Causa in corso
Caroline Barbe Colchen Carré de Malberg
- Venerabile Serva di Dio -

Caroline Barbe Colchen Carré de Malberg

(1829 - 1891)

Venerabilità:

- 09 maggio 2014

- Papa  Francesco

Madre di famiglia, Fondatrice della Società delle Figlie di San Francesco di Sales; sulla scia della spiritualità di S. Francesco di Sales, percorse un cammino di progressiva maturazione di vita cristiana per raggiungere la santità di vita. Visse la “misura alta della vita cristiana”

  • Biografia
Visse con profonda fede la morte di tutti e quattro i suoi figli

 

La Venerabile Serva di Dio Caroline Barbe Colchen, nacque a Metz l’8 aprile 1829 da una famiglia aristocratica. Suo padre, Francesco Domenico Vittorio, era un uomo di grande fede. Fu presidente della Conferenza di San Vincenzo de’ Paoli e del Patronato dei Giovani Apprendisti. La madre, Elisabetta Carlotta Simon, proveniva da un antico casato di Metz. Educata nella fede cristiana, insieme con il marito, istruì i suoi figli nell’amore familiare e nel rispetto reciproco. Carolina Barbara fu battezzata tre giorni dopo la sua nascita.

Dal 1841 al 1846 fu ospite nel monastero della Visitazione per compiere gli studi. In questo clima di serenità, oltre alla formazione culturale e spirituale, maturò il desiderio di farsi carmelitana, ma fu dissuasa dal suo confessore. All’età di vent’anni, il 2 maggio 1849, sposò il cugino Paolo Carré de Malberg , allora avviato in una promettente carriera militare, ricoprendo già il grado di capitano di stato maggiore. Dalla loro unione nacquero quattro figli, dei quali tre si spensero in tenerissima età, mentre il quarto, Paolo, giovane ufficiale dell’esercito, mori a trent’anni in seguito a una caduta da cavallo.

Nei primi anni di matrimonio, prima ancora di avere figli, il marito si dimostrò iracondo verso di lei, tanto da maltrattarla continuamente. Del marito, quindi, Carolina conobbe le accentuate asperità del carattere, particolarmente “irascibile”, “capriccioso”, “autoritario” e ossessivamente avversativo, anche in pubblico. Seppe, però, confrontarsi con lui con pazienza veramente eroica per lunghi anni, scusandolo in ripetute situazioni, avendo di mira sempre e solo il suo bene spirituale. Poco a poco riuscì con il suo affetto a “riconquistarlo, diventando per lui la sua “buona e cara amica”. Offrì tutto al Signore per la conversione del marito. Difatti fu proprio il marito Paolo ad affermare che in quegli anni di difficoltà familiare si sentì progressivamente trasformato dalla presenza della moglie. Pur delicata di salute a causa di una febbre tifoidea contratta da giovane, che talora le procurava forti emicranie, Carolina non si sottrasse ai suoi specifici doveri coniugali, poi interrotti di comune accordo.

Seguendo gli impegni e i trasferimenti del marito, dopo il matrimonio la famiglia Colchen Carré abitò a Parigi fino al gennaio 1852. Le tappe seguenti furono Metz dal gennaio 1852 al gennaio 1854, Strasburgo dal gennaio 1854 al gennaio 1862, e infine un lungo periodo a Parigi, ove fissò la residenza dal gennaio 1862 fino al luglio 1874, con una breve interruzione durante la guerra del 1870. Nel 1869 Carolina incontrò a Parigi l’allora trentunenne vicario della parrocchia di Santa Clotilde, Enrico Chaumont, che scelse come suo padre spirituale e che si rivelò molto esigente nei suoi riguardi: insieme a lui fondò il 15 ottobre 1872 la Società delle Figlie di San Francesco di Sales, con una norma di vita tracciata secondo lIntroduzione alla vita devota del santo Vescovo di Ginevra, adatta a chi continua a vivere nel mondo, ma aspira alla perfezione evangelica in un costante impegno missionario nel suo ambiente; due anni dopo venne eletta superiora a vita della nuova Associazione.

Tale restò anche dopo la sua assenza da Parigi. Dal gennaio 1875 al 1879, sempre seguendo gli spostamenti del marito, dimorò a Rouen, da dove tornò ancora nella capitale francese, ove continuò a dirigere la Società delle Figlie di San Francesco di Sales. In stretta collaborazione con il can. Enrico Chaumont, partecipò anche alla fondazione dei Sacerdoti di San Francesco di Sales, e nel 1880 all’istituzione dell’Opera di Maria Immacolata per la conversione degli infedeli, che divenne in cinque anni l’Opera delle Catechiste Missionarie di Maria Immacolata. Queste erano il primo gruppo, guidate da Felicia Gros, considerata fondatrice del nuovo ramo, partite per l’India nel 1889, su richiesta dell’Ordinario di Nagpur, operandovi sotto la denominazione appunto di “Catechiste missionarie di Maria Immacolata”.

In tutti questi anni la sua salute andò peggiorando notevolmente, a motivo di un cancro che le fu diagnosticato nel 1879. E lei sopportò questa ennesima prova con grande fede, tra indicibili sofferenze. Nel 1890, nonostante la gravità del male sopportato eroicamente, riuscì a presiedere la riunione della “Società delle Figlie”, dopo di che si ritirò a Lorry, per pregare per tutti i membri della sua famiglia religiosa. Si spense serenamente il 28 gennaio del 1891. I suoi familiari dovettero subito fare funerali, in quanto il suo corpo si stava decomponendo velocemente. Durante la vita e dopo la morte la sua santità fu sempre più riconosciuta per la sua opera di evangelizzazione delle donne.

 

Iter della Causa

Il Processo Ordinario Informativo fu istruito presso la Curia ecclesiastica di Metz (Francia), dal 1895 al 1898, in centoquarantacinque Sessioni, con l’escussione di quarantacinque testi.

Il 2 giugno 1909 fu emesso il Decreto super scriptis.

Negli anni 1911-1921 furono celebrati due Processi Apostolici:

- a Parigi, con l’escussione di ventuno testi;

- a Metz, con l’escussione di quattordici testi.

La validità giuridica dei Processi fu riconosciuta con il Decreto del 18 dicembre 1929.

 

Seduta dei Consultori Storici

 

Si svolse il 6 marzo 2001, presieduto dal Relatore Generale, con la presenza dei Consultori prescritti.

A conclusione di un approfondito dibattito, il risultato finale per i tre quesiti di rito, sull’esaustività delle prove, sull’attendibilità dei documenti archivistici e sul fondamento delle virtù eroiche, fu affermativo.

 

Congresso Peculiare dei Consultori Teologi

Si tenne il 16 marzo 2012, presieduto dal Promotore della Fede, con la presenza dei Consultori prescritti, i quali sottolinearono che la Venerabile Serva di Dio, sulla scia della spiritualità di S. Francesco di Sales, percorse un cammino di progressiva maturazione di vita cristiana per raggiungere la santità di vita. Visse la “misura alta della vita cristiana” sia nella travagliata vicenda coniugale e familiare, che la segnò costantemente e fortemente per tutta la vita, sia nella delicata fondazione dell’Associazione. In lei emerse sempre di più, con il passare degli anni, l’unità della maternità fisica e spirituale, sì da essere chiamata la première Mère. Nell’analisi della spiritualità e dell’abito virtuoso della Venerabile Serva di Dio furono individuati i due poli esistenziali e spirituali attorno ai quali si snodò la sua esistenza: la vita coniugale e familiare da una parte e dall’altra l’esperienza di fondazione e di governo dell’Associazione, ma insieme anche di ispirazione e di sostegno nella fondazione sia dei Prêtres de Saint François de Sales, che delle Catéchistes Missionaires de Marie Immaculée. Amò il marito, malgrado le asperità del suo carattere e seppe guadagnarne la pazienza, favorendo la conversione dello sposo.

Come madre visse con profonda fede la morte di tutti e quattro i suoi figli.

Al termine del dibattito, i Consultori all’unanimità si espressero con voto affermativo a favore del grado eroico delle virtù, della fama di santità e di segni della Venerabile Serva di Dio.

 

Sessione Ordinaria dei Cardinali e  dei Vescovi

Si riunì il 6 maggio 2014. L’Em.mo Ponente, dopo aver ripercorso l’iter della Causa e tratteggiato il profilo biografico della Venerabile Serva di Dio, mise in rilievo la profondità della sua vita spirituale. Ella sopportò con fortezza, saggezza e pazienza sia il rapporto con il marito, dal carattere impulsivo e vanitoso, sia la morte di tutti i figli.

Con coraggiosa fermezza guidò la Società delle Figlie di San Francesco di Sales e sopportò la dolorosa malattia che la colpì.

Al termine della Relazione dell’Em.mo Ponente, che concluse constare de heroicitate virtutum, gli Em.mi ed Ecc.mi Padri risposero unanimemente al dubbio con sentenza affermativa