Causa in corso
Raimondo Jardón Herrera
- Venerabile Servo di Dio -

Raimondo Jardón Herrera

(1887 - 1934)

Venerabilità:

- 20 gennaio 2017

- Papa  Francesco

Sacerdote diocesano; che durante la persecuzione della Chiesa Cattolica in Messico, con fortezza e prudenza, sostenuto dalla preghiera, svolse la propria missione ministeriale, dedicandosi in particolare alla formazione dei giovani

  • Biografia
Fu particolarmente energico e chiaro nei momenti più difficili del suo apostolato e che continuò svolgere con dedizione e spirito di sacrificio

 

Raimondo Jardón Herrera nacque a Tenancingo (Messico) il 21 gennaio 1887, in una famiglia di umile condizione economica.

Nel 1900, il Vescovo di Cuernavaca, Mons. Francesco Plancarte y Navarrete, durante una visita pastorale nella parrocchia alla quale apparteneva, lo notò e lo fece entrare nel Seminario diocesano, dove iniziò gli studi, ma non li completò in modo regolare poiché lo stesso Vescovo lo prese al suo servizio come famiglio e, quando, nel maggio del 1912, questi fu trasferito nella Diocesi Monterrey lo condusse con sé. Questo ostacolò il normale svolgimento degli studi teologici, permettendogli solo una formazione piuttosto lacunosa. Il 27 aprile 1913 fu ordinato presbitero nella cattedrale di Saltillo, poiché Mons. Plancarte era ammalato. Il suo ministero presbiterale fu legato alla Cattedrale di cui fu nominato “Sacrista Maggiore” e Vicario del Capitolo. Oltre alla stretta collaborazione con il Vescovo, si dedicò con passione ai suoi fedeli, impegnandosi nella predicazione, nella catechesi, nel ministero della penitenza, nella pastorale dei malati, nell’aggregazione dei giovani attraverso la creazione di gruppi associativi, quali la congregazione giovanile Santa María de Guadalupe y san Luis Gonzaga nel 1918 e il primo gruppo della ACJM, Associazione cattolica della gioventù messicana, nel 1919.

Nel 1917 il Governo messicano promulgò una nuova Costituzione nella quale si ponevano limiti alla libertà della Chiesa. Le leggi, con il susseguirsi dei governi, divennero sempre più aspre, fino a far espellere dal Paese i sacerdoti stranieri, sopprimere gli Ordini Religiosi, confiscare i beni ecclesiastici, chiudere i collegi cattolici, proibire i battesimi. Per reazione gruppi di laici si armarono organizzando una guerriglia antigovernativa. Costoro furono sprezzantemente chiamati cristeros, e non pochi caddero in battaglia al grido di “Viva Cristo Re”. Come risposta alle vessazioni inflitte dal Governo, i Vescovi, il 26 luglio 1926, protestarono con una lettera e decisero di sospendere il culto pubblico in tutto il Messico e di chiudere tutte le chiese. Egli in privato continuava a celebrare e battezzare, godendo sempre della stima del popolo.

Nel 1927 gli fu chiesto di accompagnare Mons. Leopoldo Ruiz y Flores, già Vescovo di Monterrey e poi Arcivescovo di Morelia, nel suo esilio dapprima in Texas e poi all’Avana in Cuba. Fece ritorno a Monterrey l’anno seguente, riprendendo la sua attività pastorale clandestina non solo in casa, ma anche in chiesa e andando a trovare le famiglie.

Nel 1929, dopo la firma degli “accordi” per la convivenza fra Chiesa e Stato, fu ripristinato il culto pubblico, anche se il Governo conservava un controllo effettivo sui sacerdoti e la loro attività e le leggi anticattoliche restavano in vigore. Nel 1930, su impulso del Santo Padre Pio XI, si fondava in Messico l’Azione Cattolica, allo scopo di formare un laicato in comunione con i Vescovi e pronto ad assumersi impegni nella società. Anche lui diede vita ad una sezione di adulti di Azione cattolica.

In seguito a complicanze di problemi di salute, morì a Monterrey (Messico) il 6 gennaio 1934.

ITER DELLA CAUSA

L’Inchiesta Diocesana si svolse presso la Curia ecclesiastica di Monterrey (Messico), dal 1° febbraio 1991 al 6 novembre 1994, con la raccolta documentale e l’escussione di ventiquattro testi.

La validità giuridica dell’Inchiesta fu riconosciuta con il Decreto del 13 ottobre 1995.

CONGRESSO DEI CONSULTORI TEOLOGI

Si tenne l’8 ottobre 2015. I Consultori, ripercorrendone l’itinerario spirituale, misero in luce l’esemplarità sacerdotale per lo zelo e il coraggio che profuse nel ministero. Durante la persecuzione della Chiesa Cattolica in Messico, con fortezza e prudenza, sostenuto dalla preghiera, svolse la propria missione ministeriale, dedicandosi in particolare alla formazione dei giovani, ai quali cercava di far comprendere il valore del sacramento della riconciliazione e della misericordia di Dio. Si prodigò pure nella carità verso i bisognosi.

Al centro della sua vita spirituale c’era l’Eucaristia, e nutrì anche una sincera devozione mariana.

Fu particolarmente energico e chiaro nei momenti più difficili del suo apostolato e che continuò svolgere con dedizione e spirito di sacrificio, anche nel periodo doloroso della malattia che lo condusse alla morte.

Il voto conclusivo dei Consultori a favore del grado eroico delle virtù, della fama di santità e di segni fu unanimemente affermativo.

SESSIONE ORDINARIA DEI CARDINALI E VESCOVI

Si riunì il 17 gennaio 2017. L’Em.mo Ponente, dopo aver riassunto la storia della Causa ed il profilo biografico di egli, sottolineò il percorso di crescita umana e spirituale, culminato nell’esercizio del ministero sacerdotale, segnato dallo zelo e dall’umiltà, dall’amore ardente per Cristo e dalla carità verso il prossimo, in particolare durante gli anni della persecuzione religiosa. Seppe coltivare un rapporto intimo con Dio nella preghiera continua e nella devozione all’Eucaristia e alla Vergine di Guadalupe. Mostrò un profondo amore anche per le anime a lui affidate, particolarmente nei confronti dei giovani e dei bambini, che cercava di educare all’amore di Dio e al senso del sacro. Visse povero, accontentandosi del minimo necessario e condividendo con gli altri soldi, cibo e vestiti.

Il suo ministero sacerdotale ruotò attorno al Sagrario della Cattedrale, all’Eucaristia adorata e celebrata, all’amministrazione del Sacramento della Riconciliazione, alla catechesi del Popolo di Dio, all’aiuto dei più bisognosi.

Al termine della Relazione dell’Em.mo Ponente, che concluse constare de heroicitate virtutum, gli Em.mi ed Ecc.mi Padri risposero unanimemente al dubbio con sentenza affermativa.