Causa in corso
Alessandro Nottegar
- Venerabile Servo di Dio -

Alessandro Nottegar

(1943 - 1986)

Venerabilità:

- 04 maggio 2017

- Papa  Francesco

Laico, Padre di famiglia, Fondatore della Comunità Regina Pacis; la preghiera, la Messa quotidiana, l’adorazione eucaristica, l’ascolto della Parola di Dio, la devozione a Maria e la confessione frequente furono i mezzi soprannaturali da lui utilizzati per sostenersi nel pieno abbandono alla provvidenza del Signore

  • Biografia
Fu capace di scelte radicali che perseguì sino in fondo, senza esitazioni, testimoniando l’amore per Dio e i fratelli in un continuo dono di sé

 

Il Venerabile Servo di Dio Alessandro Nottegar nacque a Verona (Italia) il 30 ottobre 1943. Dopo aver concluso le scuole elementari, entrò nell’Ordine dei Servi di Maria, frequentando dapprima il Collegio di Follina (Treviso) e, poi, quello di Monte Berico (Vicenza). Negli anni 1960-1961 fece il noviziato a Isola Vicentina (Vicenza) e, il 28 settembre 1961, emise la professione temporanea. Subito dopo iniziò il liceo classico a Firenze presso il Collegio “Sette Santi Fondatori” e, nel 1964, cominciò il biennio di filosofia presso il locale Convento “Santissima Annunziata”. Nel 1966 venne trasferito a Roma presso il Collegio “Sant’Alessio Falconieri” (“Marianum”) per gli studi teologici. Il 6 aprile 1969 emise la professione solenne. Dopo un periodo di discernimento, il 12 marzo 1970, chiese di essere dispensato dai voti e, l’8 aprile dello stesso anno, ottenne l’indulto di uscita dall’Ordine. Contemporaneamente, si iscrisse alla Facoltà di Medicina presso l’Università di Padova e, il 27 febbraio 1971, nella chiesa di S. Stefano in Verona, contrasse matrimonio con Luisa Scipioni. Conseguita la laurea il 21 ottobre 1977, dopo un anno di tirocinio presso l’Ospedale “Don Calabria” di Negrar (VR), insieme alla moglie e alle figlie, si trasferì in Brasile, per lavorare nell’Ospedale costruito dalla Congregazione dei Poveri Servi della Divina Provvidenza di Don Calabria a Porto Alegre e, poi, nel lebbrosario di Porto Velho, dove riorganizzò il nosocomio. Nell’attività professionale, il Venerabile Servo di Dio si preoccupò di portare sempre la fede assieme alle cure mediche, nonché aiuti in viveri a coloro che erano meno abbienti.

Successivamente la famiglia Nottegar trascorre un anno presso un lebbrosario in Rondonia e poi ad Acre, un paesino senza luce elettrica e senz’acqua, dove il Venerabile Servo di Dio svolgeva il lavoro di medico condotto. Alla fine del 1982, a causa della malaria contratta dalla figlia più piccola, i Nottegar decisero di tornare in Italia. Qui il Servo di Dio iniziò a lavorare presso l’Ospedale “S. Bonifacio” di Verona. Nel frattempo, insieme alla moglie, si sentì chiamato a dare inizio ad una Comunità, chiamata “Regina Pacis”, modellata su quella dei primi cristiani, per vivere il Vangelo, nella preghiera, nella condivisione e nel servizio ai poveri. A tale scopo vendettero un terreno ricevuto in eredità e, il 25 luglio 1986, acquistarono una casa sulle colline di Verona.

Il Venerabile Servo di Dio morì improvvisamente a Verona (Italia) il 19 settembre 1986, stroncato da un infarto.

ITER DELLA CAUSA

L’Inchiesta diocesana si svolse presso la Curia ecclesiastica di Verona (Italia), dal 14 maggio 2007 al 6 giugno 2009, in cinquantanove Sessioni, durante le quali furono raccolte le prove documentali e vennero escussi cinquantuno testi, di cui cinque ex officio.

La validità giuridica dell’Inchiesta fu riconosciuta dalla Congregazione con il Decreto del 23 aprile 2013.

CONGRESSO DEI CONSULTORI TEOLOGI

Si tenne il 14 gennaio 2016. I Consultori, delineando il profilo biografico del Venerabile Servo di Dio, sottolinearono che egli sentì la professione come una vera e propria missione a favore del prossimo. Conservò uno stile di vita sobrio e, insieme alla moglie, coltivò il desiderio di dedicarsi ai poveri. Decisero, così, di partire per il Brasile, nonostante il parere contrario degli altri familiari. Fu capace di scelte radicali che perseguì sino in fondo, senza esitazioni, testimoniando l’amore per Dio e i fratelli in un continuo dono di sé.

In Brasile, la famiglia rimase alcuni anni, spostandosi in varie località, dove esercitò la professione medica. Si spese nella carità fattiva instancabilmente e senza riserve, convinto che oltre al sollievo dai bisogni fisici occorreva prestare attenzione alle necessità spirituali delle persone. Il Servo di Dio si affidava al Signore, sempre pronto a seguire la Sua volontà. La costante preghiera gli permise di entrare in comunione intima con Dio. Fu un uomo e un medico generoso, aperto all’ascolto, disponibile sia con i pazienti che con i colleghi. Costretto a rientrare in Italia per la malattia della figlia, fu pronto a rimettersi in discussione e ricominciare una nuova vita. Il confronto fra la vita opulenta in Italia, e quella povera e austera del Brasile, fece maturare in lui l’idea di fondare una comunità centrata sulla preghiera e sulla carità verso i bisognosi che accogliesse delle famiglie disposte a mettere in comunione i beni e a praticare il Vangelo. Creò sempre un equilibrio tra le esigenze della vita familiare, quelle spirituali e il servizio ai poveri.

I Consultori si espressero unanimemente con voto affermativo circa il grado eroico delle virtù, la fama di santità e di segni del Venerabile Servo di Dio.

SESSIONE ORDINARIA DEI CARDINALI E VESCOVI

Si riunì il 4 aprile 2017. L’Ecc.mo Ponente, dopo avere tratteggiato la storia della Causa e la figura del Venerabile Servo di Dio, si soffermò sull’esercizio delle virtù teologali e cardinali, maturato durante un cammino di profonda crescita spirituale. Fu un uomo di fede: la preghiera, la Messa quotidiana, l’adorazione eucaristica, l’ascolto della Parola di Dio, la devozione a Maria e la confessione frequente furono i mezzi soprannaturali da lui utilizzati per sostenersi nel pieno abbandono alla provvidenza del Signore. La sua vita fu sempre aperta al prossimo e in particolare alle persone in difficoltà, senza venire meno alla cura tenera e amorosa della propria famiglia. Visse la fede profondamente congiunta con la carità e la povertà, nella condivisione piena all’interno della famiglia e nella comunione con altre famiglie e con le altre vocazioni nella Chiesa. Cercò di vivere la carità in tutte le espressioni della vita quotidiana, in special modo nello stile con cui si avvicinava agli ammalati e svolgeva la sua professione di medico. Uno stile che, soprattutto nel tempo trascorso in Brasile, si manifestava nel voler offrire non solo cure mediche, cibo e vestiti, ma anche la possibilità di incontrare Gesù e il Vangelo.

Al termine della Relazione dell’Ecc.mo Ponente, che concluse constare de heroicitate virtutum, gli Em.mi ed Ecc.mi Padri risposero al dubbio con sentenza affermativa.