Vicenta Guilarte Alonso
(1879 - 1960)
Suora professa della Congregazione delle Figlie di Gesù; ammirata e ricercata dai fedeli per la sua testimonianza cristiana, si dedicò prevalentemente alle persone in situazione di debolezza, povertà e malattia e mantenne sempre un atteggiamento caritatevole e cordiale con le consorelle che trovarono in lei una persona vicina, affettuosa e comprensiva, sempre pronta a confortare chi era in difficoltà
La Venerabile Serva di Dio Vicenta Guilarte Alonso nacque il 21 gennaio 1879 in un piccolo villaggio in provincia di Burgos, in Spagna, e crebbe in una famiglia molto cristiana. Rimasta presto orfana di madre e padre, all’età di 17 anni andò ad abitare a Burgos presso uno zio sacerdote fino a quando entrò nel convento delle Figlie di Gesù. La Congregazione, che era stata fondata da poco tempo a Salamanca da Candida Maria de Jesus, si dedicava prevalentemente all’educazione della gioventù. Fu vicina alla fondatrice che curava personalmente la preparazione delle novizie. Dopo aver emesso la professione religiosa nel 1909 restò per due anni a Salamanca e venne poi inviata, insieme a cinque consorelle, in Brasile per fondare una comunità.
Fu destinata a stabilirsi a Pirenopolis, un luogo disagevole, all’interno della foresta, dove fu ben accolta dalla locale comunità. Apprese il portoghese ed esercitò la sua missione presso la povera gente del posto, insegnando nella scuola pubblica. Nel 1927 fu trasferita a Leopoldina, nello stato di Minas Gerais, dove, pur avendo svolto il ruolo di vice superiora, le fu affidato l’incarico di portiera e sagrestana. Accettò con umiltà questa situazione, che stupì molte consorelle, senza protestare e manifestare rammarico. In questo ruolo si fece amare da tutti i visitatori, da lei accolti con serenità e disponibilità. Trascorse così il resto della sua vita fino alla morte, sopraggiunta il 6 luglio 1960, a seguito di una caduta che le aveva provocato la rottura del femore.
La vita della Venerabile Serva di Dio non è stata caratterizzata da particolari eventi esteriori, ma fu interamente animata da opere buone compiute nei confronti di chi si trovava in situazioni di bisogno. La carità fu esercitata in ogni circostanza, anche quando le fu affidato il lavoro di portinaia. In questo frangente della sua esistenza, esercitò in grado eroico la virtù dell’obbedienza, continuando a svolgere quel compito fino alla morte. Anche il trasferimento in una zona disagiata del Brasile, dopo la professione solenne, venne accettato in spirito d’obbedienza, in nome della fede e della carità. Tale fede era alimentata dalla preghiera assidua, costantemente sostenuta dall’adorazione eucaristica e dalla devozione nutrita in particolare per la Madonna e per San Giuseppe.
Ammirata e ricercata dai fedeli per la sua testimonianza cristiana, Suor Vicenta si dedicò prevalentemente alle persone in situazione di debolezza, povertà e malattia e mantenne sempre un atteggiamento caritatevole e cordiale con le consorelle che trovarono in lei una persona vicina, affettuosa e comprensiva, sempre pronta a confortare chi era in difficoltà.
Seppe perdonare sinceramente le offese e non serbò rancore per i torti e le disattenzioni subite. Già in vita alcuni fedeli attribuivano alla preghiera della Venerabile Serva di Dio la soluzione di tanti loro problemi e, alla notizia della sua scomparsa, vi fu in tutta la città di Leopoldina una generale manifestazione di cordoglio per la morte di colei che era considerata la santinha del colégio.