Causa in corso
Sergio Bernardini e Domenica Bedonni
- Venerabili Servi di Dio -

Sergio Bernardini e Domenica Bedonni

(1882-1966) (1889-1971)

Venerabilità:

- 05 maggio 2015

- Papa  Francesco

Il vangelo del matrimonio e della famiglia, per essere credibile, deve passare, più che attraverso l’annuncio verbale, attraverso la testimonianza vissuta. La famiglia cristiana è soggetto insostituibile di evangelizzazione. L’esperienza di Dio, vissuta da Sergio e Domenica Bernardini nelle ordinarie condizioni familiari, è proponibile a tutti e imitabile da tutti. “Tutte le mamme, accogliendo generosamente i figli, educandoli, pregando per la loro santità, potrebbero fare altrettanto”

  • Biografia
"Tutti ci credono buoni: bisogna che lo siamo davvero altrimenti inganniamo la gente e grande sarà la nostra responsabilità"

 

Sergio Bernardini

 

Il Venerabile Servo di Dio Sergio Bernardini nacque a Sassoguidano (Italia) il 20 maggio 1882, in una famiglia cristiana di agricoltori. Dotato di buone capacità pratiche, sin da giovane cominciò a riparare attrezzi agricoli e orologi, trascurando la sua istruzione scolastica, che rimase molto limitata.

L’8 giugno 1907, sposò Emilia Romani, dalla quale ebbe tre figli. Lavorò come mugnaio a Falanello di Sassoguidano (Italia), dove gestiva il mulino della zona. Dal 1908 al 1912, morirono i suoi genitori, il fratello, la giovane sposa ed i tre piccoli figli. Rimasto completamente solo, all’età di trent’anni si trasferì a Chicago (Stati Uniti d’America) per cercare lavoro allo scopo di saldare i debiti che aveva contratto. Trovato lavoro in una miniera, in seguito ad un grave incidente, nel 1913, decise di ritornare in Italia.

Rientrato a Falanello, il suo parroco, conoscendo le sue virtù umane e spirituali, gli propose di diventare sacerdote, ma non si sentì di intraprendere gli studi e non si riteneva degno di essere Ministro del Signore. Egli desiderava ricostituire una famiglia cristiana. Qualche mese dopo, incontrò la Venerabile Serva di Dio Domenica Bedonni, che condivideva i principi cristiani, con la quale si sposò il 19 maggio 1914, stabilendosi a Barberino di Verica, dove la moglie aveva avuto in dote un podere da coltivare. Dalla loro unione nacquero dieci figli, otto dei quali si consacrarono al Signore nella vita religiosa: cinque figlie entrarono nella Pia Società di S. Paolo e una tra le Ancelle Francescane del Buon Pastore; due figli diventarono sacerdoti cappuccini, uno dei quali fu successivamente nominato Vescovo di Smirne. Inoltre, nel 1963 i coniugi Bernardini adottarono un seminarista nigeriano.

I Venerabili Servi di Dio furono animati da profonda fede nella Divina Provvidenza nell’educare i figli ai valori dell’onestà, dell’amore e del rispetto del prossimo. La testimonianza di vita cristiana di Sergio lo espose, nel dopoguerra, alle rappresaglie dei partigiani e all’odio dei comunisti, che in occasione delle elezioni del 1948 avevano pensato di eliminarlo fisicamente. Nel 1951 adattò la veranda di casa a cappella, ed ottenne dal Vescovo il permesso di conservarvi il Ss.mo Sacramento.

Volendo condividere in qualche modo la scelta di vita religiosa fatta dai loro figli, i Venerabili Servi di Dio divennero Cooperatori Paolini e Terziari Francescani, trascorrendo gran parte delle giornate nell’adorazione eucaristica e nella corrispondenza con i figli lontani.

Sergio si spense il 12 ottobre 1966, nella sua casa di Verica (Italia), dopo due anni di sofferenze causati da una grave forma di arteriosclerosi, assistito dalla moglie Domenica e confortato con l’unzione degli infermi, amministratagli dal figlio sacerdote.

 

INCHIESTA DIOCESANA

L’Inchiesta diocesana si svolse presso la Curia ecclesiastica di Modena-Nonantola (Italia), dal 20 maggio 2006 al 18 maggio 2008, in ventinove Sessioni, durante le quali furono raccolte le prove documentali ed escussi ventiquattro testi, di cui dieci ex officio.

La validità giuridica dell’Inchiesta fu riconosciuta dalla Congregazione con il Decreto del 20 novembre 2009.

 

CONGRESSO DEI CONSULTORI TEOLOGI

Si tenne il 18 dicembre 2014. I Consultori, delineando il ritratto biografico del Venerabile Servo di Dio, sottolinearono che egli fu padre e marito esemplare. La sua vita fu costellata di eventi drammatici: la morte della prima moglie, di tre figli, del padre e di un fratello. Nonostante il dolore, non perse mai la fede. Dopo un periodo di lavoro in America e varie vicissitudini, conobbe la Venerabile Serva di Dio Domenica Bedonni, giovane che aveva perso da poco il fidanzato, morto improvvisamente. La loro vita fu segnata da una profonda condivisione di fede. La forza spirituale di egli era nutrita di preghiera, rivolta soprattutto allo Spirito Santo, al quale insieme alla moglie chiedeva luce e discernimento. In ogni circostanza della vita cercava di cogliere il disegno del Signore. Spicca in lui la speranza e la fiducia nella Provvidenza. Spirito di sacrificio e amore alla famiglia contraddistinsero la sua vita. Pur tra difficoltà economiche, considerata anche la numerosa prole, insieme alla moglie riuscivano ad aiutare altre famiglie più povere. Molte persone si recavano da lui per chiedere consiglio. Uomo giusto, educò i figli a non accumulare ricchezze ma a far circolare i soldi per condividerli con gli altri, secondo la dottrina sociale della Chiesa.

Al termine del dibattito, i Consultori si espressero unanimemente con voto affermativo circa il grado eroico delle virtù, la fama di santità e di segni del Venerabile Servo di Dio.

 

SESSIONE ORDINARIA DEI CARDINALI E VESCOVI

Si tenne il 21 aprile 2015. L’Em.mo Ponente, dopo avere tratteggiato la storia della Causa e la figura del Venerabile Servo di Dio, si soffermò sull’esercizio delle virtù teologali e cardinali. Insieme alla moglie, visse un’intensa vita di preghiera, iniziata quotidianamente con l’invocazione del Veni Creator Spiritus. Nei tempi forti, partecipava ogni giorno alla S. Messa. Quando i figli crebbero e gli impegni di lavoro divennero meno impellenti, estese la partecipazione all’Eucaristia a tutti i giorni. L’Arcivescovo di Modena, conoscendo la sua profonda esperienza di Dio e la sua perseverante intercessione per il popolo, lo chiamava “il nostro Mosé” e gli concesse di conservare il Ss.mo Sacramento nella cappella privata che aveva in casa. Unitamente alla moglie, considerava una grande grazia quella di poter offrire i propri figli al servizio di Dio, della Chiesa e di tutta l’umanità. Anche se gli costava molto il distacco, li incoraggiava con l’esortazione e li sosteneva con la preghiera. In un contesto dominato dall’ideologia social comunista, diede pubblica testimonianza di fede cristiana, con coerenza e coraggio. Sebbene faticasse per mantenere la numerosa famiglia e le sue condizioni economiche fossero assai modeste, si prodigava ad aiutare i poveri, mettendo a loro servizio la sua abilità nel lavoro di falegname, idraulico, muratore e fabbro. Nella sua vita si può cogliere la bellezza e fecondità dell’umile vita ordinaria, animata dalla fede, speranza e carità, unita nell’amore e aperta al mondo con la varietà delle vocazioni.

Al termine della Relazione dell’Em.mo Ponente, che concluse constare de heroicitate virtutum, gli Em.mi ed Ecc.mi Padri risposero al dubbio con sentenza affermativa.

 

Domenica Bedonni

 

La Venerabile Serva di Dio Domenica Bedonni nacque il 12 aprile 1889 a Verica (Italia), in una famiglia benestante e profondamente religiosa. Di carattere estroverso, gioioso, ottimista e vivace, amava molto la scuola, ma poté frequentarle solo fino alla terza elementare. A venti anni si fidanzò con un giovane che, dopo due anni, alla vigilia del matrimonio, morì improvvisamente di polmonite. Nel 1914, conobbe il Venerabile Servo di Dio Sergio Bernardini, rimasto vedovo e ne rimase colpita per la fede e la bontà. Dopo quattro mesi di fidanzamento, si sposarono il 19 maggio 1914.

La vita matrimoniale fu caratterizzata dalla preghiera comune, dal duro lavoro dei campi e dall’educazione dei loro dieci figli.

Ella amministrava con molta avvedutezza l’economia della famiglia. Preoccupata di garantire un buon futuro alla prole, pensò dapprima di aprire una sartoria dove impiegare le figlie. In seguito, però, vedendo l’intelligenza della primogenita, seguendo il consiglio del parroco, la mandò, insieme alla secondogenita, ad Alba (Italia), per studiare presso la nuova famiglia religiosa delle Paoline. Fu così che iniziò una serie di partenze che, ad intervalli di due anni, portò ad Alba le prime otto figlie, delle quali cinque scelsero la vita religiosa fra le Figlie di S. Paolo e una entrò tra le Ancelle Francescane del Buon Pastore. Dopo poco tempo anche i due figli maschi, sui quali i coniugi Bernardini riponevano particolari speranze per la continuità della famiglia e l’aiuto nel lavoro, chiesero di entrare nell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini. Nonostante i sacrifici e la solitudine in cui queste scelte lasciarono di fatto i genitori, essi non si opposero alla loro vocazione. Al contrario, cercarono di partecipare alle scelte dei figli divenendo Cooperatori paolini e Terziari francescani.

Rimasta sola con il marito, si dedicò a mantenere vivo il legame con i figli e tra di loro mediante la preghiera comune e un’intensa corrispondenza epistolare.

Nel 1955 e nel 1963 ebbe la gioia, con il marito, di vedere tutta la famiglia riunita nella casa di Barberino.

Successivamente, cominciò un periodo di grande sofferenza, dovuta al peggioramento della salute del marito, a causa di una grave forma di arteriosclerosi, che lo gettò in uno stato confusionale. Ella gli fu vicina in modo ammirevole, incoraggiandolo, rasserenandolo e sostenendolo con le sue cure. Nel frattempo, informava tutti i figli delle condizioni del padre, tranquillizzandoli quando poteva e affidandolo alle loro preghiere. Dopo la morte del marito, avvenuta nel 1966, visse nella casa della figlia, a Modena (Italia), contribuendo con piccoli lavori domestici e nel ricordo costante del marito, la cui fama di santità si andava sempre più diffondendo. Il 22 febbraio 1971, fu colpita gravemente da un ictus e, dopo un ricovero in ospedale, si spense il 27 febbraio 1971 a Modena (Italia).

 

INCHIESTA DIOCESANA

L’Inchiesta diocesana si svolse presso la Curia ecclesiastica di Modena-Nonantola (Italia), dal 20 maggio 2006 al 18 maggio 2008, in ventisette Sessioni, durante le quali furono raccolte le prove documentali ed escussi ventidue testi, di cui nove ex officio.

La validità giuridica dell’Inchiesta fu riconosciuta dalla Congregazione con il Decreto del 20 febbraio 2010.

 

CONGRESSO DEI CONSULTORI TEOLOGI

Si tenne il 18 dicembre 2014. I Consultori misero in evidenza che la Venerabile Serva di Dio, insieme al marito, già fin dai primi anni di matrimonio fissarono i punti cardine di un programma comune di vita cristiana, in cui lei apportò le note della tenerezza, della vivacità e della dolcezza materna, principalmente nella crescita e nell’educazione dei figli. I coniugi trascorrevano momenti di preghiera insieme e, nei tempi forti, partecipavano quotidianamente alla Santa Messa. Inoltre, contribuirono alla crescita spirituale l’uno dell’altra. Dalle lettere che scriveva ai figli emerge la dimensione eucaristica e mariana della sua religiosità. La speranza del Cielo, unita a quella di portare alla santità i figli, fanno di lei una donna abbandonata alla volontà del Signore, pronta a piegare i suoi progetti ai disegni divini. Soprattutto negli anni della malattia del marito, colpito dall’arteriosclerosi, divenne “madre spirituale” del suo sposo. Rimasta vedova, continuò il suo percorso di vita cristiana, animata dalla fiducia di ritrovarlo in Cielo.

Al termine del dibattito, i Consultori si espressero unanimemente con voto affermativo circa il grado eroico delle virtù, la fama di santità e di segni della Venerabile Serva di Dio.

 

SESSIONE ORDINARIA DEI CARDINALI E VESCOVI

Si tenne il 21 aprile 2015. L’Em.mo Ponente, dopo avere tratteggiato la storia della Causa e la figura della Venerabile Serva di Dio, si soffermò sul suo esercizio delle virtù teologali e cardinali, maturato durante un cammino di profonda crescita spirituale. Insieme al marito, visse una vita di profonda preghiera quotidiana e fu sempre disponibile e pronta nel fare del bene a coloro che avevano bisogno. Entrambi i coniugi, quando furono liberi dagli impegni dell’educazione dei figli e del lavoro, dedicavano molto tempo alla preghiera, specialmente nella cappella costruita dal marito nella loro casa. Offrì al Signore la sofferenza per il distacco dai figli missionari. In una lettera a Padre Mariano da Torino, scrisse: “Io piango, sapete, ma piango di consolazione! E se tutte le mamme capissero che cosa vuol dire avere tanti figli e consacrati al Signore! Il Signore non lo ringrazierebbero mai abbastanza”. Nella sua vita, si dedicò spesso a curare le ferite spirituali, a risanare le relazioni tra le persone con il perdono e la riconciliazione.

Al termine della Relazione dell’Em.mo Ponente, che concluse constare de heroicitate virtutum, gli Em.mi ed Ecc.mi Padri risposero al dubbio con sentenza affermativa.