Causa in corso
Giuseppe di Gesù López y González
- Venerabile Servo di Dio -

Giuseppe di Gesù López y González

(1872 - 1950)

Venerabilità:

- 16 giugno 2017

- Papa  Francesco

Vescovo di Aguascalientes e Fondatore della Congregazione delle Suore Cattoliche Maestre del Sacro Cuore di Gesù; Svolse un’attività pastorale straordinaria, con numerose visite nelle “periferie” della Diocesi. Nelle varie tappe della sua vita, si mantenne umile, semplice, conducendo una vita all’insegna della povertà evangelica. Intensa fu anche la sua attività caritativa e sociale. Ebbe importanti contatti con le autorità politiche con le quali cercò di dialogare in tempi particolarmente difficili, non scendendo a compromessi, ma mantenendosi prudente e saggio

  • Biografia
Viveva ciò che insegnava e sapeva vedere negli avvenimenti la mano paterna di Dio

 

Il Venerabile Servo di Dio Giuseppe di Gesù López y González nacque il 16 ottobre 1872 ad Aguascalientes (Messico), in una famiglia contadina, povera e profondamente religiosa. Nella città natale, iniziò a frequentare le scuole, manifestando ben presto la vocazione sacerdotale. Nel 1886 entrò nel Seminario cittadino e, nel 1890, si trasferì dapprima in quello di Zacatecas e, successivamente, in quello di Guadalajara. Il 30 novembre 1897 fu ordinato sacerdote e nominato vice-parroco nella parrocchia “Jesús María” di Aguascalientes, dove si distinse per obbedienza verso il parroco, dedizione allo studio, fervore nel ministero pastorale. Nel 1902 venne destinato a Cosío, una località molto povera, dove fu incaricato di organizzare la vicaria appena costituita. L’anno seguente fu richiamato ad Aguascalientes a dirigere la Escuela libre de Derecho e ad insegnare in Seminario.

Nei primi anni della rivoluzione e persecuzione contro la Chiesa, tornò, come parroco, nella parrocchia “Jesús María” di Aguascalientes, dove rimase dal 1913 fino al 1919. Si dedicò ad un intenso lavoro pastorale: curò la liturgia, fondò una scuola, intensificò la vita di devozione, alimentò l’impegno di carità dei fedeli, promosse la pastorale vocazionale. I suoi mezzi privilegiati di apostolato erano la predicazione e la catechesi.

Nel 1914 vi fu una violenta ondata persecutoria, che portò all’esilio del Vescovo diocesano, alla dispersione dei seminaristi, all’incendio dei luoghi di culto, all’espropriazione dei conventi e degli altri edifici appartenenti alla Chiesa. Fu incaricato di mantenere i rapporti con lo Stato: inviò una circolare ai sacerdoti, con alcune indicazioni pratiche che dimostravano la sua grande prudenza; diede disposizioni anche per le reazioni della gente, che non si doveva esporre al rischio di rappresaglie pericolose. Allo stesso tempo, sollecitò presso l’autorità l’apertura di quattro chiese, riuscendo ad ottenerla.

Nel 1919 il Vescovo, Mons. Valdespino y Díaz, rientrato dall’esilio, pensò di convocare un sinodo diocesano, creando commissioni di lavoro e nominò il Venerabile Servo di Dio coordinatore responsabile. A partire dal 1924 la persecuzione si fece più dura e prese di mira in particolare le istituzioni educative: vennero emanate norme di sicurezza sugli edifici che causarono appositamente l’immediata chiusura delle scuole cattoliche. La situazione era grave e fu affrontata a livello diocesano dal Servo di Dio, perché il Vescovo fu nuovamente esiliato nel 1927 e il Vicario si trovava impossibilitato per malattia. Anche il Servo di Dio dovette mantenersi nascosto e più di una volta fu costretto a fuggire. Tuttavia, intervenne in momenti delicati esponendosi a difesa dei sacerdoti e del popolo di Dio. Nel 1927, venne nominato Vescovo ausiliare della Diocesi e, per l’ordinazione episcopale, si recò a S. Antonio (Texas), dove si trovava in esilio il suo Vescovo il quale, dopo due mesi morì. Il Servo di Dio venne nominato dapprima Amministratore apostolico e, nel 1930, Vescovo residenziale. Si adoperò intensamente per il bene dei sacerdoti e per la formazione dei seminaristi.

A partire dal 1925 maturò l’idea di formare un gruppo di maestre cristiane per contrastare l’azione dello stato socialista, laico e antireligioso nelle istituzioni educative. Il suo principale obiettivo era di fare in modo che gli strati più poveri del popolo non rimanessero senza istruzione. Questo gruppo di maestre, formate e dirette dal Servo di Dio, poco dopo tempo si costituì in associazione con il nome di Società delle Operaie Apostoliche del Sacro Cuore di Gesù. Nel 1929 otto aspiranti iniziarono a vivere insieme in uno dei quartieri più poveri di Aguascalientes, con le regole scritte dal Servo di Dio e sotto la direzione di Josefina Blanco, una ex religiosa che avrebbe voluto fondare una nuova congregazione di spiritualità carmelitana. Le giovani emisero i voti privati nel novembre 1929. Tre anni dopo, il Venerabile Servo di Dio, ottenne dalla S. Sede l’autorizzazione a riconoscere la Società come Istituto Religioso di diritto diocesano con il nome di Maestre Cattoliche del Sacro Cuore di Gesù. Le successive tensioni con la Blanco, che voleva una vita contemplativa, non corrispondente alle finalità del Venerabile Servo di Dio, spinsero quest’ultima ad abbandonare l’Istituto, portando con sé la maggior parte delle novizie. Nonostante queste gravi difficoltà, continuò a prendersi cura dell’Istituto, che ugualmente continuò a crescere.

Da lungo tempo sofferente di diabete, contrasse un cancro al retto. Dopo aver assolto tutti gli impegni presi, come gli esercizi alle religiose del suo Istituto e la composizione dell’ultima lettera pastorale in preparazione alla definizione del dogma dell’Assunzione, in occasione di un pellegrinaggio già programmato a S. Maria di Guadalupe a Città del Messico, si fece ricoverare per essere sottoposto ad un intervento chirurgico, che fu realizzato il 9 novembre 1950. Morì a Città del Messico (Messico) due giorni dopo.

ITER GIURIDICO

L’Inchiesta Diocesana si svolse presso la Curia ecclesiastica di Aguascalientes (Messico), dal 5 novembre 1996 al 23 dicembre 1997, durante la quale furono raccolte le prove documentali e vennero escussi cinquantotto testi, dei quali due ex officio.

La validità giuridica dell’Inchiesta fu riconosciuta con il Decreto del 24 marzo 1999.

CONGRESSO DEI CONSULTORI TEOLOGI

Si svolse il 12 gennaio 2016. I Teologi ripercorsero il profilo biografico del Venerabile Servo di Dio e i tratti salienti del suo ministero. Tutti furono concordi nell’affermare che egli esercitò in grado eroico le virtù. Svolse un’attività pastorale straordinaria, con numerose visite nelle “periferie” della Diocesi. Nelle varie tappe della sua vita, si mantenne umile, semplice, conducendo una vita all’insegna della povertà evangelica. Intensa fu anche la sua attività caritativa e sociale. Ebbe importanti contatti con le autorità politiche con le quali cercò di dialogare in tempi particolarmente difficili, non scendendo a compromessi, ma mantenendosi prudente e saggio. Negli anni successivi alla rivoluzione, si prodigò per la ricostruzione della Diocesi distrutta dalla Guerra civile. Coltivò un’intensa vita spirituale centrata su Cristo e l’Eucaristia. Fu particolarmente devoto alla Madonna e promosse il culto dei Santi.

Al termine del dibattito, tutti i Consultori diedero voto affermativo, circa l'esercizio eroico delle virtù da parte del Venerabile Servo di Dio.

SESSIONE ORDINARIA DEI CARDINALI E DEI VESCOVI

Si riunì il 16 maggio 2017. L’Em.mo Ponente, dopo avere ripercorso l’iter processuale della Causa e la biografia del Venerabile Servo di Dio, mise in rilievo il suo zelo nel tutelare e preservare la fede, con la vita, gli scritti, la predicazione e l’agire. Fu un uomo di Dio, per Dio e pastore intrepido. Viveva ciò che insegnava e sapeva vedere negli avvenimenti la mano paterna di Dio. Anche durante le persecuzioni e le varie difficoltà mai perse la fiducia nella provvidenza. La sua carità fu eroica soprattutto quando non ebbe paura di mettere a repentaglio la vita per soccorrere il suo gregge. Si distinse per zelo pastorale, attenzione paterna verso i sacerdoti, passione evangelizzatrice e vicinanza ai più poveri, per i quali fondo la Congregazione delle Maestre Cattoliche del Sacro Cuore.

Al termine della Relazione dell’Em.mo Ponente, che concluse constare de heroicitate virtutum, gli Em.mi ed Ecc.mi Padri risposero unanimemente al dubbio con sentenza affermativa.