Causa in corso
Pietro Barbarić
- Venerabile Servo di Dio -

Pietro Barbarić

(1874 - 1897)

Venerabilità:

- 18 marzo 2015

- Papa  Francesco

Novizio Scolastico della Compagnia di Gesù; visse la sua breve ma intensa esistenza, con equilibrio, costanza e prontezza d’animo. Nato sotto l’impero ottomano, crebbe in un villaggio rurale della Bosnia. Entrato in Seminario, dimostrò subito una solida volontà, animata dal desiderio di imparare

  • Biografia
Accolse la malattia abbandonato al volere divino, ma anche animato da profonda fiducia e speranza

 

Il Venerabile Servo di Dio Pietro Barbarić nacque a Šiljevišta, vicino Klobuk (Bosnia-Erzegovina), il 19 maggio 1874, in una famiglia di contadini benestanti di profonda vita cristiana.

Da ragazzo fu pastore del gregge di proprietà del padre e, giunto all’età di dodici anni, frequentò per due anni la scuola elementare. Poi fu assunto come commesso in un piccolo negozio. Contemporaneamente manteneva un’intensa vita di preghiera

Nel frattempo, il suo maestro, ricevette una lettera con la quale gli veniva richiesto di raccomandare gli studenti più validi per farli accedere agli studi superiori e, ipoteticamente, al sacerdozio. Fatta la proposta al Servo di Dio, questi l’accettò con gioia, sentendosi chiamato al ministero sacro.

Nel 1889, entrò nel Seminario Diocesano Minore di Travnik, tenuto dai Padri Gesuiti dove, oltre al corso di scuola superiore, si dedicò anche allo studio dell’italiano, del francese e del tedesco, convinto che le lingue straniere l’avrebbero aiutato nelle confessioni.

Fu un ottimo seminarista, eccellente nel rendimento scolastico, esemplare nella vita spirituale, prefetto della Congregazione Mariana e devoto e zelatore della devozione al Sacro Cuore di Gesù.

Nel 1896, al termine di un ritiro spirituale, maturò la vocazione di Gesuita.

Il 7 aprile 1896, martedì dopo Pasqua, durante una gita, i seminaristi furono sorpresi da un temporale che li bagnò totalmente. Pietro, fu colpito da tosse, febbre e raffreddore, così da essere costretto a permanere in infermeria. Giunte le vacanze estive, il medico gli suggerì di ritornare a casa, sperando che l’aria natia gli giovasse. Trascorsa un’estate serena, gli venne diagnosticata la tubercolosi. Davanti a tale realtà, continuò a sperare in una guarigione, per essere accolto nella Compagnia di Gesù e divenire sacerdote.

Agli inizi del 1897, quando la malattia peggiorò, dovette abbandonare alcuni corsi e, poco dopo, smise di frequentare le lezioni, rimanendo in infermeria, dove usava un bastone per appoggiarsi nei movimenti.

L’11 marzo 1897 disse al suo confessore: “Ho fatto una novena a San Francesco Saverio, per domandargli la guarigione e domani ne inizierò una a San Giuseppe, per domandargli una buona morte”.

Ricevuta l’Unzione degli Infermi, il confessore, sapendo che il Venerabile Servo di Dio desiderava diventare Gesuita, gli propose di emettere i voti e morire come membro della Compagnia di Gesù. Il giovane rispose che ci aveva pensato, ma non aveva osato chiedere una grazia così grande.

Il confessore, allora, informò il Rettore del Seminario, il quale inviò una lettera al Padre Provinciale dei Gesuiti per chiedergli l’assenso.

L’11 aprile, Domenica delle Palme, Pietro venne condotto nella Cappella del Seminario per la S. Messa: colpì tutti per la resistenza con cui rimase in piedi durante tutta la lettura della Passione del Signore.

Dato che continuava a peggiorare, capì che la sua vita sarebbe durata ancora per poco e commentò: “Che bello sarebbe celebrare la Pasqua in Paradiso!”.

Il 13 aprile successivo giunse il permesso del Superiore Provinciale ad accettarlo al noviziato della Compagnia di Gesù e ad emettere i voti in articulo mortis.

Il Venerabile Servo di Dio ritenne che il 15 aprile, Giovedì Santo, sarebbe stato il giorno indicato per compiere quella solenne offerta di se stesso, dopo la sua Comunione Pasquale. Il confessore, dubitando che sarebbe sopravvissuto fino a quel giorno, gli raccomandò di prendere i voti immediatamente. Così, alla sera stessa del 13 aprile, alla presenza di alcuni testimoni, professò i voti di povertà, castità e obbedienza e promise di rimanere nella Compagnia per tutto il resto della sua vita. Trascorse il giorno seguente a letto, prostrato e riarso dalla febbre. In serata, i confratelli Gesuiti si radunarono nella sua stanza e recitarono le preghiere per i moribondi. Il Giovedì Santo, incapace di mangiare, parlando a stento, chiese che gli venisse portato il suo Crocifisso, lo tenne fra le mani, lo baciò e pronunciò il nome di Gesù.

Morì il 15 aprile 1897 a Travnik (Bosnia Erzegovina).

 

ITER DELLA CAUSA

Il Processo Informativo Ordinario si svolse presso la Curia ecclesiastica di Sarajevo (Bosnia-Erzegovina), dal 16 dicembre 1938 all’11 gennaio 1943, in settanta Sessioni, con l’escussione di venticinque testi, di cui tre ex officio.

L’11 febbraio 1945 venne emesso il Decreto super scriptis.

Presso la medesima Curia, dal 25 febbraio 2003 al 16 febbraio 2007, si svolse un’Inchiesta suppletiva per la raccolta dei documenti e l’escussione di undici testi.

La validità giuridica del Processo Informativo e dell’Inchiesta diocesana suppletiva fu riconosciuta con il Decreto del 1° febbraio 2008.

 

SEDUTA DEI CONSULTORI STORICI

Si tenne il 20 novembre 2012. A conclusione del dibattito, il risultato finale per i tre quesiti di rito, sull’esaustività delle prove, sull’attendibilità dei documenti archivistici e sul fondamento delle virtù eroiche, fu unanimemente affermativo.

 

CONGRESSO DEI CONSULTORI TEOLOGI

Si svolse il 27 maggio 2014. I Consultori delinearono il ritratto virtuoso del Venerabile Servo di Dio, che visse la sua breve ma intensa esistenza, con equilibrio, costanza e prontezza d’animo. Nato sotto l’impero ottomano, crebbe in un villaggio rurale della Bosnia. Entrato in Seminario, dimostrò subito una solida volontà, animata dal desiderio di imparare.

Devoto al Sacro Cuore, centro della sua vita spirituale, e alla Vergine Maria, visse in unione profonda con Dio. L’amore verso il Signore si riversò sui fratelli, impegnandolo costantemente e con zelo nella ricerca del bene delle persone e in opere di carità concrete verso chiunque incontrasse nel suo cammino. Di particolare rilievo furono le opere di misericordia, sia materiale che spirituale, che compì verso i compagni di Seminario; altrettanto rilevante fu la sensibilità che manifestò verso gli afflitti di ogni tipo, incoraggiandoli e animandoli alla luce della speranza cristiana. Accolse la malattia abbandonato al volere divino, ma anche animato da profonda fiducia e speranza. Dopo aver ricevuto l’Unzione degli Infermi, gli venne consentito di emettere i Voti in articulo mortis.

Al termine del dibattito, i Consultori si espressero unanimemente con voto affermativo a favore del grado eroico delle virtù, della fama di santità e di segni del Venerabile Servo di Dio.

 

SESSIONE ORDINARIA DEI CARDINALI E DEI VESCOVI

Si riunì il 3 marzo 2015. L’Ecc.mo Ponente, dopo avere tratteggiato la storia della Causa e la figura del Venerabile Servo di Dio, sottolineò che la sua vita si inserisce nella tradizione della Compagnia di Gesù che annovera santi “giovani”, quali Luigi Gonzaga, Stanislao Kostka e Giovanni Berchmans. Quest’ultimo fu ispirazione e guida per lo stesso Venerabile Servo di Dio che, mettendone in pratica la massima “fare in modo perfetto i propri doveri quotidiani”, si distinse come seminarista e novizio. Il suo “sì” fu sempre un abbandono filiale alla volontà di Dio. Incarnò la carità nel vissuto quotidiano, nel servizio generoso, nell’edificazione dell’esperienza comunitaria. La vita di preghiera ebbe come centro l’Eucaristia, l’amore alla Vergine Maria e la devozione al Sacro Cuore di Gesù.

Al termine della Relazione dell’Ecc.mo Ponente, che concluse constare de heroicitate virtutum, gli Em.mi ed Ecc.mi Padri risposero unanimemente al dubbio con sentenza affermativa.