Giuseppe Marchetti
(1869 - 1896)
Sacerdote professo della Congregazione dei Missionari di San Carlo; con zelo apostolico ed entusiasmo, non esitò a lasciare tutto per seguire i suoi parrocchiani in Brasile, preoccupato della salvezza delle anime a lui affidate
Il Venerabile Servo di Dio Giuseppe Marchetti nacque il 3 ottobre 1869 a Lombrici, frazione di Camaiore (Lucca, Italia). La famiglia, composta da undici figli, fra cui la Beata Assunta Marchetti, lavorava nel mulino. Nel 1879 si trasferì a Capezzano.
Ricevette l’iniziale formazione umana dai genitori, dal parroco di Lombrici, dal canonico di Camaiore e dal parroco di Capezzano. A dodici anni, fu condotto a Lucca presso il canonico Angelo Volpi e venne iscritto al primo anno di ginnasio come alunno esterno del Seminario, dedicandosi, nel frattempo, a fare il sagrestano nella chiesa di San Michele al Foro.
Nel 1884 entrò nel Seminario diocesano di Lucca dove, terminati gli studi, venne ordinato sacerdote il 2 aprile 1892. Nello stesso anno, incontrò per la prima volta il Beato Giovanni Battista Scalabrini, Vescovo di Piacenza e apostolo dei migranti.
Mentre svolgeva l’apostolato tra le popolazioni di Balbano e Compignano, venne a contatto con la miseria e le sofferenze dei fedeli, molti dei quali erano costretti ad abbandonare la regione migrando all’estero per cercare migliori condizioni di vita. Nel 1894, accompagnando un gruppo di migranti al porto di Genova, si rese conto personalmente delle angherie e dei soprusi ai quali erano sottoposti.
Questa esperienza lo portò a non rientrare a Lucca, ma ad andare a Piacenza, per incontrare il Beato Giovanni Battista Scalabrini e offrirsi volontariamente come cappellano di bordo, vincolandosi con il voto di povertà in maniera tale da aiutare i migranti, condividendo la loro stessa condizione. In seguito, per tale opera, ricevette la benedizione di Papa Leone XIII e l’autorizzazione dell’Arcivescovo di Lucca.
Iniziò il primo viaggio tra i migranti nell’ottobre del 1894 sulla nave “Giulio Cesare” dove, oltre ad accompagnare i viaggiatori, preparò una cinquantina di bambini a ricevere la Prima Comunione, regolarizzò matrimoni, ascoltò confessioni, fu giudice di pace e fece del viaggio una missione popolare. Arrivato in San Paolo (Brasile), constatò le cattive condizioni degli immigrati italiani e i soprusi ai quali erano sottoposti da parte dei “fazendeiros”, quindi in seguito ad un colloquio con il Console Generale Italiano, portò in Italia una lettera del diplomatico a Mons. Scalabrini in cui, oltre a descrivere la situazione, si chiedeva l’invio di sacerdoti missionari.
Durante la sua seconda permanenza in Brasile, assistette alla morte di una giovane madre. Prendendosi cura del figlio rimasto orfano e cercandogli un posto a San Paolo, lo trovò presso una casa religiosa. Tale incontro lo portò a prendersi cura degli orfani degli immigrati italiani. Iniziò la costruzione di un orfanotrofio, che chiamò “Cristoforo Colombo” e che attrezzò con scuole professionali di arti e mestieri.
Rientrato in Italia, chiese a Mons. Scalabrini l’invio di alcune donne consacrate, affinché potessero attendere convenientemente gli orfanelli. Lui stesso trovò quattro donne, fra cui sua madre e sua sorella, ora Beata, da presentare a Mons. Scalabrini. Il 25 ottobre 1895, nel Palazzo Episcopale di Piacenza, emise i voti di povertà, castità e obbedienza e, allo stesso tempo, anche le quattro donne fecero i voti “ad tempus” diventando le prime Suore Missionarie di San Carlo Borromeo Scalabriniane.
Il 27 ottobre 1895, insieme alle quattro consacrate, s’imbarcò per San Paolo. L’orfanotrofio venne inaugurato l’8 dicembre 1895. In seguito iniziò ad elemosinare per sostenerne le spese dell’opera. Nel 1896 realizzò quattro missioni: nelle coltivazioni di caffè di Brodosqui; nell’interno dello Stato di San Paolo; a Campinas; a Ribeirão Preto e Jaú.
Il 26 aprile di quell’anno, essendo scaduti i voti religiosi semestrali delle suore, ottenuto il permesso di Mons. Scalabrini, ricevette la loro rinnovazione per altri sei mesi. Egli stesso, poi, il 3 ottobre 1896, rinnovò i voti e ne aggiunse altri due: la carità perfetta e di non perdere un quarto d’ora invano.
La quarta missione del Venerabile Servo di Dio fu a Ribeirão Preto e Jaú, dove imperversava una calamitosa epidemia di febbre gialla e di tifo. Colpito da queste malattie, rientrò a San Paolo (Brasile), dove morì il 14 dicembre 1896.
INCHIESTA DIOCESANA
L’Inchiesta Diocesana si svolse presso la Curia ecclesiastica di San Paolo (Brasile), dal 5 maggio 2000 al 28 novembre 2002, durante la quale furono raccolte le prove documentali e vennero escussi ventisei testi, di cui due ex officio.
La validità giuridica dell’Inchiesta fu riconosciuta con il Decreto del 21 febbraio 2003.
SEDUTA DEI CONSULTORI STORICI
Si svolse il 22 gennaio 2008. A conclusione di un approfondito dibattito, il risultato finale per i tre quesiti di rito, sull’esaustività delle prove, sull’attendibilità dei documenti archivistici e sul fondamento delle virtù eroiche, fu affermativo.
CONGRESSO DEI CONSULTORI TEOLOGI
Si tenne il 13 ottobre 2015. I Consultori sottolinearono che il Venerabile Servo di Dio, colpito dalle condizioni di coloro che erano costretti a lasciare il proprio Paese e i propri affetti, decise di imbarcarsi con loro come cappellano di bordo, per seguirli spiritualmente durante il viaggio. In Brasile, si prodigò per creare dei centri di assistenza per accogliere in condizioni più umane i migranti al momento dello sbarco. Chiese, altresì, l’invio di sacerdoti per seguire spiritualmente i migranti nel Paese di approdo. Di particolare importanza fu la fondazione dell’orfanotrofio “Cristoforo Colombo” a San Paolo, per l’assistenza ai bambini dei migranti rimasti orfani. Ben presto la madre, la sorella Assunta, oggi Beata, e altre ragazze, contagiate dal suo entusiasmo, lo raggiunsero in Brasile per aiutarlo.
Con zelo apostolico ed entusiasmo, non esitò a lasciare tutto per seguire i suoi parrocchiani in Brasile, preoccupato della salvezza delle anime a lui affidate.
Al termine del dibattito, i Consultori si espressero unanimemente con voto affermativo circa il grado eroico delle virtù, la fama di santità e di segni.
SESSIONE ORDINARIA DEI CARDINALI E VESCOVI
Si riunì il 5 luglio 2016. L’Ecc.mo Ponente riassunse la storia della Causa e la figura del Venerabile Servo di Dio. Il suo alto spessore umano e spirituale, emerse nell’apostolato sacerdotale e missionario che egli svolse nel suo, pur breve, ministero: apprezzato insegnante nel Seminario arcivescovile di Lucca, parroco attento alle necessità dei fedeli e partecipe delle loro sofferenze, cappellano di bordo, fondatore di orfanotrofi e scuole professionali, intrepido missionario in diverse città dello Stato di San Paolo (Brasile), dove vivevano i migranti italiani. Tale slancio apostolico trovò il fondamento in una profonda vita di fede e in un incrollabile affidamento alla Provvidenza divina. Visse una santità nella quotidianità della vita, con una forza capace di attrarre e coinvolgere gli altri sia nell’esercizio delle virtù che nella generosa dedizione agli altri. Per la sua opera fu chiamato il “Don Bosco del Brasile” e il “Padre degli orfani dei migranti abbandonati”.
Al termine della Relazione dell’Ecc.mo Ponente, che concluse constare de heroicitate virtutum, gli Em.mi ed Ecc.mi Padri risposero unanimemente al dubbio con sentenza affermativa.