Giovanni Bacile
(1880 - 1941)
Arciprete Decano di Bisacquino; fu un sacerdote di grande spiritualità e di forte zelo apostolico. Punto di riferimento per molti confratelli, si spese instancabilmente per la salvezza delle anime, in particolare ponendosi vicino alle persone sofferenti
Il Venerabile Servo di Dio Giovanni Bacile nacque il 12 agosto 1880 a Bisacquino, paese dell’Arcidiocesi di Monreale (Italia). Rimasto orfano di padre all’età di otto anni, crebbe in un ambiente povero e religioso. Fin da piccolo manifestò una particolare attrazione per la preghiera e per la vita sacerdotale e, il 15 novembre 1896, entrò nel “Convitto dei chierici neri Lancia di Brolo” di Monreale, fondato dall’Arcivescovo Domenico Gaspare Lancia di Brolo per aiutare i giovani poveri che non potevano pagare l’intera retta del Seminario Arcivescovile Maggiore. Nel 1898, grazie ad una borsa di studio, entrò nel Seminario Arcivescovile di Monreale, dove si distinse per la pietà ed il profitto negli studi. Fu ordinato presbitero il 17 giugno 1905 nella Cattedrale di Monreale.
Nominato Rettore della chiesa del Carmine a Bisacquino, qui fondò la Compagnia dei Paggetti di Gesù Sacramentato, istituì le Quarantore, promosse la catechesi e incoraggiò molti ragazzi a intraprendere la strada del sacerdozio. Nel gennaio 1915 venne nominato Vicario economo della Chiesa Matrice di Bisacquino. Il 21 giugno dello stesso anno superò l’esame per parroco e il 28 luglio 1916 fu nominato Arciprete Parroco della Chiesa Matrice, assumendo il titolo di Decano del Capitolo Collegiata di Bisacquino. Tale nomina, suscitò qualche gelosia da parte di altri preti del paese, meravigliati dal fatto che una tale dignità fosse toccata ad un sacerdote giovane e di povera famiglia. Nel 1917, durante la Prima Guerra Mondiale, accolse i profughi veneti dopo la ritirata di Caporetto.
Con straordinaria e piena dedizione, risollevò la vita religiosa della sua comunità parrocchiale, intraprendendo numerose iniziative di apostolato e distinguendosi per la carità pastorale; lottò contro la bestemmia, peccato molto diffuso in paese, aiutò con grande generosità tutti i bisognosi che a lui si rivolgevano, diede grande impulso alla vita di preghiera e all’associazionismo, in linea con le direttive pastorali di San Pio X e, successivamente, di Pio XI. Nel 1930 organizzò il Congresso eucaristico parrocchiale; nel 1932 organizzò il Congresso parrocchiale mariano; nel 1933 in occasione dell’Anno Santo della Redenzione, promosse molte iniziative di preghiera; nel 1938 inaugurò la nuova casa canonica.
Organizzò in parrocchia l’Azione Cattolica e promosse con grande zelo la catechesi e la stampa cattolica, dando vita al bollettino parrocchiale “La Stella di Bisacquino”. Il suo stile pastorale semplice e profondo contribuì alla crescita spirituale del popolo di Dio, suscitando anche diverse vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. Operato di calcoli renali nel 1926, sofferente di diabete, con problemi cardiaci e respiratori, vide progressivamente peggiorare la salute, sino a che, a causa di uno scompenso cardiaco e di un edema polmonare morì il 20 agosto 1941 a Bisacquino.
INCHIESTA DIOCESANA
L’Inchiesta diocesana si svolse presso la Curia ecclesiastica di Monreale (Italia), dal 15 ottobre 1989 al 15 ottobre 1994, in centoventotto Sessioni, con l’escussione di ventiquattro testi, di cui due ex officio.
La validità giuridica dell’Inchiesta fu riconosciuta con il Decreto del 17 novembre 1995.
PRIMO CONGRESSO DEI CONSULTORI TEOLOGI
Si tenne il 13 marzo 2013. I Consultori sottolinearono che il Venerabile Servo di Dio fu un sacerdote di grande spiritualità e di forte zelo apostolico. Punto di riferimento per molti confratelli, si spese instancabilmente per la salvezza delle anime, in particolare ponendosi vicino alle persone sofferenti.
Nel corso del dibattito, i Consultori si soffermarono principalmente su due tematiche: il rapporto tra il Servo di Dio e il mafioso V. C., noto personaggio locale, che era vissuto a lungo in America; il rapporto che il Venerabile Servo di Dio ebbe con il fascismo, in un periodo in cui lo stesso voleva sciogliere l’Azione Cattolica.
Il Congresso, pertanto, decise di chiedere alla Postulazione una chiarificazione circa le problematiche emerse.
DOCUMENTAZIONE INTEGRATIVA
In risposta alle osservazioni pervenute dal Congresso dei Teologi, la Postulazione provvide ad inviare sia un supplemento di documentazione sia una Relazione storica con lo scopo di chiarire le questioni fondamentali. In particolare fu sottolineato che:
- se Bisacquino, malgrado la presenza di V. C., non fu una capitale della mafia, lo si deve anche al Venerabile Servo di Dio, che favorì la formazione di tante generazioni di giovani i quali, in mancanza di un corso regolare di studi, ricevettero in parrocchia i rudimenti culturali e gli insegnamenti spirituali, praticando una condotta di sani principi. Fu un grande educatore, che fece dell’istruzione catechetica e della proposta culturale delle costanti del suo ministero. Il circolo di Azione Cattolica divenne un laboratorio di lettura, dotato di un’importante biblioteca, dove l’Arciprete leggeva e commentava i documenti della Chiesa e anche testi dal grande valore formativo. Inoltre, il primo pronunciamento pubblico della Chiesa siciliana contro la criminalità organizzata fu nel 1982 da parte del Card. Salvatore Pappalardo ai funerali del Gen. Carlo Alberto Dalla Chiesa;
- riguardo al rapporto tra il Venerabile Servo di Dio e il fascismo, occorre evidenziare che il regime a Bisacquino non ebbe clamorose espressioni violente e di sopraffazione. Anche se non era consentita la libera manifestazione delle idee politiche, lo spirito di amicizia paesana prevalse sulle posizioni ideologiche. Il Venerabile Servo di Dio mantenne buoni rapporti con le autorità fasciste non perché ne condividesse la politica ma perché rispettava le persone, trattandosi spesso di maestri di scuola con i quali concordava le iniziative pastorali in favore degli alunni.
SECONDO CONGRESSO DEI CONSULTORI TEOLOGI
Si svolse il 25 febbraio 2014. I Consultori presero in esame la documentazione integrativa.
La Relazione storica, presentata dalla Postulazione, spiegò dettagliatamente il fenomeno mafioso dell’epoca, che non aveva raggiunto la dimensione criminale successiva. Il Venerabile Servo di Dio agì di conseguenza, opponendosi pubblicamente e, a volte, anche in maniera eclatante, alle piaghe del tempo, quali per esempio la diffusa pratica della bestemmia.
Grazie ai chiarimenti e alle puntualizzazioni proposte, le fonti processuali misero in luce l’eroicità delle virtù del Venerabile Servo di Dio.
SESSIONE ORDINARIA DEI CARDINALI E VESCOVI
Si riunì il 3 febbraio 2015. L’Em.mo Ponente, dopo aver riassunto la storia della Causa, si soffermò sulla figura del Venerabile Servo di Dio, sottolineando la sua fede semplice ma robusta. Esercitò le virtù con molto equilibrio, prontezza e costanza, sempre accompagnandole con una serenità che le permetteva di affrontare anche le circostanze avverse. Fu straordinariamente caritatevole verso tutti, anche i lontani e quanti gli erano ostili. Visse nella prospettiva della vita eterna e sovente, nella predicazione, si riferiva ai “Novissimi”, esortando i fedeli a prepararsi alla morte con autentica speranza cristiana. Fu eccezionale nell’ordinarietà della pastorale, appassionato servo della salus animarum, povero tra i poveri e ricco di sana dottrina.
Al termine della Relazione dell’Em.mo Ponente, che concluse constare de heroicitate virtutum, gli Em.mi ed Ecc.mi Padri risposero con sentenza affermativa.