Causa in corso
Alfonso Barzana
- Venerabile Servo di Dio -

Alfonso Barzana

(1530 - 1597)

Venerabilità:

- 18 dicembre 2017

- Papa  Francesco

Sacerdote professo della Compagnai di Gesù; ottenuto il permesso di partire missionario per il Perù, da qui passò in Bolivia, Argentina e Paraguay. Le fatiche del suo apostolato missionario, protrattosi per quasi trenta anni, minarono la sua salute. Il suo spirito evangelizzatore scaturiva dall’amore ardente verso Dio e dalla sua profonda vita contemplativa, eucaristica e mariana

  • Biografia
Tre furono gli elementi da lui ritenuti indispensabili per un autentico missionario: l’integrità dei costumi, la solidità della dottrina e la conoscenza della lingua indigena

 

Il Venerabile Servo di Dio Alfonso Barzana nacque nel 1530 a Belinchón (Cuenca, Spagna). Dopo i primi studi nel paese natale, si trasferì a Baeza, dove si iscrisse all’Università, ottenendo i gradi di Magister Artium ed il baccellierato in Teologia nel 1557. Discepolo di San Giovanni d’Avila, insegnò all’Università ed esercitò il ministero della predicazione.

Il 28 agosto 1565 entrò nella Compagnia di Gesù, compiendo il Noviziato a Siviglia. La sua attività di predicatore, oltre che confessore, lo rese famoso en ambas Andalucías. Sentendosi chiamato all’evangelizzazione in terra di missione, chiese a San Francesco Borgia, Preposito Generale della Compagnia, di poter realizzare tale vocazione. La richiesta venne accolta e fu destinato al Perù.

Partì il 19 marzo 1569 insieme ad altri undici Gesuiti. Durante il lungo viaggio, durato otto mesi, in nave, si dedicò allo studio della lingua quechua.

Giunto a Lima ebbe subito la possibilità di svolgere il suo ministero tra la gente indigena che viveva nei dintorni della città. Nel 1571 si trasferì presso il Collegio di Cuzco (Perù), dove ebbe modo di tenere le sue catechesi all’ultimo sovrano Inca, Tupac Amaru.

Nel 1574, giunse a Potosí (Bolivia), per predicare in quechua e aymara non solo nella zona del Lago Titicaca, in Perù, ma anche a La Paz, in Bolivia. Quando partecipò alla prima Congregazione Provinciale dei Gesuiti del Perù, nel gennaio 1576, aveva già quasi pronti i testi catechistici e le grammatiche. Nella seconda fase della Congregazione, tenutasi a Cuzco, la Compagnia li giudicò adatti alla pubblicazione, anche se per la loro stampa si attese il III Concilio Limense, presieduto da San Toribio Alfonso de Mogrovejo (1583).

Nel novembre 1576, insieme a tre confratelli, venne inviato a Juli, villaggio aymara sulle sponde del Lago Titicaca, che la Compagnia di Gesù aveva assunto come Missione e, nel 1578, con un altro confratello, fu inviato ad Arequipa, per fondarvi un Collegio.

Durante la terza Congregazione Provinciale, nel dicembre 1582, la Compagnia decise di assumere la Missione dell’Argentina ed inviò il Venerabile Servo di Dio ed un altro confratello a Santiago del Estero, dove si aggiunsero altri tre Padri provenienti dal Brasile. Con uno di questi, P. Manuel Ortega, percorse le regioni del sud della Bolivia evangelizzando gli indios Tobas, Mocobíes, Diaguitas e Chiriguanos. Nel febbraio del 1587 i due Missionari giunsero a Córdoba de Tucumán. A San Miguel de Tucumán predicò ai Lules, proseguendo verso il Paraguay. Nel 1596 fu inviato ad Asunción come Docente di Grammatica, impegnato anche a preparare un dramma teatrale per la traslazione del Santissimo Sacramento nella nuova Chiesa dei Gesuiti.

Il 20 dicembre 1596, fu colpito da una paralisi. Nel gennaio del 1597 il Preposito Provinciale gli chiese di tornare a Lima per essere meglio assistito. Dopo una breve sosta a Salta, giunge a Cuzco (Perù), dove morì il 31 dicembre 1597.

ITER DELLA CAUSA

L’Inchiesta diocesana si svolse presso la Curia ecclesiastica di Cuzco (Perù), dal 23 novembre al 22 dicembre 2016, con la raccolta delle prove documentali e l’escussione di nove testi, di cui tre ex officio.

La validità giuridica dell’Inchiesta fu riconosciuta con il Decreto del 16 marzo 2017.

CONGRESSO DEI CONSULTORI TEOLOGI

Si tenne il 21 novembre 2017. I Consultori nel loro giudizio si basarono sul materiale storico raccolto nel corso dell’Inchiesta diocesana. I Consultori, dopo aver ripercorso il profilo biografico del Venerabile Servo di Dio, ne sottolinearono lo zelo apostolico, la carità pastorale e la profonda vita spirituale. Ottenuto il permesso di partire missionario per il Perù, da qui passò in Bolivia, Argentina e Paraguay. Le fatiche del suo apostolato missionario, protrattosi per quasi trenta anni, minarono la sua salute. Il suo spirito evangelizzatore scaturiva dall’amore ardente verso Dio e dalla sua profonda vita contemplativa, eucaristica e mariana. Manifestò una particolare devozione verso Gesù Bambino, ispirata agli insegnamenti di Sant’Ignazio. La contemplazione della Natività per il Venerabile Servo di Dio significava interiorizzare i misteri dell’Incarnazione e lo aiutava quotidianamente a farsi “piccolo servo obbediente”. Fu forte nell’affrontare pericoli e difficoltà per porsi al servizio dei fratelli e condurre il maggior numero di anime a Cristo. Con pazienza seppe guadagnarsi la fiducia degli indigeni e con entusiasmo e grande carità imparò i diversi idiomi delle popolazioni autoctone per inculturare sapientemente il Vangelo. Oltre che con la parola, seppe conquistare la gente del posto con la testimonianza di vita. Convertì e battezzò migliaia di Indios.

Numerose furono le attestazioni di gratitudine manifestate dalle comunità indigene verso lui, così come quelle di afflizione nei momenti in cui veniva trasferito. Ovunque lasciò dietro di sé il ricordo grato e la fama di santità. Dopo la sua morte, tale fama si conservò nel tempo. I primi tentativi di avviare la Causa risalgono alla prima metà del 1600, ma diversi fattori storici, tra cui le vicende che interessarono la Compagnia di Gesù sino alla sua soppressione e la situazione socio-politica dei Paesi sudamericani, ne ritardarono l’inizio.

Al termine del dibattito, i Consultori si espressero unanimemente con voto affermativo circa il grado eroico delle virtù, la fama di santità e di segni del Venerabile Servo di Dio.

SESSIONE ORDINARIA DEI CARDINALI E VESCOVI

Si riunì il 5 dicembre 2017. L’Em.mo Ponente, dopo avere tratteggiato la storia della Causa e la figura del Venerabile Servo di Dio, sottolineò che tre furono gli elementi da lui ritenuti indispensabili per un autentico missionario: l’integrità dei costumi, la solidità della dottrina e la conoscenza della lingua indigena. In venti anni di attività evangelizzatrice nelle Province di Tucumán e del Paraguay riuscì a convertire e a battezzare più di duecentomila Indios. La sua fiducia nella presenza provvidente di Dio fu il fondamento della sua santità e si rivelò nel coraggio di affrontare viaggi e missioni pericolose avendo Dio come ispiratore e sostegno. La sua attività missionaria era sostenuta sia dalla speranza che il Signore avrebbe convertito i popoli a cui era stato inviato, sia dalla carità di Dio, che era la luce della sua vita e la sorgente del suo anelito apostolico. Per i confratelli era considerato come un “modello di missionario”, paragonato a San Paolo e a San Francesco Saverio.

Al termine della Relazione dell’Em.mo Ponente, che concluse constare de heroicitate virtutum, gli Em.mi ed Ecc.mi Padri risposero con sentenza unanime affermativa.