Causa in corso
Lorena D’Alessandro
- Venerabile Serva di Dio -

Lorena D’Alessandro

(1964 - 1981)

Venerabilità:

- 20 maggio 2023

- Papa  Francesco

Giovane fedele Laica; seppe vivere le sofferenze come partecipazione alla croce di Cristo. L’esemplarità del suo vissuto fu testimoniata proprio dall’accettazione della malattia.

  • Biografia
Ciò che colpiva le persone che la incontravano, soprattutto i compagni di scuola e gli amici, era la sua gioia di vivere, nonostante i problemi che il male le procurava

 

La Venerabile Serva di Dio Lorena D’Alessandro nacque a Roma (Italia) il 20 novembre 1964. Battezzata il 14 dicembre successivo, ricevette la prima Comunione il 1° maggio 1974 e la Cresima l’8 maggio 1976.

A dieci anni le venne riscontrato un tumore alla tibia sinistra e, il 26 settembre 1974, fu sottoposta a trapianto osseo presso il Policlinico Gemelli. Due anni dopo, a causa della ripresentazione della malattia, si rese necessaria l’amputazione dell’arto.

Pur nella sofferenza, riuscì a frequentare la scuola, compiendo un percorso soddisfacente e, dal 1976, frequentò in modo sempre più assiduo la parrocchia di Nostra Signora di Częstochowa, impegnandosi come catechista dei bambini della prima comunione. Nel 1980 iniziò a scrivere un diario spirituale. Con altri coetanei frequentò il Rinnovamento nello Spirito e si ispirò alla spiritualità della Comunità di Taizé. Nell’estate 1980, al rientro da un pellegrinaggio a Lourdes, stese il suo testamento.

Nel gennaio 1981 il tumore riapparve al polmone sinistro con diffuse metastasi. Visse con intensità gli ultimi tempi della sua esistenza. Morì a Roma (Italia), il 3 aprile 1981, all’età di sedici anni.

La Venerabile Serva di Dio seppe vivere le sofferenze come partecipazione alla croce di Cristo. L’esemplarità del suo vissuto fu testimoniata proprio dall’accettazione della malattia.

Nei suoi diari, narrò le inquietudini e le gioie tipiche dell’età adolescenziale e giovanile, affrontate con una fede sempre più convinta, maturata mediante l’attiva partecipazione alla vita parrocchiale, a cominciare dall’eucaristia domenicale. Ciò che colpiva le persone che la incontravano, soprattutto i compagni di scuola e gli amici, era la sua gioia di vivere, nonostante i problemi che il male le procurava. Non si ripiegò in se stessa ma si aprì alla carità, abbandonandosi alla volontà di Dio. Si impegnò a non far pesare sugli altri i suoi limiti. Sostenuta dalla preghiera e dalla frequenza ai sacramenti, testimoniò gioiosamente la fede tra i coetanei, anche tra chi non la condivideva. Aveva un forte senso dell’amicizia e della solidarietà.

La sua vivacità la spinse a svolgere attività di volontariato. Il suo periodo scolare era ancora segnato dalla contestazione sociale e dai dibattiti su problematiche scottanti come l’aborto, che la videro prendere posizioni convinte e conformi al Vangelo. Con grande generosità affrontò l’impegno di catechista.

Affrontò con fiducioso abbandono la malattia, superando momenti di sconforto e di aridità spirituale. Pur stanca e provata, sopportò anche i dolori dell’ultimo periodo, sino ad accogliere serenamente la morte.

La sua fama di santità si è diffusa soprattutto nell’ambito parrocchiale in cui visse.