
Alejandro Labaka Ugarte
(1920 - 1987)
Dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, Vescovo titolare di Pomaria, Vicario Apostolico di Aguarico; fece del riconoscimento dei diritti dei popoli indigeni e in particolare dei Tagaeri – una popolazione del Parco nazionale Yasuní, nell’est dell’Ecuador, giudicata ancora “incontattata” – un impegno primario della sua missione.
Il Venerabile Servo di Dio Alejandro Labaka Ugarte nacque il 19 aprile 1920 a Beizama (Spagna). Nel 1932 entrò nel Seminario Minore dei Frati Cappuccini ad Alsasua; il 14 agosto 1937 vestì l’abito cappuccino nel noviziato di Sangüesa, assumendo il nome religioso di Fra Manuel de Beizama. Emise la professione religiosa dei voti il 15 agosto 1938 e quella solenne il 29 settembre 1942. Fu ordinato sacerdote il 22 dicembre 1945 a Pamplona. I Superiori, accogliendo il suo forte desiderio di essere missionario, il 17 luglio 1946 lo destinarono alla Missione dei Cappuccini della Provincia di Navarra a Pingliang, in Cina, dove rimase fino al 1953, quando fu espulso insieme ad altri missionari dal regime maoista e dovette rientrare in Patria.
Nel 1954 fu inviato in Ecuador come parroco di S. Sebastían a Pifo, dedicandosi all’apostolato con particolare attenzione all’attività di animazione vocazionale e alla costruzione del Collegio Serafico, del noviziato e di una scuola di formazione. Il 4 novembre 1957 divenne Superiore della Missione di Aguarico. Dal 1958 al 1961 fu poi missionario a Guayaquil, divenendo parroco della Sacra Famiglia e, dal 1961 al 1965, Custode Provinciale.
Il 21 marzo 1965 venne nominato Prefetto Apostolico di Aguarico e, in tale veste, partecipò alla fase finale del Concilio Vaticano II, sostenendo l’attenzione ecclesiologica alle minoranze etniche e il clero indigeno. L’8 febbraio 1969, presentò la rinuncia all’ufficio di Prefetto Apostolico e, dopo un periodo di riposo trascorso a Dallas, nel 1971, ritornò in Ecuador come missionario a Enokanke, svolgendo anche vari servizi: Consigliere del Superiore della Missione; Prefetto Apostolico Delegato di Aguarico; Rettore del Collegio “Padre Miguel Gamboa”, Superiore della Missione. Contemporaneamente si dedicò con zelo all’evangelizzazione degli indigeni Huaorani.
Nel 1984, essendo stato eretto il Vicariato Apostolico di Aguarico, ne fu nominato Vicario e Vescovo titolare di Pomaria. Venne consacrato nella Cattedrale di Coca il 9 dicembre 1984. Essendo una persona conciliante e pacificatrice in un’area di alte tensioni, fu stimato per la sua attenzione ai diritti delle popolazioni indigene dell’Ecuador che egli desiderava proteggere dalle mire delle Compagnie petrolifere e dalle Compagnie del legname. In questo contesto si inserisce il Piano di contatto amichevole con il gruppo etnico dei Tagaeri, tribù minore non ancora evangelizzata e ostile agli stranieri. In questa missione evangelizzatrice egli aveva coinvolto anche le Terziarie Cappuccine della Sacra Famiglia. Per evitare un possibile scontro sanguinoso, decise di recarsi per la prima volta nel territorio Tegaeri. Conoscendo la lingua degli Houarani e cosciente del pericolo, il 21 luglio 1987, insieme alla Venerabile Serva di Dio Suor Inés Arango Velàsquez, si fece lasciare da un elicottero nella zona di Tigüino, dove venne ucciso dagli indigeni assieme alla stessa suora.
In base ai criteri indicati nella Lettera apostolica Maiorem hac dilectionem, l’offerta della vita deve rispondere ai seguenti criteri:
1) l’offerta libera e volontaria della vita da parte del Servo di Dio e l’eroica accettazione propter caritatem di una morte certa e a breve termine;
2) il nesso tra l’offerta e la morte prematura;
3) l’esercizio, almeno in grado ordinario, delle virtù cristiane prima dell’offerta della vita e, poi, fino alla morte;
4) la fama di santità e di segni, almeno dopo la morte.
Il Venerabile Servo di Dio fece del riconoscimento dei diritti dei popoli indigeni e in particolare dei Tagaeri – una popolazione del Parco nazionale Yasuní, nell’est dell’Ecuador, giudicata ancora “incontattata” – un impegno primario della sua missione. I popoli nativi erano infatti minacciati dalle brame di guadagno delle compagnie petrolifere che si stavano facendo sempre più presenti nel territorio. Negli ultimi decenni del secolo scorso le campagne di disboscamento e le ricerche di bacini petroliferi, misero in pericolo la loro sopravvivenza, tanto che furono costretti a difendersi per salvaguardare il loro territorio.
In tale contesto, Mons. Labaka, da autentico Pastore, per aiutare i Tagaeri, scelse la via del dialogo, anziché quella della contrapposizione e della lotta. A tal fine elaborò un progetto nel quale riuscì a coinvolgere anche le Compagnie petrolifere interessate alle estrazioni nella regione.
Per prima cosa, volle entrare in contatto con i Tagaeri e sviluppare con loro un rapporto di amicizia ed evangelizzazione. Dopo aver lanciato dall’elicottero donativi vari che sembrava fossero stati accolti favorevolmente dagli indigeni, decise di recarsi personalmente a incontrarli insieme a Suor Inés Arango Velásquez. La mattina del 21 luglio 1987 entrambi vennero elitrasportati nel territorio dei Tagaeri, nel luogo predisposto all’incontro. Il giorno seguente un altro elicottero decollò per far rientrare i Venerabili Servi di Dio dalla foresta. Durante il secondo sorvolo del luogo in cui erano scesi, vennero avvistati i cadaveri di Labaka e Arango che furono recuperati. Si pensa che siano stati uccisi nel primo quarto d’ora di attesa dell’incontro con i Tagaeri. Dall’autopsia emerse che la loro morte fu cagionata dal lancio di numerose lance e frecce.
Era consapevole del rischio che avrebbe corso, ma per impedire il massacro degli indigeni era necessario incontrarli subito a costo della sua vita. Sussiste il nesso tra l’offerta libera della vita radicata nell’amore missionario per le popolazioni indigene e la morte prematura di Mons. Labaka Ugarte.
La sua decisione fu il frutto di una ponderata analisi dei fatti. La sua scelta fu il culmine di un vissuto virtuoso, in cui spicca il notevole equilibrio umano e la carità eroica. L’attenzione speciale verso gli “ultimi” caratterizzò tutta l’esistenza di Mons. Labaka, sin da quando andò missionario in Cina donando generosamente se stesso per amore di Cristo e dei fratelli.
Anche se non ci furono testimoni del momento della morte, non sussiste alcun dubbio che il Venerabile Servo di Dio sia rimasto fedele al suo impegno verso i più poveri e indifesi e alla missione evangelizzatrice.
L’uccisione di Mons. Labaka Ugarte ebbe una grande eco in tutto l’Ecuador, nel Vicariato Apostolico di Aguarico e nell’Ordine dei Cappuccini. Da quel momento si è sviluppata sino ad oggi una consistente fama di santità.