Causa in corso
Maria Giuseppa Scandola
- Venerabile Serva di Dio -

Maria Giuseppa Scandola

(1849 - 1903)

Venerabilità:

- 12 giugno 2014

- Papa  Francesco

Suora professa delle Suore Missionarie delle Pie Madri della Nigrizia; visse con totale dedizione la sua missione, nonostante il clima malsano della Regione e l’assoluta mancanza di mezzi terapeutici e preventivi delle numerose malattie allora sconosciute al mondo occidentale. Compì numerosi ed estenuanti viaggi a piedi o in povere canoe, con disagi incalcolabili, soffrì la mancanza di alimentazione adeguata e visse in situazioni politiche molto precarie. Trovò nell’amore all’Eucaristia, al Sacro Cuore e alla Vergine Addolorata la forza per affrontare tutte le avversità e le prove

  • Biografia
Fu la prima donna che, nell’‘800, entrò in Africa come missionaria e visse le sofferenze e i disagi del territorio e della terribile situazione sociale e politica del periodo

 

La Venerabile Serva di Dio Maria Giuseppa Scandola, nasce a Bosco Chiesanuova (Verona) il 26 gennaio 1849, contrada Biàncari, da Antonio e Giuseppa Leso. Terza di quattro figli di cui uno solo maschio, l’ultimo, viene battezzata col nome di Maria Teresa, il giorno successivo alla nascita nella chiesa parrocchiale del paese. La famiglia è umile e fa da cornice serena e calda di un’infanzia permeata da valori umani e cristiani. A sei anni Maria Teresa perde il padre che muore improvvisamente, ma la madre, seppure non riesca a garantire condizioni economiche non disagevoli, è sostegno sicuro e si interessa presso una signorina di buona volontà nativa del paese, perché la figlia possa imparare a leggere e scrivere. L’educazione cristiana trova in lei terreno fertile e emerge un’attrattiva per il raccoglimento e la preghiera. Riceve il sacramento della Cresima il 10 agosto 1853 presso la chiesa di Bosco Chiesanuova e la prima comunione presumibilmente all’età di nove anni. A quella età risale un episodio che accende una luce sulla sua futura scelta di vita; dopo aver espresso al fratellino di voler fuggire “per andare suora e salvare i mori” ed essersi concretamente allontanata, la madre interviene, recandosi sulle sue tracce per riportarla a casa. A 17 anni, vista l’insistenza del parroco e la situazione economica degli Scandola, si reca ad Avesa per prestare servizio domestico presso una buona famiglia. Lì avviene un increscioso episodio che le costa la salute. Un giovane tenta di approfittare di lei con la violenza mentre rincasa sola dai campi. Per fuggire all’inseguitore Maria Teresa si lancia nel fiume, mettendo a repentaglio la sua vita e ammalandosi gravemente in conseguenza del freddo e dello spavento. Dopo aver ricevuto gli ultimi sacramenti ed essere entrata in agonia, si riprende nel giorno dell’Immacolata. Appena la figlia può affrontare il viaggio la madre la riporta a casa. L’insonnia che la accompagna per tutta la vita è una delle conseguenze della malattia del suo fisico. A Bosco Chiesanuova si dedica ad una vita raccolta, all’istruzione e alla catechesi dei ragazzi.

Nell’autunno del 1871 ad Erbezzo incontra don Daniele Comboni, futuro Santo, che resta colpito dall’equilibrio della giovane di fronte alle presunte apparizioni mariane. L’incontro decisivo avviene a dicembre, quando lo stesso si reca a Bosco Chiesanuova per la predicazione delle “Quarantore” e le parla al confessionale e poi in sacrestia, rivelandole la sua intenzione di fondare un Istituto femminile per soccorrere la popolazione nera dell’Africa. All’invito del fondatore la Scandola risponde affermativamente e dopo alcune difficoltà iniziali riceve anche la benedizione del parroco. Il 17 gen­naio 1872 scende insieme alla madre a Montorio nei pressi di Verona, dove si trovano le giovani aspiranti, per incontrare Comboni che le chiede di rimanere. Da quel momento non torna più a casa.

Il periodo di postulandato si svolge nella precaria situazione di una istituzione nascente ed è trascorso dalla Scandola con il duro servizio nelle faccende della comunità vissuto nelle più umili mansioni eseguite con precisione. A questo tempo risale lo sforzo, effettuato per venire incontro ad un desiderio della superiora, che le procura un’ernia che la farà soffrire per tutta la vita. Nel settembre 1874 entra nell’Istituto Maria Bollezzoli che diventerà superiora e prima guida saggia e sicura della nascente realtà. L’8 dicembre dello stesso anno si ha la sua vestizione religiosa insieme alle prime giovani a lei affidate, tra cui Maria Teresa Scandola. Con la professione religiosa il 19 marzo 1877 diviene suor Maria Giuseppa. A dicembre dello stesso 1877 le cinque Pie madri e altri missionari che compongono la spedizione partono per Alessandria d’Egitto e proseguono per il Cairo. Dopo un avventuroso viaggio di due mesi raggiungono Berber dove fanno una sosta di acclimatazione per poi partire, otto mesi dopo, per Khartoum; vi giungono dopo una settimana. Poco prima, nel novembre 1878, muore don Squaranti, che in passato ha rivestito il ruolo di superiore anche dell’Istituto femminile, dando un forte dolore ai missionari e alle missionarie e favorendo l’anticipo della partenza per Khartoum, dovuta alla chiusura della missione di Berber. Qui i missionari rimangono fino al 1883; alla morte del fondatore, nel 1881, suor Maria Giuseppa è presente. Ad eccezione della breve parentesi ad El Obeid, da dove è richiamata insieme ad una sua compagna dopo circa tre mesi, la Venerabile Serva di Dio presta la sua attività missionaria nella capitale sudanese accogliendo e aiutando generosamente la popolazione, quasi forzando le proprie possibilità, e svolgendo la mansione di sacrestana. Risponde alle numerose incombenze del suo incarico e riceve l’apprezzamento di Mons. Comboni, che riconosce in lei la stoffa della santa. A causa degli eventi che seguono l’insurrezione mahdista (1882-1898) la missione deve subire l’esilio in Egitto. Alcune missioni vedono la distruzione e la cattura dei missionari, mentre il 26 gennaio 1885 è presa d’assalto e conquistata anche la capitale. A suor Maria Giuseppa tocca, anziché la prigionia, il disagio dell’esilio che dura inizialmente due mesi a Berber ma che poi si concretizza nuovamente con il ritiro delle missioni da Khartoum ad opera del Vicario Apostolico Mons. Sogaro alla fine del 1883. A fine gennaio la missione giunge a Shellal. Pochi mesi dopo è costretta a ripiegare sul Cairo dove si occupa prevalentemente delle donne e delle fanciulle portate dal Sudan e delle schiave. Ha uno scambio epistolare con Padre Giuseppe Sembianti che le consiglia di farsi dirigere spiritualmente da Mons. Sogaro, Vicario apostolico, ma è il Sembianti che riceve da lei, attraverso le lettere, le confidenze del buio spirituale vissuto in quel frangente. Per ospitare i rifugiati dal Sudan il Vicario apostolico riesce ad acquistare un terreno su un isolotto del Nilo, Gesira, dove suor Maria Giuseppa si reca il 12 agosto 1888, guidando il gruppo delle suore e affrontando con fede la nuova situazione precaria. Nel 1890 viene richiamata al Cairo per assistere la madre provinciale gravemente malata; durante l’estate vive una breve parentesi in patria per accompagnare una consorella che deve lasciare l’istituto; in quell’occasione può incontrare i suoi familiari, senza tuttavia far ritorno al paese natale. Il 12 luglio 1891 muore la provinciale ed ella viene incaricata temporaneamente di reggere la Provincia, per poi essere nominata provinciale il 18 marzo 1892. In questi anni è sottoposta particolarmente alla prova dell’umilia­zione, del rifiuto e della calunnia. Nel 1895 viene inaugurata una missione delle Pie Madri ad Assuan e il nuovo Vicario apostolico, P. Antonio Maria Roveggio, pone la sua sede in tale città. Nel settembre 1896 Suor Maria Giuseppa, sollevata dal suo incarico, giunge ad Assuan come superiora di comunità. Nel 1898 termina la Mahdia e 1’8 dicembre, dopo che l’anno precedente erano approvate le costituzioni ad experimentum delle Pie Madri della Nigrizia e concessa la professione perpetua, emette i Voti perpetui. Nel 1903 viene nominata superiora di Lul, la missione più lontana, dove arriva il 21 giugno, dopo essere passata per il Cairo e aver fatto tappa a Khartoum. Dopo gli esercizi spirituali, cominciati il 23 agosto e vissuti nella sofferenza fisica, si pone a letto il 30 agosto. Il 31 si confessa con P. Beduschi, ammalato, che dopo questa prestazione trova la guarigione. Il 1° settembre, al tramonto, dopo aver ricevuto gli ultimi Sacramenti, deve cedere alle febbri malariche e muore. I funerali si svolgono il giorno successivo e viene sepolta accanto alla chiesa. I suoi resti vengono più volte esumati e traslati: nel 1927 sono posti nel nuovo cimitero di Lul, nel 1929 sono posti nella cappella laterale della chiesa di Lul, nel 1950 invece in una parete della stessa chiesa per poi arrivare, nel 1977, presso la Casa generalizia dell’Istituto a Roma e, infine, essere trasferiti in privato a Verona, nella Casa Madre delle Pie Madri della Nigrizia, il 26 novembre del 2003

 

Iter della Causa

L’Inchiesta Diocesana si svolse presso la Curia ecclesiastica di Verona, dal 14 settembre 2001 al 1° marzo 2002, in venticinque Sessioni, con l’escussione di venti testi, di cui otto ex officio.

La validità giuridica dell’Inchiesta fu riconosciuta con il Decreto del 21 febbraio 2003.

 

Seduta dei Consultori Storici

Si svolse il 15 dicembre 2009, presieduta dal Relatore Generale, con la presenza dei Consultori prescritti.

A conclusione di un approfondito dibattito, il risultato finale per i tre quesiti di rito, sull’esaustività delle prove, sull’attendibilità dei documenti archivistici e sul fondamento delle virtù eroiche, fu unanimemente affermativo.

 

Congresso Peculiare dei Consultori Teologi

Si tenne l’11 maggio 2013, presieduto dal Promotore della Fede, i quali ripercorsero il profilo biografico della Venerabile Serva di Dio che, sin da piccola, avvertì la vocazione alla vita consacrata missionaria per recarsi in Africa a “salvare i mori”. Fondamentale nel realizzare tale vocazione fu l’incontro con San Daniele Comboni che la guidò spiritualmente.

Fu la prima donna che, nell’‘800, entrò in Africa come missionaria, in particolare durante la Rivoluzione Fondamentalista Mahdista. Nella missione, visse le sofferenze e i disagi del territorio e della terribile situazione sociale e politica del periodo. Il suo stile di vita fu fortemente penitenziale. Offriva ogni sofferenza a Dio per la salvezza delle consorelle, dei confratelli che erano stati fatti schiavi e dei moribondi che assisteva. Donna saggia, distaccata dai beni terreni, obbediente verso i Superiori, si caratterizzò, principalmente, per il servizio generoso offerto ai bisognosi, ai malati e ai moribondi, che invitava a pregare e ad avere fiducia in Dio.

Al termine del dibattito, i Consultori si espressero unanimemente con voto affermativo a favore del grado eroico delle virtù, della fama di santità e di segni della Venerabile Serva di Dio.      

 

Sessione Ordinaria dei Cardinali e  dei Vescovi

Si riunì il 20 maggio 2014. L’Ecc.mo Ponente, dopo aver ripercorso l’iter della Causa e tratteggiato il profilo biografico della Venerabile Serva di Dio, ne mise in rilievo l’esercizio eroico delle virtù cristiane.

Ella visse con totale dedizione la sua missione, nonostante il clima malsano della Regione e l’assoluta mancanza di mezzi terapeutici e preventivi delle numerose malattie allora sconosciute al mondo occidentale. Compì numerosi ed estenuanti viaggi a piedi o in povere canoe, con disagi incalcolabili, soffrì la mancanza di alimentazione adeguata e visse in situazioni politiche molto precarie. Trovò nell’amore all’Eucaristia, al Sacro Cuore e alla Vergine Addolorata la forza per affrontare tutte le avversità e le prove. Svolse ogni servizio per amore di Dio e per amore verso gli uomini nella missione africana. Nell’ospedale curava gli ammalati e medicava le loro piaghe anche quelle particolarmente ripugnanti. San Daniele Comboni, in una sua lettera del 1881, scrisse: “La Suora più santa che abbiamo è la sacrestana di Khartoum, Suor Maria Giuseppa. Oh, è una vera santa”.

Al termine della Relazione dell’Ecc.mo Ponente, che concluse constare de heroicitate virtutum, gli Em.mi ed Ecc.mi Padri risposero unanimemente al dubbio con sentenza affermativa