Bartolo Longo

Bartolo Longo

(1841-1926)

Beatificazione:

- 26 ottobre 1980

- Papa  Giovanni Paolo II

Ricorrenza:

- 5 ottobre

Laico, dedito al culto mariano e all’istruzione cristiana dei contadini e dei fanciulli, fondò con l’aiuto della moglie il santuario del Rosario a Pompei e la Congregazione delle Suore che porta lo stesso titolo

  • Biografia
  • omelia di beatificazione
"Chi propaga il Rosario è salvo"

 

Bartolo Longo nacque il 10 febbraio 1841 a Latiano, un piccolo centro della Puglia e la sua famiglia, che godeva di un certo benessere, gli diede una buona educazione culturale e religiosa, permettendogli di studiare fino al raggiungimento della laurea in giurisprudenza, conseguita presso l’Università di Napoli nel 1864. Negli anni successivi visse una fase di forte turbamento interiore, che gli provocò una profonda crisi, ma tornò alla fede grazie alla guida spirituale di alcuni sacerdoti, tra i quali il domenicano padre Alberto Radente. Dopo la conversione si impegnò nel promuovere opere di carità e si dedicò alla preghiera. Frequentando il cenacolo di spiritualità animato a Napoli dalla nobildonna Caterina Volpicelli, conobbe la contessa Marianna Farnararo, vedova De Fusco, proprietaria di diversi terreni presso la Valle di Pompei. In quanto amministratore dei beni della contessa s’impegnò perché la gente del luogo, che viveva in situazione di grande povertà economica, culturale e religiosa, avesse una formazione religiosa e con l’aiuto di alcuni sacerdoti fondò una Confraternita del Rosario, come strumento d’aggregazione alla quale seguirono diverse iniziative legate alla recita del Rosario. Nel 1875 portò a Pompei una immagine della Madonna e nel 1876 avviò la costruzione di un santuario che il 7 maggio 1891 fu consacrato alla Madonna del Rosario. Nel corso degli anni la notorietà del Santuario si accrebbe, attirando molti pellegrini, mentre egli si adoperò per offrire assistenza agli orfani e ai figli dei carcerati. Insieme alla contessa De Fusco, divenuta sua moglie, nel 1893 donò la proprietà del santuario a Papa Leone XIII che lo trasferì sotto il governo della Santa Sede, lasciandone ai coniugi l’amministrazione. Attraverso la scrittura e la diffusione di libri, opuscoli e riviste, Bartolo Longo divulgò la devozione alla Madonna del Rosario di Pompei. Il Papa Pio XI gli conferì la Gran Croce dell’Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Morì il 5 ottobre 1926 e i suoi funerali videro una grande partecipazione di popolo. Fu beatificato da San Giovanni Paolo II il 26 ottobre 1980.

 

In vista della Canonizzazione

Il 18 giugno 2024 mons. Tommaso Caputo, Arcivescovo Prelato e Delegato Pontificio del Santuario di Pompei, insieme a mons. Antonio Di Donna, Vescovo di Acerra e presidente della Conferenza Episcopale Campana, hanno presentato al Santo Padre una Supplica per chiedere la Canonizzazione del Beato Bartolo Longo con la dispensa dal miracolo, convinti che essa avrebbe offerto un modello eccellente alla vita della Chiesa e un esemplare testimone di carità cristiana alla società civile del nostro tempo in tutto il mondo. Tale richiesta fu sostenuta dalle petizioni di interi episcopati regionali italiani come quelli della Sicilia, della Calabria, della Basilicata e anche dalle Conferenze episcopali dell’India, del Myanmar e della Polonia.

Il processo di beatificazione di Bartolo Longo, iniziato subito dopo la sua morte, giunse alla Beatificazione avvenuta il 26 ottobre 1980 a opera di San Giovanni Paolo II che definì il Beato “apostolo del Rosario” e “strumento della Provvidenza” nella difesa della fede cristiana in un periodo di scetticismo e anticlericalismo.

Oggi, dopo 45 anni dalla beatificazione, il culto del Beato Bartolo Longo si è notevolmente espanso a livello mondiale, in particolare a motivo della devozione alla Madonna del Rosario di Pompei di cui è stato iniziatore e propagatore, insieme alle molteplici iniziative da lui promosse di apostolato cristiano e sociale a favore dei bambini, delle donne, dei poveri. Al Santuario da lui edificato si riversano continuamente moltissimi fedeli dall’Italia e dal mondo i quali giungono in pellegrinaggi organizzati da parrocchie e diocesi, da comunità di vita consacrata maschili e femminili, membri di gruppi e associazioni e movimento ecclesiali.

Il culto rivolto a Bartolo Longo, in Italia e all’estero, è accompagnato da una rassegna delle attestazioni di grazie e favori attribuiti alla sua intercessione, sia prima che soprattutto dopo la sua beatificazione. Tale culto si manifesta in molteplici forme come preghiere, poesie, inni, rappresentazioni teatrali, intitolazioni di strade, piazze e iconografie.  Il Santuario di Pompei è conosciuto nel mondo intero e la Supplica alla Madonna composta dal Beato viene recitata l’8 maggio e la 1° domenica di ottobre in tantissimi luoghi del mondo. Accanto al Santuario della fede, Longo ha edificato il “Santuario della carità”, creando un conglomerato di opere sociali che, ancora oggi, circondano la basilica mariana, accogliendo centinaia di persone in difficoltà e disagio sociale.

Il benefico influsso di Bartolo Longo sulla Chiesa è emerso in modo particolare durante la celebrazione dell’Anno Giubilare Longhiano, che ha ricordato con numerose manifestazioni il 150° anniversario dell’arrivo del Beato a Pompei (1872-2022).

Accogliendo le richieste presentate, il Santo Padre ha autorizzato il Dicastero delle Cause dei Santi a intraprendere l’iter speciale in vista della eventuale canonizzazione del Beato Bartolo Longo.

In seguito fu preparata la Positio super canonizatione con lo scopo di dimostrare non solo la continuità e l’incremento del culto tributato al Beato, ma anche la forza trainante del suo esempio e l’importanza della sua intercessione per la soluzione dei problemi legati alle necessità delle persone più bisognose e svantaggiate.

La Sessione Ordinaria dei Cardinali e Vescovi riunitasi il 18 febbraio 2025 si è espressa con esito affermativo circa l’opportunità della canonizzazione del Beato Bartolo Longo. I Padri Cardinali e Vescovi hanno sottolineato l’attualità del suo esempio e la rilevanza universale quale singolare esempio di testimone del Vangelo.

BEATIFICAZIONE DI DON LUIGI ORIONE, 
SUOR MARIA ANNA SALA E BARTOLO LONGO

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Basilica di San Pietro, 26 ottobre 1980

 

Carissimi fratelli e figli!

“Gaudeamus omnes in Domino, hodie, diem festum celebrantes sub honore beatorum nostrorum”.
Così oggi possiamo giustamente cantare, in questa grandiosa solennità, mentre i nostri spiriti si elevano nella contemplazione della gloria celeste raggiunta da tre nuovi beati: don Luigi Orione, suor Maria Anna Sala e Bartolo Longo.

1. È giorno di festa perché la Chiesa ci dice che essi entrano ufficialmente nel culto dei fedeli cristiani e possono essere invocati e pregati, come già partecipi dell’eterna felicità. È giorno di festa, perché la Chiesa per loro mezzo ci indica in modo autorevole e sicuro la meta della nostra vita e la strada per raggiungerla, ricordandoci con san Paolo che “le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi” (Rm 8,18); ed è giorno di grande festa perché la Chiesa universale, e in particolare l’Italia, gioiscono insieme ai figli della divina provvidenza, alle suore di santa Marcellina, e ai cittadini di Pompei e di Napoli, per l’onore pubblicamente tributato a questi tre campioni della fede e della carità.

Sì, il Signore è vicino a noi e ci fa comprendere per loro mezzo la sua volontà circa il nostro destino terreno ed eterno: la salvezza e la santificazione dell’uomo, creato “nella giustizia e nella santità vera” (Ef 4, 24). I tre nuovi beati, che oggi invochiamo, per strade diverse e per prove dolorose, hanno combattuto la buona battaglia, hanno mantenuto la fede, hanno perseverato nella carità, raggiungendo così il premio (cf. 2 Tm 4, 7). Ed ora, insieme alla moltitudine dei santi, sono per noi luce e conforto, sostegno e consolazione; essi camminano con noi e per noi, come maestri ed amici; essi sono un dono dell’Altissimo, con il loro esempio, la loro parola, la loro intercessione.

Salga perciò, in questo momento, a Dio, autore della grazia, la nostra commossa riconoscenza.

2. Raccogliamoci ora per riflettere in modo particolare sul singolare messaggio che ognuno dei tre beati propone alla nostra meditazione.

Don Luigi Orione ci appare come una meravigliosa e geniale espressione della carità cristiana.

È impossibile sintetizzare in poche frasi la vita avventurosa e talvolta drammatica di colui che si definì, umilmente ma sagacemente, “il facchino di Dio”. Però possiamo dire che egli fu certamente una delle personalità più eminenti di questo secolo per la sua fede cristiana apertamente professata e per la sua carità eroicamente vissuta. Egli fu sacerdote di Cristo totalmente e gioiosamente, percorrendo l’Italia e l’America Latina, consacrando la propria vita a coloro che più soffrono, a causa della sventura, della miseria, della cattiveria umana. Basti ricordare la sua operosa presenza fra i terremotati di Messina e della Marsica. povero tra i poveri, spinto dall’amore di Cristo e dei fratelli più bisognosi, fondò la piccola opera della divina provvidenza, le piccole suore missionarie della carità e in seguito le sacramentine cieche e gli eremiti di sant’Alberto.

Aprì anche altre case in Polonia (1923), negli Stati Uniti (1934) e in Inghilterra (1936), con vero spirito ecumenico. Volle poi concretizzare visibilmente il suo amore a Maria erigendo a Tortona il grandioso santuario della Madonna della Guardia. È per me commovente pensare che don Orione ebbe sempre una particolare predilezione per la Polonia e soffrì immensamente quando la mia cara patria nel settembre del 1939 venne invasa e dilaniata. So che la bandiera polacca bianco-rossa, che egli in quei tragici giorni portò trionfalmente in corteo al santuario della Madonna, è ancora appesa alla parete della sua poverissima camera di Tortona: lì egli stesso la volle! E nell’ultimo saluto che egli pronunziò la sera dell’8 marzo 1940, prima di recarsi a Sanremo, dove sarebbe morto, disse ancora: “Io amo tanto i polacchi. Li ho amati fin da ragazzo; li ho sempre amati...

Vogliate sempre bene a questi vostri fratelli”.

Dalla sua vita, tanto intensa e dinamica, emergono il segreto e la genialità di don Orione: egli si è lasciato solo e sempre condurre dalla logica serrata dell’amore! Amore immenso e totale a Dio, a Cristo, a Maria, alla Chiesa, al Papa, e amore ugualmente assoluto all’uomo, a tutto l’uomo, anima e corpo, e a tutti gli uomini, piccoli e grandi, ricchi e poveri, umili e sapienti, santi e peccatori, con particolare bontà e tenerezza verso i sofferenti, gli emarginati, i disperati. Così enunciava il suo programma di azione: “La nostra politica è la carità grande e divina che fa del bene a tutti. Sia la nostra politica quella del “Pater noster”. Noi non guardiamo ad altro che sono anime da salvare.

Anime e anime! Ecco tutta la nostra vita; ecco il grido e il nostro programma; tutta la nostra anima, tutto il nostro cuore!”. E così esclamava con lirici accenti: “Cristo viene portando sul suo cuore la Chiesa e nella sua mano le lacrime e il sangue dei poveri; la causa degli afflitti, degli oppressi, delle vedove, degli orfani, degli umili, dei reietti: dietro a Cristo si aprono nuovi cieli: è come l’aurora del trionfo di Dio!”.

Ebbe la tempra e il cuore dell’apostolo Paolo, tenero e sensibile fino alle lacrime, infaticabile e coraggioso fino all’ardimento, tenace e dinamico fino all’eroismo, affrontando pericoli d’ogni genere, avvicinando alte personalità della politica e della cultura, illuminando uomini senza fede, convertendo peccatori, sempre raccolto in continua e fiduciosa preghiera, talvolta accompagnata da terribili penitenze. Un anno prima della morte così aveva sintetizzato il programma essenziale della sua vita: “Soffrire, tacere, pregare, amare, crocifiggersi e adorare”. Mirabile è Dio nei suoi santi, e don Orione rimane per tutti esempio luminoso e conforto nella fede.

3. Suor Maria Anna Sala ci insegna l’eroica fedeltà al particolare carisma della vocazione.

Entrata tra le suore marcelline a ventun anni, comprese che il suo ideale e la sua missione dovevano essere unicamente l’insegnamento, l’educazione, la formazione delle fanciulle nella scuola e nelle famiglie.

Suor Maria Anna fu semplicemente e totalmente fedele al carisma fondamentale della sua congregazione. Tre grandi insegnamenti sgorgano dalla sua vita e dal suo esempio: la necessità della formazione e del possesso di un buon carattere fermo, sensibile, equilibrato; il valore santificante dell’impegno nel dovere assegnato dall’obbedienza e l’importanza essenziale dell’opera pedagogica.

Suor Maria Anna volle acquisire virtù di capacità in massimo grado, convinta che in tanto si può dare in quanto si possiede; e si appassionò del suo incarico di insegnante, santificandosi nell’adempimento del proprio lavoro quotidiano. Mise in pratica il messaggio di Gesù: “Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto” (Lc 16,10). Imparino dalla nuova beata, soprattutto le religiose, ad essere liete e generose nel loro lavoro, anche se nascosto, monotono, umile! Imparino tutti coloro che si dedicano all’opera educativa a non spaventarsi mai delle difficoltà dei tempi, ma ad impegnarsi con amore, pazienza e preparazione nella loro così importante missione, formando ed elevando gli animi ai supremi valori trascendenti. Particolarmente oggi la scuola ha bisogno di educatori saggi, seri, preparati, sensibili e responsabili.

4. Infine, ecco ancora Bartolo Longo, il fondatore del celebre santuario di Pompei, dove con profonda devozione mi recai or è un anno; egli è l’apostolo del rosario, il laico che ha vissuto totalmente il suo impegno ecclesiale.

Bartolo Longo fu strumento della provvidenza per la difesa e la testimonianza della fede cristiana e per l’esaltazione di Maria santissima in un periodo doloroso di scetticismo e di anticlericalismo.

A tutti è nota la sua lunga vita, ispirata da una fede semplice ed eroica e densa di episodi suggestivi, durante la quale sgorgò e si sviluppò il miracolo di Pompei. Iniziando dall’umile catechesi ai contadini della valle di Pompei, e dalla recita del rosario davanti al famoso quadro della Madonna, fino all’erezione dello stupendo santuario e all’istituzione delle opere di carità per i figli e le figlie dei carcerati, Bartolo Longo portò avanti con intrepido coraggio un’opera grandiosa che ancora oggi ci lascia stupiti ed ammirati.

Ma soprattutto è facile notare che tutta la sua esistenza fu un intenso e costante servizio della Chiesa in nome e per amore di Maria.

Bartolo Longo, terziario dell’ordine domenicano e fondatore della istituzione delle suore “figlie del santo rosario di Pompei”, si può veramente definire “l’uomo della Madonna”: per amore di Maria divenne scrittore, apostolo del Vangelo, propagatore del rosario, fondatore del celebre santuario in mezzo ad enormi difficoltà ed avversità; per amore di Maria creò istituti di carità, divenne questuante per i figli dei poveri, trasformò Pompei in una vivente cittadella di bontà umana e cristiana; per amore di Maria sopportò in silenzio tribolazioni e calunnie, passando attraverso un lungo Getsemani, sempre fiducioso nella provvidenza, sempre ubbidiente al Papa e alla Chiesa.

Egli, con in mano la corona del rosario, dice anche a noi, cristiani della fine del XX secolo: “Risveglia la tua fiducia nella santissima Vergine del rosario... Devi avere la fede di Giobbe!... Santa Madre adorata, io ripongo in te ogni mia afflizione, ogni speranza, ogni fiducia!” (11 marzo 1905).

5. Carissimi!

Oggi la Chiesa propone alla nostra meditazione e alla nostra imitazione un sacerdote, una religiosa ed un laico: è davvero sintomatica questa coincidenza dei tre “stati” di vita! Si può dire che è un avvenimento ed un incoraggiamento a tutte le categorie che formano il popolo di Dio, che costituiscono la Chiesa pellegrinante verso il cielo: tutti siamo chiamati alla santità; per tutti ci sono le grazie necessarie e sufficienti; nessuno è escluso! Come ha sottolineato il Concilio Vaticano II: “Tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità... Nei vari generi di vita e nei vari uffici un’unica santità è coltivata da quanti sono mossi dallo Spirito di Dio e, obbedienti alla voce del Padre, seguono Cristo povero, umile, e carico della croce, per meritare di essere partecipi della sua gloria” (Lumen Gentium, 40b, 41a).

Ed ancora: “Tutti i fedeli quindi sono invitati e tenuti a perseguire la santità e la perfezione del proprio stato” (Ivi, 42e).

Don Orione, suor Maria Anna e Bartolo Longo, nel richiamarci questa dottrina fondamentale, ci danno una lezione di suprema importanza: la necessità della propria santificazione, perseguita con serietà, sincerità, umiltà e costanza: “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia!” (Mt 6,33) ammoniva Gesù.

La tentazione più subdola, e sempre ricorrente, è quella di voler cambiare la società mutando solamente le strutture esterne; di voler rendere felice l’uomo sulla terra, soddisfacendo unicamente ai suoi bisogni e ai suoi desideri. I nuovi beati che oggi preghiamo dicono a tutti, sacerdoti, religiosi e laici, che l’impegno primo e più importante è quello di cambiare se stessi, di santificare se stessi, nell’imitazione di Cristo, nella metodica e perseverante ascetica quotidiana: il resto verrà in conseguenza.

Eleviamo fidenti la nostra preghiera ai nuovi beati, che già hanno raggiunto la gioia eterna del cielo:

Don Luigi Orione, 
suor Maria Anna Sala, 
Bartolo Longo intercedete per la Chiesa, 
che avete tanto amato!

Aiutateci, illuminateci, 
accompagnateci nel nostro cammino, 
sempre avanti, con Maria!

Estendete il vostro sguardo 
e il vostro amore all’umanità intera, 
bisognosa di certezza e di salvezza!
E attendeteci nella gloria del cielo, 
che già possedete!

Amen! Amen! Alleluia!