Causa in corso
Francesco Maria Di Francia
- Venerabile Servo di Dio -

Francesco Maria Di Francia

(1853 - 1913)

Venerabilità:

- 19 marzo 2019

- Papa  Francesco

Sacerdote diocesano, Fondatore della Congregazione delle Suore Cappuccine del Sacro Cuore, con la sua straordinaria azione pastorale ha mostrato l’essenza della carità cristiana che non si esaurisce in una pur lodevole ma generica solidarietà, ma è il prendersi cura e farsi carico dell’altro donando tutto di sé stesso

  • Biografia
  • Decreto sulle Virtù
Ha messo in pratica ciò che ha ascoltato dal suo Signore e ha riconosciuto la carne di Cristo sofferente in ogni uomo bisognoso di aiuto morale e materiale, restituendolo alla sua vera natura: l’essere figlio di Dio

 

    Il Servo di Dio Francesco Maria Di Francia nacque a Messina (Italia) il 19 febbraio 1853, in una famiglia nobile. La madre, rimasta vedova a ventitré anni, affidò i due figli più piccoli, Sant’Annibale Maria e il Servo di Dio, prima ad un’anziana zia e, poi, al Collegio dei Padri Cistercensi di Messina, dove insegnava lo zio paterno.

    I due fratelli si sentirono chiamati al sacerdozio ma, a motivo della chiusura dei Seminari, dovettero proseguire gli studi in famiglia. Inoltre, il Servo di Dio, per un periodo, interruppe gli studi per un maggior discernimento vocazionale.

    Confermata la scelta sacerdotale, il 18 dicembre 1880 fu ordinato presbitero. Impegnato nella predicazione in varie chiese di Messina e dei paesi vicini, come pure nelle missioni al popolo, ogni giorno prestava assistenza spirituale agli ammalati dell’Ospedale civico di Messina e, di notte, usciva spesso a portare conforto a infermi e moribondi. Pur abitando con la madre, aiutò il fratello Sant’Annibale all’assistenza e all’apostolato nel malfamato quartiere messinese “Avignone”.

    Alla fine dell’estate 1887, Messina fu colpita dal colera. Le autorità, con l’aiuto di medici coraggiosi, organizzarono un lazzaretto. Il Servo di Dio decise di andare per l’assistenza spirituale degli ammalati e moribondi. Diventò un punto di riferimento per tanta gente sola e desolata, confessava inginocchiato vicino ai colerosi, respirando aria infetta, fra tutti i disagi di una situazione al degrado.

    Dopo la morte della madre, nel 1888, si affiancò al fratello Sant’Annibale, andando ad abitare in una semplice stanzetta del quartiere “Avignone”, scegliendo una vita povera e donando al fratello, per le sue Opere assistenziali, tutto il patrimonio ereditato. Lavorò per nove anni nelle numerose attività che Sant’Annibale aveva intrapreso. Nel frattempo, la Serva di Dio Veronica Briguglio, dopo dieci anni di dedizione nell’opera di Sant’Annibale, nel 1897, con tre compagne, abbandonò Messina e si recò al suo paese natio, Roccalumera (Messina), per un periodo di discernimento, per poi ritornare all’Istituto fondato da Sant’Annibale, il quale però non aveva gradito l’allontanamento e quindi non le accettò più a Messina. Dinanzi a tale situazione, l’Arcivescovo di Messina, Mons. Giuseppe Guarino, affidò al Servo di Dio la direzione del gruppetto di religiose, che si stabilì a Roccalumera, avviando i passi per ottenere l’aggregazione di questo nascente Istituto all’Ordine dei Frati Cappuccini.

    Il Servo di Dio, che era anche Canonico della Cattedrale, non scrisse le Costituzioni, ma si sacrificò per il sostentamento delle orfane e per la santificazione delle suore, alle quali trasmise il suo carisma d’amore per Cristo e per gli ultimi. Per sedici anni accompagnò il nuovo Istituto delle “Povere Suore del Sacro Cuore”, che in seguito divennero le “Suore Cappuccine del Sacro Cuore”, di cui Superiora e Cofondatrice fu la Serva di Dio Veronica Briguglio.

    Nel 1912, il Servo di Dio fu nominato Vicario Generale dall’Arcidiocesi, pur continuando a sostenere spiritualmente ed economicamente la nascente Congregazione delle Suore. In occasione del terremoto del 1908, i due fratelli Di Francia prestarono soccorso ai superstiti.

    Morì il 22 dicembre 1913 a Roccalumera (Italia).

    Il Servo di Dio si dedicò con entusiasmo alla predicazione, all’amministrazione dei sacramenti, al soccorso ai bisognosi; fu definito “il missionario degli umili e della gente di campagna”. Durante l’epidemia di colera, con il permesso dell’Arcivescovo, andò nel lazzaretto per assistere le persone colpite dal morbo. Analogamente fece durante l’epidemia di vaiolo assistendo i ricoverati in ospedale. Alla base della sua efficace attività pastorale ci fu una vita spirituale intensa.

    Si distinse come esempio di povertà, di obbedienza alla Chiesa e di amore per il prossimo abbandonato.

    Nonostante il ritardo nell’avvio della Causa, la fama di santità e una certa fama signorum risultano documentate.

 

MESSANENSIS

 

Beatificationis  et  Canonizationis

Servi  Dei

FRANCISCI MARIAE DI FRANCIA

Sacerdotis Dioecesani  et  Fundatoris  Congregationis

Sororum  Capuccinarum  Sacri Cordis

(1853-1913)

____________________

 

DECRETUM  SUPER  VIRTUTiBUS

 

    « Rispondendo il re dirà loro: In verità vi dico, ogni volta che avete fatto queste cose ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25, 40).

 

    Il Servo di Dio con la sua straordinaria azione pastorale ha mostrato l’essenza della carità cristiana che non si esaurisce in una pur lodevole ma generica solidarietà, ma è il prendersi cura e farsi carico dell’altro donando tutto di sé stesso. Non ha nessuno, perciò è nostra, diceva dolcemente alle sue suore ogni qualvolta gli affidava una bambina raccolta dalla strada.

    Il suo segreto? Quello di ogni discepolo che ha messo in pratica ciò che ha ascoltato dal suo Signore e ha riconosciuto la carne di Cristo sofferente in ogni uomo bisognoso di aiuto morale e materiale, restituendolo alla sua vera natura: l’essere figlio di Dio.

    Il Servo di Dio nacque a Messina il 19 febbraio 1853, ultimo dei quattro figli del Cavaliere Francesco Di Francia, dei Marchesi di S. Caterina sullo Jonio, e di Donna Anna Toscano, dei Marchesi di Montanaro. Il Cavaliere Francesco era morto il 10 ottobre 1852 a soli 34 anni, facendo nascere orfano il piccolo che avrebbe portato il suo nome. Il successivo 27 febbraio nella Chiesa di S. Lorenzo ricevette il Battesimo con il nome di Maria Francesco di Paola.

    Donna Anna, vedova a soli ventitré anni, per educare i quattro figli, Giovanni, Maria Caterina, Annibale e Francesco chiese aiuto alla famiglia, affidando i più piccoli, Annibale e Francesco, ad una zia e inviandoli più tardi al Collegio dei Padri Cistercensi di Messina, dove insegnava Padre Raffaele, uno zio paterno. Qui nacque nel cuore dei due ragazzi, divenuti sempre più fratelli inseparabili, la vocazione alla vita presbiterale, superando insieme il disappunto della madre che, pur religiosissima, non accettava che entrambi i figli entrassero in Seminario.

    Francesco Maria vestì l’abito ecclesiastico, insieme ad Annibale, all’insaputa della madre, il 7 dicembre 1869 nella Chiesa di S. Francesco all’Immacolata. A causa della chiusura dei Seminari in conseguenza delle Leggi eversive del 1866-1867, i fratelli Di Francia proseguirono gli studi in famiglia.

    Senza una struttura di formazione il giovane Francesco entrò in un lungo periodo di crisi vocazionale che si concluderà il 19 marzo 1877, con la ripresa dell’abito ecclesiastico. Nel frattempo studiò a Napoli, tentando di entrare nel Conservatorio e partecipando, senza successo, ad un Concorso per ottenere un impiego nelle Regie Poste.

    Il 26 maggio 1877 presso la Chiesa di Montevergine dalle mani dell’Arcivescovo di Messina, Monsignor Giuseppe Guarino, ricevette la Tonsura, l’Ostiariato e il Lettorato. Il 16 marzo 1878 nella Chiesa dello Spirito Santo, ricevette l’Esorcistato e l’Accolitato, mentre il fratello Annibale fu ordinato Presbitero. Il 26 gennaio 1879 ricevette il Suddiaconato nella Chiesa di S. Caterina ed il successivo 20 dicembre il Diaconato nella Chiesa di S. Michele.

    Il 18 dicembre 1880, a 27 anni, fu ordinato Presbitero nella Chiesa di S. Paolo dall’Arcivescovo Guarino. Nei primi anni l’impegno principale di don Francesco Maria fu la predicazione nelle chiese di Messina e dei paesi vicini, unita all’assistenza pastorale degli ammalati dell’Ospedale Civico di Messina, chiamato anche di notte ad assistere i moribondi. Pur continuando ad abitare con la madre, il Servo di Dio collaborava con il fratello Annibale nelle attività di assistenza del malfamato quartiere Avignone di Messina.

    Durante la predicazione della Novena di Natale a Roccalumera, nel dicembre del 1886, don Francesco Maria conobbe la Serva di Dio Natala (Nataledda) Briguglio (1870-1950), che diventerà sua penitente. Natala verrà presentata dal Servo di Dio al fratello Annibale che la accoglierà nel suo nascente Istituto: sarà suor Veronica e, per ben undici anni, profonderà le sue energie come infermiera, questuante e direttrice nell’Opera del Canonico Annibale Di Francia.

    Nel 1887, da luglio a settembre, un’epidemia di colera colpì Messina. Con l’autorizzazione dell’Arcivescovo, il Servo di Dio si rinchiuse nel Lazzaretto. Vi uscì alla fine di agosto per rientrarvi qualche giorno dopo poiché il contagio di colera, che sembrava cessato, di colpo si era riacceso con conseguenze ancora più spaventose. Intorno alla metà di settembre anche il Servo di Dio fiaccato dalla fatica contrasse il contagio. Rimessosi, per mezzo del fratello Annibale, chiese all’Arcivescovo di poter ritornare nel Lazzaretto per continuare il suo servizio ai colerosi. L’Arcivescovo scrisse la sua risposta sulla stessa lettera di Annibale: Se suo fratello oserà, per ora, rimettersi in azione, rimarrà ipso facto sospeso a divinis.

    Con la morte della madre, avvenuta il 10 gennaio 1888, il Servo di Dio si trasferì dal fratello, al quartiere Avignone, dove in una stanzetta attigua a quella di don Annibale, vivrà per nove anni. Quando per un esaurimento nervoso, nel 1893, Annibale dovette stare in un riposo forzato, l’Opera sarà retta dal Servo di Dio.

    Nel marzo 1897, a causa di dissidi all’interno dell’Istituto di Annibale Di Francia, un gruppetto di tre suore ed una probanda, lasciava il Monastero dello Spirito Santo di Messina e si rifugiava a Roccalumera, presso la Marchesa Fiorentino. A capo del gruppetto c’era Natala Briguglio. Le fuggiasche, con una lettera del giorno successivo, chiesero scusa a don Annibale. Suor Rosa D’Amico e la giovane aspirante, da Roccalumera, dopo il severo richiamo del cardinale Guarino, fecero ritorno a Messina. Qui giunte furono indagate per conoscere se la fuga fosse stata fatta d’intesa con il Servo di Dio.

    Nel luglio 1897, su richiesta del Cardinale Guarino, il Servo di Dio si trasferì a Roccalumera per prendersi cura della nuova Comunità che faceva capo a suor Veronica Briguglio, dedita soprattutto all’aiuto e all’assistenza delle orfane. Le Povere Suore del Sacro Cuore, divenute in seguito Suore Cappuccine del Sacro Cuore, godranno della guida del Servo di Dio per ben sedici anni.

    Il nuovo Arcivescovo di Messina, Monsignor Letterio D’Arrigo Ramondini, il 25 giugno 1898, concedette al Servo di Dio la facoltà straordinaria di assolvere, nell’intera Arcidiocesi ed Archimandritato, i peccati riservati, mentre il 29 giugno 1910 fu nominato terza dignità del Capitolo Metropolitano. In seguito alle dimissioni presentate da San Luigi Orione, per incomprensioni col clero, l’Arcivescovo D’Arrigo il 28 febbraio 1912 nominò il Servo di Dio Vicario Generale dell’Arcidiocesi. Il 4 luglio dell’anno successivo fu nominato Esaminatore Prosinodale. Il 23 settembre 1913 il Servo di Dio redisse il Testamento pubblico a favore di Natala Briguglio e delle altre Suore dell’Istituto. Il 22 dicembre 1913, mentre nella mattinata come era sua quotidiana consuetudine in treno si recava a Messina per svolgervi i suoi uffici nella Curia diocesana, fu colto da un attacco di cuore. Ritornato a Roccalumera si addormentava nel Signore intorno alle ore 21.00, confortando e rassicurando le sue suore e figlie.

    Nonostante l’ininterrotta fama di santità, il processo per la beatificazione del Servo di Dio ebbe un inizio tardivo a causa delle due guerre mondiali e della difficile situazione dell’Istituto delle Suore Cappuccine del S. Cuore. L’Inchiesta diocesana si svolse dal 12 giugno 1989 al 3 ottobre 1996 nella Curia Arcivescovile di Messina, con processi rogatoriali ad Albano, Torino, Brescia e Trani. Gli Atti dell’Inchiesta diocesana furono portati a Roma ricevendo il decreto di Validità giuridica il 6 novembre 1998. Preparata la Positio, si è discusso secondo la consueta procedura se il Servo di Dio abbia esercitato in grado eroico le virtù. Con esito positivo, il 19 giugno 2018, si è tenuto il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi. I Padri Cardinali e Vescovi nella Sessione Ordinaria del 5 marzo 2019, presieduta da me, Card. Angelo Becciu, hanno riconosciuto che il Servo di Dio, Francesco Maria Di Francia, ha esercitato in grado eroico le virtù teologali, cardinali ed annesse.

    Facta demum de hisce omnibus rebus Summo Pontifici Francisco per subscriptum Cardinalem Praefectum accurata relatione, Sanctitas Sua, vota Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de virtutibus theologalibus Fide, Spe et Caritate tum in Deum tum in proximum, necnon de cardinalibus Prudentia, Iustitia, Temperantia et Fortitudine, iisque adnexis, in gradu eroico, Servi Dei Francisci Mariae Di Francia, Sacerdotis dioecesani, Fundatoris Congregationis Sororum Capuccinarum Sacri Cordis, in casu et ad effectum de quo agitur.

 

    Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congre­gationis de Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit.

 

    Datum Romae, die 19 mensis Martii a. D. 2019.

 

Angelus Card. Becciu

Praefectus

 

                                    + Marcellus Bartolucci

                                    Archiep. tit. Mevaniensis

                                    a Secretis