Causa in corso
Serafino Kaszuba (al secolo: Luigi Casimiro)
- Venerabile Servo di Dio -

Serafino Kaszuba (al secolo: Luigi Casimiro)

(1910 - 1977)

Venerabilità:

- 09 ottobre 2017

- Papa  Francesco

Sacerdote professo dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini; come autentico testimone della risurrezione di Cristo, nel suo apostolato non si preoccupava di cosa mangiare, dove dormire o delle persecuzioni, ma aveva a cuore unicamente il bene del popolo di Dio

  • Biografia
Andava incontro a tutti con fiducia, benevolenza e pazienza e, per questo, fu stimato non solo dai cattolici ma anche dagli ortodossi

 

Il Venerabile Servo di Dio Serafino Kaszuba (al secolo: Luigi Casimiro) nacque il 17 giugno 1910 a Zamarstynów, vicino Leopoli (attuale Ucraina), in una famiglia profondamente cattolica.

Nel 1928, entrò nel noviziato dei Frati Minori Cappuccini a Sędziszów Małopolski. Emessa la professione religiosa il 10 settembre 1929, iniziò gli studi a Cracovia. Il 9 settembre 1932 pronunciò i volti solenni e, l’11 marzo 1933, venne ordinato sacerdote. Fino al 1939, svolse la mansione di redattore della rivista religiosa “Wzlot Seraficki” (“Il Volo Serafico”), fu insegnante al Seminario Minore dei Cappuccini a Rozwadów, compì diversi servizi pastorali e si laureò in Filosofia, presso l’Università Jagellonica di Cracovia.

Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, dovette rimanere a Leopoli, dove si trovava in vacanza. Nel 1940 ottenne il consenso dei Superiori di recarsi nel territorio di Volinia e Polesia a svolgere il ministero pastorale nelle parrocchie prive di sacerdoti, tra i fedeli polacchi perseguitati dai soldati russi, tedeschi e dalle bande dell’Esercito Clandestino Ucraino (UPA). Rischiando la propria vita, andò ramingo per due anni attraverso i boschi e i quartieri polacchi risparmiati dalla distruzione, per sfuggire ai nazionalisti ucraini. Finita la Guerra, nel 1945, rimase nel territorio della Polonia Orientale, annesso all’Unione Sovietica, per sostenere nella fede i fedeli polacchi che non volevano abbandonare la loro terra natale. Fu amministratore della parrocchia di Równe, nella diocesi di Łuck. Nel 1958, dopo un’azione di diffamazione nei suoi confronti, le autorità statali gli vietarono di esercitare il ministero sacerdotale. Il Venerabile Servo di Dio non si piegò all’ingiusto divieto e d’allora divenne un pastore itinerante che continuò, a rischio della propria libertà e della vita, a visitare di nascosto i cattolici di diverse nazionalità in Podolia, Volinia, Lituania ed Estonia. Nel 1963 si recò in Kazakistan per portare conforto alle comunità dei fedeli ivi disperse. Ricercato dalla polizia, il 6 marzo 1966 fu arrestato e condannato “per vagabondaggio” a cinque anni di confinamento ad Arykty e, il 6 agosto, fu trasferito ad Arszatyńsk. Nel dicembre dello stesso anno fu condannato a undici anni di reclusione in un istituto per malati incurabili a Mała Timofijewka. Circa due mesi dopo fuggì per dedicarsi ancora al servizio pastorale.

Nel 1968 si recò in Polonia per curarsi da una malattia polmonare (tubercolosi). Nel 1970 partì di nuovo per il Kazakistan e per altri sette anni svolse il servizio pastorale da itinerante a favore dei cattolici, spingendosi fino a Tashkent, in Uzbekistan.

Le difficili condizioni di vita, l’alimentazione non regolare, il continuo ed estenuante lavoro, la mancanza di riposo, la continua sorveglianza e persecuzione da parte della polizia segreta comunista sovietica, aggravarono il suo fragile stato di salute.

Morì di infarto a Leopoli (attuale Ucraina), il 20 settembre 1977.

ITER DELLA CAUSA

L’Inchiesta diocesana si svolse presso la Curia ecclesiastica di Cracovia (Italia), dal 2 dicembre 1992 al 22 dicembre 2001, in cinquantanove Sessioni, durante le quali furono raccolte le prove documentali e vennero escussi cinquantatré testi.

La validità giuridica dell’Inchiesta fu riconosciuta con il Decreto del 24 ottobre 2007.

CONGRESSO PECULIARE DEI CONSULTORI TEOLOGI

Si tenne il 21 febbraio 2017. I Consultori sottolinearono che il Venerabile Servo di Dio testimoniò con fermezza il suo credo rischiando la vita. Alimentò la fede con l’Eucaristia e la devozione a Maria Santissima. Esercitò la virtù della speranza come certezza della vittoria del bene sul male, traducendole in scelte concrete verso il prossimo. Tutta la sua vita fu guidata dalla carità pastorale come criterio di discernimento per le scelte a favore di ampi strati di popolazione privi di sacerdoti. Come autentico testimone della risurrezione di Cristo, nel suo apostolato non si preoccupava di cosa mangiare, dove dormire o delle persecuzioni, ma aveva a cuore unicamente il bene del popolo di Dio.

La virtù della prudenza lo spinse anche a dormire nelle cappelle dei cimiteri per non mettere in pericolo le famiglie che visitava periodicamente. Analogamente, non permetteva ai bambini di partecipare alle messe che celebrava nelle case private, proprio per non porre in pericolo interi nuclei familiari affamati dell’unica Parola che salva.

Fu ammirato dal Beato Władysław Bukowiński e dagli ortodossi, tanto da essere chiamato “il Santo”.

Al termine del dibattito, i Consultori si espressero con unanime voto affermativo circa il grado eroico delle virtù, la fama di santità e di segni del Servo di Dio.

SESSIONE ORDINARIA DEI CARDINALI E VESCOVI

Si riunì il 26 settembre 2017.

L’Ecc.mo Ponente, dopo avere tratteggiato la storia della Causa e la figura del Venerabile Servo di Dio, sottolineò la sua testimonianza ferma della fede, anche rischiando la vita. Maturò una fede semplice, alimentata dall’Eucaristia e dalla devozione alla Vergine, come via sicura che conduce al Suo Figlio. Andava incontro a tutti con fiducia, benevolenza e pazienza e, per questo, fu stimato non solo dai cattolici ma anche dagli ortodossi. La sua carità pastorale lo fece arrivare fino all’estremità della Siberia, senza preoccuparsi di cosa mangiare o dove dormire e avendo come unico desiderio quello di essere testimone della Risurrezione di Gesù.

Al termine della Relazione dell’Ecc.mo Ponente, che concluse constare de heroicitate virtutum, gli Em.mi ed Ecc.mi Padri risposero unanimemente con sentenza affermativa.