Causa in corso
Elisabetta Baldo
- Venerabile Serva di Dio -

Elisabetta Baldo

(1862 - 1926)

Venerabilità:

- 18 marzo 2015

- Papa  Francesco

Già Vedova, Fondatrice della Pia Casa di San Giuseppe a Gavardo, Confondatrice della Congregazione delle Umili Serve del Signore; nei vari stati di vita come sposa, vedova, consacrata e Fondatrice, coltivò e maturò la sua fede in una ascesi continua, attraversando non pochi momenti di prova, a partire dalla prematura perdita della madre. Sempre, attraverso uno sforzo quotidiano non appariscente, cercò la volontà di Dio e la perfezione cristiana

  • Biografia
Accolse con serenità la volontà di Dio e tanto nella preghiera quanto nell’abbassamento verso i poveri, si rivestì di umiltà

 

La Venerabile Serva di Dio Elisabetta Baldo nacque il 29 ottobre 1862 a Gavardo (Italia), in una famiglia aristocratica, agiata e di sani principi. Rimasta orfana di madre nell’età dell’infanzia, fu accudita da una zia a Orzinuovi (Italia). A sedici anni entrò nell’educandato delle Orsoline di Gavardo, dove rimase per circa un anno. Nel 1881 si fidanzò con Gaetano Foresti, commerciante bresciano più anziano di lei di sedici anni, con il quale contrasse matrimonio l’11 ottobre 1882. La coppia si stabilì a Brescia, in casa Foresti. Nel 1885 il marito fu colpito da una forma grave di senilità precoce. La Serva di Dio si prese cura di lui e gli fu sempre vicino con amorevole cura. Nella primavera del 1890 la famiglia si trasferì in una villa posta in una zona di campagna alla periferia di Brescia, dove il marito morì nel 1891. Dal matrimonio non nacquero figli.

Rimasta vedova, si trasferì a Brescia, in una casa presa in affitto, per risolvere le questioni ereditarie sollevate dal cognato, che impugnò il testamento, ritenuto invece valido dal Tribunale. Contemporaneamente, iniziò un nuovo stile di vita, nel quale fu guidata da San Giovanni Battista Piamarta, Fondatore della Pia Società della Sacra Famiglia di Nazareth. A sei mesi dalla morte del marito, emise la promessa di castità e, dopo la morte del padre, il 27 febbraio 1893, lasciò Brescia per tornare nella natia Gavardo, vivendo come vedova cristiana dedita alla preghiera e alle opere di carità.

Nel 1897 acquistò, con denaro proveniente in parte dalla famiglia e in parte ereditato dal marito, un terreno e iniziò ad edificare la Casa San Giuseppe, dove accolse ragazze orfane e anziane povere e sole. Il suo esempio attirò alcune donne, che cominciarono a condividere la sua vita di preghiera, di carità, di catechesi e di educazione della gioventù. Sostenuta e guidata da San Giovanni Battista Piamarta, comprese di essere chiamata ad una dedizione totale al Signore e così, il 15 marzo 1911, insieme alle prime otto compagne, celebrò il rito della sua consacrazione, ricevendo il crocifisso.

Il 5 luglio successivo il Capitolo Generale della Congregazione di San Giovanni Battista Piamarta approvò la Pia Unione delle Umili Serve del Signore, considerandola come emanazione della Pia Società della Sacra Famiglia di Nazareth. La Venerabile Serva di Dio ne fu nominata Superiora.

Il 15 dicembre 1924, la Congregazione fu approvata dal Vescovo di Brescia come Istituto di diritto diocesano. Il 26 ottobre 1925 la Venerabile Serva di Dio e le sue prime compagne emisero la professione religiosa.

Nei mesi seguenti le condizioni della sua salute declinarono in modo repentino.

Morì il 4 luglio 1926 a Gavardo (Italia).

 

INCHIESTA DIOCESANA

L’Inchiesta Diocesana venne celebrata presso la Curia ecclesiastica di Brescia (Italia), dal 18 febbraio al 30 ottobre 1992, in ventidue Sessioni, durante le quali furono raccolte le prove documentali e vennero escussi quarantasette testi, di cui due ex officio.

La validità giuridica dell’Inchiesta fu riconosciuta con il Decreto del 6 marzo 1993.

 

SEDUTA DEI CONSULTORI STORICI

Si svolse il 28 maggio 1999. A conclusione del dibattito, il risultato finale della discussione dei tre quesiti di rito, sull’esaustività delle prove, sull’attendibilità dei documenti archivistici e sul fondamento delle virtù eroiche, fu affermativo.

 

CONGRESSO DEI CONSULTORI TEOLOGI

Si tenne il 13 maggio 2014. I Consultori sottolinearono che, nei vari stati di vita come sposa, vedova, consacrata e Fondatrice, la Venerabile Serva di Dio coltivò e maturò la sua fede in una ascesi continua, attraversando non pochi momenti di prova, a partire dalla prematura perdita della madre. Sempre, attraverso uno sforzo quotidiano non appariscente, cercò la volontà di Dio e la perfezione cristiana.

Nel matrimonio si dimostrò moglie esemplare, anche durante il lungo periodo della malattia del marito.

Dopo un periodo di riflessione e preghiera, guidata dal suo padre spirituale, San Giovanni Battista Piamarta, decise di donarsi completamente a Dio nella consacrazione religiosa. In questo nuovo percorso fu presto attorniata dalle figlie spirituali, la cui formazione seguì con particolare cura.

Oltre alla virtù della fede, la chiave di lettura della santità della Venerabile Serva di Dio fu la carità, che esercitò in famiglia, verso i bisognosi nel corpo e nello spirito, fino a giungere alla fondazione della Casa San Giuseppe, che divenne il luogo di accoglienza per infermi, orfani, anziani abbandonati e poveri.

Al termine del dibattito, i Consultori si espressero unanimemente con voto affermativo a favore del grado eroico delle virtù, della fama di santità e di segni della Venerabile Serva di Dio.

 

SESSIONE ORDINARIA DEI CARDINALI E DEI VESCOVI

Si riunì il 3 marzo 2015. L’Ecc.mo Ponente, dopo aver ripercorso l’iter della Causa e tratteggiato il profilo biografico della Venerabile Serva di Dio, mise in particolare rilievo l’esercizio delle virtù della carità, dell’umiltà e della fortezza. Accolse con serenità la volontà di Dio e tanto nella preghiera quanto nell’abbassamento verso i poveri, si rivestì di umiltà. Visse lo spirito di fortezza, in particolare in tre momenti della vita: nella privazione della gioia della maternità; nell’assistenza al marito durante la malattia; nell’avvio e conduzione, con gradualità e pazienza, dell’opera a cui il Signore la chiamava. Come sposa, vedova e religiosa seppe mostrare come la fede e l’amore di Dio possano condurre a compiere cose grandi pur senza clamore, ma nella fedeltà all’ascolto della volontà di Dio attraverso la preghiera e una vita spesa per Lui.

Al termine della Relazione dell’Ecc.mo Ponente, che concluse constare de heroicitate virtutum, gli Em.mi ed Ecc.mi Padri risposero unanimemente al dubbio con sentenza affermativa.