Miguel Costa y Llobera
(1854 - 1922)
Canonico della Chiesa Cattedrale di Maiorca; il suo cammino ascetico lo portò a una vita di fedeltà al Signore, di zelo per la sua gloria e al desiderio di lavorare per la salvezza delle anime. Le persone che lo conobbero lo descrissero come «hombre muy piadoso e ilustrado»
Il Venerabile Servo di Dio Miguel Costa y Llobera nacque a Pollensa (Maiorca, Spagna) il 10 marzo 1854, in una famiglia nobile, facoltosa e di sani principi morali e religiosi.
Nel 1871 conseguì il titolo di baccelliere e il padre lo iscrisse alla facoltà di Diritto dell’Università di Barcellona. Obbedì a malincuore ai desideri paterni, si trasferì dapprima a Barcellona e poi a Madrid, ottenendo risultati mediocri.
Subentrò allora una crisi umana e spirituale e, nonostante gli svaghi e gli interessi, manifestò un profondo senso di insoddisfazione. Dopo aver compreso che il Signore lo chiamava alla vita sacerdotale, nonostante l’iniziale opposizione del padre, nel 1885 si trasferì a Roma, dove il 22 settembre 1888 fu ordinato sacerdote e nel 1889 ottenne il dottorato in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana.
Rientrato nell’isola di Maiorca nel 1890, si dedicò al ministero della predicazione e al restauro della chiesa di Montesión di Pollensa. Univa alle attività suddette il servizio di confessore. Visse intensamente la vita spirituale attraverso la preghiera e anche componendo alcuni scritti poetici. Dal 1898 fu professore di Archeologia sacra e Storia della letteratura nel seminario di Palma de Maiorca. Nel contempo, svolgeva una fiorente attività di letterato, tanto che nelle isole maiorchine e in Spagna era annoverato tra i poeti di grande talento e di fama eccedente i confini nazionali.
Nel 1909, San Pio X lo nominò Canonico pontificio della Cattedrale di Palma de Mallorca, dove si trasferì. Seguirono altri incarichi tra cui quello di esaminatore pro sinodale. Fu anche nominato accademico dell’Academia de la Llengua Catalana.
Morì improvvisamente il 16 ottobre 1922, mentre stava pronunciando dal pulpito della chiesa delle Carmelitane Scalze di Maiorca il panegirico in occasione del terzo centenario dalla canonizzazione di Santa Teresa d’Avila.
Il percorso del Venerabile Servo di Dio fu lineare, con un forte anelito alla santità. Il suo cammino ascetico lo portò a una vita di fedeltà al Signore, di zelo per la sua gloria e al desiderio di lavorare per la salvezza delle anime. Le persone che lo conobbero lo descrissero come «hombre muy piadoso e ilustrado» e come sacerdote di alto spirito religioso e raffinato poeta.
Mostrò interesse vivace per tutto ciò che concerne la fede, alla cui luce condusse la propria vita e svolse i propri incarichi, e attraverso la quale valutava tutte le cose. Coltivò la fede trascorrendo molte ore in preghiera, e anch’egli aveva come pilastri della propria vita spirituale l’amore e l’adorazione all’Eucaristia e un grande zelo per la devozione alla Vergine Maria. Alimentò la vita spirituale con cura: lettura della Scrittura, orazione mentale, rosario, celebrazione della messa, e altre pratiche.
La sua visione di fede traspariva con la forza e il fervore che metteva nella predicazione.
L’esercizio eroico della speranza era da lui dimostrato dalla grande fiducia nella divina Provvidenza. Stimava la vita come dono di Dio, in attesa di incontrarlo nell’eternità. Pur essendo di famiglia facoltosa, era distaccato dai beni terreni, che considerava come mezzo per aiutare i poveri.
Cercò di amare il Signore con tutto se stesso, rimanendo immerso nel colloquio con Lui.
Fu molto attivo nell’opera di conversione dei peccatori, insegnava il catechismo, consolava gli afflitti, donava ai bisognosi e si mostrava paziente con coloro che lo ingiuriavano.
L’amore ai poveri nelle diverse necessità lo trovava pronto e disponibile, elargendo donazioni di ogni tipo a quanti bussavano alla sua porta. Fu di aiuto anche a giovani poeti che si trovavano in difficoltà economiche. Una particolare attenzione riservava ai malati, incominciando dai propri familiari.
La carità verso il prossimo si manifestava con un tratto umano cordiale e affabile verso tutte le persone.
La fama di santità già presente durante la vita, si diffuse dopo la morte, unita ad una certa fama signorum.