Causa in corso
Umiltà Patlán Sánchez (al secolo: Maria)
- Venerabile Serva di Dio -

Umiltà Patlán Sánchez (al secolo: Maria)

(1895 - 1970)

Venerabilità:

- 16 giugno 2017

- Papa  Francesco

Suora professa delle Suore Francescane dell’Immacolata Concezione; guidò la Congregazione in maniera ferma e prudente, anche in un periodo particolarmente difficile della storia del Messico. In questo contesto riuscì a salvaguardare l’Istituto, infondendo coraggio

  • Biografia
L’umiltà, la preghiera, il sacrificio, l’autorevolezza, la comprensione, il distacco e il perdono, divennero in lei un habitus vivo e attrattivo

 

La Venerabile Serva di Dio Umiltà Patlán Sánchez (al secolo: Maria) nacque nel Rancho de la Concepción (Guanajuato, Messico) il 17 marzo 1895, in una famiglia di solida vita cristiana. Trascorse alcuni anni nel collegio delle Suore Carmelitane Missionarie di Santa Teresa, dove maturò la sua pietà e la devozione alla Madonna. Ritornata a casa, condusse una vita serena insieme alla madre, rimasta vedova, e ai due fratelli, dedicandosi alla preghiera, al lavoro e all’aiuto dei bisognosi. In quest’atmosfera nacque in lei la vocazione religiosa.

Nel 1912 entrò nella Congregazione delle Suore Francescane dell’Immacolata Concezione, assumendo il nome di Umiltà. Il 25 maggio 1913 emise la professione religiosa temporanea, facendo anche il voto di vivere nell’umiltà, nella mortificazione e nella penitenza. Svolse l’incarico di maestra delle postulanti e delle novizie, esercitando, contemporaneamente, anche l’apostolato dell’insegnamento a bambini e adulti.

Nel 1922 venne eletta Superiora generale, incarico che le fu confermato nel 1929. Scoppiata in Messico la persecuzione religiosa, la Venerabile Serva di Dio, con fede ferma, seppe animare le consorelle in quei momenti difficili, portando loro, con il permesso dell’Autorità ecclesiastica, la comunione eucaristica ed esortandole a morire di fame piuttosto che perdere il dono prezioso della fede cattolica. Mantenne una profonda serenità di spirito anche nelle prove più dure, confidando nella misericordia del Signore. Mentre era impegnata nelle varie visite, nella casa generalizia, alcune suore, capeggiate dalla Vicaria Generale, la contestarono con l’intento di separarsi dalla Congregazione. Furono diffuse nei suoi confronti pesanti accuse che la portarono davanti al tribunale ecclesiastico. Per il bene dell’Istituto, nel 1933, decise di dimettersi dall’incarico di Superiora Generale in attesa del giudizio. Il tribunale fece giustizia, riscontrando l’infondatezza delle imputazioni e scagionandola da ogni accusa. Affrontò tutto con serenità e umiltà. Nel 1935 fu nominata Segretaria nella visita canonica alle comunità degli Stati Uniti e, l’anno successivo, Maestra delle novizie a Los Ángeles. Nel 1942 fu trasferita a Guadalupe e, nel 1945, venne eletta nuovamente Superiora generale, incarico nel quale venne confermata nel 1951. In questo periodo scrisse varie opere: il manuale di Urbanidad, la Via Crucis, un ‘libro usuale’ con le tradizioni della Congregazione, appunti per la storia della Congregazione, un ‘piccolo diario’ e un Commentario alla regola dei religiosi e religiose terziari del serafico padre san Francesco. Nel 1956 venne eletta Vicaria generale e, nel 1965, Consigliera generale. Nel 1969 fu scelta come Superiora della comunità del Sanatorio San Francesco a Veracruz (Messico), dove morì il 17 giugno 1970.

ITER DELLA CAUSA

L’Inchiesta diocesana principale si svolse presso la Curia ecclesiastica di Città del Messico (Messico), dal 17 luglio 1999 al 16 agosto 2006, durante la quale venne raccolto il materiale documentale e furono escussi trentacinque testi, di cui due ex officio.

Sempre presso la medesima Curia, fu celebrata un’Inchiesta diocesana suppletiva, dal 29 novembre 2006 al 18 dicembre 2008, durante la quale vennero escussi ventidue testi.

La validità giuridica delle Inchieste fu riconosciuta con il Decreto del 2 luglio 2010.

CONGRESSO DEI CONSULTORI TEOLOGI

Ebbe luogo il 4 ottobre 2016. I Consultori sottolinearono che la Venerabile Serva di Dio fu, per le consorelle, una madre sapiente e coraggiosa. Guidò la Congregazione in maniera ferma e prudente, anche in un periodo particolarmente difficile della storia del Messico. In questo contesto riuscì a salvaguardare l’Istituto, infondendo coraggio. Durante gli anni di Generalato fu molto impegnata nelle visite alle varie comunità. Si preoccupò di custodire la fedeltà al carisma originario. Era solita sollecitare le religiose alla carità, al perdono reciproco e al rispetto della regola. Non si risparmiò nel compiere viaggi estenuanti e nell’affrontare disagi anche quando la salute era cagionevole, pur di raggiungere le suore. La sua elezione, per più mandati, a Superiora Generale attesta la stima di cui godeva all’interno dell’Istituto.

Ebbe grande devozione alla Vergine Maria e a San Francesco. I tratti caratterizzanti furono l’umiltà e lo spirito di sacrificio.

Al termine del dibattito, i Consultori si espressero unanimemente con voto affermativo a favore del grado eroico delle virtù, della fama di santità e di segni.

SESSIONE ORDINARIA DEI CARDINALI E DEI VESCOVI

Si riunì il 6 giugno 2017. L’Em.mo Ponente, dopo aver ripercorso l’iter della Causa e tratteggiato il profilo biografico della Venerabile Serva di Dio, ne mise in risalto l’esercizio eroico delle virtù. Alimentò la sua vita con l’amore all’Eucaristia e altre forme di pietà religiosa. Esercitò la carità verso il prossimo, soprattutto nei confronti delle suore e delle postulanti. L’umiltà, la preghiera, il sacrificio, l’autorevolezza, la comprensione, il distacco e il perdono, divennero in lei un habitus vivo e attrattivo: un vissuto al servizio della comunità; un servizio difficile di guida e di consiglio nei vari ruoli di governo, ricoperti nella Congregazione, che le procurarono amarezze e sofferenze, senza perdere la fiducia in Dio e nelle persone che la calunniarono. Fu una consacrata tutta protesa all’annuncio del Vangelo, sull’esempio di San Francesco.

Fu una donna intelligente e lungimirante, con il carisma del governo. In ogni scelta, ricercava sempre la volontà di Dio.

Al termine della Relazione dell’Em.mo Ponente, che concluse constare de heroicitate virtutum, gli Em.mi ed Ecc.mi Padri risposero al dubbio con sentenza unanimemente affermativa.