
Matthew Makil
(1851 - 1914)
Vescovo titolare di Tralle, Primo Vicario Apostolico di Kottayam, Fondatore della Congregazione delle Suore della Visitazione della Beata Vergine Maria; visse la santità attraverso l’esercizio del governo pastorale e del servizio caritativo. Uomo di profonda fede, sempre pronto ad abbandonarsi alla volontà di Dio, aveva un grande rispetto per il magistero della Chiesa che promosse tra i fedeli attraverso lettere pastorali e omelie
Il Venerabile Servo di Dio Matthew Makil nacque il 27 marzo 1851 a Manjoor, nel distretto di Kottayam in India, in seno a una famiglia benestante e crebbe con una solida formazione religiosa. Desiderando diventare sacerdote, nel 1865 fu accolto nel seminario a Mannanam ricevendo la formazione preliminare e l’anno seguente si trasferì in quello di Puthenpally, tenuto dai padri carmelitani.
Conclusi gli studi venne ordinato sacerdote il 30 maggio 1874 a Verapoly, dove restò per insegnare in seminario la lingua siriaca e svolgere l’incarico di vice parroco in due parrocchie del luogo. Nel 1886 divenne segretario del Vicario coadiutore apostolico di Verapoly, Marcellino Berardi. Nel settembre 1889 fu nominato Vicario generale di Kottayam.
Nel giugno 1892 fondò la Congregazione delle Suore della Visitazione della Beata Vergine Maria, dedicata prevalentemente all’educazione delle ragazze. Nell’ agosto 1896 fu nominato Vicario apostolico di Changanacherry e si impegnò per il progresso spirituale e materiale del Vicariato, promuovendo la formazione catechistica e l’istruzione scolastica.
Favorì la nascita di pie organizzazioni e associazioni religiose e incoraggiò la vita consacrata. La sua esperienza pastorale non fu esente da conflitti a causa dei forti condizionamenti sociali presenti in India. Visse le difficoltà causate del conflitto tra i cosiddetti “Nordisti” (che si ritenevano discendenti dalla comunità fondata da San Tommaso apostolo), e i “Sudisti” (che si consideravano invece successori degli emigranti della Mesopotamia). Nonostante le afflizioni provocate dalla mancata armonia, si dedicò costantemente al progresso spirituale e materiale del Vicariato. L’azione più importante promossa da lui realizzata fu quella di perseguire la pace e la serenità nei rapporti tra le due comunità. Per favorire la riappacificazione, nel 1911 presentò alla Santa Sede il progetto di suddividere il vicariato di Changanacherry in due vicariati specifici, uno per i “sudisti” e l’altro per i “nordisti”. Il pontefice San Pio X accolse la proposta istituendo il Vicariato di Kottayam per i sudisti, affidandolo alla cura pastorale dello stesso Venerabile Servo di Dio, che lo guidò fino alla morte avvenuta, dopo una breve malattia, il 26 gennaio 1914.
Il Venerabile Servo di Dio visse la santità attraverso l’esercizio del governo pastorale e del servizio caritativo. Fu un uomo di profonda fede, sempre pronto ad abbandonarsi alla volontà di Dio. Aveva un grande rispetto per il magistero della Chiesa e lo promuoveva tra i fedeli attraverso le lettere pastorali e le omelie. Nutriva una particolare devozione per il Sacro Cuore di Gesù e per la Beata Vergine, alla quale intitolò la Congregazione di suore della Visitazione della Beata Vergine Maria.
La sua limpida fede traspariva dai suoi scritti e dalla corrispondenza intrattenuta con le religiose della Visitazione, sempre incoraggiate nel loro servizio di carità. Il suo motto episcopale “Dio è la mia speranza” ne caratterizzò la spiritualità e gli fu di conforto anche davanti ai contrasti e alle difficoltà affrontate nell’incarico di Vicario apostolico. L’amore per Dio, testimoniato da una preghiera assidua e costante, si tramutava in amore per il prossimo, indistintamente e con dedizione verso chiunque avesse bisogno di aiuto e sostegno spirituale e materiale.
La povertà era un grande male sociale che acuiva i conflitti ed egli si adoperò senza risparmiarsi per alleviare le sofferenze degli indigenti. Per tutti gli anni in cui svolse il ministero di Vicario, affrontò con pazienza e mansuetudine le dispute, le ribellioni e i conflitti dai quali venne assediato, mantenendo un atteggiamento di mansuetudine e umiltà verso coloro che gli si ponevano come avversari. Molti fedeli erano persuasi della sua santità già in vita e tale fama si accrebbe dopo la morte tanto che lo stesso papa San Pio X lodò le sue grandi virtù del in un biglietto inviato all’Amministratore apostolico del luogo.