Causa in corso
Antonio Filomeno Maria Losito
- Venerabile Servo di Dio -

Antonio Filomeno Maria Losito

(1838 - 1917)

Venerabilità:

- 30 settembre 2015

- Papa  Francesco

Sacerdote professo della Congregazione del Santissimo Redentore; fu un religioso di profonda fede e in continua ascesi verso la perfezione. Autentico testimone del Vangelo, si adoperò in un apostolato instancabile fatto di predicazioni, confessioni e opere di carità. Seppe affrontare con fermezza le varie prove della vita

  • Biografia
A motivo della sconfinata fiducia in Dio, fu definito “angelo consolatore” da quanti lo cercavano nelle loro afflizioni e sofferenze

 

Il Venerabile Servo di Dio Antonio Filomeno Maria Losito nacque il 19 dicembre 1838 a Canosa di Puglia (Italia). Rimasto orfano di entrambi i genitori all’età di quattro anni, si trasferì con i suoi cinque fratelli presso la casa della nonna materna a Saline di Barletta. Qui venne educato cristianamente. Dopo la morte della nonna, la sorella maggiore del Venerabile Servo di Dio, nel frattempo sposatasi, divenne la tutrice dei suoi fratelli. Nel 1845, il Venerabile Servo di Dio entrò insieme con un suo fratello nel Seminario di Canosa. Nella stessa città, nel 1855, incontrò casualmente un padre redentorista accompagnato da due studenti. Colpito dal loro umile atteggiamento, chiese di entrare nella Congregazione del SS. Redentore e, quello stesso anno, fu accolto nel Noviziato a Ciorani. Il 24 ottobre 1856 emise la professione religiosa e, completati gli studi ecclesiastici, il 5 aprile 1862 fu ordinato sacerdote nella Cattedrale di Nusco. Mentre svolgeva il servizio pastorale a Materdomini, nel 1866 dovette abbandonare la comunità a causa della soppressione delle Congregazioni religiose ed il relativo incameramento dei beni da parte dello Stato italiano. Dimorò fino al 1887 a Canosa, presso i fratelli.

Nella città natale, svolse un intenso apostolato, in particolare dedicandosi al ministero delle Confessioni, alla predicazione anche nei paesi vicini, all’aiuto ai poveri e agli ammalati.

Nel 1887, in seguito alla distensione dei rapporti tra Stato e Chiesa, il Superiore Provinciale dei Redentoristi, comunicò ai confratelli che potevano ricostituire le comunità religiose. Fino al 1891 dimorò in varie case della Congregazione, stabilendosi poi definitivamente a Pagani dove riceveva visite continue e lettere da parte dei concittadini che testimoniavano la venerazione che si era sviluppata nei suoi confronti. Dal 1894 al 1907 ricoprì l’incarico di Prefetto degli studi della Provincia Napoletana dei Redentoristi. Pure a Pagani si dedicò alle opere di carità, all’assistenza spirituale e alla predicazione degli Esercizi Spirituali, anche all’episcopato salernitano-lucano. Dal 1902 fu confessore saggio e illuminato del Beato Bartolo Longo, al quale procurò, nel 1908, un incontro privato con il Papa San Pio X e al quale diede sempre rassicurazione morale che le Opere di Pompei erano realmente conformi ai piani divini. Spinse i suoi concittadini al restauro della Cattedrale di S. Sabino e per questo motivo, oltre che per predicare una missione al popolo, si recò più volte nella città natia. Nel 1907 fu nominato Rettore della Casa di Pagani e del Santuario di S. Alfonso e dal 1909 al 1912 fu scelto come Superiore Provinciale, incarico che esercitò con carità e prudenza, promuovendo il bene dei confratelli e delle comunità e rilanciando il culto di S. Gerardo.

Ammalatosi di cancro, il Servo di Dio morì il 18 luglio 1917 a Pagani (Italia).

 

ITER DELLA CAUSA

Il Processo Ordinario Informativo si svolse presso la Curia ecclesiastica di Nocera dei Pagani (Italia), dal 30 settembre 1937 al 21 novembre 1939, in cinquantaquattro Sessioni, durante le quali furono escussi ventinove testi, dei quali due ex officio.

Un Processo Rogatoriale fu istruito presso la Curia ecclesiastica di Andria (Italia), dal 25 ottobre 1938 al 17 giugno 1939, in dieci Sessioni, durante le quali vennero escussi sette testi.

La validità giuridica dei Processi fu riconosciuta con il Decreto del 20 dicembre 1991.

 

CONGRESSO DEI CONSULTORI TEOLOGI

Si tenne il 15 maggio 2014. I Consultori si soffermarono sul profilo biografico del Venerabile Servo di Dio. Fu un religioso di profonda fede e in continua ascesi verso la perfezione. Autentico testimone del Vangelo, si adoperò in un apostolato instancabile fatto di predicazioni, confessioni e opere di carità. Seppe affrontare con fermezza le varie prove della vita, a partire dalla salute fragile, dall’impossibilità di praticare la vita comunitaria a causa della soppressione degli Istituti Religiosi, fino ai diversi incarichi di responsabilità che gli furono affidati, fra cui il riordino della Provincia Napoletana dei Redentoristi.

Animato da spirito di sacrificio e dall’amore verso Dio e verso i fratelli, non si risparmiò mai nelle opere di carità a favore dei bisognosi di ogni genere e nei confronti dei confratelli; il suo motto era “amare e patire”, per la gloria di Dio e la salvezza delle anime.

Per la sua personalità genuina e sincera, molte persone ricorrevano a lui per avere consigli.

Al termine del dibattito, i Consultori si espressero unanimemente con voto affermativo circa il grado eroico delle virtù, la fama di santità e di segni del Venerabile Servo di Dio.

 

SESSIONE ORDINARIA DEI CARDINALI E VESCOVI

Si riunì il 22 settembre 2015. L’Ecc.mo Ponente, dopo avere tratteggiato la storia della Causa e la figura del Venerabile Servo di Dio, si soffermò sull’esercizio delle virtù teologali e cardinali. Il Venerabile Servo di Dio si distinse per una fede non comune alimentata dalla preghiera quotidiana, in particolare dalla partecipazione alla celebrazione Eucaristica e dalla devozione alla Vergine Maria e a Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, Fondatore della sua Congregazione. A motivo della sconfinata fiducia in Dio, fu definito “angelo consolatore” da quanti lo cercavano nelle loro afflizioni e sofferenze. Lo stesso San Pio X disse di lui: “Quel Padre Antonio è un vero santo”.

Al termine della Relazione dell’Ecc.mo Ponente, che concluse constare de heroicitate virtutum, gli Em.mi ed Ecc.mi Padri risposero unanimemente al dubbio con sentenza affermativa.