Causa in corso
Virginia Blanco Tardío
- Venerabile Serva di Dio -

Virginia Blanco Tardío

(1916 - 1990)

Venerabilità:

- 22 gennaio 2015

- Papa  Francesco

Laica; nata in una famiglia aristocratica, sin da piccola manifestò una particolare dedizione per i poveri, figli dei loro braccianti agricoli, dai quali apprese i disagi della povertà. Da qui sorse la sua particolare sensibilità verso i bisognosi

  • Biografia
Nutrita dalla Parola di Dio, si dedicò indefessamente all’aiuto dei meno abbienti. Si spogliò del patrimonio personale ereditato dalla famiglia, per servire i bisognosi

 

La Venerabile Serva di Dio Virginia Blanco Tardío nacque a Cochabamba (Bolivia) il 18 aprile 1916, in una famiglia aristocratica, possidente di terreni coltivati da coloni. Nel 1926 entrò nel collegio inglese delle Ancelle del Sacro Cuore e, due anni dopo, fu ammessa nella Congregazione delle “Figlie di Maria”, dove ricevette una solida formazione orientata alla pratica sacramentale e all’adorazione eucaristica. Nel 1934, conclusi gli studi in Lettere, decise di rimanere, come laica consacrata, con la madre, nel frattempo rimasta vedova.

Nel 1937 iniziò la sua attività di insegnamento. Nel 1939 aderì all’Associazione della Gioventù Femminile di Azione Cattolica, divenendone poi Presidente. Nel 1948 diede inizio alle Giornate Mariane. Due anni dopo, durante un viaggio a Roma, fu ricevuta in udienza da Papa Pio XII, che la incoraggiò a diffondere la spiritualità dell’Azione Cattolica in Bolivia.

Nel 1954, istituì diverse mense per poveri, tra cui la “Cucina Economica” affidata, nel 1958, all’Associazione delle Donne di Azione Cattolica. Nello stesso anno fu nominata Presidente della Commissione Diocesana di Catechesi e Tesoriera della Giunta Diocesana di Azione Cattolica. Nel 1961 partecipò alla fondazione del Secretariado de Vivienda Social Católica. Anche i “Cursillos de Cristiandad” la videro attivamente impegnata.

Il 23 dicembre 1961 fece la sua consacrazione laicale con le promesse di povertà, castità e obbedienza nel Gruppo di Preghiera “Nostra Signora della Mercede” sotto la direzione spirituale di p. Julián Sayós, sj, divenendone Presidente dal 1963 fino alla morte. In seguito, il gruppo si legò all’Associazione Grupos de Oración y Amistad, fondati nel 1969 da Mons. José María Casés, Vescovo di Segorbe-Castellón (Spagna). L’obiettivo dei gruppi era triplice: crescere nello spirito di orazione; rinsaldarsi in un’amicizia forte e sincera il cui fondamento fosse Dio; trasmettere lo spirito di orazione nell’ambiente in cui si viveva.

Per la sua attività apostolica e caritativa fu insignita di vari premi e titoli, fra cui la Carta de Hermandad dalla Compagnia di Gesù; il titolo di “cittadina meritevole” da parte del Comune di Cochabamba; la Croce Pro Ecclesia et Pontifice, conferitale dal Beato Paolo VI il 15 dicembre 1965.

Nel 1967 il Ministero dell’Educazione della Bolivia la nominò Ispettrice di Educazione cattolica per gli Istituti delle bambine presenti a Cochabamba, dove si distinse per la sua saggezza. Negli anni ’70 diede vita al Comedor Popular, un piccolo locale in cui i poveri potevano mangiare qualcosa con un piccolo loro contributo; quest’attività fu presto trasferita all’interno di casa sua e fu da lei finanziata quando non bastavano i contributi pubblici.

Guarita da un tumore all’utero, che lei attribuì all’intercessione della Madonna di Lourdes, nel 1978 fu nominata Presidente onoraria della “Cooperativa Loyola” a motivo delle sue generose offerte. Nel 1979 organizzò nella sua grande casa il Policonsultorio “El Rosario” per l’assistenza sanitaria gratuita. Nel 1985 fu nominata dall’Arcivescovo Mons. Gennaro Prata, Segretaria del Comitato di Coordinamento dell’Apostolato dei Laici per la preparazione del secondo Sinodo diocesano. Il 2 giugno 1990 fece testamento e lasciò la sua casa alla sorella Teresa, con l’obbligo di continuare ad ospitare sia il Policonsultorio che la “Cucina Economica” in favore dei poveri.

Morì a Cochabamba (Bolivia) il 23 luglio 1990, a causa di un infarto al miocardio.

 

ITER DELLA CAUSA

L’Inchiesta Diocesana si svolse presso la Curia ecclesiastica di Cochabamba (Bolivia), dal 30 gennaio 2001 al 16 febbraio 2005, in ventisette Sessioni, con l’escussione di quarantacinque testi, dei quali quattro ex officio.

La validità giuridica dell’Inchiesta Diocesana fu riconosciuta con il Decreto del 19 gennaio 2007.

 

CONGRESSO DEI CONSULTORI TEOLOGI

Si svolse il 5 giugno 2014. I Consultori sottolinearono che la Venerabile Serva di Dio, nata in una famiglia aristocratica, sin da piccola manifestò una particolare dedizione per i poveri, figli dei loro braccianti agricoli, dai quali apprese i disagi della povertà. Da qui sorse la sua particolare sensibilità verso i bisognosi. Fornì loro sostegno materiale e spirituale, curando particolarmente la formazione culturale e religiosa dei bambini. Distaccata dagli agi del suo rango, seppe utilizzare le proprietà di famiglia in favore delle opere di carità. Sentì l’esigenza di arricchire la propria educazione intellettuale e religiosa attraverso lo studio della Liturgia, della Sacra Scrittura e della Teologia. Formatasi alla scuola dei Gesuiti, di cui divenne figlia spirituale, seppe fare del dialogo un valido strumento di evangelizzazione, prodigandosi nell’aiuto alle donne che vivevano in condizioni disagiate.

Al termine del dibattito, tutti i Consultori si espressero unanimemente con voto affermativo a favore del grado eroico delle virtù, della fama di santità e di segni della Venerabile Serva di Dio.

 

SESSIONE ORDINARIA DEI CARDINALI E DEI VESCOVI

Si riunì il 16 dicembre 2014. L’Ecc.mo Ponente, dopo aver ripercorso l’iter della Causa e tratteggiato il profilo biografico della Venerabile Serva di Dio, mise in rilievo che due furono i pilastri che guidarono la sua esistenza: la fede e l’obbedienza alla Chiesa. Nutrita dalla Parola di Dio, si dedicò indefessamente all’aiuto dei meno abbienti. Si spogliò del patrimonio personale ereditato dalla famiglia, per servire i bisognosi.

Praticò le virtù teologali e cardinali in grado non comune, con prontezza, costanza e gioia, anche in circostanze molto difficili. La sua casa divenne un luogo di testimonianza di fede, speranza e carità, quale centro di preghiera, di diffusione della fede, di accoglienza caritatevole dei poveri e di cura per i malati bisognosi.

Al termine della Relazione dell’Ecc.mo Ponente, che concluse constare de heroicitate virtutum, gli Em.mi ed Ecc.mi Padri risposero unanimemente al dubbio con sentenza affermativa.