Causa in corso
Agostino Ramírez Barba
- Venerabile Servo di Dio -

Agostino Ramírez Barba

(1881 - 1967)

Venerabilità:

- 16 luglio 2015

- Papa  Francesco

Sacerdote Diocesano, Fondatore della Congregazione delle Suore Serve del Signore della Misericordia; visse in un contesto particolarmente difficile della storia della Chiesa messicana, caratterizzato da leggi che proibivano la libertà religiosa e dalla conseguente persecuzione anticattolica. In questo clima, egli scelse di essere sacerdote, accettando il rischio di diventare martire di Cristo

  • Biografia
Visse il sacerdozio come strumento della misericordia di Dio, che cercò di trasmettere ai fedeli soprattutto attraverso il Sacramento della Riconciliazione

 

Il Venerabile Servo di Dio Agostino Ramírez Barba nacque il 27 agosto 1881 a San Miguel el Alto (Messico). La madre si occupò del sostentamento e dell’educazione dei figli, che non conobbero mai il padre.

Dopo aver lavorato nel Registro Civile e nell’Ufficio delle Rendite di San Miguel per due anni, nel 1897 cominciò gli studi medio-classici presso l’Istituto “San Ignacio” di Guadalajara, dove imparò l’arte della rilegatura dei libri, un lavoro che gli consentì di mantenere se stesso e la famiglia.

Nel 1901 entrò nel Seminario di Guadalajara dove, concluso il corso degli studi, ricevette l’ordinazione sacerdotale il 2 agosto 1908.

Dopo aver svolto l’incarico di Vicario parrocchiale, fu nominato Sottoprefetto del Seminario per gli studenti di filosofia, Economo e Docente. In seguito alla persecuzione religiosa, che obbligò la chiusura del Seminario, il Servo di Dio fu costretto a fuggire e a rifugiarsi presso i familiari di un altro sacerdote. Nel 1916 fu nominato Vicario nella Parrocchia di Tepatitlán e, successivamente, inviato a Chicago per sottoporsi alla cura di problemi gastrointestinali, che lo avevano colpito sin dai tempi del Seminario. Nonostante le cure, la malattia lo accompagnò sino alla morte.

Dal 1923, per quarantaquattro anni, svolse l’incarico di Cappellano nel Santuario del Señor de la Misericordia di Tepatitlán, dedicandosi alla catechesi, soprattutto dei poveri e dei bambini, alle confessioni, alla direzione spirituale e alla diffusione del culto eucaristico. Si distinse per la sottomissione ai Superiori e per l’attaccamento al Magistero della Chiesa.

In riparazione dei sacrilegi eucaristici e con l’intento di diffondere nella Chiesa l’amore misericordioso del Signore, istituì Las Teresitas, un gruppo di giovani donne che, nel 1952, cominciarono a vivere in comunità nella Casa di Esercizi Spirituali che egli fece costruire dietro impulso dell’Arcivescovo. Nel 1960 tale gruppo di giovani venne costituito in Pia Unione e, un anno dopo la morte del Fondatore, fu riconosciuto canonicamente come Istituto Religioso delle “Siervas del Señor de la Misericordia”.

A causa di problemi cardiaci, il suo stato di salute subì un tracollo nel 1967. Ad aprile dello stesso anno ricevette l’Unzione degli Infermi e il 3 luglio successivo celebrò la sua ultima Messa.

Morì a Tepatitlán (Messico) il 4 luglio 1967, mentre predicava un Corso di Esercizi Spirituali.

 

ITER DELLA CAUSA

L’Inchiesta Diocesana si svolse presso la Curia ecclesiastica di San Juan de los Lagos (Messico), dal 20 aprile 1989 al 15 giugno 1991, in centosettantanove Sessioni, durante le quali fu raccolta la documentazione e vennero escussi trentaquattro testi, di cui due ex officio.

La validità giuridica dell’Inchiesta fu riconosciuta con il Decreto del 15 ottobre 1994.

 

CONGRESSO DEI CONSULTORI TEOLOGI

Si svolse il 3 ottobre 2013. I Consultori sottolinearono che il Venerabile Servo di Dio visse in un contesto particolarmente difficile della storia della Chiesa messicana, caratterizzato da leggi che proibivano la libertà religiosa e dalla conseguente persecuzione anticattolica. In questo clima, egli scelse di essere sacerdote, accettando il rischio di diventare martire di Cristo.

Per realizzare la propria vocazione superò anche le difficoltà che gli derivarono dalla sua particolare situazione personale di figlio illegittimo. Seppe accogliere con pazienza le avversità della vita che, con l’aiuto della preghiera, riuscì a trasformare in occasioni di fede.

La sua viva spiritualità era intrisa di devozione mariana, amava contemplare il Mistero Eucaristico, da cui traeva fiducia nella Provvidenza. Visse il sacerdozio come strumento della misericordia di Dio, che cercò di far conoscere ai fedeli soprattutto attraverso il confessionale. Fu proprio in qualità di confessore, sempre disponibile, che si distinse nella carità. Affrontò senza esitazioni i pericoli della persecuzione religiosa, pur di portare il viatico ai moribondi. Si dimostrò sempre pronto a chiedere e ad accettare consigli; obbediente al Magistero. Seppe gestire con prudenza e con saggio distacco i beni materiali; visse e morì in povertà evangelica.

Per cercare di vivere in pienezza la virtù dell’umiltà, fece anche un voto privato, chiedendo a Dio di concedergli delle occasioni per metterla alla prova.

Al termine del dibattito, tutti i Consultori diedero voto affermativo, circa l'esercizio eroico delle virtù da parte del Venerabile Servo di Dio.

 

SESSIONE ORDINARIA DEI CARDINALI E DEI VESCOVI

Si tenne il 30 giugno 2015. L’Em.mo Ponente, dopo avere ripercorso l’iter della Causa e tratteggiato la figura del Venerabile Servo di Dio, mise in rilievo che egli esercitò in modo eroico le virtù teologali e cardinali nella quotidianità della vita sacerdotale sia nella formazione dei seminaristi che nel ministero pastorale svolto presso il Santuario del Signore della Misericordia a Tepatitlán, dove rimase per quarantaquattro anni. Si distinse come uomo di profonda pietà e di preghiera. La sua spiritualità era viva ed aveva come punti qualificanti la devozione alla Vergine Maria, la contemplazione dell’Eucaristia, la fiducia nella Provvidenza. In particolare visse il sacerdozio come strumento della misericordia di Dio, che cercò di trasmettere ai fedeli soprattutto attraverso il Sacramento della Riconciliazione. Fu proprio in qualità di confessore che si distinse nella carità. Affrontò senza esitazioni i pericoli della persecuzione religiosa, pur di portare il viatico ai moribondi.

Al termine della Relazione dell’Em.mo Ponente, che concluse constare de heroicitate virtutum, gli Em.mi ed Ecc.mi Padri risposero unanimemente al dubbio con sentenza affermativa.