Causa in corso
Cecilio Maria Cortinovis (al secolo: Antonio Pietro)
- Venerabile Servo di Dio -

Cecilio Maria Cortinovis (al secolo: Antonio Pietro)

(1885 - 1984)

Venerabilità:

- 06 marzo 2018

- Papa  Francesco

Religioso professo dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, per scelta, decise di rimanere fratello laico, ponendosi al servizio della comunità e dei poveri. Uomo di grande fede, crebbe nella vita spirituale sino a raggiungere una particolare unione con Dio, quotidianamente coltivata con serenità e gioia.

  • Biografia
La carità che sempre lo animò gli fece scoprire le “periferie” persino al centro di Milano, trasformandolo in un testimone della misericordia di Dio

 

    Il Venerabile Servo di Dio Cecilio Maria Cortinovis (al secolo: Antonio Pietro) nacque a Nespello (Bergamo, Italia) il 7 novembre 1885, in una famiglia di agricoltori. Sin da ragazzo lavorò nei campi e nei boschi e fece parte del Terz’Ordine Francescano, dove conobbe la spiritualità di San Francesco.

     Nel 1908, entrò nell’Ordine dei Frati Cappuccini a Lovere. Il 2 agosto 1909 emise la Professione Temporanea come Fratello Laico e il 10 agosto fu trasferito nel Convento di Albino, dove svolse gli uffici di sacrista, refettoriere, cantiniere, aiuto portinaio e aiuto infermiere.

     Nel 1910 fu trasferito al Convento di Milano, sede della Curia Provinciale, dove svolse gli incarichi di sacrista e foresterario. Con la Prima Guerra Mondiale, il 9 maggio 1916 fu chiamato alle armi ma, il 28 novembre successivo, per problemi cardiaci, venne congedato.

     Rientrato a Milano, emise la Professione Solenne il 2 febbraio 1918 e fu nominato questuante. Nel 1925, dopo aver saputo della morte del confratello Ven. Servo di Dio Daniele da Samarate, ammalato di lebbra, Fra’ Cecilio chiese ai Superiori di partire missionario per il Brasile per prendersi cura delle persone ammalate di lebbra. Non avendo ricevuto il permesso, proseguì il suo apostolato a Milano.

     Durante la Seconda Guerra Mondiale, il Servo di Dio si prodigò nell’assistenza, nella difesa e nel soccorso della popolazione.

     Dalla frequentazione assidua dei poveri e dall’impegno di raccolta delle elemosine, il Servo di Dio diede inizio a L’Opera di San Francesco, inaugurata dal Cardinale Arcivescovo Giovanni Battista Montini, il 23 febbraio 1959. Tale Opera, oltre a ricevere riconoscimenti pubblici, divenne un luogo sicuro di accoglienza, di conforto e di sostegno per molte persone in difficoltà.

     Nel 1967 iniziò a pubblicare i suoi pensieri spirituali, che ebbero numerosi edizioni.

     Nel 1982, fu trasferito all’infermeria dei Frati Cappuccini di Bergamo (Italia), dove morì il 10 aprile 1984.

     Per scelta, decise di rimanere fratello laico, ponendosi al servizio della comunità e dei poveri. Uomo di grande fede, crebbe nella vita spirituale sino a raggiungere una particolare unione con Dio, quotidianamente coltivata con serenità e gioia.

      Il servizio in portineria lo mise a contatto con molta gente che era da lui edificata. Egli trasformò questo servizio in un vero e proprio aiuto ai poveri con l’istituzione L’Opera San Francesco. La carità che sempre lo animò gli fece scoprire le “periferie” persino al centro di Milano, trasformandolo in un testimone della misericordia di Dio. La sua spiritualità, fortemente eucaristica e mariana, era intrisa anche di profonda devozione alla Ss.ma Trinità, a S. Francesco e ai Santi francescani.

      La dimensione fondamentale della sua vita fu la grande fede in Gesù Cristo, vissuta in famiglia e arricchita negli anni di vita religiosa, soprattutto attraverso la Parola di Dio, la Santa Messa, gli esercizi spirituali, l’adorazione eucaristica e altre devozioni. Dalla carità verso Dio scaturì quella verso il prossimo, in particolare gli ultimi. Il Servo di Dio si distinse per la virtù dell’umiltà. Visse in pienezza la sua vocazione di fratello laico cappuccino, imitando Gesù povero, umile e crocifisso. Amava considerarsi un “nulla” e uno “strumento di bene” nelle mani di Dio. L’Opera di San Francesco per i poveri, oggi comunemente detta Mensa di Fra Cecilio, perpetua la sua carità e risponde alla vocazione della Chiesa che esorta all’accoglienza, all’ascolto e alla vicinanza.