Vilmos Apor

Vilmos Apor

(1892-1945)

Beatificazione:

- 09 novembre 1997

- Papa  Giovanni Paolo II

Ricorrenza:

- 23 maggio

Vescovo di Győr e martire, durante la guerra, aprì la sua casa a circa trecento profughi e, percosso la sera del Venerdì Santo per aver difeso alcune ragazze dalle mani dei soldati, tre giorni dopo spirò

  • Biografia
  • omelia di beatificazione
Visse in prima persona l'adesione al Mistero pasquale fino al supremo sacrificio della vita

 

Vilmos Apor de Altorja nacque a Sighișoara, in Romania, il 28 febbraio 1892, sesto di otto figli dai nobili barone Gábor Apor (1851–1898) e dalla contessa Fidelia Pálffy ab Erdöd (1863–1934).

Egli fu il "parroco dei poveri", ministero che proseguì come Vescovo durante gli anni bui del secondo conflitto mondiale, operando come generoso benefattore dei bisognosi e difensore di quanti venivano perseguitati. Non temette di alzare la voce per stigmatizzare, in nome dei principi evangelici, le ingiustizie ed i soprusi contro le minoranze, specialmente contro la comunità ebraica.

La sua uccisione avvenne proprio nel giorno del Venerdì Santo: fu colpito a morte mentre difendeva il suo gregge.

Egli ha così sperimentato, mediante il martirio, una propria singolare Pasqua, passando dall'eroica testimonianza di amore a Cristo e di solidarietà con i fratelli alla corona di gloria promessa ai fedeli servitori. 

Morì a Győr il 2 aprile 1945.

CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA PER LA BEATIFICAZIONE
DI TRE SERVI DI DIO: VILMOS APOR, GIOVANNI BATTISTA SCALABRINI
E MARÍA VICENTA DE SANTA DOROTEA CHÁVEZ OROZCO

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Festa della dedicazione della Basilica Lateranense
Piazza San Pietro - Domenica, 9 novembre 1997

 

1. "Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere" (Gv 2, 19).

Le parole di Cristo, proclamate poc'anzi nel Vangelo, ci conducono al centro stesso del Mistero pasquale. Cristo, entrato nel tempio di Gerusalemme, manifesta la sua indignazione perché la casa del Padre suo è stata trasformata in un grande mercato. Dinanzi a questa reazione, gli ebrei protestano: "Quale segno ci mostri per fare queste cose?" (Gv 2, 18). Ad essi Gesù risponde indicando un solo e grandissimo segno, un segno definitivo: "Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere".

Egli parla naturalmente non del tempio di Gerusalemme, ma di quello del proprio corpo. Dato infatti alla morte, il terzo giorno manifesterà la potenza della risurrezione. L'Evangelista aggiunge: "Quando, poi, fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù" (Gv 2, 22).

2. Nell'odierna domenica, la Chiesa che è in Roma e l'intero popolo cristiano celebrano la solennità della dedicazione della Basilica Lateranense, considerata per antichissima tradizione come la madre di tutte le chiese. La Liturgia ci propone parole relative al tempio: tempio che è, anzitutto, il corpo di Cristo, ma che, per opera di Cristo, è anche ogni uomo. Si domanda l'apostolo Paolo: "Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?" (1 Cor 3, 16). Questo tempio viene edificato sul fondamento posto da Dio stesso. "Nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo" (1 Cor 3, 11). E' Lui la pietra angolare della costruzione divina.

Su Cristo, saldo fondamento della Chiesa, hanno edificato il tempio della loro vita i tre Servi di Dio, che oggi ho la gioia di elevare alla gloria degli altari: Vilmos Apor, Vescovo e martire; Giovanni Battista Scalabrini, Vescovo e Fondatore dei Missionari e delle Missionarie di San Carlo, e María Vicenta di Santa Dorotea Chávez Orozco, Fondatrice dell'Istituto delle Serve della Santissima Trinità e dei poveri.

3. Boldog Apor Vilmos vértanúsággal koronázott lelkipásztori szolgálata által fölragyog Krisztusnak, az új és tökéletes Templomnak misztériumában való részesedés, amely által beteljesedik Isten és ember teljes közössége (vö. Jn 2, 21). A „szegények plébánosa" volt ó, e szolgálatát folytatta püspöksége alatt, a második világháború sötét évei folyamán is, mint a szükséget szenvedók bókezú jótevóje és az üldözöttek védelmezóje. Nem félt fölemelni hangját, hogy az evangéliumi elvek nevében megbélyegezze mindazt az igazságtalanságot és erószaktételt, amelyet a kisebbségek ellen, különösen pedig a zsidó közösségek ellen követtek el.

A Jó Pásztor mintájára, aki életét adja juhaiért (vö. Jn 10, 11), az újonnan avatott Boldog személy szerint megélte a húsvéti misztériumot, egészen életének végsó feláldozásáig. Éppen Nagypéntek napján érte a halálos golyó: nyáját védte, amikor halálra sebeztetett. Így élte meg, a vértanúság által, saját személyes Húsvétját. Hósies módon tanúságot tett a Krisztus iránti szeretetról és a felebarát iránti szolidaritásról, így a dicsóség koronája jutott neki osztályrészéül, a hú szolgák módjára. Vilmos Püspök hósies tanúságtétele becsületére válik a magyar nemzet nemes történelmének, s a mai naptól fogva az egész Egyház csodálattal tekint fel rá. Bátorítsa ez a híveket arra, hogy habozás nélkül kövessék Krisztust, saját életükben is. Ez az életszentség, amelyre minden megkeresztelt meghívást kapott!

[Traduzione dall'ungherese:

3.L'intima partecipazione al Mistero di Cristo, nuovo e perfetto Tempio nel quale si attua la piena comunione tra Dio e l'uomo (cfr Gv 2, 21), risplende nel servizio pastorale del beato Vilmos Apor, la cui esistenza fu coronata dal martirio. Egli fu il "parroco dei poveri", ministero che proseguì come Vescovo durante gli anni bui del secondo conflitto mondiale, operando come generoso benefattore dei bisognosi e difensore di quanti venivano perseguitati. Non temette di alzare la voce per stigmatizzare, in nome dei principi evangelici, le ingiustizie ed i soprusi contro le minoranze, specialmente contro la comunità ebraica.

Ad immagine del Buon Pastore che offre la vita per le sue pecore (cfr Gv 10, 11), il nuovo Beato visse in prima persona l'adesione al Mistero pasquale fino al supremo sacrificio della vita. La sua uccisione avvenne proprio nel giorno del Venerdì Santo: fu colpito a morte mentre difendeva il suo gregge. Egli ha così sperimentato, mediante il martirio, una propria singolare Pasqua, passando dall'eroica testimonianza di amore a Cristo e di solidarietà con i fratelli alla corona di gloria promessa ai fedeli servitori. L'eroica testimonianza del Vescovo Vilmos Apor fa onore alla storia della nobile Nazione ungherese e viene oggi proposta all'ammirazione di tutta la Chiesa. Possa essa incoraggiare i credenti a seguire senza esitazione Cristo nella propria vita. Questa è la santità a cui ogni battezzato è chiamato!]

4. "Santo è il tempio di Dio, che siete voi" (1 Cor 3, 17). L'universale vocazione alla santità fu costantemente sentita e vissuta in prima persona da Giovanni Battista Scalabrini. Amava ripetere spesso: "Potessi santificarmi e santificare tutte le anime affidatemi!". Anelare alla santità e proporla a quanti incontrava fu sempre la prima sua preoccupazione.

Profondamente innamorato di Dio e straordinariamente devoto dell'Eucaristia, egli seppe tradurre la contemplazione di Dio e del suo mistero in una intensa azione apostolica e missionaria, facendosi tutto a tutti per annunciare il Vangelo. Questa sua ardente passione per il Regno di Dio lo rese zelante nella catechesi, nelle attività pastorali e nell'azione caritativa specialmente verso i più bisognosi. Il Papa Pio IX lo definì l'"Apostolo del catechismo" per l'impegno con cui promosse in tutte le parrocchie l'insegnamento metodico della dottrina della Chiesa sia ai fanciulli che agli adulti. Per il suo amore verso i poveri, e in particolar modo verso gli emigranti, si fece apostolo dei numerosi connazionali costretti ad espatriare, spesso in condizioni difficili e col concreto pericolo di perdere la fede: per essi fu padre e guida sicura. Possiamo dire che il beato Giovanni Battista Scalabrini visse intensamente il Mistero pasquale non attraverso il martirio, ma servendo Cristo povero e crocifisso nei tanti bisognosi e sofferenti che predilesse con cuore di autentico Pastore solidale con il proprio gregge.

5. Templo precioso de la Santísima Trinidad fue el alma fuerte y humilde de la nueva beata mexicana, María Vicenta de Santa Dorotea Chávez Orozco. Impulsada por la caridad de Cristo, siempre vivo y presente en su Iglesia, se consagró a su servicio en la persona de los "pobrecitos enfermos", como ella maternalmente los llamaba. Un sinfín de dificultades y contratiempos fueron cincelando su carácter enérgico, pues Dios la quería sencilla, dulce y obediente para hacer de ella la piedra angular del Instituto de Siervas de la Santísima Trinidad y de los Pobres, fundado por la nueva beata en la ciudad de Guadalajara para la atención de los enfermos y los ancianos.

Virgen sensata y prudente, edificó su obra sobre el cimiento de Cristo doliente, curando con el bálsamo de la caridad y la medicina del consuelo los cuerpos heridos y las almas afligidas de los predilectos de Cristo: los indigentes, menesterosos y necesitados.

Su ejemplo luminoso, entretejido de oración, servicio al prójimo y apostolado, se prolonga hoy en el testimonio de sus hijas y de tantas personas de buen corazón que trabajan con denuedo para llevar a los hospitales y a las clínicas la Buena Nueva del Evangelio.

Traduzione italiana

[5. Tempio prezioso della Santissima Trinità fu l'anima forte e umile della nuova beata messicana, María Vicenta de Santa Dorotea Chávez Orozco. Animata dalla carità di Cristo, sempre vivo e presente nella sua Chiesa, si consacrò al suo servizio nella persona dei «poveri malati», come lei maternamente li chiamava. Un'infinità di difficoltà e di contrattempi forgiarono il suo carattere energico, poiché Dio la voleva semplice, dolce e obbediente per fare di lei la pietra d'angolo dell'Istituto delle Serve della Santissima Trinità e dei Poveri, fondato dalla nuova beata nella città di Guadalajara per l'assistenza ai malati e agli anziani.

Vergine saggia e prudente, edificò la sua opera sul fondamento di Cristo sofferente, curando con il balsamo della carità e la medicina della consolazione i corpi feriti e le anime afflitte dei prediletti di Cristo: gli indigenti, i poveri e i bisognosi.

Il suo esempio luminoso, intessuto di preghiera, di servizio al prossimo e di apostolato, si prolunga oggi nella testimonianza delle sue figlie e di tante persone di buon cuore che lavorano con coraggio per portare negli ospedali e nelle cliniche la Buona Novella del Vangelo.]

6. La prima Lettura, tratta dal Libro del Profeta Ezechiele, parla del simbolo dell'acqua. L'acqua è per noi associata al sacramento del Battesimo e sta a significare la rinascita alla vita nuova in Cristo. Oggi, proclamando Beati Vilmos Apor, Giovanni Battista Scalabrini e María Vicenta di Santa Dorotea Chávez Orozco, vogliamo ringraziare Dio per la grazia del loro Battesimo e per tutto ciò che Egli ha compiuto nella loro vita: "... se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio" (Gv 3, 5).

Ecco, questi Beati, rinati dallo Spirito Santo, sono entrati nel Regno di Dio, ed oggi la Chiesa lo annunzia e lo conferma con solennità. Edificata sul fondamento di Cristo, la Comunità cristiana gioisce per l'esaltazione di questi suoi figli ed innalza al cielo un cantico di ringraziamento per i frutti di bene realizzati grazie alla loro totale adesione alla volontà divina.

Sorretta dalla loro testimonianza e dalla loro intercessione, insieme alla Vergine Maria, Regina degli Apostoli e dei Martiri, guarda con fiducia verso il futuro, e si avvia con entusiasmo a varcare la soglia del nuovo millennio, proclamando che Cristo è l'unico Redentore dell'umanità: ieri, oggi, sempre. Amen!