Zygmunt Szczęsny Feliński

Zygmunt Szczęsny Feliński

(1822-1895)

Beatificazione:

- 18 agosto 2002

- Papa  Giovanni Paolo II

Canonizzazione:

- 11 ottobre 2009

- Papa  Benedetto XVI

- Piazza San Pietro

Ricorrenza:

- 17 settembre

Vescovo di Varsavia, che si adoperò tra grandi difficoltà per la libertà e il rinnovamento della Chiesa, fondando l’Istituto delle Suore Francescane della Famiglia di Maria al servizio del popolo in ogni suo bisogno

  • Biografia
  • Omelia
  • omelia di beatificazione
“Oh, Dio, moltiplica l’amore nei nostri cuori e fa che con la più profonda umiltà manteniamo l’infinita fiducia nel Tuo aiuto e nella Tua misericordia…”

 

Il Servo di Dio Sigismondo Felice Feliński nacque il 1° novembre 1822 a Wojutyn (diocesi di Łuck, prov. Wołyń), allora territorio polacco oggi ucraino, da una famiglia nobile e religiosa. Fu il settimo degli undici figli di Gerard ed Ewa Wendorff. A undici anni rimase orfano del padre; cinque anni dopo la madre, a causa della sua attività patriottica, fu deportata in Siberia. Dopo gli studi ginnasiali, Sigismondo studiò matematica all'Università di Mosca e a Parigi frequentò i corsi alla Sorbona e al College de France. Prese la decisione di diventare sacerdote e nel 1851 ritornò in patria per entrare nel Seminario di Żytomierz. Continuò la sua formazione presso l'Accademia Ecclesiastica di Pietroburgo. Ordinato sacerdote l'8 settembre 1855 svolse azione pastorale e d'insegnamento. Il 6 gennaio 1862 il Beato Papa Pio IX lo nominò Arcivescovo metropolita di Varsavia. Fece il suo ingresso in diocesi nel febbraio successivo, ma vi trovò subito una difficile situazione politico-religiosa, oltre a tanta diffidenza. Ciononostante avviò subito una decisa azione di rinascita spirituale e morale della nazione, incrementò la preparazione del Clero, la catechesi al popolo, l'assistenza dei poveri e dei bambini che affidò alle cure delle Suore della Famiglia di Maria, da lui stesso fondata a Pietroburgo fin dal 1857. Con coraggio si dedicò alla difesa della libertà della Chiesa di fronte allo Stato. Dopo il fallimento dell'Insurrezione del gennaio 1863, per la sua fedeltà a Roma e i suoi contatti con la Sede Apostolica senza la mediazione del governo zarista, il 14 giugno 1863 fu deportato in Russia e condannato all'esilio a Jaroslavl sul Volga. Vi rimase per 20 anni, continuando però ad assistere spiritualmente i cattolici e gli esiliati in Siberia e dedicandosi al risveglio del cattolicesimo nell'Impero russo, riuscì a costruire una chiesa. Liberato per intervento della Santa Sede nel 1883, non gli fu concesso di tornare a Varsavia. 

Fu fatto Arcivescovo titolare di Tarso. Passò gli ultimi 12 anni della sua vita nella Galizia a Dżwiniaczka (diocesi di Leopoli), in semi-esilio sotto il dominio austriaco. Anche qui però lavorò instancabilmente per il bene spirituale dei contadini polacchi e degli ucraini. Si preoccupò della loro istruzione erigendo la prima scuola del paese, aprì un asilo per l'infanzia, costruì una chiesa e il convento per le suore della Famiglia di Maria.

Morì a Cracovia il 17 settembre 1895 in concetto di santità. Le sue spoglie mortali riposano nella chiesa cattedrale di Varsavia dall'aprile 1921. Fu dichiarato Venerabile da Giovanni Paolo II il 14 aprile 2001.

CAPPELLA PAPALE 
PER LA CANONIZZAZIONE DEI BEATI

 

ZYGMUNT SZCZĘSNY FELIŃSKI (1822 – 1895)
FRANCISCO COLL Y GUITART (1812 – 1875)
JOZEF DAMIAAN DE VEUSTER (1840 – 1889)
RAFAEL ARNÁIZ BARÓN (1911 – 1938)
MARIE DE LA CROIX (JEANNE) JUGAN (1792 – 1879)

OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Basilica Vaticana
Domenica, 11 ottobre 2009

 

Cari fratelli e sorelle!

“Che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?”. Con questa domanda ha inizio il breve dialogo, che abbiamo ascoltato nella pagina evangelica, tra un tale, altrove identificato come il giovane ricco, e Gesù (cfr Mc 10,17-30). Non abbiamo molti dettagli circa questo anonimo personaggio; dai pochi tratti riusciamo tuttavia a percepire il suo sincero desiderio di giungere alla vita eterna conducendo un’onesta e virtuosa esistenza terrena. Conosce infatti i comandamenti e li osserva fedelmente sin dalla giovinezza. Eppure tutto questo, che è certo importante, non basta, - dice Gesù - manca una cosa soltanto, ma qualcosa di essenziale. Vedendolo allora ben disposto, il divino Maestro lo fissa con amore e gli propone il salto di qualità, lo chiama all'eroismo della santità, gli chiede di abbandonare tutto per seguirlo: “Vendi quello che hai e dallo ai poveri... e vieni e seguimi!” (v. 21).

“Vieni e seguimi!”. Ecco la vocazione cristiana che scaturisce da una proposta di amore del Signore, e che può realizzarsi solo grazie a una nostra risposta di amore. Gesù invita i suoi discepoli al dono totale della loro vita, senza calcolo e tornaconto umano, con una fiducia senza riserve in Dio. I santi accolgono quest'invito esigente, e si mettono con umile docilità alla sequela di Cristo crocifisso e risorto. La loro perfezione, nella logica della fede talora umanamente incomprensibile, consiste nel non mettere più al centro se stessi, ma nello scegliere di andare controcorrente vivendo secondo il Vangelo. Così hanno fatto i cinque santi che oggi, con grande gioia, vengono posti alla venerazione della Chiesa universale: Zygmunt Szczęsny Feliński, Francisco Coll y Guitart, Jozef Damiaan de Veuster, Rafael Arnáiz Barón e Marie de la Croix (Jeanne) Jugan. In essi contempliamo realizzate le parole dell’apostolo Pietro: “Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito” (v. 28) e la consolante assicurazione di Gesù: “non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo , che non riceva già ora... cento volte tanto... insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà” (vv. 29-30)

Zygmunt Szczęsny Feliński, arcybiskup Warszawy, założyciel zgromadzenia Franciszkanek Rodziny Maryi, był wielkim świadkiem wiary i duszpasterskiej miłości w czasach bardzo trudnych dla narodu i Kościoła w Polsce. Gorliwie dbał o duchowy wzrost wiernych i pomagał ubogim i sierotom. W Akademii Duchownej w Petersburgu starał się o solidną formację przyszłych kapłanów. Jako arcybiskup warszawski zapalał wszystkich do wewnętrznej odnowy. Przed wybuchem powstania styczniowego ostrzegał przed niepotrzebnym rozlewem krwi. Jednak, gdy powstanie się rozpoczęło i gdy nastąpiły represje, odważnie stanął w obronie uciśnionych. Z rozkazu cara rosyjskiego spędził dwadzieścia lat na wygnaniu w Jarosławiu nad Wołgą. Nigdy już nie mógł powrócić do swojej diecezji. W każdej sytuacji zachował niewzruszoną ufność w Bożą Opatrzność i tak się modlił: „O Boże, nie od udręczeń i trosk tego świata nas ochraniaj... pomnażaj tylko miłość w sercach naszych i daj, abyśmy przy najgłębszej pokorze zachowali nieograniczoną ufność w pomoc i miłosierdzie Twoje”. Dziś jego ufne i pełne miłości oddanie Bogu i ludziom staje się świetlanym wzorem dla całego Kościoła.

[Zygmunt Szczęsny Feliński, Arcivescovo di Varsavia, fondatore della congregazione delle Francescane della Famiglia di Maria, è stato un grande testimone della fede e della carità pastorale in tempi molto difficili per la nazione e per la Chiesa in Polonia. Si preoccupò con zelo della crescita spirituale dei fedeli, aiutava i poveri e gli orfani. All’Accademia Ecclesiastica di San Pietroburgo curò una solida formazione dei sacerdoti. Come Arcivescovo di Varsavia infiammò tutti verso un rinnovamento interiore. Prima dell’insurrezione del gennaio 1863 contro l’annessione russa mise in guardia il popolo dall’inutile spargimento del sangue. Quando però scoppiò la sommossa e ci furono le repressioni, coraggiosamente difese gli oppressi. Per ordine dello zar russo passò vent’anni in esilio a Jaroslaw sul Volga, senza poter fare mai più ritorno nella sua diocesi. In ogni situazione conservò incrollabile la fiducia nella Divina Provvidenza, e così pregava: “Oh, Dio, proteggici non dalle tribolazioni e dalle preoccupazioni di questo mondo… solo moltiplica l’amore nei nostri cuori e fa che con la più profonda umiltà manteniamo l’infinita fiducia nel Tuo aiuto e nella Tua misericordia…”. Oggi il suo donarsi a Dio e agli uomini, pieno di fiducia e di amore, diventa un fulgido esempio per tutta la Chiesa.]

San Pablo nos recuerda en la segunda lectura que «la Palabra de Dios es viva y eficaz» (Hb 4,12). En ella, el Padre, que está en el cielo, conversa amorosamente con sus hijos de todos los tiempos (cf. Dei Verbum, 21), dándoles a conocer su infinito amor y, de este modo, alentarlos, consolarlos y ofrecerles su designio de salvación para la humanidad y para cada persona. Consciente de ello, San Francisco Coll se dedicó con ahínco a propagarla, cumpliendo así fielmente su vocación en la Orden de Predicadores, en la que profesó. Su pasión fue predicar, en gran parte de manera itinerante y siguiendo la forma de «misiones populares», con el fin de anunciar y reavivar por pueblos y ciudades de Cataluña la Palabra de Dios, ayudando así a las gentes al encuentro profundo con Él. Un encuentro que lleva a la conversión del corazón, a recibir con gozo la gracia divina y a mantener un diálogo constante con Nuestro Señor mediante la oración. Por eso, su actividad evangelizadora incluía una gran entrega al sacramento de la Reconciliación, un énfasis destacado en la Eucaristía y una insistencia constante en la oración. Francisco Coll llegaba al corazón de los demás porque trasmitía lo que él mismo vivía con pasión en su inte­rior, lo que ardía en su corazón: el amor de Cristo, su entrega a Él. Para que la semilla de la Palabra de Dios encontrara buena tierra, Francisco fundó la congregación de las Hermanas Dominicas de la Anunciata, con el fin de dar una educación integral a niños y jóvenes, de modo que pudieran ir descubriendo la riqueza insondable que es Cristo, ese amigo fiel que nunca nos abandona ni se cansa de estar a nuestro lado, animando nuestra esperanza con su Palabra de vida.

[San Paolo nella seconda lettura ci ricorda che "la Parola di Dio è viva, efficace" (Eb 4, 12). In essa, il Padre, che è in cielo, conversa amorevolmente con i suoi figli in ogni tempo (cfr. Dei Verbum, n. 22), facendo conoscere loro il suo infinito amore e, in tal modo, incoraggiarli, consolarli e offrire loro il suo disegno di salvezza per l'umanità e per ogni persona. Consapevole di ciò, san Francisco Coll si dedicò con impegno a diffonderla, compiendo così fedelmente la sua vocazione nell'Ordine dei Predicatori, nel quale emise la professione. La sua passione fu predicare, in gran parte in modo itinerante e seguendo la forma delle "missioni popolari", al fine di annunciare e di ravvivare nei paesi e nelle città della Catalogna la Parola di Dio, guidando così le persone all'incontro profondo con Lui. Un incontro che porta alla conversione del cuore, a ricevere con gioia la grazia divina e a mantenere un dialogo costante con Nostro Signore mediante la preghiera. Per questo, la sua attività evangelizzatrice includeva una grande dedizione al sacramento della Riconciliazione, un'enfasi particolare sull'Eucarestia e un'insistenza costante sulla preghiera. Francisco Coll giungeva al cuore degli altri perché trasmetteva quello che egli stesso viveva con passione nel suo intimo, quello che ardeva nel suo cuore:  l'amore a Cristo, il suo dono di sé a Lui. Affinché il seme della Parola di Dio trovasse un terreno buono, Francisco fondò la congregazione delle Suore Domenicane dell'Annunciazione, al fine di offrire un'educazione integrale ai bambini e ai giovani, di modo che potessero scoprire la ricchezza insondabile che è Cristo, questo amico fedele che non ci abbandona mai e non si stanca di stare al nostro fianco, animando la nostra speranza con la sua Parola di vita].

Jozef De Veuster, die de naam Damiaan verkreeg in de Congregatie van de Heilige Harten van Jezus en Maria, verliet zijn geboorteland Vlaanderen toen hij drie en twintig (23) jaar oud was, in achttienhonderd drie en zestig (1863), en wel om het Evangelie te verkondigen aan de andere kant van de wereld in de Hawaï-eilanden. Zijn missieactiviteit, die hem zoveel vreugde heeft verschaft, gaat zijn hoogtepunt vinden in de naastenliefde. Niet zonder vrees en weerzin, heeft hij ervoor gekozen naar het eiland Molokaï te gaan ten dienste van de melaatsen die zich daar bevinden, door iedereen verlaten; zo stelt hij zich bloot aan de ziekte waaronder ze lijden. Hij voelt zich bij hen thuis. De dienaar van het Woord is een lijdende dienaar geworden, melaats met de melaatsen gedurende de laatste vier jaar van zijn leven. Um Christus nachzufolgen, hat Pater Damian nicht nur seine Heimat verlassen, sondern auch seine eigene Gesundheit aufs Spiel gesezt: deshalb hat er - nach dem Wort, das Jesus uns heute im Evangelium verkündet - das ewige Leben bekommen (vgl. Mk 10,30). En ce 20ème anniversaire de la canonisation d’un autre saint belge, le Frère Mutien-Marie, l’Eglise en Belgique est unie une nouvelle fois pour rendre grâce à Dieu pour l’un de ses fils reconnu comme un authentique serviteur de Dieu. Nous nous souvenons devant cette noble figure que c’est la charité qui fait l’unité : elle l’enfante et la rend désirable. À la suite de saint Paul, saint Damien nous entraîne à choisir les bons combats (cf. 1 Tim 1, 18), non pas ceux qui portent la division, mais ceux qui rassemblent. Il nous invite à ouvrir les yeux sur les lèpres qui défigurent l’humanité de nos frères et appellent encore aujourd’hui, plus que notre générosité, la charité de notre présence servante.

[Jozef De Veuster, che nella Congregazione dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria ha ricevuto il nome di Damiaan, quando aveva ventitré (23) anni, nel 1863, lasciò il suo Paese natale, le Fiandre, per annunciare il Vangelo all'altra parte del mondo, nelle Isole Hawaii. La sua attività missionaria, che gli ha dato tanta gioia, raggiunge il suo culmine nella carità. Non senza paura e ripugnanza, fece la scelta di andare nell'Isola di Molokai al servizio dei lebbrosi che si trovavano là, abbandonati da tutti; così si espose alla malattia della quale essi soffrivano. Con loro si sentì a casa. Il servitore della Parola divenne così un servitore sofferente, lebbroso con i lebbrosi, durante gli ultimi quattro anni della sua vita. 
Per seguire Cristo, il Padre Damiano non ha solo lasciato la sua patria, ma ha anche messo in gioco la sua salute: perciò egli - come dice la parola di Gesù che ci è stata annunciata nel Vangelo di oggi - ha ricevuto la vita eterna (cfr. Mc 10, 30) 
In questo ventesimo anniversario della canonizzazione di un altro santo belga, Fratel Mutien-Marie, la Chiesa in Belgio è riunita ancora una volta per rendere grazie a Dio per uno dei suoi figli, riconosciuto come un autentico servitore di Dio. Dinanzi a questa nobile figura ricordiamo che è la carità che fa l'unità: la genera e la rende desiderabile. Seguendo san Paolo, san Damiaan ci porta a scegliere le buone battaglie (cfr. 1 Tm 1, 18), non quelle che portano alla divisione, ma quelle che riuniscono. Ci invita ad aprire gli occhi sulle lebbre che sfigurano l'umanità dei nostri fratelli e chiedono, ancora oggi, più che la nostra generosità, la carità della nostra presenza di servitori.]

A la figura del joven que presenta a Jesús sus deseos de ser algo más que un buen cumplidor de los deberes que impone la ley, volviendo al Evangelio de hoy, hace de contraluz el Hermano Rafael, hoy canonizado, fallecido a los veintisiete años como Oblato en la Trapa de San Isidro de Dueñas. También él era de familia acomodada y, como él mismo dice, de “alma un poco soñadora”, pero cuyos sueños no se desvanecen ante el apego a los bienes materiales y a otras metas que la vida del mundo propone a veces con gran insistencia. Él dijo sí a la propuesta de seguir a Jesús, de manera inmediata y decidida, sin límites ni condiciones. De este modo, inició un camino que, desde aquel momento en que se dio cuenta en el Monasterio de que “no sabía rezar”, le llevó en pocos años a las cumbres de la vida espiritual, que él relata con gran llaneza y naturalidad en numerosos escritos. El Hermano Rafael, aún cercano a nosotros, nos sigue ofreciendo con su ejemplo y sus obras un recorrido atractivo, especialmente para los jóvenes que no se conforman con poco, sino que aspiran a la plena verdad, a la más indecible alegría, que se alcanzan por el amor de Dios. “Vida de amor... He aquí la única razón de vivir”, dice el nuevo Santo. E insiste: “Del amor de Dios sale todo”. Que el Señor escuche benigno una de las últimas plegarias de San Rafael Arnáiz, cuando le entregaba toda su vida, suplicando: “Tómame a mí y date Tú al mundo”. Que se dé para reanimar la vida interior de los cristianos de hoy. Que se dé para que sus Hermanos de la Trapa y los centros monásticos sigan siendo ese faro que hace descubrir el íntimo anhelo de Dios que Él ha puesto en cada corazón humano.

[Alla figura del giovane che esprime a Gesù il suo desiderio di fare qualcosa di più di adempiere semplicemente ai doveri che la legge impone, tornando al Vangelo di oggi, fa dà contrappunto fratel Rafael, oggi canonizzato, morto a ventisette anni come oblato nella trappa di San Isidro de Deuñas. Anche lui apparteneva a una famiglia agiata e, come egli stesso dice, era di "animo un po' sognatore", ma i suoi sogni non svaniscono dinanzi all'attaccamento ai beni materiali e ad altre mete che la vita del mondo a volte propone con grande insistenza. Disse sì alla proposta di seguire Gesù, in maniera immediata e decisa, senza limiti né condizioni. In tal modo, iniziò un cammino che, dal momento in cui nel monastero si rese conto che "non sapeva pregare", lo condusse in pochi anni sulla vetta della vita spirituale, che descrive con grande semplicità e naturalezza in numerosi scritti. Fratel Rafael, ancora vicino a noi, continua a offrirci con il suo esempio e con le sue opere un percorso attraente, soprattutto per i giovani che non si accontentano di poco, ma aspirano alla piena verità, alla più indicibile gioia, che si raggiungono solo attraverso l'amore di Dio. "Vita di amore... Ecco l'unica ragione per vivere", dice il nuovo santo. E insiste: "Dall'amore di Dio viene tutto". Che il Signore ascolti benigno una delle ultime preghiere di san Rafael Arnáiz, quando, nel donargli tutta la sua vita, lo supplicava:  "Prendi me e donati Tu al mondo". Che si doni per ravvivare la vita interiore dei cristiani di oggi! Che si doni affinché i suoi fratelli della trappa e i centri monastici continuino a essere quel faro che fa scoprire l'intimo anelito di Dio che Egli ha posto in ogni cuore umano].

Par son œuvre admirable au service des personnes âgées les plus démunies, Sainte Marie de la Croix est aussi comme un phare pour guider nos sociétés qui ont toujours à redécouvrir la place et l’apport unique de cette période de la vie. Née en 1792 à Cancale, en Bretagne, Jeanne Jugan a eu le souci de la dignité de ses frères et de ses sœurs en humanité, que l’âge a rendus vulnérables, reconnaissant en eux la personne même du Christ. « Regardez le pauvre avec compassion, disait-elle, et Jésus vous regardera avec bonté, à votre dernier jour ». Ce regard de compassion sur les personnes âgées, puisé dans sa profonde communion avec Dieu, Jeanne Jugan l’a porté à travers son service joyeux et désintéressé, exercé avec douceur et humilité du cœur, se voulant elle-même pauvre parmi les pauvres. Jeanne a vécu le mystère d’amour en acceptant, en paix, l’obscurité et le dépouillement jusqu’à sa mort. Son charisme est toujours d’actualité, alors que tant de personnes âgées souffrent de multiples pauvretés et de solitude, étant parfois même abandonnées de leurs familles. L’esprit d’hospitalité et d’amour fraternel, fondé sur une confiance illimitée dans la Providence, dont Jeanne Jugan trouvait la source dans les Béatitudes, a illuminé toute son existence. Cet élan évangélique se poursuit aujourd’hui à travers le monde dans la Congrégation des Petites Sœurs des Pauvres, qu’elle a fondée et qui témoigne à sa suite de la miséricorde de Dieu et de l’amour compatissant du Cœur de Jésus pour les plus petits. Que sainte Jeanne Jugan soit pour les personnes âgées une source vive d’espérance et pour les personnes qui se mettent généreusement à leur service un puissant stimulant afin de poursuivre et de développer son œuvre !

[Con la sua ammirevole opera al servizio delle persone anziane e più bisognose, Santa Marie de la Croix è a sua volta un faro che guida le nostre società, che devono sempre riscoprire il posto e il contributo unico di questo periodo della vita. Nata nel 1792 a Cancale, in Bretagna, Jeanne Jugan si preoccupò della dignità dei suoi fratelli e delle sue sorelle in umanità che l'età rendeva vulnerabili, riconoscendo in essi la persona stessa di Cristo. "Guardate il povero con compassione", diceva, "e Gesù vi guarderà con bontà, nel vostro ultimo giorno". Questo sguardo compassionevole verso le persone anziane, che veniva dalla sua profonda comunione con Dio, Jeanne Jugan l'ha mostrato nel suo servizio gioioso e disinteressato, esercitato con dolcezza e umiltà di cuore, volendo essere essa stessa povera fa i poveri. Jeanne ha vissuto il mistero di amore accettando, in pace, l'oscurità e la spoliazione fino alla sua morte. Il suo carisma è sempre attuale, poiché tante persone anziane soffrono di molteplici povertà e di solitudine, venendo a volte persino abbandonate dalle loro famiglie. Lo spirito di ospitalità e di amore fraterno, fondato su una fiducia illimitata nella Provvidenza, la cui sorgente Jeanne Jugan trovava nelle Beatitudini, ha illuminato tutta la sua esistenza. Questo slancio evangelico continua oggi in tutto il mondo nella Congregazione delle Piccole Sorelle dei Poveri, che fondò e che, sul suo esempio, rende testimonianza della misericordia di Dio e dell'amore compassionevole del Cuore di Gesù per i più piccoli. Che Santa Jeanne Jugan sia per le persone anziane una fonte viva di speranza e per le persone che si mettono generosamente al loro servizio un potente stimolo al fine di proseguire e di sviluppare la sua opera!].

Cari fratelli e sorelle, rendiamo grazie al Signore per il dono della santità, che quest'oggi rifulge nella Chiesa con singolare bellezza. Mentre con affetto saluto ciascuno di voi - Cardinali, Vescovi, Autorità civili e militari, sacerdoti, religiosi e religiose, fedeli laici di varie nazionalità che prendete parte a questa solenne celebrazione eucaristica, - vorrei rivolgere a tutti l'invito a lasciarsi attrarre dagli esempi luminosi di questi Santi, a lasciarsi guidare dai loro insegnamenti perché tutta la nostra esistenza diventi un cantico di lode all'amore di Dio. Ci ottenga questa grazia la loro celeste intercessione e soprattutto la materna protezione di Maria, Regina dei Santi e Madre dell'umanità. Amen.

BEATIFICAZIONE DI 4 SERVI DI DIO:
Zygmunt Szczęsny Feliński
Jan Balicki
Jan Beyzym
Sancja Szymkowiak

OMELIA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II

Parco di Błonie, Kraków
Domenica, 18 agosto 2002

 

"Questo è il mio comandamento:
che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati
" (Gv 15, 12).

Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Le parole del Signore Gesù, che abbiamo appena ascoltato, si iscrivono in modo particolare nel tema dell'odierna assemblea liturgica nei Blonia di Cracovia:  "Dio ricco di misericordia". Questo motto riassume in un certo modo tutta la verità sull'amore di Dio, che ha redento l'umanità. "Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo" (Ef 2, 4-5). La pienezza di questo amore si è rivelata nel sacrificio della Croce. Infatti:  "Nessuno ha un amore più grande di questo:  dare la vita per i propri amici" (Gv 15, 13). Ecco la misura dell'amore di Dio! Ecco la misura della misericordia di Dio!

Quando siamo coscienti di questa verità, ci rendiamo conto che l'invito di Cristo ad amare gli altri, come Egli ha amato noi, propone a tutti noi questa stessa misura. Ci sentiamo in un certo modo spinti ad offrire di giorno in giorno la nostra vita, usando misericordia verso i fratelli, avvalendoci del dono dell'amore misericordioso di Dio. Ci rendiamo conto che Dio, concedendoci misericordia, si attende che noi siamo testimoni della misericordia nel mondo di oggi.

2. L'invito a testimoniare la misericordia risuona con singolare eloquenza qui, nell'amata Cracovia, sovrastata dal Santuario della Divina Misericordia di Lagiewniki e dal nuovo tempio, che ieri ho avuto la gioia di consacrare. Qui, quest'invito risuona familiare, perché si richiama alla secolare tradizione della Città, di cui nota particolare è stata sempre la disponibilità ad aiutare i bisognosi. Non si può dimenticare che di questa tradizione fanno parte numerosi Santi e Beati - sacerdoti, persone consacrate e laici - che dedicarono la vita alle opere di misericordia. A partire dal Vescovo Stanislao, dalla Regina Edvige, da Giovanni da Kęty e da Piotr Skarga, fino a Fra' Alberto, Angela Salawa e al Cardinale Sapieha, le generazioni dei fedeli di questa Città lungo i secoli si sono tramandate il retaggio della misericordia. Oggi questo retaggio è stato consegnato nelle nostre mani e non deve cadere nell'oblio.

Ringrazio il Cardinale Franciszek Macharski che, con le sue parole di saluto, ha voluto ricordarci questa tradizione. Sono riconoscente per l'invito a visitare la mia Cracovia e per l'ospitalità offertami. Saluto tutti i presenti, ad iniziare dai Cardinali e Vescovi, nonché coloro che partecipano a questa Eucarestia attraverso la radio e la televisione.

Saluto tutta la Polonia. Percorro idealmente il luminoso itinerario, con cui Santa Faustina Kowalska si è preparata ad accogliere il messaggio della misericordia – da Łódź, attraverso Warsavia, Płock, Vilnius, fino a Cracovia - ricordando anche quanti in questo itinerario hanno cooperato con l'Apostola della Misericordia. Desidero salutare i nostri ospiti. Rivolgo parole di saluto al Signor Presidente della Repubblica Polacca, al Signor Primo Ministro, nonché ai rappresentanti delle Autorità statali e territoriali. Abbraccio con il cuore i miei Connazionali, e particolarmente quelli colpiti dalla sofferenza e dall'infermità; quanti sono provati da molteplici difficoltà, i disoccupati, i senza tetto, le persone di età avanzata e in solitudine, le famiglie con più figli. Assicuro loro che sono spiritualmente vicino e li accompagno costantemente con la preghiera. Il mio saluto s'estende ai Connazionali sparsi nel mondo. Saluto di cuore anche i pellegrini qui convenuti da diversi Paesi d'Europa e del mondo. Un saluto particolare rivolgo ai Presidenti della Lituania e della Slovacchia qui presenti.

3. Dall'inizio della sua esistenza la Chiesa, richiamandosi al mistero della Croce e della Risurrezione, predica la misericordia di Dio, pegno di speranza e fonte di salvezza per l'uomo. Sembra, tuttavia, che oggi è particolarmente chiamata ad annunciare al mondo questo messaggio. Non può trascurare questa missione, se ad essa la chiama Dio stesso con la testimonianza di Santa Faustina.

Dio ha scelto per questo i nostri tempi. Forse perché il ventesimo secolo, nonostante indiscutibili successi in molti campi, è stato segnato, in modo particolare, dal "mistero dell'iniquità". Con questa eredità di bene ma anche di male, siamo entrati nel nuovo millennio. Davanti all'umanità si aprono nuove prospettive di sviluppo e, nel contempo, pericoli finora inediti. Sovente l'uomo vive come se Dio non esistesse, e perfino mette se stesso al posto di Dio. Si arroga il diritto del Creatore di interferire nel mistero della vita umana. Vuole decidere, mediante manipolazioni genetiche, la vita dell'uomo e determinare il limite della morte. Respingendo le leggi divine e i principi morali, attenta apertamente alla famiglia. In vari modi tenta di far tacere la voce di Dio nel cuore degli uomini; vuol fare di Dio il "grande assente" nella cultura e nella coscienza dei popoli. Il "mistero dell'iniquità" continua a segnare la realtà del mondo.

Sperimentando questo mistero, l'uomo vive la paura del futuro, del vuoto, della sofferenza, dell'annientamento. Forse proprio per questo è come se Cristo, mediante la testimonianza di un'umile suora, fosse entrato nei nostri tempi per indicare chiaramente la fonte di sollievo e di speranza che si trova nell'eterna misericordia di Dio.

Bisogna far risuonare il messaggio dell'amore misericordioso con nuovo vigore. Il mondo ha bisogno di quest'amore. È giunta l'ora di far giungere il messaggio di Cristo a tutti: specialmente a coloro la cui umanità e dignità sembrano perdersi nel mysterium iniquitatis. È giunta l'ora in cui il messaggio della Divina Misericordia riversi nei cuori la speranza e diventi scintilla di una nuova civiltà:  della civiltà dell'amore.

4. La Chiesa desidera annunziare instancabilmente questo messaggio, non solo con fervide parole, ma con una sollecita pratica della misericordia. Per questo ininterrottamente indica stupendi esempi di persone che, nel nome dell'amore di Dio e dell'uomo, "sono andate ed hanno portato frutto". Oggi aggiunge a loro quattro nuovi Beati. Diversi sono i tempi nei quali essi sono vissuti, diverse sono le loro vicende personali. Li unisce, però, quel particolare tratto di santità che è la dedizione alla causa della misericordia.

Il Beato Sigismondo Felice Feliński, Arcivescovo di Varsavia, in un difficile periodo segnato dalla mancanza di libertà nazionale, ha invitato a perseverare nel servire generosamente i poveri, ad aprire istituzioni educative e strutture caritative. Egli stesso fondò nella Capitale un orfanotrofio e una scuola, che affidò alle cure della Congregazione delle Suore Francescane della Famiglia di Maria, da lui fondata nel 1857. 

Dopo la caduta dell'insurrezione del 1863, guidato da sentimenti di misericordia verso i fratelli, difese apertamente i perseguitati. Il prezzo pagato per questa fedeltà è stata la deportazione all'interno della Russia, durata vent'anni. Anche lì continuò a ricordarsi delle persone povere e smarrite, mostrando loro grande amore, pazienza e comprensione. È stato scritto di lui che, "durante il suo esilio, oppresso da tutte le parti, nella povertà di preghiera, è rimasto sempre solo ai piedi della Croce, raccomandandosi alla Divina Misericordia".

È un esempio di ministero pastorale, che oggi in modo speciale voglio affidare ai miei Fratelli nell'Episcopato. Carissimi, l'Arcivescovo Felinski sostiene i vostri sforzi per creare e mettere in atto un programma pastorale della misericordia. Questo programma costituisca il vostro impegno, nella vita della Chiesa anzitutto e poi, come necessario e opportuno, nella vita sociale e politica della Nazione, dell'Europa e del mondo.

Mosso da questo spirito di carità sociale, l'Arcivescovo Felinski si è impegnato profondamente nella difesa della libertà nazionale. Questo è necessario anche oggi, quando diverse forze, spesso guidate da una falsa ideologia di libertà, cercano di appropriarsi di questo terreno. Quando una rumorosa propaganda di liberalismo, di libertà senza verità e responsabilità, si intensifica anche nel nostro Paese, i Pastori della Chiesa non possono non annunciare l'unica e infallibile filosofia della libertà che è la verità della Croce di Cristo. Tale filosofia di libertà è strutturalmente legata alla storia della nostra nazione.

5. Il desiderio di portare la misericordia ai più bisognosi ha condotto il Beato Giovanni Beyzym - gesuita, grande missionario - nel lontano Madagascar, dove per amore di Cristo ha dedicato la sua vita ai lebbrosi. Servì giorno e notte coloro che vivevano emarginati ed estromessi dalla vita della società. Con le sue opere di misericordia a favore di persone abbandonate e disprezzate, ha dato una testimonianza straordinaria. Testimonianza prima risuonata a Cracovia, poi in Polonia e quindi fra i polacchi all'estero. Sono stati raccolti fondi per costruire l'ospedale intitolato alla Madonna di Czestochowa, che tutt'oggi esiste. Uno dei promotori di questo aiuto è stato il Santo Fratel Alberto.

Mi rallegro che questo spirito di solidarietà nella misericordia continui ad essere vivo nella Chiesa polacca; lo dimostrano le numerose opere di aiuto alle comunità colpite da catastrofi naturali in diverse regioni del mondo, come anche la recente iniziativa di acquisire la sovrapproduzione di cereali da destinare a chi soffre la fame in Africa. Spero che questa nobile idea possa realizzarsi.

L'opera caritatevole del Beato Giovanni Beyzym era iscritta nella sua missione fondamentale:  portare il Vangelo a coloro che non lo conoscono. Ecco il più grande dono di misericordia:  portare gli uomini a Cristo e permettere loro di conoscerne e gustarne l'amore. Perciò vi chiedo:  pregate affinché nella Chiesa in Polonia nascano vocazioni missionarie. Sostenete ininterrottamente i missionari con l'aiuto e con la preghiera.

6. Dal servizio alla misericordia fu segnata la vita del Beato Giovanni Balicki. Da sacerdote egli ha avuto sempre un cuore aperto ai bisognosi. Il suo ministero di misericordia, oltre all'aiuto ai malati e ai poveri, si è espresso con particolare energia mediante il ministero del confessionale, pieno di pazienza e umiltà, sempre aperto a riavvicinare il peccatore pentito al trono della divina grazia.

Ricordandolo, vorrei dire ai sacerdoti e seminaristi:  vi prego, Fratelli, non dimenticate che, in quanto dispensatori della Divina Misericordia, avete una grande responsabilità; ricordatevi pure che Cristo stesso vi conforta con la promessa tramandata attraverso Santa Faustina:  "Dì ai miei sacerdoti che i peccatori induriti si inteneriranno alle loro parole, quando essi parleranno della mia sconfinata Misericordia e della compassione che ho per loro nel mio Cuore" (Diario, 1521 - ed. it. 2001, p. 504).

7. L'opera della misericordia ha tracciato l'itinerario della vocazione religiosa della Beata Sancja Giannina Szymkowiak, Suora "Serafica". Già dalla sua famiglia ricevette un fervido amore al Sacro Cuore di Gesù, e in questo spirito fu piena di bontà verso tutti, specialmente verso i più poveri e bisognosi. Cominciò a recare aiuto ai poveri prima come membro del Sodalizio Mariano e dell'Associazione della Misericordia di San Vincenzo, per dedicarsi poi, abbracciata la vita religiosa, al servizio degli altri con più fervore. Accettò i tempi duri dell'occupazione nazista quale occasione per consacrarsi completamente ai bisognosi. Considerava la sua vocazione religiosa un dono della Divina Misericordia.

Salutando la Congregazione della Beata Vergine Maria Addolorata - le Suore "Serafiche" -, mi rivolgo a tutte le religiose e persone consacrate. La Beata Sancja sia il vostro esempio, la vostra patrona. Appropriatevi del suo testamento spirituale condensato in una semplice frase:  "Se ci si dedica a Dio, bisogna donarsi fino a perdersi totalmente".

8. Fratelli e Sorelle, contemplando le figure di questi Beati, voglio ricordare ancora una volta quanto ho scritto nell'Enciclica sulla Divina Misericordia:  "L'uomo giunge all'amore misericordioso di Dio, alla sua misericordia, in quanto egli stesso interiormente si trasforma nello spirito di tale amore verso il prossimo" (Dives in misericordia, 14). Potessimo riscoprire su questa strada, sempre più profondamente, il mistero della Misericordia Divina, e viverlo quotidianamente!

Di fronte alle moderne forme di povertà che, come mi è noto, non mancano nel nostro Paese, è necessaria oggi - come l'ho definita nella lettera Novo millennio ineunte - una "fantasia della carità" nello spirito di solidarietà verso il prossimo, così che l'aiuto sia una testimonianza di "fraterna condivisione" (cfr n. 50). Non manchi questa "fantasia" agli abitanti di Cracovia e di tutta la nostra Patria. Essa tracci il programma pastorale della Chiesa in Polonia. Possa il messaggio della misericordia di Dio rispecchiarsi sempre nelle opere di misericordia dell'uomo!

C'è bisogno di questo sguardo d'amore per accorgersi del fratello accanto a noi, che con la perdita del lavoro, della casa, della possibilità di mantenere degnamente la famiglia e dare istruzione ai figli, sperimenta un senso di abbandono, smarrimento e sfiducia. C'è bisogno della "fantasia della carità" per poter aiutare un bambino trascurato materialmente e spiritualmente; per non volgere le spalle al ragazzo o alla ragazza irretiti nel mondo delle varie dipendenze o del crimine; per portare consiglio, consolazione, sostegno spirituale e morale a chi intraprende un combattimento interiore con il male. Non manchi la "fantasia" dove un bisognoso supplica:  "Dacci oggi il pane nostro quotidiano". Grazie all'amore fraterno, non manchi mai questo pane. "Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia" (Mt 5, 7).

9. Durante il mio primo pellegrinaggio in Patria nel 1979, qui ai Blonia ho detto che "quando siamo forti dello Spirito di Dio, siamo anche forti della fede nell'uomo - forti della fede, della speranza e della carità - che sono indissolubili - e siamo pronti a rendere testimonianza alla causa dell'uomo di fronte a colui, al quale sta veramente a cuore questa causa". Perciò vi ho chiesto:  "Non disdegnate mai la Carità che è la cosa "più grande", che si è manifestata attraverso la Croce, e senza la quale la vita umana non ha né radici né senso" (10.06.1979; Insegnamenti di Giovanni Paolo II, II, p. 1521-1522).

Fratelli e Sorelle, oggi ripeto questo invito:  apritevi al dono più grande di Dio, al suo amore che, mediante la Croce di Cristo, si è manifestato al mondo quale amore misericordioso. Oggi, che viviamo in altri tempi, all'alba del nuovo secolo e millennio, continuate ad essere "pronti a rendere testimonianza alla causa dell'uomo". Oggi, con tutta la forza, prego i figli e le figlie della Chiesa e gli uomini di buona volontà di non separare mai e poi mai la "causa dell'uomo" dall'amore di Dio. Aiutate l'uomo moderno a sperimentare l'amore misericordioso di Dio! Che nel suo splendore e calore salvi la sua umanità!