Vincenzo de' Paoli

Vincenzo de' Paoli

(1581-1660)

Beatificazione:

- 21 agosto 1729

- Papa  Benedetto XIII

Canonizzazione:

- 16 giugno 1737

- Papa  Clemente XII

- Basilica Vaticana

Ricorrenza:

- 27 settembre

Sacerdote che, pieno di spirito sacerdotale, a Parigi si dedicò alla cura dei poveri, riconoscendo nel volto di ogni sofferente quello del suo Signore e fondò la Congregazione della Missione, nonché, con la collaborazione di santa Luisa de Marillac, la Congregazione delle Figlie della Carità, per provvedere al ripristino dello stile di vita proprio della Chiesa delle origini, per formare santamente il clero e per assistere i poveri

  • Biografia
  • DISCORSO PIO XII
“Amiamo Dio, fratelli miei, ma amiamolo a nostre spese, con la fatica delle nostre braccia, col sudore del nostro volto”

 

In un piccolo paese della Guascogna, in Francia, da una famiglia di contadini, il 24 aprile 1581 viene alla luce Vincent de Paul.

Nonostante la sua adolescenza trascorra nei campi, il suo acume viene notato da un benefattore che gli offre la possibilità di studiare, tanto che nel 1600, a soli 19 anni di età, è ordinato sacerdote, mentre la laurea in teologia arriverà nel 1604. Apre una scuola privata ma contrae molti debiti; inoltre, durante un viaggio in nave da Marsiglia a Narbona, la sua nave viene assalita dai pirati; Vincenzo è fatto prigioniero e venduto come schiavo a Tunisi. Riuscirà a riconquistare la libertà e a tornare in Francia due anni più tardi grazie al suo terzo padrone, che nel frattempo si è convertito al cristianesimo.

Nel 1612 a Vincenzo viene finalmente affidata la parrocchia di Clichy, alla periferia di Parigi. Questo incarico gli consente di conoscere il cardinale Pierre de Bérulle che sarà per molto tempo il suo padre spirituale. Inizia quindi la sua attività di catechista, ma l’anno successivo diventa precettore dei figli dei marchesi di Gondi, dove rimane quattro anni. È qui che Vincenzo si rende per la prima volta conto dell’enorme divario esistente tra ricchi e poveri, non solo da un punto di vista materiale e sociale, ma anche dal punto di vista culturale e morale. Le sue preoccupazioni sono condivise dalla marchesa Gondi che gli mette a disposizione un’ingente somma di denaro affinché venga istituita una missione di predicazione quinquennale tra i contadini delle sue terre.

Vincenzo però non trova altri sacerdoti che lo affianchino in questo incarico e rinuncia, abbandonando temporaneamente il castello e andando a lavorare nella parrocchia di campagna di Chatillon-le-Dombez. Ma qui il contatto con le miserie dei contadini lo scuote ancora più nel profondo.

Come primo atto da parroco, Vincenzo si prende carico di una famiglia ammalata che non ha di che mangiare: organizza, allora, una catena di solidarietà tra i parrocchiani che riesce alla perfezione. Si rende conto, però, che finita questa elemosina, la famiglia sprofonderà nuovamente nell’indigenza: si rende necessaria, pertanto, un’organizzazione più efficiente, a lungo termine, che serva questa e le altre famiglie bisognose del territorio.

Il 20 agosto 1617 prende vita così la prima cellula della Carità vincenziana. A occuparsene, come la società impone, sono tutte donne, che si chiameranno “Serve dei poveri”. L’associazione cresce a livello esponenziale e in tempi record ottiene l’approvazione del vescovo di Lione. Vincenzo ha capito che è l’amore a muovere tutte le cose e ha scelto di dedicarsi interamente a questo: trasmettere agli altri almeno un po’ di quell’amore con cui sente di essere profondamente amato da Dio.

Vincenzo torna al castello di Gondi, ma stavolta per occuparsi solo della promozione umana e materiale dei contadini. Poi si trasferisce a Parigi, perché è nelle città che le differenze sociali tra chi ha tutto e chi non ha niente sono maggiori: sente che è qui che deve intervenire. Nella capitale presto molte nobildonne ansiose di fare beneficenza e di contribuire economicamente alle sue opere, cercano “Monsieur Vincent”: nascono così le Dame della Carità, che nelle loro fila annoverano addirittura la futura regina di Polonia. L’opera più importante che riescono a realizzare, nel 1634, è l’apertura di un ospedale cittadino.

Ma le Dame non bastano: sia come numero sia perché, data la loro posizione sociale, non possono attendere alle occupazioni più umili. Nel 1633, allora, Vincenzo fonda una Congregazione femminile innovativa per l’epoca: le Figlie della carità, che non saranno “monache”, lontane dal mondo e dedite alla contemplazione, bensì “suore”, sorelle degli ultimi, che vivono accanto a loro nel mondo e di loro si occupano quotidianamente. Insomma, anche le consacrate, per la prima volta, prendono parte all’apostolato attivo. Ancora oggi le Figlie della Carità sono la famiglia religiosa femminile più grande della Chiesa.

Ma l’opera di Vincenzo non si limita solo alle suore. Già dal 1618 aveva iniziato a predicare la Parola di Dio nei villaggi e molti sacerdoti si erano uniti a lui: ne era nata una nuova comunità, che godeva del supporto economico della famiglia Gondi; tra le regole, la necessità di fare vita comune, rinunciare alle cariche ecclesiastiche più ambite, occuparsi dell’assistenza spirituale dei galeotti e dell’insegnamento del catechismo.

Si tratta della Congregazione della Missione, più tardi detta dei Lazzaristi, dal priorato di San Lazzaro in cui aveva sede. Vincenzo si rende conto che spesso all’ignoranza dei contadini si associa una cattiva preparazione dei sacerdoti che dovrebbero occuparsi di loro: così si impegna anche nella formazione del clero, promuovendo gli esercizi spirituali e dando vita alle “conferenze del martedì”: incontri in cui i sacerdoti raccontano le proprie esperienze di apostolato attivo e stimolano vicendevolmente le loro vocazioni alla santità.

Vincenzo muore a Parigi il 27 settembre 1660. Ha 79 anni. Non lascia nessun’opera scritta: il suo capolavoro è stato la Carità. Una carità che è amore che non distingue tra quello verso Dio e quello verso il prossimo. Una spiritualità, quella vincenziana, che si fonda sulla duplice scoperta di Cristo e dei poveri, sulla coincidenza tra preghiera e azione, un impegno che è nel mondo e per il mondo e si concretizza nell’evangelizzazione come nella promozione umana. I suoi figli religiosi, perciò, si rifanno solo alle “Regulae” che incarnano le caratteristiche dello spirito vincenziano: semplicità, umiltà, mansuetudine, mortificazione e zelo per la salvezza delle anime. San Vincenzo de‘ Paoli viene canonizzato da Clemente XII nel 1737, mentre nel 1885 Papa Leone XIII lo proclama patrono di tutte le Associazioni cattoliche di carità.

DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO PP. XII
AI PARTECIPANTI AL CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOCIETÀ
 DELLE CONFERENZE DI SAN VINCENZO DE'PAOLI

Aula della Benedizione - Domenica, 27 aprile 1952

 

Grande conforto, fra tante ansie, arreca al Nostro cuore la vostra presenza, diletti figli e figlie delle Conferenze di San Vincenzo de' Paoli, riuniti in Congresso in questa alma Città; insieme con le folte schiere che operano per ogni dove nel multiforme campo della carità cristiana, voi rappresentate una sicura fulgida luce fra le tenebre che avvolgono il mondo di oggi, debitore del suo funesto disordine al senso pressochè estinto dell'amore e della fraternità.

Forze vive sono, in seno alla umana famiglia e alla Chiesa, le falangi della carità: vive, perchè feconde ed irresistibili, come l'amore che le ispira e come la Chiesa che le inquadra, la quale può dirsi, nel suo più alto e più vasto significato, la Chiesa della carità.

Ed invero a quale sereno osservatore del suo passato e del suo presente potrebbe sfuggire questo carattere distintivo di Lei, essendo Essa stessa frutto di quell'Amore, che è principio della creazione e della redenzione, come è il termine di ogni spirito creato nella eterna e beata comunicazione di Sè?

Fu sempre motivo di stupore allo studioso della storia della Chiesa, — e al credente conferma della sua divina origine — il fatto della prontezza della carità cristiana nell'offrire in ogni tempo uomini ed opere a sollievo di ogni miseria. E la meraviglia si accresce, quando si considera come coloro che impressero la direzione all'immanente spirito della carità furono per lo più anime umili e semplici, le quali a loro volta incontrarono prontamente e sempre numerosi e fedeli seguaci. Anche oggi non vi è regione cattolica, ove non rifulga un nome che da sè solo canti un'epopea di cristiana carità. Ma chi può seguirne il cammino aperto dagli stessi Apostoli, ai primordi della Chiesa, con le collette da essi promosse, nelle agapi fraterne, ove sedevano, a fianco a fianco, il patrizio e lo schiavo, con la istituzione dei diaconi preposti all'amorevole assistenza dei pupilli e delle vedove? Senza dubbio, a questo lirismo della carità, sconosciuto al mondo prima di allora, e che faceva esclamare ai pagani « Ecco come si amano! » è principalmente dovuto il primo rapido espandersi dell'idea cristiana. Tutta la storia della Chiesa ne è attraversata come da un filo d'oro, che la rannoda a quel Cuore amoroso da cui è scaturita.

Carità sempre spontanea, come spontanea irrompe la primavera al rinnovarsi del tepore del sole — Cristo è il sole della sua Chiesa —, come spontaneo è ciò che è connaturale — e non ne è Cristo la linfa vitale? —; sempre aderente, quasi che una speciale mozione dello Spirito Santo renda acuto lo sguardo del cristiano a scoprire ogni miseria dovunque si nasconda, ed irrequieto il cuore, finchè ad ogni sorta di sventura non risponda un'opera ed un manipolo di fratelli intenti a sollevarla.

Così è nata e si è poi ingigantita la corrente benefica della carità, dando vita a quelle istituzioni, che sono ormai vanto di ogni civiltà, i cui nomi sono, per esempio, ospedali, orfanotrofi, Ordini per il riscatto degli schiavi, compagnie per i pellegrini, case per donne pericolanti, associazioni per visite e conforto ai prigionieri, e, in tempi più recenti, lebbrosari, istituti per l'assistenza ai poveri vecchi, ai ciechi, ai sordomuti, agli emigranti, ai figli dei carcerati, ai mutilatini, i quali tutti, insieme coi nomi dei loro fondatori ed associati, sono tra le più preziose gemme che adornano il Corpo mistico di Cristo.

Nel quadro di questa provvida aderenza ai tempi Noi vediamo il sorgere, l'affermarsi e il prosperare delle Conferenze di San Vincenzo de' Paoli, il cui nome risuona a vanto di tutta la Chiesa. Quale fu il primo pensiero che spinse gli otto studenti parigini a fondarle? Lo avete appreso dalle parole stesse di colui che a ragione ne fu detto l'anima: il grande apostolo laico d secolo XIX, Federico Ozanam. Nell'anno della sua morte, or sono quasi cento anni, egli così si esprimeva in Firenze: « Allorchè noi cattolici ci sforzavamo di ricordare ai fratelli sviati le meraviglie del Cristianesimo, essi ci dicevano: il Cristianesimo E in altri tempi ha compiuto prodigi; ma oggi esso è morto. infatti voi, che vi vantate di essere cattolici, che cosa fate? Dove sono le opere che dimostrano la vostra fede e dovrebbero indurci a rispettarla e ad ammetterla? » (Baudrillart, Frédéric Ozanam, Paris 1912, p. 12-13). La medesima domanda, dovuta in verità a scarsa conoscenza della vita della Chiesa, viene fatta talora anche da moderni pagani, come leggevamo alcuni anni or sono in una Rivista missionaria. Un professore giapponese avrebbe detto a un missionario: « Sono pervenuto alla conclusione che la religione cattolica è l'unica vera. Tuttavia vi debbo dichiarare che voi cattolici non credete a ciò che dite e predicate perchè non lo mettete in pratica ». Allo scandalo infondato degli studenti parigini, come a quello egualmente miope dei critici moderni, risponde eloquentemente la fioritura della carità cattolica, e in particolare la fondazione delle Conferenze. « Fu allora che noi dicemmo — continua l'Ozanam —: All'opera! Soccorriamo il nostro prossimo, e mettiamo la nostra fede sotto la protezione della carità ». Così nacquero le vostre Conferenze, le quali, nonostante gli anni trascorsi, conservano, come segno proprio delle opere volute da Dio, tutta la freschezza originaria, come se ad esse fosse stata comunicata la giovinezza, che non tramonta, dei suoi fondatori.

Perciò a voi, che siete venuti alla Nostra presenza per chiederCi una parola illuminatrice e confortatrice nella pratica della vostra vocazione, Noi diciamo semplicemente: proseguite senza tema di operare invano. Poichè siete stati chiamati da Dio a questo particolare lavoro nella sua vigna, nulla di meglio potreste fare per adempire in voi la divina volontà, per contribuire al trionfo della Chiesa, per cooperare alla salvezza delle anime.

Così vorremmo affidare tre brevi pensieri alla vostra meditazione, che rimangano come ricordo salutare di questa Udienza e sprone alla vostra operosità, nel modo stesso che fu motivo di rinnovato ardore ad Ozanam la visita da lui compiuta a questo colle Vaticano.

I. SICURA È L'ASCETICA DELLA CARITÀ

Uno dei pregi del Cristianesimo, indizio della sua esuberante vitalità, è che si può giungere per molte vie alla meta da Dio assegnata ad ogni anima : la santità. Lo Spirito soffia come e dove vuole, di qui la multiforme varietà dei Santi, che costellano il firmamento della Chiesa e predicano la ricchezza dei doni divini. Ma non vi è dubbio che la via della carità, se percorsa con costanza e all'occorrenza con eroismo, non è seconda a nessun'al tra nel condurre direttamente alla santità. La carità verso il prossimo, promanante dalle virtù teologiche e armonizzata con le virtù cardinali della prudenza, della giustizia, della temperanza e della fortezza, può sicuramente stabilirsi a fondamento di alta perfezione.

In tal guisa le Conferenze di San Vincenzo, con le frequenti visite ai poveri, con l'assistenza all'infanzia abbandonata, col provvedere i mezzi finanziari, facendosi i suoi membri in qualche modo mendicanti per i poveri, possono bastare come scuole di santità e palestre di cristiana perfezione, a quel modo che per altre anime furono e sono il chiostro, il deserto, la scuola, l'apostolato diretto, le missioni fra gl'infedeli. Dalla costante compassione verso i poveri la preghiera mentale e vocale trae ispirazione e calore, la mortificazione e il rinnegamento di sè trovano stimolo, la castità e l'umiltà conforto; ogni altra virtù può poggiarsi su questo motivo dominante, che è uno dei massimi precetti con aperte parole promulgati dal Redentore: « Amerai il prossimo tuo come te stesso ».

2. IRRESISTIBILE É L'APOSTOLATO DELLA CARITÀ

È a voi ben noto che le vostre Conferenze nacquero con intento apostolico. Ben presto esse rifulsero tra le forme più efficaci di apostolato, che oggi vigoreggiano nella Chiesa. Nè poteva essere altrimenti, perchè l'apostolato in sè è frutto della carità: dell'amore verso Dio, che si vuole glorificato in ogni anima; dell'amore verso il prossimo, che si brama di rendere partecipe del Sommo Bene: espressione della carità, l'apostolato si compie e si avvalora nella medesima.

Se indagate con sguardo cristiano i motivi che vi attirano alle Conferenze vincenziane, noterete facilmente che vi spinge bensì il senso umano della pietà per le indigenze materiali dei vostri fratelli, ma che soprattutto vi tormenta la brama di sovvenire alle loro indigenze spirituali, molto spesso cagionate da quelle. Vi attrae così verso di loro il desiderio di farli ricchi nello spirito, sereni nella sofferenza, partecipi degl'inesauribili beni di Dio. Minor bene, in verità, sarebbe sfamare i corpi, senza volgere l'animo a Cristo e ai suoi voleri, lasciando le anime digiune del pane sostanziale della verità e delle eterne promesse. Chi rimediasse alle miserie materiali, unicamente per acquietare l'innato sentimento di compassione, non compirebbe che un'opera puramente umana. Il cristiano va e deve andare più oltre; deve sentire quella più alta pietà, che si quieta solo col dare Dio alle anime.

Andate dunque ai poveri come buoni seminatori, come pastori solerti, come padri e fratelli amorosi, apologisti spesso ignorati, ma sempre cari a Dio. Se amate i poveri con la medesima carità di Cristo, Egli porrà sul vostro labbro le parole che illuminano, avvincono e convertono, e nessuno saprà resistere alla forza dell'amore.

3. FECONDA È L'AZIONE DELLA CARITÀ

Quell'azione a cui abbiamo recentemente esortato i fedeli per la salvezza del mondo, per il trionfo della giustizia e della pace, per superare l'aspra crisi del tempo presente, voi potete condurla con esito, proprio esercitando la carità in seno alle vostre Conferenze, perchè sempre fecondo è l'amore vero, nè mai mancherà il felice successo alla sua azione. Può accadere che altre opere, cui i cattolici lodevolmente si dedicano, non sortiscano per varie ragioni i risultati che da esse si sperano; ma quanto si compie nel campo della carità non va mai perduto, anzi tutto converge per vie misteriose a quei fini, che Ci stanno supremamente a cuore. Contemplate ancora una volta il vostro antesignano Federico Ozanam. Quale molteplicità di opere nella sua vita consacrata alla Chiesa! Fu scrittore, oratore, professore, erudito, anche uomo politico: quanta operosità in quarant'anni di esistenza! Eppure qual è l'opera che maggiormente lo illustra, se non le Conferenze da lui fondate?

Vi è peraltro un campo di azione, in cui l'attività delle Conferenze può arrecare un contributo diretto agli scopi spesso da Noi enunciati: il campo dell'assistenza sociale, nel quale potete adoperarvi, pur rimanendo strettamente aderenti alla vostra istituzione, la quale, come ben sapete, intende promuovere ogni opera che miri all'attuazione della giustizia sociale e alla elevazione delle classi più umili. In tal guisa non vi siano estranee opere, come i patronati operai, le scuole popolari, gli uffici di collocamento, la provvista di abitazioni, le colonie estive e le altre forme di assistenza sociale, che lo spirito giovanile delle Conferenze vi suggerirà.

Diletti figli e figlie! La divina Provvidenza è stata con voi generosa, ispirandovi ad abbracciare le Conferenze di San Vincenzo, poichè in esse vi offre un mezzo incomparabile di santificazione, di apostolato e di azione sociale. Siate parimente generosi nel corrispondere, sicuri di ottenere frutti meravigliosi per voi stessi e per la Chiesa. Additate ad altri il vostro programma: ai giovani che talvolta cercano invano un nobile scopo alla vita, e a coloro che, delusi da altri ideali, sentono un immenso vuoto intorno a sè ed in sè. Stringetevi fedeli e concordi sotto i vessilli della cristiana carità; lavorate alacremente ed umilmente; penetrate con la soavità di Cristo nei tuguri della miseria e della sventura, per portarvi quel Gesù che passò sulla terra beneficando e sanando calore di quel Cuore divino, accolto prima nel vostro, sarà irradiato al mondo dell'egoismo e della freddezza, a salute di molti.

Affinchè questi Nostri voti si adempiano in voi e per voi, impartiamo di cuore a voi stessi qui presenti e a tutti gli associati alle Conferenze di San Vincenzo de' Paoli operanti nell'universo, la Nostra paterna Apostolica Benedizione.