Anna Cantalupo (al secolo: Pia)
(1888 - 1983)
Della Società delle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli; per le numerose iniziative benefiche a favore degli orfani, degli infermi e dei poveri, riuscì a farsi apprezzare dalla gente, tanto da diventare un punto di riferimento per la città. Incarnò il carisma vincenziano donando tutta se stessa a Dio attraverso l’amore al prossimo
La Venerabile Serva di Dio Anna Cantalupo (al secolo: Pia) nacque a Napoli (Italia) il 3 settembre 1888. Avvertì la chiamata alla vita consacrata a circa 13 anni e, il 31 maggio 1902, fece in privato il voto di verginità. Nel 1908 entrò tra le Figlie della Carità e, nel 1909, proseguì la formazione a Parigi. Successivamente, dopo aver svolto servizio presso la Scuola elementare della Casa Centrale di Napoli e al “Reale Albergo dei Poveri”, emise la professione religiosa a Natale del 1913. Nel 1916 durante la Prima Guerra Mondiale fu inviata presso l’Hotel Hassler per la rieducazione delle persone invalide di guerra.
Nel 1918 venne trasferita a Catania presso l’Istituto Pio IX, affidato alle Figlie della Carità, per servire nell’Opera di assistenza per gli infermi a domicilio. Nel 1923 con le consorelle si trasferì nella “Casa della Carità” dove, oltre all’assistenza degli infermi poveri, si svolgevano varie iniziative caritative e apostoliche, in particolare l’assistenza civile e religiosa agli orfani di guerra.
Durante la Seconda Guerra Mondiale organizzò anche l’assistenza spirituale dei soldati transitanti per Catania. Dal 1° marzo 1947 al 1959 svolse il servizio di Superiora. Nel 1958, ricevette le onorificenze di Cavaliere della Repubblica e la Croce pro Ecclesia et Pontifice.
Terminato il servizio di Superiora, continuò la sua opera caritativa e assistenziale verso i più bisognosi, pur dovendo rallentare il ritmo a causa dell’età e di varie infermità.
Morì a Catania il 17 marzo 1983.
La Venerabile Serva di Dio, per le numerose iniziative benefiche a favore degli orfani, degli infermi e dei poveri, riuscì a farsi apprezzare dalla gente, tanto da diventare un punto di riferimento per la città.
Incarnò il carisma vincenziano donando tutta se stessa a Dio attraverso l’amore al prossimo. Il suo zelo sensibile e delicato era radicato nella fede. Vedeva l’immagine di Gesù nei poveri, come nei ricchi, che riusciva a coinvolgere nelle opere di carità, favorendo molte conversioni. La sua fede traspare anche dai suoi scritti. Dotata di forte personalità, non si scoraggiava davanti alle difficoltà, affidandosi alla preghiera. In comunità era molto amata. Prontezza, creatività e allegria caratterizzavano la sua carità, consentendole di rispondere celermente alle urgenze.
I suoi modi di trasmettere la fede, come la diffusione della medaglia miracolosa, lasciarono profonde tracce tra la gente attirata dalla concretezza della sua testimonianza.
La sua fama di santità è giunta sino ad oggi, accompagnata da una certa fama signorum.