
Carmen Rendíles Martínez
(1903-1977)
- 9 maggio
Religiosa, fondatrice delle Suore Ancelle di Gesù (Serve di Gesù del Venezuela); confidando in Dio, apriva il suo cuore a tutti, anzitutto ai poveri. Anche i sacerdoti erano oggetto della sua devozione e delle sue cure e per molti divenne saggia e materna consigliera. Insieme alle consorelle ha servito con amore nelle parrocchie, nelle scuole e accanto ai più bisognosi
Carmen Elena Rendiles Martinez nacque a Caracas, in Venezuela, l’11 agosto 1903, priva del braccio sinistro. Proveniva da una famiglia numerosa, di quelle in cui il Signore è messo al centro con naturalezza: a ogni pasto si benediceva la tavola, la sera si recitava insieme il Rosario, la domenica si andava a Messa e si prendeva parte all’Eucaristia.
Il segreto di una fede così forte e di una vita così “toccata” da Dio non poteva che essere custodito lontano nel tempo, nella sua infanzia.
Molto presto si sentì chiamata dal Signore a dare il proprio contributo per la costruzione del Regno e quale modo migliore che ricondurre a Lui non solo il proprio ma molti altri cuori? Questo l’invito di madre Carmen che per prima pronunciò il suo sì – esattamente come Maria – sperimentando una sete insaziabile di Cristo e anelando alla perfezione, che interpretava come una speciale identificazione con Lui che raggiunse abbracciando la verginità, imitandone la povertà ed esercitando l’obbedienza filiale. Per quanto riguarda la dimensione della comunione, Madre Carmen aveva una predilezione per i poveri, gli ammalati e i sacerdoti, nei quali non aveva difficoltà a scorgere il volto di Cristo. Nella vita in fraternità che conduceva con le sue consorelle, così come nella preghiera per le vocazioni e per la missione sacerdotale, rivedeva il Mistero della Trinità e l’intera vita della Chiesa. Quanto alla missione, ancora prima di agire, l’apostolato era per lei rispondere alla volontà salvifica del Signore.
Eppure l’infanzia non le risparmiò prove dolorose: durante questa delicata fase perse un fratello e l’amatissimo papà. Inoltre era nata priva del braccio sinistro, malformazione che se le dette qualche problema per l’ingresso in una Congregazione religiosa, non le impedì di seguire la sua passione per l’arte e il disegno, ai quali rinunciò solo per la sua vocazione più vera. È curioso, infine, che il miracolo riconosciuto per la sua beatificazione sia stato proprio la guarigione del braccio malato di una dottoressa che durante un intervento aveva ricevuto una scarica elettrica troppo potente.
In effetti, anche da religiosa, furono l’Adorazione eucaristica e la sofferenza le esperienze che più la avvicinarono a Dio. La prima, ad esempio, per lei non era vissuta come una semplice pratica pia, ma era una celebrazione continua della propria consacrazione. Tutta la propria vita l’aveva messa nelle mani del Signore, affinché Lui ne facesse quello che riteneva giusto, così anche i successi, i risultati raggiunti, non erano per lei un traguardo personale, ma solo un manifestarsi della Sua volontà sulla Terra. Il servizio, dunque, non era solo pratica e azione, ma anche contemplazione e preghiera, che fece guadagnare per sua intercessione non pochi sacerdoti alla Chiesa.
“Confidando in Dio ella apriva il suo cuore a tutti, anzitutto ai poveri – è la testimonianza del porporato – anche i sacerdoti erano oggetto della sua devozione e delle sue cure e per molti ella divenne saggia e materna consigliera. Verso le sue figlie spirituali era buona e caritatevole. Con le ammalate era particolarmente sollecita nel visitarle, sostenerle, servirle e aiutarle in ogni modo. Aveva poi un tratto particolare, fatto di delicatezza, di rispetto e di perdono, verso tutti coloro che la facevano soffrire”.
La missione di Madre Carmen si orientò sempre al culto del Santissimo Sacramento e all’aiuto all’apostolato dei sacerdoti attraverso la preghiera e la collaborazione con loro. Fu proprio per preservare questo carisma originale che nel 1965, da responsabile delle province di Venezuela e Colombia delle Suore Ancelle di Gesù del Santissimo Sacramento, chiese la separazione dal ramo francese, facendo chiamare la propria neonata Congregazione Serve di Gesù di Caracas. Preservare lo spirito fondazionale era per lei compiere la volontà di Dio e questa sua fermezza la rese ogni giorno di più una vittima unita a quella nel Tabernacolo: la presenza di Gesù Eucaristia era per lei la forza dalla quale attingeva quotidianamente e il suo lavoro principale fu sempre scolpire Dio Sacramento nella propria e nelle anime altrui.
Un’innovativa via da seguire per raggiungere la santità: questa la principale eredità che Madre Carmen lascia al mondo e alle sue figlie, come testimoniano i suoi scritti, che ci racconta il cardinale Amato: “Nell’ultima circolare invita le consorelle a pregare per il ritorno dei peccatori alla Mensa Eucaristica – ha confermato – un testamento spirituale che è anche un invito rivolto a tutti, sacerdoti, consacrati e laici, a fare un salto di qualità nella nostra vita cristiana e a dare un impulso di santità alla nostra esistenza quotidiana”.
“Iter” della causa
In virtù della fama di santità, fu celebrata presso la Curia ecclesiastica di Caracas, Venezuela, l’Inchiesta diocesana super virtutibus tra il 1995 e il 1996. La validità giuridica degli atti processuali venne riconosciuta dalla Congregazione delle Cause dei Santi con decreto del 18 ottobre 1997. Preparata la Positio, si discusse, secondo la consueta procedura, se Maria Carmen esercitò in grado eroico le virtù. Con esito positivo, si tenne il 27 novembre 2010 il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi. I Padri Cardinali e Vescovi nella Sessione Ordinaria del 18 giugno 2013, riconobbero che Maria Carmen esercitò in grado eroico le virtù teologali, cardinali e annesse, così il Papa Francesco autorizzò la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il relativo Decreto il 5 luglio 2013.
In vista della beatificazione
Osservato quanto stabilito dal diritto, fu esaminata la guarigione accaduta il 18 luglio 2003 a Caracas (Venezuela), di una signora affetta da “sindrome dolorosa regionale complessa secondaria a folgorazione della mano destra”. Sul caso venne istruita dal 1° febbraio 2014 al 18 novembre 2014 presso il Tribunale della diocesi di San Fernando di Apure (Venezuela) un’apposita Inchiesta diocesana, dichiarata valida con decreto della Congregazione delle Cause dei Santi del 5 giugno 2015. Detta guarigione fu giudicata inspiegabile scientificamente dalla Consulta medica tenutasi il 24 novembre 2016.
I Consultori teologi, nella seduta del Congresso Peculiare del 27 giugno 2017 e i Padri Cardinali e Vescovi nella Sessione Ordinaria del 21 novembre successivo, diedero parere favorevole circa l’intercessione della Madre María Carmen Rendiles Martínez in merito a questa guarigione.
Papa Francesco autorizzò la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il relativo Decreto il 18 dicembre 2017. Il rito della beatificazione ebbe luogo a Caracas, Venezuela, il 16 giugno 2018.
In vista della Canonizzazione
Per della canonizzazione, la postulazione ha presentato all’esame del Dicastero l’asserita guarigione miracolosa, attribuita alla sua intercessione, di una donna a cui nel 2015 venne diagnosticato un idrocefalo triventricolare idiopatico, per il quale si sottopose a un intervento chirurgico per il posizionamento di una valvola di bypass. Dopo altri interventi per malfunzionamento, il 3 maggio 2018 iniziò a mostrare segni di danno cerebrale e dovette subire un’ulteriore operazione per il posizionamento di una nuova valvola. Il 10 maggio venne dimessa dall’ospedale ma due giorni dopo le sue condizioni peggiorarono in modo significativo causando perdita di conoscenza e altri gravi deficit. Ricoverata in ospedale ormai in stato vegetativo, due mesi dopo venne dimessa dall’ospedale senza significativi miglioramenti.
Pochi giorni dopo le dimissioni, una zia dell’ammalata partecipò a una celebrazione eucaristica presso la tomba di Madre Carmen dove ebbe il suggerimento di invocarla per la guarigione della nipote. Vennero innalzate invocazioni e preghiere e la stessa sanata fu condotta presso la tomba per la celebrazione di una Messa. Toccato un quadro di Madre Carmen, portato appositamente dalle suore, la sanata visse un rapido miglioramento delle sue condizioni, tanto che il 18 settembre iniziò a camminare e comunicare, esprimendo il desiderio di recarsi a ringraziare Madre Carmen. Riuscì poi a farlo riprendendo anche ad alimentarsi autonomamente. Attualmente il recupero della giovane è completo, stabile e duraturo.
Santa Messa con il Rito di Canonizzazione di 7 Beati
Domenica 19 ottobre2025
Alle ore 10.30 di questa mattina, XXIX Domenica del Tempo Ordinario, in Piazza San Pietro, il Santo Padre Leone XIV ha presieduto la Celebrazione Eucaristica e il Rito della Canonizzazione dei Beati: Ignazio Maloyan, Peter To Rot, Vincenza Maria Poloni, María Carmen Rendiles Martínez, Maria Troncatti, José Gregorio Hernández Cisneros e Bartolo Longo. Alla Santa Messa erano presenti Delegazioni Ufficiali provenienti dall’Italia, dal Libano, dall’Armenia e dal Venezuela.
Pubblichiamo di seguito l’omelia che il Santo Padre leone XIV ha pronunciato dopo la proclamazione del Vangelo:
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Cari fratelli e sorelle,
la domanda che chiude il Vangelo appena proclamato apre la nostra riflessione: «Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» (Lc 18,8). Questo interrogativo ci rivela quel che è più prezioso agli occhi del Signore: la fede, cioè il legame d’amore tra Dio e l’uomo. Proprio oggi stanno davanti a noi sette testimoni, i nuovi Santi e le nuove Sante, che con la grazia di Dio hanno tenuto accesa la lampada della fede, anzi, sono diventati loro stessi lampade capaci di diffondere la luce di Cristo.
Rispetto a grandi beni materiali e culturali, scientifici e artistici, la fede eccelle non perché essi siano da disprezzare, ma perché senza fede perdono senso. La relazione con Dio è di somma importanza perché Egli ha creato dal nulla tutte le cose, all’inizio dei tempi, e salva dal nulla tutto ciò che nel tempo finisce. Una terra senza fede sarebbe popolata da figli che vivono senza Padre, cioè da creature senza salvezza.
Ecco perché Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo, si interroga sulla fede: se sparisse dal mondo, che cosa accadrebbe? Il cielo e la terra resterebbero come prima, ma non ci sarebbe più nel nostro cuore la speranza; la libertà di tutti verrebbe sconfitta dalla morte; il nostro desiderio di vita precipiterebbe nel nulla. Senza fede in Dio, non possiamo sperare nella salvezza. La domanda di Gesù allora ci inquieta, sì, ma solo se dimentichiamo che è Gesù stesso a pronunciarla. Le parole del Signore, infatti, restano sempre vangelo, cioè annuncio gioioso di salvezza. Questa salvezza è il dono della vita eterna che riceviamo dal Padre, mediante il Figlio, con la forza dello Spirito Santo.
Carissimi, appunto per questo Cristo parla ai suoi discepoli della «necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai» (Lc 18,1): come non ci stanchiamo di respirare, così non stanchiamoci di pregare! Come il respiro sostiene la vita del corpo, così la preghiera sostiene la vita dell’anima: la fede, infatti, si esprime nella preghiera e la preghiera autentica vive di fede.
Gesù ci indica questo legame con una parabola: un giudice resta sordo davanti alle pressanti richieste di una vedova, la cui insistenza lo porta, infine, ad agire. A un primo sguardo, tale tenacia diventa per noi un bell’esempio di speranza, specialmente nel tempo della prova e della tribolazione. La perseveranza della donna e il comportamento del giudice, che opera controvoglia, preparano però una provocatoria domanda di Gesù: Dio, il Padre buono, «non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui?» (Lc 18,7).
Facciamo risuonare queste parole nella nostra coscienza: il Signore ci sta chiedendo se crediamo che Dio sia giudice giusto verso tutti. Il Figlio ci domanda se crediamo che il Padre vuole sempre il nostro bene e la salvezza di ogni persona. A proposito, due tentazioni mettono alla prova la nostra fede: la prima prende forza dallo scandalo del male, portando a pensare che Dio non ascolti il pianto degli oppressi e non abbia pietà del dolore innocente. La seconda tentazione è la pretesa che Dio debba agire come vogliamo noi: la preghiera cede allora il posto a un comando su Dio, per insegnargli come fare a essere giusto ed efficace.
Da entrambe le tentazioni ci libera Gesù, testimone perfetto di confidenza filiale. Egli è l’innocente, che soprattutto durante la sua passione prega così: “Padre, sia fatta la tua volontà” (cfr Lc 22,42). Sono le stesse parole che il Maestro ci consegna nella preghiera del Padre nostro. Qualunque cosa succeda, Gesù si affida da Figlio al Padre; perciò noi, come fratelli e sorelle nel suo nome, proclamiamo: «È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo Signore nostro» (Messale Romano, Preghiera Eucaristica II, Prefazio).
La preghiera della Chiesa ci ricorda che Dio fa giustizia verso tutti, donando per tutti la sua vita. Così, quando gridiamo al Signore: “dove sei?”, trasformiamo questa invocazione in preghiera e allora riconosciamo che Dio è lì dove l’innocente soffre. La croce di Cristo rivela la giustizia di Dio. E la giustizia di Dio è il perdono: Egli vede il male e lo redime, prendendolo su di sé. Quando siamo crocifissi dal dolore e dalla violenza, dall’odio e dalla guerra, Cristo è già lì, in croce per noi e con noi. Non c’è pianto che Dio non consoli; non c’è lacrima che sia lontana dal suo cuore. Il Signore ci ascolta, ci abbraccia come siamo, per trasformarci come Lui è. Chi invece rifiuta la misericordia di Dio, resta incapace di misericordia verso il prossimo. Chi non accoglie la pace come un dono, non saprà donare la pace.
Carissimi, ora comprendiamo che le domande di Gesù sono un vigoroso invito alla speranza e all’azione: quando il Figlio dell’uomo verrà, troverà la fede nella provvidenza di Dio? È questa fede, infatti, che sostiene il nostro impegno per la giustizia, proprio perché crediamo che Dio salva il mondo per amore, liberandoci dal fatalismo. Chiediamoci dunque: quando sentiamo l’appello di chi è in difficoltà, siamo testimoni dell’amore del Padre, come Cristo lo è stato verso tutti? Egli è l’umile che chiama i prepotenti a conversione, il giusto che ci rende giusti, come attestano i nuovi Santi di oggi: non eroi, o paladini di qualche ideale, ma uomini e donne autentici.
Questi fedeli amici di Cristo sono martiri per la loro fede, come il Vescovo Ignazio Choukrallah Maloyan e il catechista Pietro To Rot; sono evangelizzatori e missionarie, come suor Maria Troncatti; sono carismatiche fondatrici, come suor Vincenza Maria Poloni e suor Carmen Rendiles Martínez; col loro cuore ardente di devozione, sono benefattori dell’umanità, come Bartolo Longo e José Gregorio Hernández Cisneros. La loro intercessione ci assista nelle prove e il loro esempio ci ispiri nella comune vocazione alla santità. Mentre siamo pellegrini verso questa meta, preghiamo senza stancarci, saldi in quello che abbiamo imparato e crediamo fermamente (cfr 2Tm 3,14). La fede sulla terra sostiene così la speranza del cielo.
La cerimonia a Caracas, in Venezuela, dove dal 1965 opera la Congregazione delle Serve di Gesù, separata dal ramo francese che si stava trasformando in istituto secolare. Per il Santo Padre, il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi
Era la fede solida e incrollabile che avvertiva dentro di sé sin da bambina, l’instancabile guida della vita di Madre Carmen Rendíles Martínez, che l’ha condotta fino alla celebrazione di oggi nella sua terra natale, il Venezuela, che festeggia così la sua terza beatificazione. Dio abitava in lei e lei obbediva alla Sua volontà con amore e libertà, la stessa con cui decise, fin dalla più tenera età, di diventare santa, impegnandosi a fondo e lottando nel corso di tutta la vita per esserlo davvero. Lo ricorda anche il cardinale Amato: “Con la sua beatificazione Madre Carmen Rendíles impreziosisce questa ricca collana della santità venezuelana – afferma – in tutta la sua vita ha amato e onorato la sua vocazione e ha mantenuto fede al proposito di diventare Santa. Ripeteva spesso: ‘Voglio essere santa. Voglio dire come San Paolo: non vivo più io, ma è Cristo che vive in me’”.
PAPA FRANCESCO
ANGELUS
Piazza San Pietro
Domenica, 17 giugno 2018
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Nell’odierna pagina evangelica (cfr Mc 4,26-34), Gesù parla alle folle del Regno di Dio e dei dinamismi della sua crescita, e lo fa raccontando di due brevi parabole.
Nella prima parabola (cfr vv. 26-29), il Regno di Dio è paragonato alla crescita misteriosa del seme, che viene gettato sul terreno e poi germoglia, cresce e produce la spiga, indipendentemente dalla cura del contadino, che al termine della maturazione provvede al raccolto. Il messaggio che questa parabola ci consegna è questo: mediante la predicazione e l’azione di Gesù, il Regno di Dio è annunciato, ha fatto irruzione nel campo del mondo e, come il seme, cresce e si sviluppa da sé stesso, per forza propria e secondo criteri umanamente non decifrabili. Esso, nel suo crescere e germogliare dentro la storia, non dipende tanto dall’opera dell’uomo, ma è soprattutto espressione della potenza e della bontà di Dio, della forza dello Spirito Santo che porta avanti la vita cristiana nel Popolo di Dio.
A volte la storia, con le sue vicende e i suoi protagonisti, sembra andare in senso contrario al disegno del Padre celeste, che vuole per tutti i suoi figli la giustizia, la fraternità, la pace. Ma noi siamo chiamati a vivere questi periodi come stagioni di prova, di speranza e di attesa vigile del raccolto. Infatti, ieri come oggi, il Regno di Dio cresce nel mondo in modo misterioso, in modo sorprendente, svelando la potenza nascosta del piccolo seme, la sua vitalità vittoriosa. Dentro le pieghe di vicende personali e sociali che a volte sembrano segnare il naufragio della speranza, occorre rimanere fiduciosi nell’agire sommesso ma potente di Dio. Per questo, nei momenti di buio e di difficoltà noi non dobbiamo abbatterci, ma rimanere ancorati alla fedeltà di Dio, alla sua presenza che sempre salva. Ricordate questo: Dio sempre salva. È il salvatore.
Nella seconda parabola (cfr vv. 30-32), Gesù paragona il Regno di Dio a un granellino di senape. E’ un seme piccolissimo, eppure si sviluppa così tanto da diventare la più grande di tutte le piante dell’orto: una crescita imprevedibile, sorprendente. Non è facile per noi entrare in questa logica della imprevedibilità di Dio e accettarla nella nostra vita. Ma oggi il Signore ci esorta a un atteggiamento di fede che supera i nostri progetti, i nostri calcoli, le nostre previsioni. Dio è sempre il Dio delle sorprese. Il Signore sempre ci sorprende. È un invito ad aprirci con più generosità ai piani di Dio, sia sul piano personale che su quello comunitario. Nelle nostre comunità occorre fare attenzione alle piccole e grandi occasioni di bene che il Signore ci offre, lasciandoci coinvolgere nelle sue dinamiche di amore, di accoglienza e di misericordia verso tutti.
L’autenticità della missione della Chiesa non è data dal successo o dalla gratificazione dei risultati, ma dall’andare avanti con il coraggio della fiducia e l’umiltà dell’abbandono in Dio. Andare avanti nella confessione di Gesù e con la forza dello Spirito Santo. È la consapevolezza di essere piccoli e deboli strumenti, che nelle mani di Dio e con la sua grazia possono compiere opere grandi, facendo progredire il suo Regno che è «giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo» (Rm 14,17). La Vergine Maria ci aiuti ad essere semplici, ad essere attenti, per collaborare con la nostra fede e con il nostro lavoro allo sviluppo del Regno di Dio nei cuori e nella storia.
Dopo l'Angelus
Cari fratelli e sorelle,
ieri, a Caracas, è stata proclamata Beata María Carmen Rendíles Martínez, fondatrice delle suore Siervas de Jesús de Venezuela. Madre Carmen, nata e morta a Caracas nel secolo scorso, insieme alle sorelle ha servito con amore nelle parrocchie, nelle scuole e accanto ai più bisognosi. Lodiamo il Signore per questa sua fedele discepola e affidiamo alla sua intercessione le nostre preghiere per il popolo venezuelano. E salutiamo la nuova Beata e il popolo venezuelano con un applauso!
Con preoccupazione seguo la sorte drammatica delle popolazioni dello Yemen, già stremate da anni di conflitto. Faccio appello alla Comunità internazionale perché non risparmi alcuno sforzo per portare con urgenza al tavolo dei negoziati le parti in causa ed evitare un peggioramento della già tragica situazione umanitaria. Preghiamo la Madonna per lo Yemen: “Ave Maria…”.
Mercoledì prossimo ricorrerà la Giornata Mondiale del Rifugiato, promossa dalle Nazioni Unite per richiamare l’attenzione su ciò che vivono, spesso con grandi ansietà e sofferenze, i nostri fratelli costretti a fuggire dalla loro terra a causa di conflitti e persecuzioni. Una Giornata che, quest’anno, cade nel vivo delle consultazioni tra i Governi per l’adozione di un Patto Mondiale sui Rifugiati, che si vuole adottare entro l’anno, come quello per una migrazione sicura, ordinata e regolare. Auspico che gli Stati coinvolti in questi processi raggiungano un’intesa per assicurare, con responsabilità e umanità, l’assistenza e la protezione a chi è forzato a lasciare il proprio Paese. Ma anche ciascuno di noi è chiamato ad essere vicino ai rifugiati, a trovare con loro momenti d’incontro, a valorizzare il loro contributo, perché anch’essi possano meglio inserirsi nelle comunità che li ricevono. In questo incontro e in questo reciproco rispetto e appoggio c’è la soluzione di tanti problemi.
Saluto tutti voi, cari romani e pellegrini, in particolare quelli venuti dalla Spagna, da Malta, dal Brasile – sono rumorosi questi brasiliani! –, dagli Stati Uniti d’America; gli studenti della “London Oratory School” e quelli del “Colegio Oratorio Festivo” di Novelda (Spagna).
Ho sentito che tra voi c’è un gruppo di argentini. Ricordatevi che oggi nella nostra patria è la Giornata dei papà, del padre. Ricordate nelle vostre preghiere i vostri papà.
Saluto i fedeli di Teramo, Francavilla a Mare e il gruppo dell’Azione Cattolica di Trento; i ragazzi di Campobasso che hanno ricevuto la Cresima; l’Associazione Bibliotecari Ecclesiastici Italiani e il gruppo “Un incontro, una speranza” di Olbia.
A tutti auguro una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci.