Causa in corso
Giovanna Woynarowska
- Venerabile Serva di Dio -

Giovanna Woynarowska

(1923 - 1979)

Venerabilità:

- 21 maggio 2022

- Papa  Francesco

Fedele Laica; la carità verso il prossimo era da lei ritenuta prima di tutto come sguardo d’amore all’altro. Essere infermiera fu per lei un’espressione di carità teologale e fedeltà alla sua chiamata secolare

  • Biografia
Donna di straordinaria speranza, provata dalla sofferenza. Non si mostrava mai abbattuta, ma irradiava pace

 

La Venerabile Serva di Dio Giovanna Woynarowska nacque a Piwniczna (Polonia) il 10 maggio 1923. Rimasta orfana, fu adottata dai coniugi Kazimierz e Maria Woynarowski, una famiglia benestante di Chrzanów: il padre dottore in medicina e sergente militare e la madre dedita alla cura della casa e all’impegno caritativo come membro dell’Associazione San Vincenzo de’ Paoli.

La fragilità della salute, dovuta soprattutto alla malformazione della spina dorsale, indusse i genitori a farle compiere privatamente in casa i primi tre anni delle elementari, completandoli poi, dal 1933 al 1936, presso la scuola a Chrzanów.

Si impegnò nell’apostolato come membro del “Rosario Vivente” presso la parrocchia di San Nicola a Chrzanów.

Il 21 maggio 1945 morì il padre della Woynarowska e la madre ebbe un forte crollo fisico e psicologico e non recuperò più le forze. La Venerabile dovette portare da sola l’impegno per la casa e lo studio. Nonostante tutte le difficoltà, riuscì a conseguire la licenza liceale e decise di dedicarsi “totalmente alla missione d’infermiera”. Nel 1950 conseguì il diploma d’Infermiera Professionale. L’anno seguente, ricevette da parte del Ministero della Salute la medaglia per “Esemplare lavoro nella Sanità Pubblica”. Seguirono altri riconoscimenti, tra i quali, nel marzo 1959, la “Croce d’argento per meriti” da parte del Consiglio di Stato della Repubblica Popolare Polacca.

Nel 1956 ebbe la qualifica di Responsabile delle infermiere presso il Presidio Provinciale del Consiglio Nazionale di Salute a Chrzanów e fu nominata anche Presidente regionale del Circolo delle Infermiere. Nel novembre 1962 venne promossa a Istruttore Distrettuale degli Infermieri nel dipartimento di Assistenza Sanitaria e Sociale di Chrzanów. Adempì con impegno e competenza i vari compiti, tra cui quello della preparazione dei corsi di formazione.

Nel 1961, dopo un periodo di collaborazione iniziato fin dal 1950, aderì all’Instytut Chrystusa Odkupiciela, un Istituto Secolare fondato a Cracovia da don Witold Kacz, emettendo i voti annuali di povertà, castità e ubbidienza. Li rinnovò negli anni successivi fino al 1966, quando emise i voti perpetui nelle mani del Fondatore dell’Istituto alla presenza del cardinale Karol Wojtyła, Arcivescovo di Cracovia. Intenso fu il suo impegno in ambito socio-assistenziale, in particolare verso i malati, gli alcolizzati e le famiglie colpite da varie malattie. Si occupò anche di aprire la Casa di accoglienza per ragazze madri nonché un Centro di Adozione, nel quale aveva l’incarico di consulente.

Negli anni 1972-1979 partecipò al Sinodo della diocesi di Cracovia, impegnandosi per l’attuazione delle decisioni a Chrzanów. Inoltre dal 1974 partecipò al movimento letterario di Żywiec, Gruppo “Gronie”, con pubblicazioni su diverse riviste.

Negli ultimi anni i disagi dovuti soprattutto alla scoliosi, di cui soffriva già da piccola, si accentuarono.

Morì il 24 novembre 1979 a Cracovia (Polonia), in seguito ad un tragico incidente automobilistico.

La Venerabile Serva di Dio ricevette dai genitori adottivi una fede robusta, coerente, testimoniata con atti di carità generosa verso i piccoli e i poveri. La sua fede fu centrata su Gesù Cristo. Nei suoi scritti si trovano echi del cristocentrismo di Teilhard de Chardin, ma anche della teologia di San Tommaso d’Aquino e della grande tradizione mistica. La sua consacrazione nell’Istituto del Cristo Salvatore dell’Uomo fu la risposta ad una ricerca e ad una scoperta e orientò la sua vita in modo definitivo. Nutrì la fede con un’intensa vita sacramentale, con la messa quotidiana, con l’adorazione eucaristica, con la Via Crucis, con la lettura della Parola di Dio, la meditazione e lo studio della teologia cristiana, ma si avverte nei suoi scritti e nelle sue meditazioni che anche la frequentazione del pensiero moderno, Sartre un esempio fra tutti, in lei diveniva occasione di ricerca amorosa della verità. In tempi di lotta contro il Cristianesimo, ella professò senza paura la sua fede, annunciava con mitezza la fede, comunicava ai malati la forza della fede.

Fu donna di straordinaria speranza, provata dalla sofferenza. Non si mostrava mai abbattuta, ma irradiava pace. Nell’assistere i malati gravi o terminali sapeva infondere fiducia e speranza, li invitava ad affidarsi alla Provvidenza di Dio e orientava i loro cuori al Cielo.

La carità verso il prossimo era da lei ritenuta prima di tutto come sguardo d’amore all’altro. Essere infermiera fu per lei un’espressione di carità teologale e fedeltà alla sua chiamata secolare: carità e professionalità erano i due pilastri della sua presenza in mezzo ai malati. La sua cura per i malati si estendeva dai bisogni materiali a quelli spirituali; lei stessa li incoraggiava e li esortava ad avere fede, li preparava ai sacramenti e all’incontro con il sacerdote, organizzava per i malati e gli anziani corsi di esercizi e giornate di preghiera. In ogni malato vedeva Cristo sofferente.