Causa in corso
Gaspare Goggi
- Venerabile Servo di Dio -

Gaspare Goggi

(1877 - 1908)

Venerabilità:

- 21 novembre 2025

- Papa  Leone XIV

Sacerdote professo della Congregazione della Divina Provvidenza; in tutto l’arco della sua breve vita terrena si è dimostrato sacerdote virtuoso e caritatevole. Sin dall’infanzia aveva nutrito la sua fede con la preghiera costante, le visite al Santissimo Sacramento, la frequentazione della Messa e la preghiera quotidiana del Rosario

  • Biografia
“Mancava di tutto e credo che a volte soffrisse anche la fame privandosi di quel poco che poteva avere per aiutare i bisognosi”

 

Il Venerabile Servo di Dio Gaspare Goggi nacque il 6 gennaio 1877 in un’ala del castello di Pozzolo Formigaro (AL), dei marchesi Morando, dai quali suo padre Giuseppe aveva preso in affitto una grossa tenuta di loro proprietà. Giuseppe era un buon cristiano, fedele e praticante, ed educò i suoi figli al senso del dovere. La moglie, Angela, impegnata nella gestione della famiglia, era una donna di grande valore umano e morale.

Da bambino Gaspare mostrò una spontanea attitudine per le cose di Dio ed iniziò volentieri, a 5 o 6 anni, a fare il chierichetto. Frequentò le 2 prime classi elementari a Pozzolo, poi la famiglia dovette lasciare il castello e la tenuta, e trasferirsi in una grande casa a Bettole di Tortona (AL) per coltivare un vasto terreno agricolo di 46 ettari. Gaspare terminò qui la terza elementare ed in seguito, con la sorella e il fratello, completò il quinquennio a Novi Ligure (AL). Perché i ragazzi potessero compiere gli studi superiori, il padre prese in affitto un piccolo appartamento a Tortona, dove Gaspare si trasferì nell’ottobre 1887.

Durante le vacanze dell’anno 1890, mentre si trovava a Bettole, ebbe un importante epistassi. I familiari tentarono inutilmente di arrestare l’emorragia ed il medico, trovato a fatica, giunse con forte ritardo. Da quell’episodio in poi, Gaspare soffrì di una forte debolezza fisica, poi diagnosticata in anemia perniciosa, con interessamento della dimensione psichica, che ogni anno, ciclicamente, ripresentava i suoi problemi.

A Tortona, frequentando la Cattedrale, ebbe modo di conoscere San Luigi Orione, al tempo chierico e sacrestano. Nell’ottobre 1892, alla ripresa dell’anno scolastico, gli fu consigliato di frequentare l’oratorio che quel promettente chierico organizzava. Gaspare già pensava alla vita consacrata e sacerdotale: il contatto con don Orione lo aiutò a far diventare quel progetto una decisione per la vita. Quando confidava il proprio proposito vocazionale, Orione gli disse: «Prima professore e poi sacerdote».

Nel 1893 a Tortona Luigi Orione aprì il Collegetto, un convitto con scuola interna per i ragazzi poveri, che Gaspare Goggi frequentava, rendendosi disponibile per alcuni servizi. Per gli studi liceali si trasferì a Genova, ospite di parenti materni. Il 13 aprile 1895 don Orione fu ordinato sacerdote; in quello stesso giorno il vescovo diede l’abito clericale ad un gruppetto di adolescenti, allievi dell’istituto detto di Santa Chiara, evoluzione del primo Collegetto. Don Orione decise di costruire a Genova una piccola comunità di studenti con la vocazione sacerdotale e a tale scopo affittò un appartamento; come superiore di questa piccola comunità scelse Gaspare Goggi, che si trovò sulle spalle la responsabilità di 8 studenti, di età di poco inferiore alla sua.

Conseguita la licenza liceale, Gaspare si presentò alla visita militare e fu esonerato dalla leva e riformato per deficienza di torace, ossia una struttura corporea troppo gracile. Nel 1897 don Orione dovette trasferire il gruppetto dei suoi primi aspiranti, compreso Gaspare Goggi, a Torino, dove Goggi avrebbe frequentato la facoltà di lettere e filosofia. Si laureò nel 1901, con una tesi di natura storica, con riflessi apologetici, dal titolo Innocenzo III e gli eretici della Francia meridionale. Nel suo curriculum di studi si era dedicato anche a trattati teologici: dogmatico, biblico e morale.

Successivamente frequentò ed ultimò i corsi di teologia presso il seminario arcivescovile di Torino, fece la vestizione come chierico l’8 dicembre 1901 nella cappella del seminario diocesano di Tortona e compì il noviziato a Sanremo. Nel 1902, trovandosi a Tortona per l’ordinazione sacerdotale del fratello don Ignazio, don Orione gli chiese di rimettere in sesto la comunità dell’istituto Santa Chiara, compito che egli portò egregiamente a termine. In ottobre dello stesso anno a Torino diventò responsabile della casa San Fogliano, dove erano raccolti i chierici come lui, più avanti negli studi.

Il 21 marzo 1903 il vescovo di Tortona firmò il decreto di riconoscimento canonico dell’opera della Divina Provvidenza. Il 6 settembre don Gaspare Goggi venne ordinato sacerdote nella chiesa del Sacro Cuore del seminario di Stazzano e, in quel medesimo giorno, emise la prima professione religiosa all’interno della congregazione orionina. Il nome e la data della sua professione aprono il primo registro ufficiale delle professioni religiose emesse nella congregazione.

Celebrò la prima messa l’8 settembre a Bettole di Tortona. Per tenere l’omelia fu scelto Padre Giovanni Semeria, conosciuto negli anni del liceo a Genova e poi all’università a Torino, che tuttavia tardò: fu rimpiazzato, nella prima parte del discorso, da don Luigi Orione che poi, al suo arrivo, gli cedette il pulpito.

Don Gaspare fu in incaricato di presentare all’approvazione del vescovo la formula dei voti ed ebbe un ruolo importante nella redazione delle Regole. Dal settembre 1903 all’estate 1904 condusse l’istituto San Romolo di Sanremo, poi venne deciso il suo trasferimento a Roma, nella chiesa di Sant’Anna in Vaticano, la cui cura pastorale era stata affidata alla congregazione di don Orione nel maggio precedente. Don Goggi fu il primo rettore della chiesa di Sant’Anna. Scrisse subito a don Orione il 27 agosto 1904: «Questo nostro luogo ha la fortuna ad essere proprio sotto gli sguardi del Papa» (Biographia, p. 400). Lo stupore di don Gaspare per quella vicinanza non si affievolì mai: cercava tutte le occasioni possibili per vedere il Papa e sentirlo parlare.

Molti andavano a confessarsi da lui: il suo confessionale a Sant’Anna era quello in fondo a destra. Per desiderio di Don Orione accolse alcuni chierici e aspiranti alla vita religiosa, che così potevano frequentare le scuole romane. Nella sua permanenza a Roma si occupava di pratiche in Vaticano e di fatto fungeva come da procuratore di don Orione e della congregazione.

Nel 1907, nell’ambito delle azioni di San Pio X a contrasto delle derive dottrinali del modernismo, fu scelto da Mons. Carlo Perosi, futuro cardinale, visitatore apostolico dei seminari in Sicilia, come segretario. La visita si tenne in maggio e giugno. Al lui toccò il compito di stendere le relazioni in latino, interessarsi dei programmi scolastici ed aiutare Mons. Perosi nel valutare e risolvere varie questioni. Dopo il ritorno a Roma si sparse la notizia della proposta del suo nome a vescovo di Siracusa.

Nel marzo 1908 don Gaspare appariva in condizioni fisiche preoccupanti: faceva fatica a mangiare e doveva sforzarsi per nutrirsi; inoltre, lo stato di esaurimento gli turbava la normale padronanza delle forze, psichiche e spirituali; gli veniva difficile la concentrazione. Si pensò fosse d’uopo sollevarlo dall’impegno a Sant’Anna, dove celebrò la Messa per l’ultima volta il 17 maggio. Don Orione aveva in mente che don Gaspare, una volta superata la crisi come ogni anno, fosse destinato al ricreatorio Pio X di Lonigo (VI) come professore per il doposcuola.

Alla metà luglio si accentuarono ulteriormente da sfinitezza e la debilitazione. Oltre agli altri sintomi, perse anche il sonno. Il 26 luglio celebrò la Messa e predicò a Bettole di Valleverna per la festa patronale. Tornò a casa distrutto. Il giorno seguente entrò in uno stato di estrema prostrazione fisica e psichica: furono giorni di scrupoli terribili e sensi di colpa incontrollabili. Poiché la salute precipitava, il 28 luglio don Orione accorse.

Il medicò consigliò di portarlo ad Alessandria, perché fosse meglio curato da uno specialista. Il dott. Frigerio ne consigliò il ricovero nel proprio ospedale psichiatrico, dove l’avrebbe osservato con più tranquillità ed avrebbe avuto maggiore comodità di cure e di visite. Prima di entrare nel reparto psichiatrico dell’ospedale, a giudizio dei medici sull’opportunità, don Gaspare si tolse la veste, si inginocchiò, la baciò, la consegnò. Nella cartella clinica i medici parlarono di «gravi condizioni per alimentazione e anemia» e di «stato di depressione psichica a forma ansiosa sostenuta da idee insistenti di dannazione»; ed ancora: «Ad aggravare lo stato generale del paziente, questi rifiuta i cibi, ed anche qui si poté a stento nutrirlo». Tuttavia, nella serata del 4 agosto, improvvisamente, morì. Il 7 agosto si celebrarono i funerali: tenne l’elogio funebre Padre Giovanni Semeria e celebrerò la Messa don Orione. Si racconta che al Padre nostro, alle parole «fiat voluntas tua», don Orione scoppiò in pianto.  

Il feretro fu sepolto nel cimitero di Bettole di Tortona, nel campo comune, a fianco del padre. Nel tempo gli furono dedicate vie, case, sale, in Italia e in altre nazioni. Nel maggio 1960 le sue spoglie mortali vennero trasferite dal cimitero del paese natale alla cripta del Santuario della Madonna della Guardia di Tortona, accanto a quelle di don Orione e don Carlo Sterpi.

Il Venerabile Servo di Dio in tutto l’arco della sua breve vita terrena si è dimostrato sacerdote virtuoso e caritatevole. Sin dall’infanzia aveva nutrito la sua fede con la preghiera costante, le visite al Santissimo Sacramento, la frequentazione della Messa e la preghiera quotidiana del Rosario. Da giovane credente aveva dato coraggiosa testimonianza dei principi evangelici nelle scuole e nell’ambiente universitario che, all’inizio del secolo, si presentava ancora ostile alla Chiesa, riuscendo a coinvolgere con grande impegno di carità intellettuale anche i suoi compagni di studi.

Nell’Università di Torino seppe adunare attorno a sé un gruppo di studenti coraggiosi nel professare la propria fede in un contesto prevalentemente anticlericale. In qualità di presbitero egli mostrò consapevolezza delle responsabilità della sua missione, manifestando costante zelo pastorale. All’interno della sua Congregazione si contraddistinse inizialmente come educatore dei giovani, nell’intento di risvegliare in loro il sentimento religioso. Si spese anche negli ambienti culturali per avvicinare quante più persone al Signore, senza mai trascurare i poveri e gli emarginati. Fu molto apprezzato nella predicazione, nell’accompagnamento spirituale e visse una intensa carità sociale e culturale. Nonostante la salute cagionevole continuò il suo generoso apostolato, affrontando la malattia che lo colpì con dignità, pazienza e umiltà d’animo.

La stessa umiltà la dimostrò obbedendo con grande disponibilità a coloro che lo guidavano spiritualmente, come don Guanella e ai vescovi coi quali entrò in rapporto, manifestando apertamente la sua fedeltà al Papa, connessa al quarto voto professato dalla Piccola Opera della Divina Provvidenza. La sua fama di santità del presente già in vita, tanto da essere ritenuto “un piccolo santo”, era diffusa tra i suoi parrocchiani di Sant’Anna ed anche, particolarmente, all’interno della sua Comunità religiosa, accompagnata da una certa fama signorum.