è per l’uomo l’unica via per aprirsi al mistero che la Croce rivela.

La Croce è piantata in terra e sembrerebbe affondare le radici nell’umana malizia, ma si proietta in alto, come un indice puntato al cielo, un indice che addita la bontà di Dio. Per mezzo della Croce di Cristo è vinto il maligno, è sconfitta la morte, ci è trasmessa la vita, restituita la speranza, comunicata la luce. O Crux, ave spes unica!

2. Nel nome del Signore crocifisso e risorto, saluto con affetto tutti voi qui convenuti sulla spianata di Petržalka: saluto te, caro fratello Ján Sokol, Pastore di questa Chiesa di Bratislava-Trnava che oggi mi accoglie festante; i tuoi Ausiliari e i Vescovi tutti della Slovacchia, in particolare il venerato Cardinale Ján Chryzostom Korec. Mi unisco con gioia alla comune azione di grazie per il decimo anniversario della costituzione della vostra Conferenza Episcopale.

Saluto i Signori Cardinali e i Vescovi giunti dai Paesi vicini, insieme con numerosi gruppi di fedeli. La vostra presenza fraterna rende manifesto in modo eloquente il vincolo di comunione che unisce le diverse Chiese locali.

Saluto il Signor Presidente della Repubblica e le altre Autorità civili e militari. Tutti ringrazio per aver generosamente collaborato a predisporre ogni aspetto di questo mio viaggio apostolico.

Infine, con intensità di sentimento saluto teamato Popolo slovacco, qui presente o che mi ascolti attraverso la radio e la televisione. Rendo grazie a Dio perché hai saputo conservare, anche in momenti difficili, la tua fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa. E ti esorto: non ti vergognare mai del Vangelo (cfr Rm 1,16)! Custodiscilo nel tuo cuore come il tesoro più prezioso dal quale attingere luce e forza nel pellegrinaggio quotidiano della vita.

3. “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna” (Gv 3,14-15), dice Gesù. Che cosa vediamo dunque quando volgiamo lo sguardo alla Croce ove Gesù è stato inchiodato (cfr Gv 19,37)? Contempliamo il segno dell’amore infinito di Dio per l’umanità.

O Crux, ave spes unica!  San Paolo ne parla nella lettera ai Filippesi che abbiamo appena ascoltato. Non solo Cristo Gesù si è fatto uomo, in tutto simile agli uomini, ma ha assunto la condizione di servo, e si è ulteriormente umiliato facendosi obbediente fino alla morte, e alla morte di croce (cfr Fil 2,6-8).

Sì, “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito” (Gv 3,16)! Ammiriamo - stupefatti e grati - l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità dell’amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza (cfr Ef 3,18-19)!
0 Crux, ave spes unica!

4. E’ certamente la meditazione di questo grande e mirabile mistero che ha sostenuto il beato Vescovo Vasiľ Hopko e la beata Suor Zdenka Schelingová nella scelta di vita consacrata e, particolarmente, nelle sofferenze affrontate durante la terribile prigionia.

Entrambi rifulgono davanti a noi come esempi luminosi di fedeltà in tempi di dura e spietata persecuzione religiosa: il Vescovo Vasiľ non ha mai rinnegato il suo attaccamento alla Chiesa Cattolica e al Papa; Suor Zdenka non ha esitato a mettere a repentaglio la sua stessa vita per aiutare i ministri di Dio.

Entrambi hanno affrontato un ingiusto processo ed una iniqua condanna, le torture, l’umiliazione, la solitudine, la morte. Così, la Croce è divenuta per loro il cammino che li ha condotti alla vita, sorgente di fortezza e di speranza, prova di amore per Dio e per l’uomo. O Crux, ave spes unica!

5. Nel giardino dell’Eden, ai piedi dell’albero c’era una donnaEva (cfr Gn 3)Sedotta dal maligno, essa s’appropria di ciò che crede essere la vita divina. Invece è un germe di morte che si insinua in lei (cfr Gc 1,15; Rm 6,23).

Sul Calvario, ai piedi dell’albero della croce, c’era un’altra donnaMaria (cfr Gv 19,25-27). Docile al progetto di Dio, essa partecipa intimamente all’offerta che il Figlio fa di sé al Padre per la vita del mondo e, ricevendo da Gesù l’affidamento dell’apostolo Giovanni, diventa Madre di tutti gli uomini.

E’ la Vergine Addolorata, che domani ricorderemo nella liturgia e che voi con tenera devozione venerate quale vostra Patrona. A Lei affido il presente e il futuro della Chiesa e della Nazione slovacca, perché crescano sotto la Croce di Cristo e ne sappiano sempre scoprire ed accogliere il messaggio di amore e di salvezza.

Per il mistero della tua Croce e della tua resurrezione, salvaci o Signore! Amen.