Elisabetta Maria Satoko Kitahara
(1929 - 1958)
Laica; donna dal temperamento calmo ma energico e ben strutturato, si donò interamente a Dio e agli ultimi, realizzando un autentico servizio di carità nelle “periferie”. Proveniente da una famiglia benestante, visse povera tra i poveri e fu fedele sino alla fine della sua breve vita a questa scelta radicale
La Venerabile Serva di Dio Elisabetta Maria Satoko Kitahara nacque a Tokyo (Giappone) il 22 agosto 1929 da genitori di religione shintoista. Avviata alla scuola primaria, frequentò anche la scuola di pianoforte. Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, insieme ad altre coetanee, dovette prestare servizio in una fabbrica di aerei. Terminata la Guerra riprese gli studi fino al Diploma di maestra elementare. Iscrittasi poi all’Istituto Superiore di Medicina, nel 1949 ricevette il diploma di laurea.
Nello stesso periodo, cominciò ad avvicinarsi il Cristianesimo, iscrivendosi, nell’ambito universitario, ad un “Club della Bibbia”. Successivamente, accompagnando la sorella iscritta in una scuola cattolica, prese contatto con le Suore Mercedarie. Qui cominciò a frequentare corsi di catechesi, ricevendo una approfondita conoscenza della verità cristiana, alla quale aderì. Il 30 ottobre 1949 ricevette il Battesimo con il nome di Elisabetta, in onore della patrona dell’Ordine Francescano Secolare che dedicò la sua vita ai poveri. Il primo novembre dello stesso anno ricevette la Cresima, aggiungendo anche il nome di Maria.
Resasi disponibile per il servizio dei poveri, nel 1950 incontrò Fra Zeno Żebrowski, ofmconv. Nello stesso anno si iscrisse al Movimento Mariano della ‘Milizia di Maria Immacolata’, accogliendo con profonda gioia gli impegni che ciò comportava: la consacrazione alla Vergine Immacolata e la recita quotidiana del S. Rosario. Inoltre, insieme a fra Zeno e alle Suore Mercedarie, la Serva di Dio cominciò a portare aiuto a quanti erano stati ridotti in miseria dalla guerra e vagavano per la città di Tokyo in cerca di lavoro e di cibo.
Pur desiderando consacrarsi al Signore, a causa delle fragili condizioni di salute, la Serva di Dio non poté entrare nella Congregazione delle Suore Mercedarie. Rimasta, tuttavia, impressionata dal loro quarto voto “di dare la vita per gli altri”, volle dedicare la sua esistenza allo stesso scopo, in particolare nella zona lungo il fiume Sumida, chiamata Arinomachi, cioè “Villaggio delle formiche”, dove, tra macerie e baracche, vivevano delle famiglie ed altre persone dedite alla raccolta e alla compravendita dei rifiuti. Qui la Serva di Dio cominciò a mettersi al servizio dei più poveri e dei bambini abbandonati, divenendo loro maestra.
Avendo contratto la tubercolosi per gli stenti e le fatiche cui si era sottoposta, fu costretta a prendersi alcuni periodi di riposo e, senza abbandonare Arinomachi, dedicò questo tempo alla preghiera e alla meditazione, ricevendo quotidianamente l’Eucaristia.
Rimessasi in salute e spinta dall’amore per Cristo, riprese il suo servizio tra i poveri di Arinomachi, sostentandosi, come loro, con la povera attività di cenciaioli.
Nel 1957 il Comune di Tokyo, avendo deciso la riorganizzazione urbanistica della città, minacciò lo sfratto dei baraccati di Arinomachi, pur dichiarandosi pronto a cedere un terreno alla periferia di Tokyo, dietro la somma di venticinque milioni di Yen. La Venerabile Serva di Dio scrisse, su un grande foglio, “25 milioni di Yen”, lo appese alla sua stanza e cominciò a pregare e a offrire se stessa come vittima al Signore per la salvezza di Arinomachi. Agli inizi di gennaio del 1958 arrivò la notizia che i fondi necessari erano stati reperiti e il villaggio di Arinomachi aveva potuto comperare il terreno assegnato.
Morì a Tokyo (Giappone) il 23 gennaio 1958, stroncata dalla tubercolosi.
ITER DELLA CAUSA
Il Processo Cognizionale fu celebrato a Tokyo (Giappone), dal 10 giugno 1981 al 1° luglio 1983, in cinquantanove Sessioni, con l’escussione di cinquanta testi, dei quali due ex officio.
La validità giuridica del summenzionato Processo fu riconosciuta con il Decreto del 5 ottobre 1984.
CONGRESSO DEI CONSULTORI TEOLOGI
Si svolse il 12 giugno 2014. I Consultori sottolinearono il cammino di conversione al cattolicesimo da parte della Venerabile Serva di Dio che visse tale esperienza spirituale nel difficile periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale, quando il Giappone sconfitto si trovò ad affrontare, oltre alle rovine materiali, anche un tracollo morale e psicologico. L’incontro con un Frate Minore Conventuale le fece conoscere il “Villaggio delle formiche” dove, attraverso un lavoro ben organizzato secondo la coesione e l’efficienza tipiche della cultura giapponese, collaborò fattivamente, attraverso la raccolta dei rifiuti, ad una ricostruzione del tessuto umano, spirituale e sociale. Donna dal temperamento calmo ma energico e ben strutturato, si donò interamente a Dio e agli ultimi, realizzando un autentico servizio di carità nelle “periferie”. Proveniente da una famiglia benestante, visse povera tra i poveri e fu fedele sino alla fine della sua breve vita a questa scelta radicale. Con i bambini del “Villaggio delle formiche” si rivelò ottima educatrice, riuscendo, anche in condizioni di miseria e di degrado estremo, a trasfondere loro l’amore per la musica e per l’arte, nonché il rispetto per se stessi e per gli altri.
Al termine del dibattito, tutti i Consultori si espressero unanimemente con voto affermativo a favore del grado eroico delle virtù, della fama di santità e di segni della Venerabile Serva di Dio.
SESSIONE ORDINARIA DEI CARDINALI E DEI VESCOVI
Si riunì il 13 gennaio 2015. L’Ecc.mo Ponente, dopo aver ripercorso l’iter della Causa e tratteggiato il profilo biografico della Venerabile Serva di Dio, sottolineò che ella visse un’assidua vita sacramentale, una costante meditazione del mistero della vita, morte e risurrezione del Signore ed una devozione filiale alla Vergine Maria. Tutto ciò la portò a rinunciare alla comodità della sua casa e, abbandonandosi totalmente alla volontà di Dio, a mettersi con grande dedizione al servizio dei baraccati di Arinomachi, condividendo lo stesso loro stile di vita.
Al termine della Relazione dell’Ecc.mo Ponente, che concluse constare de heroicitate virtutum, gli Em.mi ed Ecc.mi Padri risposero unanimemente al dubbio con sentenza affermativa.