Stefano Ferrando
(1895 - 1978)
Della Società Salesiana di San Giovanni Bosco, Arcivescovo titolare di Troina, già Vescovo di Shillong, Fondatore della Congregazione delle Suore Missionarie di Maria Ausiliatrice dei Cristiani; si prodigò instancabilmente per la formazione dei giovani salesiani indiani, la costruzione di un Ospedale e di un Santuario dedicato a Maria Ausiliatrice. Uomo dal carattere forte, non si scoraggiò di fronte alle innumerevoli difficoltà, che affrontò con il sorriso e la mitezza
Il Venerabile Servo di Dio Stefano Ferrando nacque il 28 settembre 1895 a Rossiglione (Genova, Italia) in una famiglia molto religiosa. Nel 1904 iniziò a frequentare la scuola salesiana di Fossano e, maturata la vocazione alla vita religiosa, il 15 settembre 1911 fu ammesso nel noviziato della Società di San Francesco di Sales, emettendo la prima professione il 15 settembre 1912. Dopo aver prestato servizio militare durante la Prima Guerra Mondiale, fece la professione religiosa perpetua il 26 dicembre 1920 e, il 18 marzo 1923, ricevette l’ordinazione sacerdotale. Qualche mese dopo, insieme ad altri confratelli salesiani, venne destinato alle missioni dell’India. Giunto a Shillong, iniziò il suo apostolato, distinguendosi per la pietà e per lo zelo pastorale. Per dieci anni svolse anche l’incarico di Maestro dei Novizi.
Il 9 luglio 1934 Pio XI lo nominò Vescovo di Krishnagar, nel Bengala. Ricevette l’ordinazione episcopale il 10 novembre 1934 a Shillong, scegliendo come motto episcopale: Apostolus Christi. Un anno dopo, fu trasferito a Shillong. In questa Diocesi dal vasto territorio confinante con la regione del Tibet, rimase Vescovo per trentaquattro anni. Il 14 febbraio 1935 il Re d’Italia Vittorio Emanuele III gli conferì il titolo di Commendatore. Il 24 ottobre 1942, fondò la Congregazione delle Suore Missionarie di Maria Ausiliatrice dei Cristiani, la prima Congregazione femminile indigena fondata nel nord-est dell’India. Esercitò il suo ministero in circostanze difficili, soprattutto durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale. Nel 1962 aprì il “Seminario San Paolo” per la formazione del clero indigeno, fece costruire sia la Cattedrale che dedicò a Maria Ausiliatrice, sia l’Ospedale “Nazaret”. Partecipò al Concilio Vaticano II e, nello spirito dello stesso Concilio, il 20 giugno 1969 a quasi settantacinque anni di età, presentò al Beato Paolo VI le sue dimissioni. Il Pontefice, accettandole, gli conferì la dignità di Arcivescovo titolare di Troina. Rientrato in Italia, si stabilì nella casa salesiana di Genova Quarto. Nel 1971 fu nominato Cavaliere della Repubblica Italiana. Nel novembre del 1972 fece una visita a Shillong, in occasione del giubileo della presenza dei salesiani del nord-est dell’India, ricevendo i Voti perpetui di venti religiose della Congregazione delle Suore Missionarie di Maria Ausiliatrice.
Morì il 20 giugno 1978 a Rossiglione (Italia), dove fu sepolto nella tomba di famiglia. Nel 1987 i suoi resti mortali furono traslati a Shillong.
ITER DELLA CAUSA
L’Inchiesta Diocesana si svolse presso la Curia ecclesiastica di Shillong (India), dal 3 ottobre 2003 al 13 agosto 2006, in settantaquattro Sessioni, durante le quali furono raccolte le prove documentali e vennero escussi settanta testi, di cui quattro ex officio.
Un’Inchiesta Rogatoriale fu celebrata a Genova (Italia), dal 27 maggio al 13 agosto 2006, in ventotto Sessioni, con l’escussione di ventitré testi.
La validità giuridica delle Inchieste fu riconosciuta con il Decreto del 17 ottobre 2008.
CONGRESSO DEI CONSULTORI TEOLOGI
Si svolse il 5 marzo 2015. I Consultori prescritti, i quali sottolinearono che il Venerabile Servo di Dio si prodigò instancabilmente per la formazione dei giovani salesiani indiani, la costruzione di un Ospedale e di un Santuario dedicato a Maria Ausiliatrice. Uomo dal carattere forte, non si scoraggiò di fronte alle innumerevoli difficoltà, che affrontò con il sorriso e la mitezza. La perseveranza di fronte agli ostacoli fu una delle sue caratteristiche principali. Cercò di unire il messaggio evangelico alla cultura autoctona. Fu intrepido nelle visite pastorali che compì nei luoghi più sperduti della diocesi. Nonostante i numerosi impegni, fu un uomo dalla ricca vita interiore, alimentata dalla preghiera e dal raccoglimento. Come Pastore fu apprezzato dalle sue Suore, dai Sacerdoti, dai Confratelli Salesiani e dai Vescovi, nonché dal popolo che lo sentì profondamente vicino. Si donò in maniera “creativa” al suo gregge, occupandosi dei poveri, difendendo gli “intoccabili”, curando i malati di colera. Creò strutture di ricovero e cura dei lebbrosi. I punti-cardine della sua spiritualità furono il legame filiale alla Vergine Maria, lo zelo missionario, il continuo riferimento a San Giovanni Bosco che emerge dai suoi scritti e in tutta la sua attività missionaria. Il Venerabile Servo di Dio presentò al Santo Padre le dimissioni quando ancora era nel pieno delle proprie facoltà fisiche e intellettive, per consentire la nomina del suo successore, che andava scelto, secondo le superiori indicazioni, fra i sacerdoti indigeni da lui stesso formati. Fu un momento particolarmente doloroso, vissuto con umiltà e obbedienza. Egli comprese che era tempo di ritirarsi in preghiera secondo la volontà del Signore. Tornato a Genova, continuò la sua attività pastorale, presiedendo cerimonie per il conferimento della Cresima e dedicandosi al Sacramento della Penitenza. Fu sino all’ultimo fedele alla vita religiosa, decidendo di vivere in una comunità salesiana.
Al termine del dibattito, i Consultori diedero unanimemente voto affermativo, circa l'esercizio eroico delle virtù da parte del Venerabile Servo di Dio.
SESSIONE ORDINARIA DEI CARDINALI E DEI VESCOVI
Si tenne il 23 febbraio 2016. L’Ecc.mo Ponente, dopo avere tratteggiato l’iter della Causa e la figura del Venerabile Servo di Dio, sottolineò che da Salesiano, Missionario e Vescovo, egli si mostrò sempre eminentemente buono, di altissima spiritualità, penitente, dedito alla contemplazione e all’evangelizzazione. La sua vita di fede era coltivata grazie alla meditazione quotidiana e all’adorazione eucaristica, anche notturna. Si considerava un “servo” di Dio e del Vangelo, che non risparmiò di annunciare il Vangelo a tutti, specialmente ai più poveri. Dopo il suo rientro in Italia, visse nella comunità salesiana di Genova-Quarto con esemplare umiltà, edificando i confratelli per la delicatezza del tratto, la cordialità nella conversazione, la sobrietà e la modestia, comportandosi come un semplice religioso, senza mai pretendere attenzioni o trattamenti particolari. Fu un Sacerdote di profonda pietà, un formatore amato e stimato, un Vescovo dal cuore grande, un Fondatore intelligente e prudente, un Pastore dedito alla cura del suo popolo, attento alla cultura e alle lingue, preoccupato soprattutto di promuovere l’evangelizzazione nella sua Diocesi, di formare buoni catechisti e un clero indigeno ben preparato al ministero e di aiutare le fasce sociali più deboli.
Al termine della Relazione dell’Ecc.mo Ponente, che concluse constare de heroicitate virtutum, gli Em.mi ed Ecc.mi Padri risposero unanimemente al dubbio con sentenza affermativa.