Causa in corso
Clara de la Concepción (al secolo: Juana de la Concepción Sánchez García)
- Venerabile Serva di Dio -

Clara de la Concepción (al secolo: Juana de la Concepción Sánchez García)

(1902 - 1973)

Venerabilità:

- 03 aprile 2014

- Papa  Francesco

Monaca professa dell'Ordine di Santa Chiara; fu una religiosa semplice, umile, sempre gioiosa, con una profonda vita interiore, esemplare. Tutti coloro che la conobbero rimasero ammirati per la eroicità di vita che evidenziava nella fedeltà serena e convinta ai doveri di ogni giorno

  • Biografia
Prima di essere abbadessa era la madre di tutte le monache, ciò che prima di tutto la impegnava era l’amore che aveva ed esprimeva per ognuna delle sue novizie

 

La Venerabile Serva di Dio Clara de la Concepción (al secolo: Juana de la Concepción Sánchez García), nacque nel piccolo e modesto villaggio di Torre de Cameros, in provincia di Logroño, diocesi di Calahorra-La Calzada, da Leopoldo Sánchez e da Agostina García Sanz, il 14 febbraio 1902. Ricevette il Battesimo due giorni dopo, nella parrocchia di San Martino e le fu imposto il nome di Juana de la Concepción. Suo padre, uomo di grande rettitudine morale e con un profondo senso del dovere, esercitava la professione di maestro delle elementari; sua madre, donna di grande fede e di buon senso, insieme al marito si impegnò a formare un focolare domestico dove si viveva e respirava un clima profondamente cristiano. In questo contesto, i sette figli ricevettero la prima e fondamentale formazione umana, religiosa e morale.

Juana frequentò con molto profitto le scuole elementari sotto la guida di suo padre; anzi, proprio suo padre, vedendo nella figlia una intelligenza aperta e vivace, una memoria felice, una grande forza di volontà e una lodevole propensione all’impegno, decise di inviarla alla scuola superiore di Soria per farle conseguire il diploma di magistero. Fu assidua e diligente alle lezioni per cui ottenne risultati brillanti e giudizi lusinghieri da parte dei docenti. Le amiche e le alunne di questo periodo la definiscono come una ragazza “semplice, silenziosa, buona, sempre pronta a dare il suo aiuto con grande spirito di servizio”. Ricevette il sacramento della Confermazione il 20 ottobre 1920 nella chiesa del SS. Salvatore, nella cittadina di Soria.

Mentre risiedeva a Soria per motivi di studio, prese a rendersi familiare la visita al monastero delle clarisse, inoltre chiese e ottenne di farsi terziaria francescana. Lentamente andò facendosi sempre più chiara in lei l’idea di consacrarsi al Signore in quel monastero. Però vi erano due serie difficoltà da superare: la sua famiglia si opponeva decisamente, perché non aveva ancora colto con chiarezza il disegno di Dio su di lei; inoltre risultava difficile approntare la dote richiesta per l’ingresso nel monastero.

A queste reali difficoltà si aggiunse la morte improvvisa del padre e l’intervento di un sacerdote, amico di famiglia, il quale le disse che in quel monastero si conduceva una vita religiosa rilassata, senza serio impegno. Ma Juana rispose che avrebbe risolto alla ra­dice quel problema col tendere personalmente alla santità. Nel frattempo, la Provvidenza trovava la soluzione del problema della dote: una signora si impegnò personalmente a risolvere questo problema.

Così, il 15 agosto 1922 poté fare il suo ingresso nel monastero. I testi sottolineano la sua incontenibile gioia per questo sospirato momento. Dopo il previsto periodo di postulato, il 18 febbraio 1923 vestì l’abito di Santa Chiara, cambiando il nome di Juana in quello di Clara de la Concepción. Il 24 febbraio 1924 emise i primi voti e il 24 febbraio 1927 i voti perpetui. Nel monastero conduceva una vita semplice, ordinaria, programmata tra preghiera e lavoro, senza preoccuparsi di altro. Viveva solo per il Signore e faceva tutto per lui.

Ancora in età molto giovane (aveva 39 anni) fu proposta e poi eletta abbadessa del monastero. Suo primo vivissimo desiderio fu di dar vita alla esposizione permanente del SS. Sacramento. Questa santa iniziativa le procurò molte umiliazioni anche da parte di alcuni sacerdoti, i quali la ritenevano visionaria. Oltre all’ado­razione permanente, la giovane abbadessa propose anche altre linee di governo: professare la Regola primitiva di Santa Chiara, eleggere Maria Immacolata come vera abbadessa del monastero, attendere alla formazione umana e spirituale delle monache, programmare il lavoro quotidiano e restaurare il monastero. Dopo 17 anni di saggia “guida” del monastero, venne sostituita da Suor Angela Carro. E lei passò nel ruolo di Vicaria, di maestra delle novizie e di economa. E resterà con questi incarichi fino alla morte.

Cercava di infondere in loro l’amore all’Eucaristia, alla Chiesa e al Papa, l’amore alla povertà e alla Vergine Santissima. Aveva inventato anche un metodo originale per incidere efficacemente nel cuore e nella mente delle sue monache: racchiudere in poche e semplici parole, in forma poetica, i principi fondamentali della vita cristiana e religiosa; talvolta li metteva anche in musica.

Giustamente la Venerabile Serva di Dio viene considerata come la restauratrice spirituale e materiale del monastero. Nel 1953, in occasione del VII Centenario della morte di S. Chiara, scrisse a tutti i monasteri delle clarisse della Spagna e di alcuni dell’America latina, invitandoli a professare la primitiva Regola clariana e a dar vita all’adorazione permanente del SS. Sacramento. Il Santo Padre Pio XII, il 22 maggio 1953, concesse “la grazia” di tornare alla primitiva Regola. In occasione della creazione della Federazione dei monasteri, fu eletta come consigliera e il monastero di Soria fu destinato a noviziato della federazione.

Ormai in età avanzata, anelava alla pace dei giusti. Il Signore però la volle purificare perfettamente, facendole sperimentare il suo niente, la sua miseria, il suo peccato. Così, mentre le sue consorelle la esaltavano, lei si sentiva soltanto come un cumulo di miseria. Ormai ella era come San Francesco: aveva Dio nella bocca, Dio nelle mani, Dio negli occhi, Dio nel cuore, Dio in tutta la sua persona. E così la trovò sorella morte il 22 gennaio 1973 per un infarto al miocardio. Ma già quando era prossima alla morte, cercava di infondere coraggio alle sue sorelle, le quali erano profondamente smarrite al pensiero di doverla perdere.

Alla notizia della sua morte, accorse nel monastero tutta la città di Soria. Tante persone accostavano oggetti e rosari al suo corpo per conservarli come reliquie, ben convinte che si trovavano in presenza di una persona piena di Dio. Il 23 gennaio furono celebrati i funerali con grande partecipazione di popolo. La salma fu inumata nel cimitero del monastero. Nei giorni 20 e 21 aprile 1982, furono esumati i suoi resti mortali e sistemati in una urna, che poi fu collocata nella cappella sotto l’altare della Vergine. Molti fedeli ogni giorno si recano al suo sepolcro per implorare la sua intercessione.