Prefazione a "L'attività di padre Serafino Maria Potenza (1697-1763) attraverso i documenti d'Archivio"

 

Scrivo volentieri alcune righe per presentare questo ponderoso studio della dr.ssa Simona Durante, archivista nel Dicastero delle Cause dei Santi, per un duplice motivo. Per esprimere, anzitutto, la mia stima e il mio apprezzamento per l’opera che ella svolge, con diligenza e dedizione, nel Dicastero; lo faccio, in secondo luogo, per ripetere quella che è la mia convinzione riguardo alla realtà entro cui ella opera. Un Archivio, difatti (ovviamente, non sto facendo qui una trattazione sul tema), è normalmente inteso come il luogo dove sono conservati gli atti di una istituzione (tabularium) sì da diventare, conseguentemente, anche il luogo della sua memoria. È, questa, una funzione davvero importante e necessaria. Ad essa amo aggiungere anche l’idea di «fonte», di «sorgente»; di luogo, cioè, da cui si può attingere per fare, in qualche maniera, «rivivere» la storia che quei documenti attestano, sì da poter dire, con Cicerone, che la storia è testis temporum, lux veritatis, vita memoriae, magistra vitae, nuntia vetustatis, «testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra di vita, messaggera dell’antichità» (De oratore, II §12). Così inteso, l’Archivio non è più un luogo segreto (talvolta «segregato»), ma disponibile alla ricerca, allo studio. Sotto questo profilo, anche prescindendo dal suo contenuto, il lavoro della dr.ssa Durante è esemplare.

Lo è anche perché, attraverso l’attività del carmelitano Serafino M. Potenza, la sua ricerca ci riporta ai tempi in cui il Dicastero delle Cause dei Santi era ancora «congeniale» con l’attuale Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Il p. Potenza, per di più, cui è dedicato il lavoro, fu contemporaneo di Benedetto XIV, che nel Dicastero rimane il Magister a motivo del monumentale De Servorum Dei Beatificatione et Beatorum Canonizatione, di cui proprio in queste settimane il Dicastero ha pubblicato l’ultimo volume (il nono tomo) in edizione latino-italiana, curata con impegno ammirevole e pregevole attenzione dal p. Vincenzo Criscuolo OFMCapp, Relatore Generale. L’attività del «postulatore» delle Cause dei Santi, dunque, oggi non è certamente più quella descritta per il p. Potenza; questa, ad ogni modo, rimane ancora oggi esemplare per dedizione alla «causa» e al tempo stesso anche alla accuratezza nella ricerca della verità, per il bene della Chiesa.

Serafino M. Potenza, come può vedersi dalla biografia tratteggiata nelle prime pagine dell’opera, nacque a Genova allo scadere del sec. XVII; i suoi genitori, però, erano napoletani e lì si erano trasferiti per motivi di lavoro. Ulteriori vicende personali lo spinsero a scendere verso il Sud, sino a Caserta e Melfi, dove compì i suoi studi; quindi a Capri e a Napoli. Si stabilì successivamente a Roma, alla Traspontina. La sua opera non fu solo quella di «postulatore», ma anche di confessore e di guida spirituale. Tra le sue attenzioni a quelli che nella parte terza del volume la dr.ssa Durante chiama «candidati carmelitani alla santità» compare, dunque, una figura che, per comprensibili motivi relativi alle mie origini pugliesi, ha attirato la mia attenzione (forse dovrei dire più onestamente «curiosità»).

Si tratta della venerabile Rosa Maria Serio, la cui memoria è ancora oggi presente a Ostuni, dove nacque il 6 agosto 1674 e pure a Fasano, dove morì il 9 maggio 1726 nel locale Carmelo (ora scomparso) di cui nel corso degli anni era divenuta la madre. È chiamata «venerabile», questa monaca carmelitana, ma tale attribuzione è dovuta alla antica prassi di attribuire questo titolo a un/a Servo/a di Dio subito dopo il decreto d’introduzione della causa. A lei, che in forma non usuale per quei tempi ebbe una spiritualità profondamente cristocentrica, mariana e liturgica, e che fu soggetto di singolari esperienze mistiche, il p. Serafino Potenza, come potrà costatare il lettore, dedicò molta attenzione sino a mettere a rischio la propria salute.

La figura e l’opera del Potenza non è certamente molto nota ed egli, per di più, come scrive l’Autrice nella sua conclusione, «nonostante il suo impegno e la sua determinazione, non poté mai gioire del buon esito delle Cause di canonizzazione da lui promosse e seguite»; è certo, però, che «tutti i postulatori a lui succeduti si sono avvalsi del suo contributo e del suo intenso lavoro». Il che vuol dire che la fecondità di una vita non coincide con il successo!

Questo volume si segnala per il suo rigoroso carattere scientifico, la diligenza nella ricerca delle fonti, l’ampiezza dell’indagine bibliografica. Così, esso attesta certo la competenza della dr.ssa Durante. Dice pure, tuttavia, con quale serietà, impegno e dedizione si opera nel nostro Dicastero delle Cause dei Santi.

 

Marcello Card. Semeraro

Prefetto