Eleonora di Santa Maria (al secolo: Isora Maria Ocampo)
(1841 - 1900)
Monaca professa dell’Ordine di San Domenico, fu una donna protesa completamente all'ideale della vita claustrale. Fedele all’osservanza della Regola del suo Ordine, fu paziente e forte nell'affrontare le ostilità e le difficoltà nel suo cammino
La Venerabile Serva di Dio Eleonora di Santa Maria (al secolo: Isora Maria Ocampo) nacque il 14 agosto 1841 a Cerro Famatina (La Rioja, Argentina). All’età di otto anni rimase orfana di madre e, dal 1854 al 1860, visse con suo padre a La Rioja, presso una sua zia.
Nel 1859 decise di entrare in monastero ma, a causa della mancanza di spazio nel convento, dovette rientrare a casa.
Nel 1860 si trasferì, insieme a suo padre, a San Juan. In questo periodo intensificò la vita di preghiera, penitenza e carità verso i poveri e sofferenti. Nel 1866, con il permesso del suo confessore e direttore spirituale, p. Paulino Albarracín, professò il voto di castità.
All’età di 27 anni, nel 1868, nonostante l’opposizione della famiglia, e dopo essere riuscita ad ottenere la dote necessaria grazie alle elemosine ricevute da parenti e soprattutto da una signora amica, venne accolta dalle Monache Domenicane di Córdoba, nel Monastero di Santa Caterina.
Il 3 luglio dello stesso anno, fece la vestizione dell’abito monastico. Da religiosa si mostrò paziente soprattutto nell’esercizio della carità verso la sua seconda superiora che nutrì verso di lei una forma di persecuzione. Agì sempre con rispetto e obbedienza. Il 7 luglio 1869 emise la professione solenne.
Nella comunità svolse diverse mansioni: infermiera, sacrestana, portinaia. In ogni momento, agì con spirito di umiltà, pazienza e abnegazione.
Ebbe la grazia di “doni mistici straordinari”, che accolse con riserbo, spirito di umiltà e senza ostentazione.
Morì di polmonite il 28 dicembre 1900 nel Monastero di Santa Caterina di Córdoba (Argentina).
Sin da fanciulla, maturò il desiderio di consacrarsi totalmente al Signore, nonostante l’opposizione del padre. Svolse i suoi incarichi con fedeltà e semplicità. Fu amorevole verso le consorelle. Nel nascondimento del monastero visse in intima comunione con il Signore, intenta alla preghiera. Il suo cammino di perfezione fu in continua ascesa, anche con “doni mistici”, che descrisse nell’autobiografia senza ostentazione e per obbedienza al confessore.
Sin da ragazza fu incline a vivere alla presenza di Dio e in un costante spirito di preghiera, nutrendo in particolare la devozione a Gesù nell’Eucaristia e alla Vergine Santissima, recitando quotidianamente il Rosario. Sviluppò una forte devozione al Cuore di Gesù e ai Santi, particolarmente a san Domenico, santa Caterina e san Giuseppe. La speranza le diede la forza di accettare e superare tutte le ostilità e le contrarietà che man mano le si presentavano. Sin da piccola esercitò la carità verso Dio, continuando a fare sempre la Sua volontà, grata per ogni dono ricevuto. Traduceva questo amore nella carità fraterna, mettendosi al servizio degli altri, anche quando dovette soffrire molto a causa delle incomprensioni da parte dei suoi familiari che sempre ha perdonato. L’aiuto ai poveri e agli ammalati comprendeva non solo le necessità materiali, ma anche l’aspetto spirituale. Dalla lettura dell'Autobiografia emerge la figura di una donna protesa completamente all'ideale della vita claustrale. Fedele all’osservanza della Regola del suo Ordine, fu paziente e forte nell'affrontare le ostilità e le difficoltà nel suo cammino.