Causa in corso
Ignazio Beschin (al secolo: Giuseppe)
- Venerabile Servo di Dio -

Ignazio Beschin (al secolo: Giuseppe)

(1880 - 1952)

Venerabilità:

- 20 gennaio 2017

- Papa  Francesco

Sacerdote professo dell’Ordine dei Frati Minori; il costante rapporto interiore con Dio alimentato dalla preghiera lo rese ricercato confessore. Uomo raccolto, misurato, retto, si adoperò per avvicinare a Dio molte anime. La sua fu una santità feriale, consona alla vita francescana che egli scelse sin da giovanissimo

  • Biografia
Uomo di cultura, fu capace di relazioni umane sincere, con indubbie doti di governo e di guida spirituale

 

Il Venerabile Servo di Dio Ignazio Beschin (al secolo: Giuseppe) nacque a S. Giovanni Ilarione (Verona, Italia) il 26 agosto 1880, in una famiglia di piccoli proprietari terrieri. Nel 1893, entrò nel collegio dell’Ordine dei Frati Minori a Chiampo. Terminato il primo anno di ginnasio, l’11 settembre 1895 fu ammesso al Noviziato. Un anno dopo, emise la prima professione religiosa e, il 2 agosto 1902, a Venezia, quella solenne. Il 10 agosto 1903, sempre a Venezia, fu ordinato sacerdote.

Dopo aver completato gli studi a Roma e a Venezia, insegnò dapprima Teologia Morale nel Convento di S. Daniele di Lonigo (Vicenza) e, poi, fu trasferito a S. Michele in Isola (Verona), con il compito di formatore dei chierici e insegnante di morale, pastorale e liturgia.

Nel 1911 fu nominato esaminatore ad habitum et professionem e, l’anno dopo, venne eletto Definitore provinciale.

Dal 1916 al 1919, fu richiamato alle armi, svolgendo la funzione di soldato addetto all’infermeria. Congedato con l’attestato di buona condotta, mentre aveva ripreso il suo ruolo di insegnante e di educatore, il P. Generale lo chiamò a Roma dove, oltre ad occuparsi di alcune Cause di beatificazione dell’Ordine, fu inviato come Visitatore Generale in due Province dell’Italia meridionale e venne nominato Direttore della Congregazione del Terz’Ordine Francescano. Nel 1927 fu chiamato ad insegnare teologia morale al Collegio di Sant’Antonio divenuto, nel 1931, Ateneo Antoniano. Contemporaneamente fu anche Censore dei casi di morale per il Vicariato di Roma, Consultore della Sacra Congregazione dei Religiosi, Penitenziere minore straordinario al Laterano e Segretario della Procura. Il 9 settembre 1937 venne eletto Ministro Provinciale della Provincia di origine e, successivamente, anche Visitatore delle Province di S. Bernardino negli Abruzzi e di S. Leonardo di Genova. Iniziato il secondo triennio, dovette lasciare l’incarico perché il P. Generale lo chiamò nuovamente a Roma a presiedere l’Antonianum. Durante tale mandato, ricevette gli incarichi di Visitatore apostolico del monastero di Anagni; Visitatore canonico delle Province umbre; Visitatore apostolico del proto-monastero di S. Chiara in Assisi; Preside dei Penitenzieri del Laterano dove, in tempo di guerra, furono ospitato dei rifugiati politici. Quando il Card. Nicola Canali, della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano ingiunse al Venerabile Servo di Dio di consegnarli, questi preferì dimettersi dall’incarico. Il 7 maggio 1946 il P. Generale accettò le sue dimissioni e il Venerabile Servo di Dio ritornò nella sua Provincia di origine, con l’incarico di Definitore e Maestro dei chierici, dedicando parte del tempo a disposizione per preparare la causa di beatificazione di Bernardino da Portogruaro. Poiché il processo diocesano era stato interrotto, nel 1948, il Servo di Dio dovette tornare a Roma. Nel 1950 accettò di andare, ogni settimana, a Grottaferrata per svolgere gli incarichi di insegnante e di confessore degli studenti. Il lavoro stressante cominciò ad incidere sulla sua salute. I primi di luglio del 1952, approfittando della prima messa di due nipoti, si recò in Veneto, dove le condizioni fisiche peggiorarono.

Il Venerabile Servo di Dio l’11 settembre 1952 si trasferì a Chiampo (Italia), dove morì il 29 ottobre 1952.

ITER DELLA CAUSA

Il Processo Cognizionale si svolse presso la Curia ecclesiastica di Vicenza (Italia), dal 3 maggio 1979 al 3 giugno 1981.

Negli anni 1979-1980 si svolsero anche quattro Processi Rogatoriali, di cui due a Roma, uno a Potenza e uno a Pisa. In totale furono escussi cinquantanove testi, di cui nove ex officio.

La validità giuridica dei Processi fu riconosciuta con il Decreto del 13 novembre 1992.

CONGRESSO DEI CONSULTORI TEOLOGI

Si svolse il 10 giugno 2014. I Consultori che il Venerabile Servo di Dio fu un religioso che visse fino in fondo il suo carisma; ricco di speranza e zelo apostolico, si spese per la salvezza delle anime. All’interno dell’Ordine ricevette molti delicati incarichi.

Il costante rapporto interiore con Dio alimentato dalla preghiera lo rese ricercato confessore. Uomo raccolto, misurato, retto, si adoperò per avvicinare a Dio molte anime. La sua fu una santità feriale, consona alla vita francescana che egli scelse sin da giovanissimo.

I Consultori si soffermarono anche su un momento particolarmente critico del suo percorso che si ebbe subito dopo la seconda guerra mondiale, quando presso i Penitenzieri del Laterano, di cui il Servo di Dio era Presidente, si erano rifugiati alcuni fuggiaschi fascisti. Quando il Card. Canali, Membro della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano gli ingiunse, nel 1946, di consegnare i rifugiati, il Servo di Dio preferì dimettersi. I Teologi ritennero che egli agì in tale modo prevalentemente per carità.

Al termine del dibattito, i Consultori si espressero unanimemente con voto affermativo circa il grado eroico delle virtù, la fama di santità e di segni del Venerabile Servo di Dio.

SESSIONE ORDINARIA DEI CARDINALI E VESCOVI

Si riunì il 10 gennaio 2017.  L’Ecc.mo Ponente, dopo aver riassunto la storia della Causa, si soffermò sulla figura del Venerabile Servo di Dio, sottolineando la fedeltà alla sua vocazione e ai compiti che gli furono affidati. Visse con passione e convinzione la sua vita religiosa, sostenuto da una fede profonda, segnata dalla preghiera. Visse la carità, in particolare nell’attenzione ai poveri e ai malati.

Svolse i molteplici incarichi a lui assegnati in uno spirito francescano di umiltà e di obbedienza. Uomo di cultura, fu capace di relazioni umane sincere, con indubbie doti di governo e di guida spirituale. Seppe interpretare i tempi difficili delle due Grandi Guerre con carità e sapienza.

Al termine della Relazione dell’Ecc.mo Ponente, che concluse constare de heroicitate virtutum, gli Em.mi ed Ecc.mi Padri risposero unanimemente al dubbio con sentenza affermativa.