Causa in corso
Antonio Repiso Martínez de Orbe
- Venerabile Servo di Dio -

Antonio Repiso Martínez de Orbe

(1856 - 1929)

Venerabilità:

- 27 febbraio 2017

- Papa  Francesco

Sacerdote professo della Compagnia di Gesù, Fondatore della Congregazione delle Suore del Divino Pastore; fu un entusiastico promotore del culto eucaristico, della devozione del Cuore di Gesù, delle Congregazioni Mariane, dei gruppi di Apostolato della Preghiera; fu vicino all’Azione Cattolica, e si distinse come confessore e direttore spirituale

  • Biografia
Totalmente animato da un amore straordinario verso Dio e riconoscendo il suo primato assoluto, operò costantemente ad maiorem Dei gloriam

 

Il Venerabile Servo di Dio Antonio Martínez Repiso de Orbe nacque a Venta de Córdoba (Messico) 1’8 febbraio del 1856. A quattordici anni entrò nel Seminario “Conciliar de Mexico” e, il 20 marzo 1881, ricevette l’ordinazione presbiterale. Dopo aver svolto il ministero sacerdotale in varie parrocchie della Diocesi, attratto dalla spiritualità di Sant’Ignazio, il 14 agosto del 1893, a trentasette anni di età, entrò nel noviziato della Compagnia di Gesù. Per la sua affidabilità e il suo zelo pastorale, fu nominato Padre Ministro del noviziato di San Simón a Michoacán. Grazie alla sua guida spirituale di tanti fedeli, percepì il progetto di fondare una Congregazione di suore, con la spiritualità ignaziana, aventi come modello Gesù Pastore e con una particolare devozione al Sacro Cuore.

Il 14 gennaio del 1900 fu eretta canonicamente la Congregazione delle Suore del Divino Pastore. Nello stesso anno, il Venerabile Servo di Dio si ammalò per una piaga alla spalla, molto dolorosa e spesso aperta, per la quale soffrì sino alla fine della sua vita.

Dal 1904 iniziò diverse attività pastorali nella città di Chihuahua, vicino al Santuario di Nostra Signora di Guadalupe. Predicò spesso esercizi spirituali secondo il metodo di Sant’Ignazio; progettò e realizzò la costruzione di case per esercizi; svolse il ministero di direttore spirituale e confessore; fondò diversi gruppi mariani per favorire la venerazione e l’imitazione della Madonna, in particolare tra le ragazze; diede inizio all’Apostolato della preghiera; seppe stare vicino alle famiglie, accompagnandole come padre spirituale e diffondendo la pratica della consacrazione delle famiglie al Sacro Cuore e alla Vergine di Guadalupe.

Nel 1910 anche il Venerabile Servo di Dio patì per gli eventi politici in Messico. Ciononostante, in quel periodo, fondò un ospedale a Nonoava, per accogliere le vittime della rivoluzione.

Negli anni seguenti il Venerabile Servo di Dio continuò a distinguersi per l’instancabile ministero, l’assistenza spirituale e la carità concreta. Otto altri sacerdoti lo affiancarono aiutandolo nel suo lavoro pastorale. Con loro si prese cura dei fedeli e di tutti i bisognosi quando nel 1918 il Messico fu colpito dalla cosiddetta influenza “spagnola”.

Nel 1920 fu nominato Superiore della residenza a Tepotzotlán e, dopo tre anni, trasferito come Superiore della residenza di León. Dal 1926, il Venerabile Servo di Dio si dovette nascondere per la persecuzione religiosa, ma clandestinamente continuava a celebrare la Santa Messa, confessava e non negava a nessuno l’aiuto spirituale, rischiando anche la vita.

Le sue forze vennero meno, in modo particolare per la ferita alla spalla, tanto che dovette rinunciare alle attività pastorali più intense. Rimase nella città di León Guanajuato (Messico), dove morì il 27 luglio del 1929, dopo aver recitato Anima Christi e il Suscipe.

ITER DELLA CAUSA

L’Inchiesta diocesana si svolse presso la Curia ecclesiastica di Città del Messico (Messico), dal 14 settembre 1992 al 13 giugno 1994, con la raccolta delle prove documentali e l’escussione di sedici testi, di cui due ex officio.

Furono istruite due Inchieste rogatoriali:

- a León Guanajuato (Messico), l’8 e 9 settembre 1993, con l’escussione di nove testi;

- a Chihuahua (Messico), dal 13 agosto al 12 ottobre 1993, con l’escussione di venti  testi.

La validità giuridica delle Inchieste fu riconosciuta con il Decreto del 5 maggio 1995.

CONGRESSO DEI CONSULTORI TEOLOGI

Si tenne il 16 dicembre 2014. I Consultori, dopo aver ripercorso il profilo biografico del Venerabile Servo di Dio, ne sottolinearono lo zelo apostolico, la carità pastorale e la profonda vita spirituale, in una situazione ambientale difficile, caratterizzata da un’accanita persecuzione religiosa. Il Venerabile Servo di Dio fu un entusiastico promotore del culto eucaristico, della devozione del Cuore di Gesù, delle Congregazioni Mariane, dei gruppi di Apostolato della Preghiera; fu vicino all’Azione Cattolica, e si distinse come confessore e direttore spirituale. Lo spirito di fede e di fortezza del Venerabile Servo di Dio, si manifestarono anche nell’accettazione di una piaga cancerosa sulla schiena, che lo tormentò per circa ventisette anni. Accettò la sofferenza non solo come occasione di purificazione, ma anche come motivo di lode e di ringraziamento a Dio. Da vero figlio di Sant’Ignazio, si sottomise alla volontà dei Superiori, vedendovi espressa la volontà divina. Esercitò in modo eroico la virtù della prudenza, soprattutto nella non comune capacità di discernimento di persone e situazioni.

Al termine del dibattito, i Consultori si espressero unanimemente con voto affermativo circa il grado eroico delle virtù, la fama di santità e di segni del Venerabile Servo di Dio.

SESSIONE ORDINARIA DEI CARDINALI E VESCOVI

Si riunì il 21 febbraio 2017. L’Ecc.mo Ponente, dopo avere tratteggiato la storia della Causa e la figura del Venerabile Servo di Dio, sottolineò che fu un uomo di profonda e assidua preghiera. Come gesuita fu zelante nel dare vita alle Congregazioni Mariane. La fede eroica si mostrò soprattutto nel corso della sua ultima dolorosa infermità, quando si consegnò a Cristo sofferente, unendosi misticamente alla sua Passione. Totalmente animato da un amore straordinario verso Dio e riconoscendo il suo primato assoluto, operò costantemente ad maiorem Dei gloriam, secondo lo spirito ignaziano. Nella sua attività apostolica, si distinse per la carità pastorale verso i fedeli, impegnato nell’esercizio delle opere di misericordia spirituali e corporali.

Al termine della Relazione dell’Ecc.mo Ponente, che concluse constare de heroicitate virtutum, gli Em.mi ed Ecc.mi Padri risposero al dubbio con sentenza unanime affermativa.