Varghese Payapilly
(1876 - 1929)
Sacerdote diocesano, Fondatore della Congregazione delle Sisters of the Destitute, in modo profetico, operò la carità oltre il rigido sistema delle caste, anche mettendo a repentaglio la sua stessa vita
Il Venerabile Servo di Dio Varghese Payapilly nacque l’8 agosto 1876 a Konthuruthy (Kerala, India), da genitori cattolici che, come primi educatori e catechisti, trasmisero sentimenti di bontà, di virtù e di pietà, coltivando in particolare le devozioni verso il Santissimo Sacramento, la Beata Vergine Maria e San Giuseppe.
Compiuti gli studi elementari e liceali, entrò nel Seminario di Puthenpally e, successivamente, nel Pontificio Seminario di Kandy in Sri Lanka. Terminato il cursus studiorum, fu ordinato sacerdote il 21 dicembre 1907.
Tornato in patria, dopo aver concluso gli studi linguistici e umanistici, esercitò il ministero pastorale in diverse parrocchie del Vicariato di Ernakulam. Nominato direttore del Liceo di Santa Maria ad Aluva, contribuì notevolmente alla crescita dell’Istituto e all’educazione umana e cristiana di molte persone, promuovendo anche molte vocazioni al sacerdozio.
Contemporaneamente, ricoprì con profitto anche diversi altri uffici, quali consultore dell’Arcivescovo, direttore del Fondo di Provvidenza Sociale per i Sacerdoti e dell’Unione Apostolica dei Sacerdoti.
Nel 1924, in seguito ad un’inondazione che colpì Aluva e le aree circostanti, si prodigò nel prendersi cura delle persone abbandonate e, rischiando la propria vita, portò aiuto e conforto alle persone bisognose. Fondò una casa per gli anziani e per gli infermi e, nel 1933, un Istituto Religioso femminile per la cura di tali persone abbandonate, la Congregazione delle Sisters of the Destitute.
Colpito da febbre tifoidea, morì a Ernakulam (India) il 5 ottobre 1929.
Fu un sacerdote zelante che ebbe a cuore la gloria di Dio e la salvezza delle anime. Uomo di profonda fede, si prodigò nella carità verso i più bisognosi. Prestò una particolare attenzione alle persone abbandonate, agli anziani e agli infermi. In modo profetico, operò la carità oltre il rigido sistema delle caste, anche mettendo a repentaglio la sua stessa vita. Affrontò situazioni di estrema povertà con speranza e fiducia nella provvidenza. Le caratteristiche principali della sua spiritualità furono quelle proprie del presbitero diocesano, totalmente identificato con il ministero e con la carità pastorale.