Causa in corso
Pietro Di Vitale
- Venerabile Servo di Dio -

Pietro Di Vitale

(1916 - 1940)

Venerabilità:

- 05 luglio 2018

- Papa  Francesco

Laico, il segreto della sua breve vita può essere individuato nella sua consegna alla volontà di Dio, nell’obbedienza, nella formazione ricevuta dal Seminario e nella sofferenza della malattia

  • Biografia
Affrontò le sofferenze fisiche e psichiche con serenità e fortezza, tanto che chi poteva avvicinarlo restava edificato dal suo atteggiamento di fede

 

    Il Venerabile Servo di Dio Pietro Di Vitale nacque il 14 dicembre 1916 a Castronovo di Sicilia (Palermo, Italia). Dopo essere stato ammesso alla quinta classe elementare dovette interrompere gli studi per contribuire con il suo lavoro in campagna al sostentamento della famiglia.

    Nella solitudine campestre maturò la vocazione religiosa e, sostenuto dagli zii materni, Suor Scolastica e Fra’ Felice, riprese privatamente gli studi sotto la guida dell’Arciprete della parrocchia natia. Il 23 giugno 1930 conseguì la licenza elementare. L’anno dopo si iscrisse alla sezione aspiranti “Pier Giorgio Frassati” del Circolo Parrocchiale “San Luigi Gonzaga”.

    Nel 1931 superò come “privatista” gli esami di ammissione alla seconda classe ginnasiale delle scuole del Seminario Minore Arcivescovile di Palermo. Nel 1932, venne promosso alla terza classe ginnasiale. L’anno dopo, in occasione del Giubileo della Redenzione, venne scelto tra i migliori alunni per incontrare il Papa, a Roma. Al termine di quest’anno scolastico venne ammesso alla quarta classe ginnasiale e si trasferì nel Seminario Maggiore di Palermo.

    Nel 1934 dovette lasciare temporaneamente il Seminario per ragioni di salute e, dal 1936, si trasferì a Castronovo. Cominciò comunque a frequentare la seconda classe liceale e venne invitato a restare nell’infermeria del Seminario come aiuto-infermiere.

    Nel 1937, dopo esser passato per il Convalescenziario dei sacerdoti, tornò definitivamente a Castronovo. Il primario di medicina nell’Ospedale di Palermo, dott. Ettore Savagnone, seguì gratuitamente il decorso della malattia. La diagnosi fu “sindrome dolorosa da enterogastroptasi”. L’intervento consigliato non fu possibile per le deboli condizioni del paziente.

    Nonostante le sue condizioni di salute, visse la sofferenza in maniera esemplare e collaborò attivamente in parrocchia, anche come archivista e catechista.

    Morì il 29 gennaio 1940 a Castronovo di Sicilia (Italia). La sua ultima esclamazione fu “Viva Gesù e Maria”.

    L’esistenza terrena del Venerabile Servo di Dio può essere divisa in due periodi: il primo, di circa quindici anni, trascorso in famiglia, nel paese natale, conducendo una vita devota ed esercitando abitualmente la carità verso i più poveri; il secondo in Seminario, dove poté tener fede al proposito che lo aveva animato, quello di “farsi santo”.

    Accettò la malattia con un totale abbandono alla volontà di Dio. L’infermità lo unì intimamente alla Croce di Cristo, tramite l’Eucaristia quotidiana. Affrontò le sofferenze fisiche e psichiche con serenità e fortezza, tanto che chi poteva avvicinarlo restava edificato dal suo atteggiamento di fede.

    La sua breve vita fu un percorso in continua ascesa verso la perfezione. Crebbe nell’esercizio costante delle virtù, nell’ordinarietà della vita quotidiana. La sua forza era la preghiera, attraverso la quale si poneva in ascolto del Signore e in un’obbedienza radicale. Anche al capezzale dimostrò sensibilità, dolcezza e amore verso i compagni di Seminario; sino all’ultimo cercò di aiutarli nelle necessità, per quello che le forze gli consentivano.

    Visse le virtù cristiane con eroicità nelle condizioni quotidiane della vita. Il segreto della sua breve vita può essere individuato nella sua consegna alla volontà di Dio, nell’obbedienza, nella formazione ricevuta dal Seminario e nella sofferenza della malattia. Un’offerta vissuta nella preghiera e nella gioia del sentirsi amato da Dio. L’amore verso il prossimo fu concretizzato dal Servo di Dio nella sua generosità, serenità e benevolenza nei confronti dei familiari, degli altri seminaristi e dei poveri.

    Il Venerabile Servo di Dio può essere proposto come riferimento per i giovani e per quanti sono impegnati nel cammino vocazionale e formativo, specialmente verso il ministero presbiterale e chi è nella sofferenza della malattia.