Causa in corso
Maria Domenica Lazzeri
- Venerabile Serva di Dio -

Maria Domenica Lazzeri

(1815 - 1848)

Venerabilità:

- 23 marzo 2023

- Papa  Francesco

Fedele Laica; nel gennaio 1835 riceve le stigmate alle mani e ai piedi e nel lato destro del costato, a febbraio si manifestò anche la corona di spine al capo, grondante, ogni venerdì, di vivo sangue. Morì all’età di 33 anni

  • Biografia
Non fu grande per l’eccezionalità dei fenomeni mistici da lei vissuti, ma per il modo con cui visse e testimoniò l’amore al Signore nella serenità ad accogliere la croce quotidiana

 

La Venerabile Serva di Dio Maria Domenica Lazzeri nacque il 16 marzo 1815 a Capriana (Trento, Italia), in una famiglia religiosa, dove apprese le verità della fede. Partecipava attivamente alla cura delle ordinarie faccende domestiche, contribuendo anche al lavoro del mulino e dei campi. Fino al 1830, frequentò la scuola dell’obbligo. Nel 1828, insieme alla madre, si dedicò a curare gli ammalati di un’epidemia grave e infettiva. Colpite entrambe dal morbo, sua madre guarì, ma Domenica cominciò a soffrire d’inappetenza, difficoltà respiratorie, febbre e tremiti, fino alle convulsioni. Inoltre, nella notte del 3 giugno 1833, subì un grande spavento per il tentativo, da parte di sconosciuti, di forzare la porta del mulino, dove si trovava in quel momento. Nel 1834, le venne diagnosticata una grave anoressia.

Nel gennaio 1835 riceve le stigmate alle mani e ai piedi e nel lato destro del costato. Di seguito, nel febbraio 1835, si manifestò anche la corona di spine al capo, grondante, ogni venerdì, di vivo sangue.

Morì a Capriana (Italia) il 4 aprile 1848, all’età di 33 anni.

La Venerabile Serva di Dio fu una laica laboriosa, affezionata alla famiglia e vicina ai sofferenti. Visse la virtù della fede fin dalla fanciullezza, nel quotidiano, nutrendo uno specialissimo amore per Gesù, riempiendo di preghiera gli intervalli di lavoro al mulino, meditando con particolare trasporto la Passione del Signore. Testimoniò la speranza teologale, soprattutto nella lunga malattia, e la espresse nel grande desiderio della vita eterna, suscitando e alimentando questa virtù in quanti l’avvicinavano. Nutrì una fiducia totale nel Signore, abbandonandosi a Lui con amore filiale. Verso il prossimo, esercitò la carità fin dalla fanciullezza in un servizio generoso, con tratto soave e gentile, ai malati e ai poveri, soprattutto ai bambini.

Fu umile nello stile di vita. I fenomeni straordinari vennero vissuti da lei come luogo di preghiera, offerta e tantissimo dolore, evitando in ogni modo la visibilità. Al di là della sua personale e straordinaria esperienza mistica, visse una speciale appartenenza al Signore e alla sua Croce. Non fu grande per l’eccezionalità dei fenomeni mistici da lei vissuti, ma per il modo con cui visse e testimoniò l’amore al Signore nella serenità ad accogliere la croce quotidiana.