Zygmunt Gorazdowski

Zygmunt Gorazdowski

(1845-1920)

Beatificazione:

- 26 giugno 2001

- Papa  Giovanni Paolo II

Canonizzazione:

- 23 ottobre 2005

- Papa  Benedetto XVI

- Piazza San Pietro

Ricorrenza:

- 1 gennaio

Sacerdote diocesano, di origine polacca, fu insigne per pietà verso il prossimo e pioniere di attività per la difesa della vita; fondò la Congregazione delle Suore di San Giuseppe, adoperandosi con ogni mezzo per il bene dei poveri e dei bisognosi

  • Biografia
  • Omelia
  • il «Padre dei poveri»
  • omelia di beatificazione
"Essere tutto per tutti per salvarne almeno uno"

 

Zygmunt Karol Gorazdowski nacque a Sanok (Polonia) il 1° novembre 1845. Nella sua famiglia erano tenuti in alta considerazione e rigorosamente adempiuti i precetti della fede cattolica. Zygmunt stesso, sin dalla prima infanzia, pur essendo gravemente ammalato, sempre desiderò aiutare le persone che vivevano situazioni di sofferenza e di dolore. Dopo aver terminato il ginnasio, intraprese gli studi di giurisprudenza all’Università di Leopoli. Avvertendo tuttavia la vocazione al sacerdozio, interruppe gli studi al secondo anno ed entrò nel Seminario Spirituale Superiore di Leopoli. In Seminario dovette superare una grande prova di fede. Poiché la sua malattia andava sempre più aggravandosi fino a metterlo in pericolo di vita, gli venne sospesa l’ordinazione sacerdotale. I suoi colleghi, vivendo da vicino il suo dramma esistenziale, scrissero nelle loro memorie: «La non ammissione al sacerdozio fu per Zygmunt un colpo molto doloroso, soffrì sia moralmente sia fisicamente, ma non perse la fiducia nel Signore Dio». Due anni dopo però le sue condizioni di salute migliorarono in modo così sensibile da permettergli di venir ordinato presbitero nella Cattedrale di Leopoli il 25 luglio 1871.

Nel 1877 Don Zygmunt diede inizio alla sua attività sacerdotale e caritativa a Leopoli. In veste di vicario, amministratore ed in seguito parroco intraprese in molte scuole l’opera della catechesi. Continuò ad impegnarsi nell’attività di editore e di redattore. Pubblicò alcune edizioni del Catechismo elaborato da lui, dei Principi e norme della buona educazionecattolica per i genitori e gli educatori. E pubblicò articoli concernenti principalmente il campo pastorale, sociale e pedagogico. Creò anche l’Associazione Bonus Pastor, che supportava l’attività dei sacerdoti, e per alcuni anni redasse una rivista dallo stesso titolo.

Per gestire la maggior parte delle opere di beneficenza da lui istituite, Don Zygmunt impegnò le suore terziarie francescane, preoccupandosi della loro formazione adeguata e di avere l’approvazione delle autorità ecclesiastiche, con i diritti monastici, della nuova Congregazione delle Suore di San Giuseppe. Il 17 febbraio 1884 è la data ufficiale della sua fondazione. Man mano che la Congregazione si sviluppava, il suo Fondatore coinvolgeva le suore nel servizio dei sofferenti negli ospedali, orfanotrofi, asili infantili e raccomandava l’assistenza ai malati nelle case private. Egli stesso fu per le suore il modello della comunione di preghiera con Dio e nello stesso tempo l’esempio del servizio eroico alle persone bisognose, da cui scaturisce il motto maturato nella vita della Congregazione: « Il cuore vicino a Dio, le mani al lavoro ». La Congregazione delle Suore di San Giuseppe, seguendo rigorosamente il carisma del suo Fondatore, fino ai giorni nostri gestisce gli istituti educativi, si impegna nell’attività di catechesi e di istruzione religiosa, intraprende il servizio di assistenza ai malati, ai sofferenti, ai poveri di ogni genere di povertà. La Congregazione opera in Polonia, Germania, Francia, Italia, Ucraina e ha aperto alcune missioni in Africa e in America del Sud.

Zygmunt Gorazdowski morì il 1° gennaio 1920 a Leopoli. Allora si disse di lui che: « era l’occhio del cieco, la gamba dell’infermo, il padre dei poveri ». Il processo di beatificazione ebbe inizio nel 1989. Il 26 giugno 2001 a Leopoli il Papa Giovanni Paolo II proclamò beato l’Apostolo della Misericordia di Dio, stabilendone la memoria liturgica proprio il 26 giugno.

CAPPELLA PAPALE PER LA CONCLUSIONE 
DELL’XI ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEL SINODO DEI VESCOVI,
DELL'ANNO DELL'EUCARISTIA
 E PER LA CANONIZZAZIONE DEI BEATI:

JÓZEF BILCZEWSKI; 
GAETANO CATANOSO; 
ZYGMUNT GORAZDOWSKI; 
ALBERTO HURTADO CRUCHAGA; 
FELICE DA NICOSIA

OMELIA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI

Piazza San Pietro
Giornata Missionaria Mondiale
Domenica, 23 ottobre 2005

 

Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio!
Cari fratelli e sorelle!

In questa XXX Domenica del tempo ordinario, la nostra Celebrazione eucaristica si arricchisce di diversi motivi di ringraziamento e di supplica a Dio. Si concludono contemporaneamente l’Anno dell’Eucaristia e l’Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, dedicata proprio al mistero eucaristico nella vita e nella missione della Chiesa, mentre sono stati da poco proclamati santi cinque Beati: il Vescovo Józef Bilczewski, i presbiteri Gaetano Catanoso, Zygmunt Gorazdowski e Alberto Hurtado Cruchaga, e il religioso Cappuccino Felice da Nicosia. Inoltre, ricorre quest’oggi la Giornata Missionaria Mondiale, appuntamento annuale che risveglia nella Comunità ecclesiale lo slancio per la missione. Con gioia rivolgo il mio saluto a tutti i presenti, ai Padri Sinodali in primo luogo, e poi ai pellegrini venuti da varie nazioni, insieme con i loro Pastori, per festeggiare i nuovi Santi. L’odierna liturgia ci invita a contemplare l’Eucaristia come fonte di santità e nutrimento spirituale per la nostra missione nel mondo: questo sommo "dono e mistero" ci manifesta e comunica la pienezza dell’amore di Dio.

La Parola del Signore, risuonata poc’anzi nel Vangelo, ci ha ricordato che nell’amore si riassume tutta la legge divina. Il duplice comandamento dell’amore di Dio e del prossimo racchiude i due aspetti di un unico dinamismo del cuore e della vita. Gesù porta così a compimento la rivelazione antica, non aggiungendo un comandamento inedito, ma realizzando in se stesso e nella propria azione salvifica la sintesi vivente delle due grandi parole dell’antica Alleanza: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore…" e "Amerai il prossimo tuo come te stesso" (cfr Dt 6,5; Lv 19,18). Nell’Eucaristia noi contempliamo il Sacramento di questa sintesi vivente della legge: Cristo ci consegna in se stesso la piena realizzazione dell’amore per Dio e dell’amore per i fratelli. E questo suo amore Egli ci comunica quando ci nutriamo del suo Corpo e del suo Sangue. Può allora realizzarsi in noi quanto san Paolo scrive ai Tessalonicesi nell’odierna seconda Lettura: "Vi siete convertiti, allontanandovi dagli idoli, per servire al Dio vivo e vero" (1 Ts 1,9). Questa conversione è il principio del cammino di santità che il cristiano è chiamato a realizzare nella propria esistenza. Il santo è colui che è talmente affascinato dalla bellezza di Dio e dalla sua perfetta verità da esserne progressivamente trasformato. Per questa bellezza e verità è pronto a rinunciare a tutto, anche a se stesso. Gli basta l’amore di Dio, che sperimenta nel servizio umile e disinteressato del prossimo, specialmente di quanti non sono in grado di ricambiare. Quanto provvidenziale, in questa prospettiva, è il fatto che oggi la Chiesa additi a tutti i suoi membri cinque nuovi Santi che, nutriti di Cristo Pane vivo, si sono convertiti all’amore e ad esso hanno improntato l’intera loro esistenza! In diverse situazioni e con diversi carismi, essi hanno amato il Signore con tutto il cuore e il prossimo come se stessi "così da diventare modello a tutti i credenti" (1 Ts 1,6-7).

Święty Józef Bilczewski był człowiekiem modlitwy. Msza św., Liturgia Godzin, medytacja, różaniec i inne praktyki religijne wyznaczały rytm jego dni. Szczególnie wiele czasu poświęcał adoracji eucharystycznej.

Również święty Zygmunt Gorazdowski zasłynął swoją pobożnością opartą o sprawowanie i adorację Eucharystii. Przeżywanie Ofiary Chrystusa prowadziło go ku chorym, biednym i potrzebującym.

[Il santo Józef Bilczewski fu un uomo di preghiera. La Santa Messa, la Liturgia delle Ore, la meditazione, il rosario e le altre pratiche di pietà scandivano le sue giornate. Un tempo particolarmente lungo era dedicato all’adorazione eucaristica.

Anche il santo Zygmunt Gorazdowski è diventato famoso per la devozione fondata sulla celebrazione e sull’adorazione dell’Eucaristia. Il vivere l’offerta di Cristo l’ha spinto verso i malati, i poveri e i bisognosi.]

Глибоке знання Богослов’я, віри та євхаристійної набожності Йосифа Більчевського вчинили так, що він став прикладом для священиків і свідком віри для всіх християн.

Зигмунд Гораздовський, засновуючи Асоціяцію священиків, Конгрегацію Сестер Св. Йосифа та ряд інших харитативних організацій, керувався завжди духом сопричастя, який міститься в Пресвятій Євхаристії.

[La profonda conoscenza della teologia, la fede e la devozione eucaristica di Józef Bilczeski hanno fatto di lui un esempio per i sacerdoti e un testimone per tutti i fedeli.

Zygmunt Gorazdowski, fondando l’Associazione dei sacerdoti, la Congregazione delle Suore di San Giuseppe e tante altre istituzioni caritative, si è sempre lasciato guidare dallo spirito di comunione, che pienamente si rivela nell’Eucaristia.]

"Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore... Amerai il prossimo tuo come te stesso" (Mt 22, 37 e 39). Questo sarebbe stato il programma di vita di san Alberto Hurtado, che volle identificarsi con il Signore e amare con il suo stesso amore i poveri. La formazione ricevuta nella Compagnia di Gesù, consolidata dalla preghiera e dall'adorazione dell'Eucaristia, lo portò a farsi conquistare da Cristo, poiché era un vero contemplativo nell'azione. Nell'amore e nel dono totale di sé alla volontà di Dio trovò la forza per l'apostolato. Fondò El Hogar de Cristo per i più bisognosi e i senzatetto, offrendo loro un ambiente familiare pieno di calore umano. Nel suo ministero sacerdotale si distinse per la sua semplicità e la sua disponibilità verso gli altri, essendo un'immagine viva del Maestro, "mite e umile di cuore". Alla fine dei suoi giorni, tra i forti dolori causati dalla malattia, ebbe ancora forze per ripetere:  "Contento, Signore, contento", esprimendo così la gioia con la quale visse sempre.

San Gaetano Catanoso fu cultore ed apostolo del Volto Santo di Cristo. "Il Volto Santo - affermava - è la mia vita. È lui la mia forza". Con una felice intuizione egli coniugò questa devozione alla pietà eucaristica. Così si esprimeva:  "Se vogliamo adorare il Volto reale di Gesù... noi lo troviamo nella divina Eucaristia, ove col Corpo e Sangue di Gesù Cristo si nasconde sotto il bianco velo dell'Ostia il Volto di Nostro Signore". La Messa quotidiana e la frequente adorazione del Sacramento dell'altare furono l'anima del suo sacerdozio:  con ardente ed instancabile carità pastorale egli si dedicò alla predicazione, alla catechesi, al ministero delle Confessioni, ai poveri, ai malati, alla cura delle vocazioni sacerdotali. Alle Suore Veroniche del Volto Santo, che egli fondò, trasmise lo spirito di carità, di umiltà e di sacrificio, che ha animato l'intera sua esistenza.

San Felice da Nicosia amava ripetere in tutte le circostanze, gioiose o tristi: "Sia per l’amor di Dio". Possiamo così ben comprendere quanto fosse intensa e concreta in lui l’esperienza dell’amore di Dio rivelato agli uomini in Cristo. Questo umile Frate Cappuccino, illustre figlio della terra di Sicilia, austero e penitente, fedele alle più genuine espressioni della tradizione francescana, fu gradualmente plasmato e trasformato dall’amore di Dio, vissuto e attualizzato nell’amore del prossimo. Fra Felice ci aiuta a scoprire il valore delle piccole cose che impreziosiscono la vita, e ci insegna a cogliere il senso della famiglia e del servizio ai fratelli, mostrandoci che la gioia vera e duratura, alla quale anela il cuore di ogni essere umano, è frutto dell’amore.

Cari e venerati Padri Sinodali, per tre settimane abbiamo vissuto insieme un clima di rinnovato fervore eucaristico. Vorrei ora, con voi ed a nome dell'intero Episcopato, inviare un fraterno saluto ai Vescovi della Chiesa in Cina. Con viva pena abbiamo sentito la mancanza dei loro rappresentanti. Voglio tuttavia assicurare a tutti i Presuli cinesi che siamo vicini con la preghiera a loro e ai loro sacerdoti e fedeli. Il sofferto cammino delle comunità, affidate alla loro cura pastorale, è presente nel nostro cuore: esso non rimarrà senza frutto, perché è una partecipazione al Mistero pasquale, a gloria del Padre. I lavori sinodali ci hanno permesso di approfondire gli aspetti salienti di questo mistero dato alla Chiesa fin dall’inizio. La contemplazione dell’Eucaristia deve spingere tutti i membri della Chiesa, in primo luogo i sacerdoti, ministri dell’Eucaristia, a ravvivare il loro impegno di fedeltà. Sul mistero eucaristico, celebrato e adorato, si fonda il celibato che i presbiteri hanno ricevuto quale dono prezioso e segno dell’amore indiviso verso Dio e il prossimo. Anche per i laici la spiritualità eucaristica deve essere l’interiore motore di ogni attività e nessuna dicotomia è ammissibile tra la fede e la vita nella loro missione di animazione cristiana del mondo. Mentre si conclude l’Anno dell’Eucaristia, come non rendere grazie a Dio per i tanti doni concessi alla Chiesa in questo tempo? E come non riprendere l’invito dell’amato Papa Giovanni Paolo II a "ripartire da Cristo"? Come i discepoli di Emmaus che, riscaldati nel cuore dalla parola del Risorto e illuminati dalla sua viva presenza riconosciuta nello spezzare il pane, senza indugio fecero ritorno a Gerusalemme e diventarono annunciatori della risurrezione di Cristo, anche noi riprendiamo il nostro cammino animati dal vivo desiderio di testimoniare il mistero di questo amore che dà speranza al mondo.

In questa prospettiva eucaristica ben si colloca l’odierna Giornata Missionaria Mondiale, alla quale il venerato Servo di Dio Giovanni Paolo II aveva dato come tema di riflessione: "Missione: Pane spezzato per la vita del mondo". La Comunità ecclesiale quando celebra l’Eucaristia, specialmente nel giorno del Signore, prende sempre più coscienza che il sacrificio di Cristo è "per tutti" (Mt26,28) e l’Eucaristia spinge il cristiano ad essere "pane spezzato" per gli altri, a impegnarsi per un mondo più giusto e fraterno. Ancor oggi, di fronte alle folle, Cristo continua ad esortare i suoi discepoli: "Date loro voi stessi da mangiare" (Mt 14,16) e, in suo nome, i missionari annunciano e testimoniano il Vangelo, talvolta anche con il sacrifico della vita. Cari amici, dobbiamo tutti ripartire dall’Eucaristia. Ci aiuti Maria, Donna eucaristica, ad esserne innamorati; ci aiuti a "rimanere" nell’amore di Cristo, per essere da Lui intimamente rinnovati. Docile all’azione dello Spirito e attenta alle necessità degli uomini, la Chiesa sarà allora sempre più faro di luce, di vera gioia e di speranza, realizzando appieno la sua missione di "segno e strumento di unità dell’intero genere umano" (Lumen gentium, 1).

L’unico desiderio del Beato Zygmunt Gorazdowski era: « essere tutto per tutti per salvarne almeno uno».

Fin dai primi tempi nei luoghi dove svolse la sua attività pastorale si fece conoscere come persona dall’eccezionale carisma di saper unire l’attività sacerdotale e quella caritativa. Vedendo la grande povertà dei suoi fedeli e le varie difficoltà legate alla diffusione del messaggio evangelico, elaborò e pubblicò un Catechismo che andò diffondendosi fino a oltre le cinquantamila copie. Per i ragazzi e le ragazze invece stese e diede alle stampe un volumetto dal titolo Consigli e raccomandazioni. L’accostarsi ai Santi Sacramenti e specie l’Eucaristia costituiva il punto più alto delle sue attenzioni; pertanto diede inizio, nell’Arcidiocesi di Leopoli, alla pratica della Prima Comunione comune per i bambini. Fu pure divulgatore dei ricordi della Prima Comunione e dei ricordi legati al Sacramento della Cresima. Don Zygmunt, sul modello di Cristo, cercò di non escludere nessuno dalla sua azione pastorale esercitata con amore totale, in particolare le sue attenzioni erano rivolte alle persone emarginate dalla società. Durante l’impazzare dell’epidemia di colera, ad esempio, dimenticandosi completamente di sé, soccorse gli infermi recando loro il conforto del suo ministero sacerdotale e offrendo aiuti concreti, fino a giungere a ricomporre personalmente le salme dei morti e a deporle nelle bare. Perfino gli Ebrei baciavano con grande rispetto la sua veste, considerandolo un santo.

Nel periodo in cui fu segretario dell’Istituto per i Cristiani Poveri di Leopoli, fondò la Casa del lavoro volontario per i mendicanti e i senzatetto, di cui facevano parte anche dei bambini. Nelle Relazioni dell’Attività di quella Casa si legge: « molti poveri... hanno smesso di mendicare e con il senso ritrovato della propria dignità sono tornati sulla retta via ».

Per iniziativa di Don Zygmunt, noto sempre più come il «Sacerdote dei mendicanti » e il «Padre dei poveri », diede inizio sempre a Leopoli anche alla Cucina Popolare, che offriva pasti a modico prezzo. La mensa era frequentata da operai, studenti, allievi, bambini e soprattutto dai poveri di Leopoli.

Un’altra opera frutto della cristiana misericordia di Don Zygmunt fu l’Istituto per i malati terminali e i convalescenti. Era la risposta alle necessità delle persone sofferenti ed inferme che, in seguito alla legge del governo, dopo sei settimane di degenza in ospedale, indipendentemente dalle loro condizioni di salute, ne erano dimesse. Così all’epoca si scriveva di Don Gorazdowski: «Quando nessuno sapeva occuparsi degli infermi infelici senza scampo... lui pensò di erigere un edificio per quegli sventurati... ».

Don Zygmunt fondò anche il Convitto di San Giosafat per gli Studenti poveri del Seminario degli Insegnanti, istituto che educò molte persone che spesso poi ricoprirono importanti cariche istituzionali.

Non si può dimenticare anche il primo e per lunghi anni unico in Galizia Istituto del Bambino Gesù per ragazze madri e neonati abbandonati, che salvò circa 3.000 bambini e moltissime madri.

Don Zygmunt operò inoltre nell’Associazione di Santa Salomea, volta ad aiutare le vedove povere ed i loro bambini e nell’Associazione delle Sarte Povere. Fu anche uno dei fondatori della Lega delle Associazioni e degli Istituti di Beneficenza della Galizia che riuniva e dirigeva le attività delle varie opere della misericordia cristiana.

Il Beato, volendo salvare i bambini cattolici dall’indifferenza religiosa o perfino dall’ateismo, fondò la scuola cattolica polacco tedesca, che affidò alla guida dei Fratelli delle Scuole Cristiane e, sollecitato dall’appello del Santo Padre a pubblicare giornali e scritti cattolici a basso prezzo per il popolo, iniziò a pubblicare la Gazeta Codzienna (Gazzetta Quotidiana).

Sia l’iniziativa della scuola cattolica che la fondazione della gazzetta cattolica riscontrarono a Leopoli una grande opposizione antiecclesiastica e recarono al fondatore molte pene, sofferenze, incomprensioni e umiliazioni, che perdurarono pressoché fino alla sua morte.

CELEBRAZIONE EUCARISTICA IN RITO LATINO E BEATIFICAZIONI

OMELIA DEL SANTO PADRE

Lviv, Ucraina - Martedì, 26 giugno 2001

 

1. "Fate quello che vi dirà" (Gv 2,5).

Il brano del Vangelo, appena proclamato, presenta il primo intervento di Maria nella vita pubblica di Gesù e pone in risalto la sua cooperazione alla missione del Figlio. A Cana, nel corso di un convito nuziale a cui prendono parte Maria, Gesù e i suoi discepoli, viene a mancare il vino. Manifestando la sua fede nel Figlio e venendo in soccorso ai due giovani sposi in difficoltà, Maria sollecita il Salvatore a provvedere compiendo il primo miracolo.

"Che ho da fare con te, o Donna? Non è ancora giunta la mia ora" (Gv 2,4), le risponde Gesù. Di fronte a queste parole Maria non si scoraggia e rivolta ai servi dice: "Fate quello che vi dirà" (Gv 2,5). Ella rinnova la sua fiducia nel Figlio e vede premiata col miracolo la sua intercessione.

L'episodio evangelico ci invita quest'oggi a contemplare Maria quale "Aiuto dei cristiani" in ogni necessità. Sarebbe istruttivo ripercorrere le vicende del popolo fedele per riconoscervi i segni della protezione materna di Maria, sempre sollecita del bene dei suoi figli. Potremmo raccogliere tante testimonianze degli interventi di Maria a salvaguardia dei singoli e della comunità. Ma le testimonianze più belle le possiamo raccogliere nella vita dei vostri santi.

Fermiamo oggi il nostro sguardo su due figli di questa Terra, che dalla devozione alla Vergine Santissima trassero stimolo per un cammino di perfezione, oggi solennemente riconosciuto. Essi sono l'Arcivescovo Giuseppe Bilczewski e il sacerdote Zygmunt Gorazdowski. Ambedue nutrirono un profondo amore per la Madre del Signore. La loro vita ed il loro servizio pastorale furono una continua risposta al suo invito: "Fate quello che vi dirà". Eroicamente obbedienti agli insegnamenti del Signore, percorsero la via stretta della santità. Entrambi vissero qui a Leopoli, quasi negli stessi anni. Insieme vengono oggi iscritti nell'albo dei Beati.

2. Nel loro ricordo, mi è gradito salutare tutti voi qui presenti. Saluto, in modo speciale, i Signori Cardinali Marian Jaworski e Lubomyr Husar, i Vescovi della Conferenza Episcopale Ucraina e quelli del Sinodo dei Vescovi della Chiesa Greco-cattolica Ucraina. Saluto pure voi, sacerdoti, religiosi e religiose, seminaristi e quanti siete attivamente impegnati nelle varie attività pastorali. Un saluto affettuoso ai giovani, alle famiglie, agli ammalati e all'intera Comunità qui idealmente adunata per accogliere il messaggio spirituale dei nuovi Beati.

Sono lieto che l'Arcidiocesi di Leopoli ottenga un secondo Arcivescovo beato. Dopo Jakub Strzemi", che guidò questo popolo negli anni 1391-1409 e fu beatificato nel 1790, viene oggi elevato alla gloria degli altari un altro Pastore di quest'Arcidiocesi, Giuseppe Bilczewski. Non è questa una testimonianza della continuità della fede di questo popolo e della benedizione di Dio, che gli manda Pastori degni della loro vocazione? Come non ringraziare Dio per questo dono concesso alla Chiesa di leopoli?

Dall'Arcivescovo Giuseppe Bilczewski riceviamo l'invito a vivere con generosità l'amore di Dio e del prossimo. Fu questa la regola suprema della sua vita. Sin dai primi anni di sacerdozio, egli coltivò un'ardente passione per la Verità rivelata, che lo condusse a fare della ricerca teologica una via originale per tradurre in comportamenti concreti il comandamento dell'amore verso Dio. Nella vita sacerdotale, come nelle varie importanti mansioni ricoperte presso l'Università "Giovanni Casimiro" di Leopoli, egli seppe sempre testimoniare, insieme con l'amore per Dio, anche un grande amore per il prossimo. Nutrì una particolare attenzione ai poveri e coltivò rapporti rispettosi e cordiali sia verso i colleghi, sia verso gli studenti, che lo ricambiarono sempre con grande stima ed affetto.

La nomina ad Arcivescovo gli offrì l'occasione per dilatare a dismisura i confini della sua carità. Nel periodo particolarmente difficile del primo conflitto mondiale, il nuovo Beato apparve come l'icona vivente del Buon Pastore, pronto ad incoraggiare e sostenere i suoi fedeli con parole ispirate e piene di benevolenza. Venne in soccorso dei bisognosi, verso i quali nutrì una predilezione tale, da voler rimanere con loro anche dopo la sua morte, decidendo di essere sepolto nel cimitero di Janow in Leopoli, che accoglieva le spoglie mortali dei diseredati. Servo buono e fedele del Signore, animato da profonda spiritualità e incessante carità, fu amato e stimato da tutti i suoi concittadini, senza distinzione di confessioni, rito o nazionalità.

Oggi la sua testimonianza brilla dinanzi a noi come incoraggiamento e stimolo, perché anche la nostra azione apostolica, alimentata da profonda preghiera e da tenera devozione alla Vergine, sia tutta dedita alla gloria di Dio e al servizio della santa Madre Chiesa per il bene delle anime.

3. Questa beatificazione costituisce anche per me un motivo particolare di gioia. Il beato Giuseppe Bilczewski rimane nella linea della mia successione apostolica. Infatti egli consacrò l'Arcivescovo Boleslao Twardowski, il quale a sua volta ordinò vescovo Eugenio Baziak, dalle cui mani ho ricevuto l'ordinazione vescovile. Oggi, dunque, anch'io ricevo un nuovo, particolare patrono. Ringrazio Dio per questo mirabile dono.

C'è anche un altro particolare che non può essere trascurato in questa occasione. Il beato Arcivescovo Bilczewski fu consacrato dal Cardinale Giovanni Puzyna, Vescovo di Cracovia. Gli erano al fianco come con-consacranti il beato Giuseppe Sebastiano Pelczar, Vescovo di PrzemyÑl, e il Servo di Dio Andrey Sheptytskyj, Arcivescovo greco-cattolico. Non fu questo un evento stupendo? In quella circostanza lo Spirito Santo fece incontrare tre grandi Pastori, di cui due sono proclamati beati e il terzo, a Dio piacendo, lo sarà. Davvero meritava questa terra di vederli insieme nell'atto solenne della creazione di un successore degli Apostoli. Meritava di vederli uniti. Questa loro unione resta come segno ed una chiamata per i fedeli dei rispettivi greggi, che dal loro esempio sono invitati a costruire la comunione insidiata dal ricordo delle vicende storiche e dai pregiudizi sorti dal nazionalismo.

Oggi, mentre rendiamo lode a Dio per l'invitta fedeltà al Vangelo di questi suoi Servi, avvertiamo l'intima spinta a riconoscere le infedeltà evangeliche in cui sono incorsi non pochi cristiani di radice sia polacca che ucraina, residenti in questi luoghi. E' tempo di prendere le distanze dal doloroso passato. I cristiani delle due Nazioni devono camminare insieme nel nome dell'unico Cristo, verso l'unico Padre, guidate dallo stesso Spirito Santo, fonte e principio di unità. Il perdono offerto e ricevuto si diffonda come balsamo benefico nel cuore di ciascuno. La purificazione della memoria storica disponga tutti a far prevalere quanto unisce su quanto divide, per costruire insieme un futuro di reciproco rispetto, di fraterna collaborazione e di autentica solidarietà. Oggi l'Arcivescovo Giuseppe Bilczewski e i suoi compagni Pelczar e Sheptytskyj vi esortano: siate uniti!

4. Durante gli anni dell'episcopato di Mons. Bilczewski, visse in Leopoli l'ultima parte della sua esistenza terrena anche don Zygmunt Gorazdowski, autentica perla del clero latino di questa Arcidiocesi. La sua straordinaria carità lo portò a dedicarsi senza sosta ai poveri, nonostante le sue precarie condizioni di salute. La figura del giovane sacerdote che, dimentico del grave pericolo di contagio, si aggirava tra gli ammalati di Wojnilow e ricomponeva personalmente i corpi dei morti di colera, è rimasta nella memoria dei contemporanei come vivente testimonianza dell'amore misericordioso del Salvatore.

Ebbe una passione ardente per il Vangelo che lo portò a farsi presente nelle scuole, nel campo dell'editoria e in varie iniziative catechetiche, soprattutto nei confronti dei giovani. La sua azione apostolica era poi convalidata da un impegno caritativo che non conosceva soste. Nel ricordo dei fedeli di Leopoli egli rimane come il "padre dei poveri" e il "sacerdote dei senzatetto". La sua creatività e la sua dedizione in questo ambito quasi non ebbero confini. Come Segretario dell'"Istituto dei poveri cristiani", fu presente dovunque si levasse il grido angosciato della gente, a cui cercò di rispondere, proprio qui a Leopoli, con numerose istituzioni caritative.

Riconosciuto alla sua morte come "un vero religioso, anche se privo di voti speciali", per la sua piena fedeltà a Cristo povero, casto ed obbediente, egli resta per tutti un testimone privilegiato della divina misericordia. Testimone egli è, in particolare, per voi, care Suore di San Giuseppe, che cercate di seguirlo fedelmente nel diffondere l'amore per Cristo e per i fratelli mediante opere educative e assistenziali. Dal beato Zygmunt Gorazdowski voi avete appreso ad alimentare l'attività apostolica con un'intensa vita di preghiera. Il mio augurio è che possiate, come lui, conciliare l'azione con la contemplazione, nutrendo la vostra pietà con un'ardente devozione alla Passione di Cristo, un tenero amore per la Vergine Immacolata e una venerazione tutta speciale per San Giuseppe, del quale don Zygmunt cercava di imitare la fede, l'umiltà, la prudenza ed il coraggio.

5. L'esempio dei beati Giuseppe Bilczewski e Zygmunt Gorazdowski sia di sprone per voi, cari sacerdotireligiosi e religioseseminaristicatechisti e studenti di teologia. A voi penso in maniera tutta speciale in questo momento e vi invito a raccogliere la lezione spirituale e apostolica di questi due Beati pastori della Chiesa. Imitateli! Voi, che in vario modo svolgete un servizio speciale al Vangelo, dovete fare come loro il possibile perché, attraverso la vostra testimonianza, ciascun uomo, qualsiasi sia la sua età, origine, formazione, stato sociale, si senta amato da Dio nel profondo del cuore. E' questa la vostra missione.

Vostro impegno prioritario sia amare tutti ed essere disponibili per ciascuno, mai venendo meno alla vostra fedeltà a Cristo e alla Chiesa. Questa è una strada certo irta di difficoltà e di incomprensioni, che talora può comportare persino persecuzione.

Ne sono ben consapevoli i più anziani. Ci sono tra voi molti che, nella seconda metà del secolo scorso, hanno subito non poche sofferenze a causa della loro adesione a Cristo e alla Chiesa. Voglio rendere omaggio a tutti voi, cari sacerdoti, religiosi e religiose che siete rimasti fedeli a questo Popolo di Dio. Ed a voi, che ora affiancate questi generosi operai del Vangelo cercando di portare avanti la loro missione, dico: non temete! Cristo non promette una vita facile, ma assicura sempre il suo aiuto.

6. Duc in altum! Prendi il largo, Chiesa di Leopoli dei Latini! Il Signore è con Te! Non temere di fronte alle difficoltà che anche oggi insidiano il tuo cammino. Con Cristo tu sarai vittoriosa. Scegli con coraggio la santità: lì è posta la premessa sicura della pace vera e del progresso duraturo.

Carissimi Fratelli e Sorelle, vi affido alla protezione di Maria Benevola Madre di Dio, che da secoli venerate nell'effige che avrò la gioia d'incoronare oggi. Sono lieto di potermi anch'io inchinare davanti a questa immagine che ricorda i voti del re Giovanni Casimiro. La "Graziosa Stella di Leopoli" vi sia di sostegno e vi porti la pienezza delle grazie.

Chiesa di Leopoli dei Latini, intercedano per te tutti i santi e le sante che hanno arricchito la tua storia. Ti proteggano in modo speciale i beati Arcivescovi Jakub Strzemi" e Giuseppe Bilczewski, con il Padre Zygmunt Gorazdowski. Avanza fiduciosa nel nome di Cristo Redentore dell'uomo! Amen.

Prima dell'incoronazione di Maria Benevola Madre di Dio, da secoli venerata a Leopoli, Giovanni Paolo II si è rivolto in lingua italiana ai fedeli presenti con queste parole:

Saluto cordialmente i Signori Cardinali, gli Arcivescovi ed i Vescovi qui convenuti da diversi paesi. Cari fratelli, vi ringrazio della vostra partecipazione a queste giornate che vedono la Chiesa Cattolica in Ucraina raccolta in preghiera attorno al Successore di Pietro. La vostra presenza è segno eloquente e prezioso della comunione e della solidarietà delle vostre Chiese locali con i figli della Chiesa cattolica che vivono in questa terra. Vi aspetto anche domani, per celebrare insieme Cristo Signore, seguito fedelmente come maestro e modello di santità dai martiri e beati della Chiesa greco-cattolica.

Successivamente il Papa ha pronunciato in lingua ucraina il saluto che pubblichiamo in una nostra traduzione italiana:

Carissimi vi ringrazio cordialmente per la vostra gioiosa presenza all'odierna celebrazione.

La mia viva gratitudine si rivolge anche a tutta la città di Leopoli per l'accoglienza sincera e calorosa tributatami ieri, segno di grande ospitalità e di apertura di cuore.

Invito tutti voi alla importante beatificazione dei martiri che avrà luogo domani. Vi aspetto anche questo pomeriggio all'incontro con i giovani.

Sia lodato Gesù Cristo

Traduzione italiana del saluto in lingua russa:

Saluto i fedeli russi che hanno voluto unirsi alla nostra celebrazione. Carissimi, tornando a casa mantenete fisso lo sguardo su Cristo. Ascoltate la sua voce: Cristo vi chiama a testimoniarlo fedelmente nella vostra esistenza. Con affetto vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua bielorussa:

Rivolgo ora il mio saluto cordiale ai pellegrini di lingua bielorussa. Carissimi, imitate questi nuovi Beati nella fedeltà a Cristo e nell’impegno apostolico e missionario nella vita quotidiana. Portate nel vostro Paese e nelle vostre case il pensiero affettuoso e la benedizione del Papa per l’intero popolo bielorusso. Sia lodato Gesù Cristo!

Slovacco:

S láskou teraz pozdravujem tu prítomných veriacich zo Slovenska. Nech účast’ na tejto svätej omši vám dodá odvahy a sily svedčit’ o Kristovi. Prineste môi srdečný pozdrav do vašich spoločenstiev, ku ktorému pridávam moje osobitné apoštolské pozehnanie. Pochválený bud’ Jeziš Kristus!

Saluto ora con affetto i fedeli della Nazione slovacca qui presenti. La partecipazione a questa Santa Messa vi renda coraggiosi e forti nel testimoniare Cristo. Portate alle vostre Comunità il mio cordiale saluto, che avvaloro con una speciale Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!

Polacco:

Zanim zakończymy tę uroczystą liturgię nie mogę nie wspomnieć tu jeszcze dwóch sławnych postaci związanych z tą ziemią. Wpierw mam na myśli świętego Jana z Dukli, którego relikwie towarzyszą dziś naszemu spotkaniu. Ten duchowy syn św. Franciszka tu we Lwowie pełnił funkcję kustosza kustodii ruskiej, tu zasłynął jako wielki kaznodzieja i spowiednik, i tu dopełnił swojego życia. Dziś powrócił do tego miasta, aby po ponad pięciu wiekach cieszyć się owocami swojej świętości w sercach tego wiernego ludu.

Pragnę również wymienić tu wielką postać arcybiskupa ormiańskiego Józefa Teodorowicza. Ten wybitny teolog i duszpasterz, mąż stanu i Kościoła, z mądrością i oddaniem przewodził ormiańskiej wspólnocie w ciągu pierwszych dziesięcioleciach ubiegłego wieku. Wspominając go, pozdrawiam wszystkich wiernych Kościoła ormiańskiego, który od wieków jest obecny na ukraińskiej ziemi i ubogaca ją swą starożytną duchowością i kulturą. Pamięć ormiańskich męczenników i wyznawców niech Was umacnia w wierze, nadziei i miłości!

Za chwilę dokonam koronacji łaskami słynącego obrazu Matki Bożej Łaskawej Pani Lwowa. Niech Jej opieka stale towarzyszy temu miastu i całej Ukrainie.

Prima di chiudere questa solenne liturgia, non posso far a meno di ricordare qui ancora due famose figure unite con questa terra. Per primo, ho in mente il santo Giovanni di Dukla, le cui reliquie accompagnano oggi il nostro incontro. Questo figlio spirituale di San Francesco esercitava qui, a Lviv, il ruolo di custode della custodia della Rus’, qui si conquistò la fama di grande predicatore e confessore, e qui anche concluse la propria vita. Oggi è ritornato in questa città per gioire, dopo oltre cinque secoli, dei frutti della sua santità nei cuori di questo popolo fedele.

Voglio anche menzionare qui la grande figura dell'Arcivescovo armeno Józef Teodorowicz. Questo insigne teologo e pastore, uomo di Stato e di Chiesa, guidò con sapienza e dedizione la comunità armena nel corso dei primi decenni del secolo scorso. Ricordandolo, saluto tutti i fedeli della Chiesa armena, che da secoli è presente in terra ucraina e la arricchisce con la sua antica spiritualità e cultura. Il ricordo dei martiri e dei confessori armeni vi rafforzi nella fede, nella speranza e nella carità!

Tra breve incoronerò l'immagine, famosa per le grazie che elargisce, della Benevola Madre di Dio, Signora di Lviv. Che la sua protezione accompagni costantemente questa città e l'intera Ucraina.

Rumeno:

Salut cu afectiune credinciosii de limbă română, si le multumesc pentru prezenta lor.
Mult iubitilor, România este mereu prezentă în rugăciunea mea, în special după vizita de neuitat pe care am putut să o fac în urmă cu doi ani. Purtati celor dragi ai vostri salutul meu si Binecuvântarea mea.
Lăudat să fie Isus Cristos !

Saluto con affetto i fedeli di lingua rumena, e li ringrazio per la loro presenza.
Carissimi, la Romania è sempre presente nella mia preghiera, specialmente dopo l'indimenticabile visita che ho potuto compiervi due anni fa. Portate ai vostri cari il mio saluto e la mia Benedizione.
Sia lodato Gesù Cristo!

Ungherese:

Szeretettel köszöntöm a magyar híveket, akik a Püspök Atyákkal együtt érkeztek. Romzsa Tódor élete példája adjon erôt mindannyiunk számára.
Apostoli áldásommal. Dicsértessék a Jézus Krisztus.

Saluto cordialmente i fedeli ungheresi, i quali sono arrivati sotto la guida dei loro Vescovi. L'esempio di Teodor Romża ci dia forza spirituale.
Con la mia Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!